DOWNSIZING

 … perchè voglio fare il figo e dissimulare dietro all’inglesismo aziendale quel che sarebbe più corretto definire “ridimensionamento”.

Ad ogni modo…

Sono tanti e tutti brutti i pensieri che affollano la poco capiente capoccia di chi scrive.

Cerco di mettere un po’ d’ordine e simulare un discorso logico.

Svegliatici un bel mattino di metà Giugno con Leonardo che si sbaciucchia con un’altra, in molti hanno dato del traditore al ragazzo. Io invece me la sono presa con “la cornuta”, cioè con la Società.

Ma porca troia!, siete andati avanti 6 mesi a dire che il nuovo Mister era stato scelto (e presentato!) di persona dal Presidente, che la conferma era quanto mai scontata nonostante gli errori fatti in stagione (pochi a dire la verità, anche se gravi) e che soprattutto c’era un’intesa totale dal punto di vista tecnico e ancor più personale… e bum! vi scoppia il bubbone del PSG in mano senza nemmeno accorgervene? Meno male che la sintonia era totale e il confronto continuo e costante… Mai vista una squadra che a metà giugno si trova senza allenatore: badate bene, non senza allenatore perché lo cerca da mesi ma non l’ha ancora trovato. No. Che cerca un allenatore perché 8 ore prima era ancora convinta di averlo…

Non riuscirò mai a capire questa Pazza Inter…

 

Prima di addentrarmi nella scelta del Mister, mi viene spontanea una riflessione sull’Inter e sulla sua “psicologia”: se guardiamo gli ultimi anni, la squadra ha vinto molto ed è stata unanimemente considerata la squadra più forte in Italia (non che ci volesse molto) e tra le più forti in Europa. Ok, tutto bene. Quel che vorrei far notare è che, mi si passi il paradosso, l’Inter ha raggiunto questi traguardi non grazie, ma nonostante la dirigenza.

Insomma: analizzando il trittico giocatori-allenatore-società, e partendo dall’ovvia considerazione che sono i giocatori ad andare in campo e fare la partita, all’Inter l’”anello forte” della catena è stato il Mister: prima il Mancio, poi Mourinho. Finché questi allenatori sono andati avanti da soli, fidando sull’appoggio “da lontano” della Società, la squadra ha fatto bene e ha vinto. Quando ci sono stati dei problemi che necessitavano dell’intervento della Dirigenza (Moratti, Paolillo, Branca, direi in ordine di colpevolezza), il ghiacciolo si è squagliato. In altre parole, finché il Mister non ha avuto bisogno della Società, tutto ok. Quando l’intervento dai piani alti si è reso necessario, buonanotte al secchio!

Odio fare i paragoni con quelli là, soprattutto se da questi loro escono vincenti, ma è un fatto che il Milan quest’anno abbia vinto il Campionato con Allegri (bravo per carità, ma non migliore di Benitez o Leonardo…). La differenza a mio parere sta nel fatto che Allegri è stato scelto e supportato da Galliani e Co., che gli hanno comperato i giocatori buoni, che non hanno mai fatto uscire nemmeno un sussurro nei momenti bui (vedi sconfitta a Cesena all’inizio del Campionato, con Juve e Roma in casa, o uscita agli ottavi di Champions), che insomma hanno fatto capire anche ai giocatori che “lui è il nostro uomo” e che la strada era segnata, ed era giusta.

Lì l’anello forte è la Società (nel bene e nel male), all’Inter è l’esatto contrario.

E qui veniamo alla scelta del Mister: devo purtroppo concordare con Sconcerti che qualche giorno fa si chiedeva retoricamente quale logica o coerenza ci fosse dietro questa corsa a 5-6 nomi diversissimi tra loro: in teoria una Società, insieme all’allenatore ingaggia il suo modo di giocare, di gestire la squadra; e per quanto il calcio sia spesso più semplice di come ce lo raccontiamo, non vedo molti punti in comune tra Capello, Villas Boas, Bielsa, Mihajlovic e Gasperini. Il fatto poi che si sia arrivati a scegliere quest’ultimo dopo aver (o peggio essere stati) scartato tutti gli altri già non è un ottimo inizio per Gasperson. Che, per carità, col Genoa ha fatto benissimo, ma che, appunto, è Gasperini.

Sentire che l’idea è mandar via Maicon e Sneijder perché non funzionali al suo schema tattico, e perché tanto arriveranno Palacio e Kucka, mi fa proprio pensare che sia finita la festa.

Non solo per noi, eh? parlo del calcio italiano in generale. Fino a pochi anni fa sulle panchine delle big italiane sedevano Capello, Ancelotti, Mancini e Mourinho. Oggi ci sono Conte, Allegri e Gasperini.

Non credo serva aggiungere altro.

Anzi sì: l’anno scorso Mourinho lasciò l’Inter dopo aver vinto tutto (dettaglio non trascurabile) e quantomeno per andare al Real Madrid. Leo ci lascia per andare al Paris St Germain…

O tempora o mores…

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