C’ERAVAMO TANTO AMATI (…forse)

L’ennesimo coup de théatre del Signor Massimo fa definitivamente chiudere la lunga parentesi Morattiana all’Inter.

Lasciando ad altri il sollazzo di compilare pagelle e rendiconti da cui fare uscire l’ormai ex Presidente come eroe o unico colpevole del dissesto finanziario, userò tutta la lucidità mentale di cui sono capace (ah beh allora…) per analizzare i punti di vista delle due parti di fatto in causa: Moratti e Thohir.

 

IL PUNTO DI VISTA SIMPATTTICO

Moratti ha preso atto della sostanziale inutilità del suo ruolo, che era anzi in contrasto con la sua visione del Club. Non ha condiviso nulla delle scelte strategiche dell’ultimo anno, dal repulisti in Società a tutti i livelli, alla attenzione quasi ossessiva ai conti passando per il continuo e continuato sostegno a Mazzarri.

Dal suo punto di vista è legittimo chiedersi: “chi me lo fa fare di rimanere in una Società che sta facendo damnatio memoriae di tutto quel che ho fatto negli ultimi 20 anni?

Questo nonostante lui stesso avesse capito che era impossibile andare avanti con la gestione paternalistica del Club, non solo e non tanto perchè i danari per ripianare le perdite erano sempre i suoi (fatto che da solo lo avrebbe legittimato a stufarsi già prima del lustro d’oro), ma anche e soprattutto per le nuove regole sul Fair Play Finanziario, che molti fingono di non comprendere.

La mossa di cedere il Club è stata sofferta più di quanto noi tifosi possiamo immaginare, e nel mio piccolo avevo riconosciuto in quel gesto un grande senso di responsabilità del Signor Massimo.

Quando i soliti faciloni, criticando quel rigore che Moratti non ha mai avuto, sfottono Thohir dicendo “per fare il ragionierino da 4 soldi, allora poteva pure rimanere Moratti“, in realtà non vedono il problema (e sai la novità!). Moratti, proprio per le sue qualità, non ha saputo nè voluto fare una vera spending review del suo Club, perchè non era nelle sue corde, perchè ha sempre generosamente pagato di tasca propria per compensare questa mancanza di efficienza e oculatezza nelle spese.

Ma, e questo era stato il mio plauso, ha fattivamente riconosciuto questo suo limite, passando la mano e cedendo “la sua figliola” a un soggetto che potesse farla andare avanti in altro modo.

Ha speso un sacco di soldi (suoi).

Si è tolto le sue porche soddisfazioni.

Ha dato quel che poteva dare (tantissimo).

Ha soprattutto dato quando poteva dare, chè adesso la spesa matta e disperatissima non è più consentita.

 

IL PANORAMA VISTO DA JAKARTA

E qui entra in ballo Thohir, arrivato come un maltollerato straniero, capace di guardare solo ai conti e accusato di voler fare dell’Inter un giocattolo di brand, marketing e internazionalizzazione. Ma questo lo sappiamo: come detto, è esattamente il complemento di Moratti, ne ha pregi e difetti speculari.

Solo che, concedetemi due righe da tifoso complottista, a Moratti si rimproverava di essere uno scialacquatore troppo tifoso, e a questo di essere un freddo calcolatore. Prostituzione intellettuale.

Come dissi un anno fa all’atto dell’insediamento, la speranza riposta nella nuova proprietà era di mantenere i pregi e correggere i difetti della gestione precedente. A 12 mesi di distanza si vedono chiari i passi compiuti per allontanarsi dai difetti.

Si rischia però, con un’espressione che odio, di buttar via il bambino con l’acqua sporca.

Tento di spiegarmi meglio.

Quando si dice che Thohir dovrebbe investire di più nella squadra, che dovrebbe far sognare i tifosi, che -in buona sostanza-  dovrebbe comprare giocatori più forti, si dice al tempo stesso un’ovvietà ed una fesseria.

E’ palese che tutti noi saremmo più contenti di avere Vidal al posto di Guarin o Pianjc al posto del Kuz, ma l’amara verità è che è finito il tempo del “cià s’el custa“, col Presidente a cacciare l’assegno e comprare il Ronaldo di turno. Che Fabio Monti se ne faccia una ragione.

Ammesso e non concesso poi che il Pianjc di turno accetti l’offerta (chi cacchio glielo fa fare?), la UEFA te la farebbe pagare carissima. Possiamo discutere ore sugli arzigogoli trovati da PSG e Man City che spacciano per sponsor tecnici quelli che sono sostanziosi finanziamenti al Club, ma l’esistenza di furbetti che cercano di aggirare le regole non è un buon motivo per infischiarsene.

Le sanzioni UEFA, per quanto blande per ora, non tarderanno ad arrivare già adesso a bacchettare i nostri conti (appuntamento a inizio Novembre) . Figuriamoci cosa sarebbe successo assecondando le voglie da tifoso e comprando un paio di campioni (da convincere con ingaggi astronomici, per compensare l’almeno iniziale mancanza di appeal da Top Club).

Quella pagina è parte del nostro glorioso passato, ma non tornerà. Non a breve, almeno.

Da un punto di vista gestionale, il piano di Thohir è chiaro e per me condivisibile: i tagli -invero già iniziati sotto la gestione Moratti con i risparmi sugli ingaggi più onerosi- sono conclusi, chè meno di così non puoi spendere se vuoi avere una squadra presentabile. C’è da aumentare i ricavi e quello, ahimé, non lo fai in due giorni.

Tutto giusto, come detto. Poi, come dice il Sergente Lo Russo in Mediterraneo, “c’è modo e modo…di dire, il concetto resta quello…“.

Non che io aneli all’ingaggio di prostitute elleniche in quantità, tanto per rimanere in ambito-citazioni cinefile. Vorrei solo che Thohir nella sua gestione non eccedesse nella distruzione di tutti i simboli del tempo che fu. Aldilà degli slogan da tifoso (l’Inter agli interisti e altre panzane assortite), credo sia importante avere una continuità con quei valori (sportivi, etici e societari) che devono rimanere marchio distintivo del Club. Ecco perchè l’allontanamento di Moratti può constituire un pericolo. Non sarei sorpreso di vedere Zanetti seguire l’esempio del suo padre putativo e questo, aldilà della fumosità della sua attuale carica di Vicepresidente, potrebbe sancire una netta e definitiva cesura tra l’Inter che è stata e quella che sarà.

Il continuare a “non essere quella roba là“, aldilà degli ingaggi di Fassone, degli accordi con Lotito e con Infront, è un paradigma che la nuova dirigenza dovrebbe porsi come ineludibile.

E tutto ciò richiede la coerenza e l’onestà intellettuale di riconoscere e far propri i pregi della gestione-Moratti.

I conti sono una cosa, i colori un’altra.

Un bravo Presidente deve saper trovare posto per entrambi.

Questo chiedo a Thohir, con o senza il Signor Massimo.

moratti-inter-addio-indonesia-tuttacronaca

 

 

 

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