MURPHY’S LAW

INTER-ROMA 1-3

La Roma in formato “squadra bella” vince con merito a San Siro.

Tutti i topoi letterari dell’Inter trovano puntuale conferma, nella serata che vede Florenzi segnare il suo primo gol in A, la squadra del boemo girare come un motorino oliato a dovere e i nostri a pretendere di segnare quasi per diritto divino.

La cosa purtroppo non costituisce novità (ricordo che l’anno scorso a Roma la Maggica der Proggetto ce ne rifilò 4, facendo gridare al miracolo per lo squadrone poi squagliatosi strada facendo), anche perché in casa nostra ci sono tante piccole cose che non funzionano, pur in quadro di comprensibile work in progress.

Il vantaggio giallorosso, ancorchè fatto passare dagli araldi zemaniani come puntuale applicazione della filosofia calcistica del loro santone, è semplicemente troppo facile per trovar posto in Serie A: cross di Totti dopo caffè e sigaretta (tanto è stata asfissiante la marcatura del nostro Capitano) e inserimento del carneade di turno –Florenzi, appunto- non seguito da nessuno chè tanto dove cazzo vuoi che vada…

 In porta. 1-0 per loro.

Da lì in poi diamo timidi segni di vita, con Nagatiello bravo a limitare in parte Destro (per altra parte limitato da Zeman che lo schiera ala destra al confine della linea laterale), Ranocchia ancora una volta sicuro in difesa e il novello trio di centrocampo (Pereira-Gargano-Guarin) a presidiare con buona gamba –ma con qualità nei piedi solo sufficiente. Il Nippico gira fuori un bel sinistro, il Principe finisce 123 volte in fuorigioco, tenta di procurarsi il rigore senza riuscirci e finirà col girare a vuoto per 90’. La fortuna ci assiste nel recupero del primo tempo, quando uno dei pochi sprazzi di Sneijder da 50 metri recapita un pallone sui piedi di ‘A Cassano in area. Fantantonio difende palla e si gira bene col suo fisico da torello; il tiro incoccia la tibia di Burdisso –buon difensore che con gli anni continua ad essere nel posto sbagliato al momento sbagliato- e palombella impazzita che bacia il palo e fa 1-1.

Siccome le leggi non scritte del calcio valgono solo per gli altri (per noi, come suggerisce il titolo, di legge ne vale una sola), la Roma, pur avendo subito il gol appena prima del riposo, entra caricata a pallettoni e riprende il suo gioco veloce e ficcante. Noi dopo i primi 10 minuti tentiamo di alleggerire la pressione, e qui Guarin ha qualche palla sulla coscienza:  una la stoppa a “inseguire”, dovendo poi tirare da posizione defilata, un paio di altre le vuol far passare tra i difensori romanisti sfidando la legge di impenetrabilità dei corpi. La fisica puntualmente obietta e la Roma riparte palla al piede.

A metà ripresa, i maligni dicono in concomitanza con l’ingresso di Cambiasso (vi meritereste Piraccini!), Totti verticalizza in maniera esemplare per Osvaldo  che beffa Castellazzi con un mezzo pallonetto per il nuovo vantaggio giallorosso. Di fatto la partita potrebbe finire lì. Invece troviamo il tempo per far segnare a Marquinho un gol impossibile dopo splendida trivela sempre di Osvaldo, con palla che riesce a toccare l’interno del primo palo e finire in saccoccia a pochi centimetri dal secondo. Il tutto con Castellazzi in colpevole e approssimativa copertura del proprio legno di competenza.

Che dire: complimenti alla Roma che vince con ampio merito. Come detto altre volte, non sarà una bella partita di Zeman a farmi ricredere su di lui (per intenderci, attendo la sconfitta in casa col Chievo di turno con la stessa probabilità della vittoria corsara con un’altra big), e soprattutto occorre guardare in casa nostra: carne al fuoco ce n’è molta, va fatta cuocere a dovere. Patiremo –lo dico per l’ennesima volta- l’assenza di Maicon, il centrocampo ha bisogno di più qualità, ancorchè statica –e in questo senso paradossalmente Stankovic potrebbe essere un buon cambio per Cambiasso in posizione di volante– mentre davanti i ragazzi devono darsi più da fare ed aspettare meno la palla sui piedi. Se lasciamo tutto all’estro –o mestruo?- di Sneijder sappiamo a cosa andiamo incontro: una partita bene e due male. Dietro Silvestre comincia a farmi paura –lo trovo lentissimo, con piedi molto ruvidi e poco senso dell’anticipo; per il resto è perfetto…- anche se le alternative al momento sono ai box (Chivu, how strange) o in forma imbarazzante (Samuel).

