A parte parlare dell’imminente DeLby (come dicono in provincia di Pechino), tocca fare il punto sulla nostra squadretta, mischiando titoli di giornal(ett)i, ragionamenti tènnici e souvenir di vacanze montane.
Parto da queste ultime, lasciando ai prossimi giorni sbrodole sugli altri argomenti.
Come alcuni di voi sapranno, da padre premuroso e capace di mettere da parte la sua avversione per la montagna, ancor più d’estate, ho pensato bene di far prendere un po’ d’aria buona ai bronchi claudicanti di Panchito, e quindi di passare una settimanella in Trentino. A Pinzolo per la precisione, dove, incidentalmente, i ragazzi stavano svolgendo la preparazione estiva.
Devo dire che la descrizione del ritiro fatta dal sito era alquanto allettante per un tifoso mediamente malato come me (il “mediamente” lo dico a ragion veduta avendo visto lo stato psichico dei miei colleghi di vacanza): tra “sessioni di foto e autografi quotidiane” e la “possibilità di vedere i tuoi campioni da vicino”, mi sono fatto “grosso” con parenti e amici che mi commissionavano autografi e foto, certo della proverbiale simpatia della squadra.
E invece, poco o niente.
Sì, ho sgraffignato qualche scatto ai giocatori che facevano allenamento differenziato (ho difatti un intero book su Thiago Motta), ma devo essermi perso le sessioni di foto e autografi quotidiane. Ma ancor più di questo, quel che mi ha fatto ridere è stato il pressapochismo sull’organizzazione quotidiana del Clèbb.
L’ineccepibile info point all’esterno del campo di allenamento è stato messo in seria difficoltà da domande infingarde e subdole del tipo “domattina a che ora c’è allenamento?”. Esilaranti le risposte, che andavano da un disarmante “Sì” (grazialcazzo, ho chiesto a che ora!) al “Domattina sì, però non so a che ora e poi alla mattina non è detto che la seduta sia aperta al pubblico”.
Morale: ho volutamente disertato le sessioni della domenica (5000 persone nel piccolo stadio e altrettante fuori per un’amichevole col Mezzocorona, per tacere dei 25 eur di biglietto) e mi sono presentato nel pomeriggio del giorno seguente, per apprendere che, bontà sua, il Mister aveva dato pomeriggio libero ai ragazzi. No training, no party.
Quella stessa sera leggevo sul sito che in effetti la squadra aveva riposato nel pomeriggio, e che per il giorno seguente era prevista doppia seduta (“aperta al pubblico quella pomeridiana”).
Il mio intuito femminile mi faceva quindi ritenere che l’allenamento ante-meridiano sarebbe stato a porte chiuse. Di conseguenza mi mettevo il cuore in pace e decidevo per camminata in montagna per la mattina seguente.
L’indomani, preparati i panini e iniziata la gita, dopo pochi minuti di macchina avevo l’ennesima conferma della migliorabilità del mio succitato intuito femminile, allorché allungando il collo dalla statale scorgevo a fondo valle le tribune gremite di tifosi per la seduta mattutina, piacevolmente accompagnata anche da un insolito sole.
Smozzicavo una Madonna tra i denti e proseguivo per la valle, che per fortuna si sarebbe rivelata splendida, e pregustandomi comunque il bagno di sole e di “Inter” del pomeriggio.
Mi presentavo quindi al campo armato di macchina fotografica e, parlando con altri tifosi, apprendo che era stata inserita una terza amichevole da giocarsi mercoledì 20 a Rovereto, dopo la quale la squadra sarebbe rientrata direttamente ad Appiano.
Citando quindi il filosofo che mi son trovato di fianco sulle tribunette “Dicono dicono dall’8 al 22… invece un cazzo! Il ritiro è dal 10 al 20, Orcodi…”. Difficile dargli torto…
Il pregustato e tanto atteso allenamento previsto per il pomeriggio era pertanto il penultimo a disposizione, considerando anche l’aleatorietà di orario e di accessibilità degli allenamenti mattutini. Ingenuamente, pensavo che in virtù di questo i giocatori si sarebbero fermati a salutare i tifosi a fine partitella. Sfiga: l’infuocata sfida in famiglia si annacquava non poco, stante la pioggia che puntuale come una cambiale tornava a farci visita. Morale? Finiva con un “chi-fa-questo-vince”, segna Pandev e tutti di corsa a far la doccia, chè qui ci si bagna…
Per la cronaca, ho osato recarmi al campetto anche il mattino seguente, senza nutrire particolari speranze: arrivato in zona verso le 10.30, l’allenamento (fissato di default alle 11, salvo come visto cambi in corsa) era già finito: minchia, mattinieri i ragazzi! Erano rimasti solo quelli che lavorano in palestra (altro giro di Thiago Motta!). Ho visto gente “affamata” a tal punto da chiedere l’autografo al Dottor Combi e al preparatore atletico (non sto scherzando).
PENSIERINO DELLA SERA
Quindi? Quindi non credete alla versioni ufficiali che parlano di bagni di folla e tifoseria in visibilio. Sappiamo benissimo che la propaganda fa il suo mestiere ed è giusto che ognuno se la canti e se la suoni da solo.
A me il ritiro estivo è servito come diversivo e come alternativa alle gite in montagna (che mi garbano come piacevole novità, ma non come condanna quotidiana): quindi, aldilà di non aver potuto far firmare la maglia da Eto’o, visto solo a distanza di sicurezza, poco mi cale. Però, cara Inter, perché devi illudere tante famiglie sull’ “accessibilità” dei ragazzi, quando invece vuoi fare una preparazione senza tante distrazioni? Beninteso: è il vero scopo di un ritiro ed è un’esigenza sacrosanta, nè sono così pirla da dire “allora vai in un monastero e chiuditi dentro per 20 giorni” essendo perfettamente conscio degli aspetti commerciali di un ritiro aperto al pubblico (merchandising, accordi con la regione Trentino…).
Però, però: porca mignotta, cosa ti costa dire a 4 giocatori al giorno “oggi voi 4 vi fermate dopo l’allenamento e state mezz’ora a firmare e farvi fotografare”? Lo ribadisco, non lo dico per me, né per Pancho, ancora troppo piccolo e ingenuo (basti dire che i suoi idoli sono Ranocchia e Pandev). Lo dico per quelle famiglie dalla psiche ancor più labile della mia, che vedono in Joel Obi un modello di vita o in Luca Castellazzi il marito ideale per le proprie figlie…
Gente semplice, gente “da poco”, ma tifosi, fanatici che si son presi una settimana di ferie per vedere i loro idoli da vicino. Vedere in questi giorni i nostri fare lingua-in-bocca con i tifosi cinesi mi fa sorridere, ma al tempo stesso mi fa capire la logica nemmeno troppo nascosta: quelli sono un mercato da un miliardo di magliette, questi sono i soliti 4 fessi attaccati alle transenne della Pinetina.
Facciamo così: vincete il DeLby e siamo pari…