Strama deve essere bravo a insistere su questo spartito, ma a modificare un po’ gli arrangiamenti, nella speranza che il paragone con la prima Inter di Mancini –quella della pareggite, per intenderci- possa essere di buon auspicio.

 

LE ALTRE

Vincono. Juve e Napoli a punteggio pieno, Milan che sbanca Bologna e ci riprende a quota 3: peggio di così difficilmente poteva andare, anche se siamo solo alla seconda di campionato. Se poi andiamo a vedere il come le vittorie dei diversamente strisciati sono arrivate, ed ancor di più il come queste sono state commentate dai nostri prodi mediaservi, ci infiliamo in un ginepraio che inizierà tra qualche riga. Qui aggiungo solo che i rotondi punteggi con cui le nostre “nemiche” hanno risolto le loro partite, sono in realtà un po’ più “spigolosi” di quanto non sembri.

 

E’ COMPLOTTO

Il tema di giornata sono gli arbitri di porta, a cui sono sempre stato contrario: i due voyeur dell’area di rigore a mio parere, lungi dal mettere un punto fermo su alcune annose questioni interne ai 16 metri (gol-non-gol e rigori) avranno la nemmeno troppo nascosta funzione di tana-libera-tutti per qualsiasi fattaccio. Una moderna versione del vecchio refrain “l’ha detto il telegiornale”, per cui, se uno viene fucilato in area ma il giudice di porta non l’ha visto, in realtà non è successo.

Andando nello specifico: il Milan viene omaggiato da un rigore generato da un contrasto che nel 99% dei casi si risolve con un fallo dell’attaccante, visto che entrambi si strattonano. Il combinato disposto del giudice di porta e delle strisce rossonere ha in questo caso ribaltato la prassi consolidata, dando il la a Pazzini per la sua tripletta. (Umanamente contento per il Pazzo e la sua tripletta, ma sorvolo per umana pietà sulla casualità degli altri due gol). Similmente, alla Juve viene assegnato un penalty per triplo sandwich su quella formichina di Giovinco, che –poverino- scompare tra 2 difensori ed il portiere avversari. Il colpo di genio sta nell’espulsione del portiere, che di fatto segna la partita in maniera irrimediabile.

Volendo fare il partigiano, nel primo tempo Milito viene strattonato su un cross dalla sinistra in maniera abbastanza palese, ma ovviamente in quel caso il giudice di porta non ha fiatato. Personalmente, per i rigori sono del parere di Casarin, e cioè che ci dev’essere un fallo evidente e che la trattenutina del cazzo (definizione tecnica applicabile anche al contatto col Principe) non sia sufficiente. Ma siamo alle solite: se metto a confronto quella su Milito col rigore dato al Pazzo, non stiamo neanche a parlarne…

Proseguo segnalando come Pazzini e Poli, ripetutamente ignorati da Prandelli nella scorsa stagione, ritrovino ora come per incanto la maglia azzurra, mentre il Cassano strisciato di neroblù misteriosamente l’abbia persa. Ranocchia, essendo rimasto in casa Inter, coerentemente continua a non essere convocato.

Lo dico sorridendo, chè già i nostri si scassano in allenamento. Meno nazionale = meno rischi e + tempo passato coi compagni. Bene così.

 

WEST HAM

Per la gioia di tutti i tifosi italiani, gli Hammers rifilano 3 pere al Fulham, nuova squadra di Berbatov bidonaro del calcio italiano. 3 partite, 6 punti.

Che la squadra sarebbe stata disordinata in campo era evidente fin dalla foto pre-partita.... guarda qui che roba!

Che la squadra sarebbe stata disordinata in campo era evidente fin dalla foto pre-partita…. guarda qui che roba!

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