STADIO NUOVO SI O STADIO NUOVO NO?
Il capitolo Stadio Nuovo solletica a giorni alterni la piccola mente e il grande cuore di chi scrive, smargheritando fino all’ultimo petalo tra un “restiamo” e un “andiamo”.
Le ultimissimissime, in attesa della prossima scadenza del 17 Marzo, dicono che per problemi burocratici, entrambe le squadre milanesi starebbero seriamente accantonando le mire espansionistiche in varie zone del Sud meneghino (San Donato, Assago, Rho-Fiera), riconsiderando di contro un approccio di innovazione incrementale, sotto forma di restyling dell’esistente Meazza.
Questo non solo in vista della sempre più probabile finale di Champions League del 2016, ma con l’idea di farne una propria casa anche per gli anni a venire. Da un punto di vista puramente cittadino, la cosa avrebbe anche senso, visto che le tanto decantate infrastrutture a supporto sono in via di costruzione: la Linea 5 con capolinea proprio a San Siro mi pare una soluzione leggermente più comoda e sensata rispetto all’attuale fermata di Lotto-più-pullman/bestiame-ma-solo-all’andata-chè-al-ritorno-te-la-fai-a-piedi.
L’alternativa “macchina” è ormai un percorso a ostacoli tra blocchi dei ghisa aggirabili a settimane alterne e incubo tangenziale per il ritorno se, come chi scrive, non si abita nella metropoli tentacolare. A chi interessi, questo -unito all’indubbia comodità di poter vedere la partita da casa- è il principale motivo della mia latitanza da San Siro nelle ultime stagioni.
Tornando al possibile hic manebimus optime, la notizia,se confermata, accrescerebbe la mia felicità di tifoso romantico, senza nemmeno diminuire troppo la forza dell’Inter a livello di vil danaro. Spero di riuscire a spiegare il perchè qui di seguito.
SPESA-RICAVO-GUADAGNO
Uno stadio tutto tuo, Juve purtroppo docet, ti garantisce introiti nemmeno paragonabili all’attuale status quo.
Interessante questo grafico, e le considerazioni lette qui:
Piccolissima premessa: nell’ormai cronico ritardo della Serie A rispetto ai campionati più virtuosi, una delle maggiori debolezze delle nostre squadre sta proprio nell’incapacità di far soldi con lo stadio (“Matchday“) e con sponsor e merchandising (“Commercial“). Siamo a livelli anglo-ispano-tedeschi solo quanto a ricavi TV (“Broadcasting“), il che rende però i Club italici un pochino succubi di Sky e Mediaset, che dettano legge su numero di partite e orari sempre più spezzatinati.
Semplificando ma non troppo, costruire uno stadio nuovo e tutti gli ammennicoli annessi è uno scherzo da 300 milioni di euro, che poi ovviamente genera un ritorno “importante” in termini di ricavi Commercial e Matchday. La particolarità è che non c’è una proporzionalità diretta tra dimensioni dello stadio e “importanza” del succitato ritorno.
Due numeri a supporto della non-così-sorprendente tesi: come vedremo più avanti, le milanesi, pur avendo un potenziale di 80.000 posti a partita, riempiono lo stadio per poco più della metà, ottenendo da ciò ricavi per “soli” 45 mln € (all’incirca 25 Milan + 20 Inter: i numeri sono così insignificanti che, nel grafico qui sopra, non sono nemmeno menzionati e tocca calcolarli per differenza). Con una media di spettatori effettivi inferiore (38.000 vs i 45.000 di media delle milanesi), lo Juventus Stadium satura quasi tutti i suoi 40 mila posti e porta alle casse bianconere ben 38 milioni di €, mentre l’altrettanto piccolo Stamford Bridge ne garantisce al Chelsea addirittura 82!
RI STADIO-SI RI STADIO-NO
Ecco che prende forma il ragionamento del tipo “chi me lo fa fare di cacciare 300 milioni per uno stadio nuovo, quando forse posso mettere a posto quello vecchio spendendo meno, e dividendolo al 50% con mio cugggino?”.
Oltretutto, spendo di meno ma non diminuisco i ricavi, visto che ovviamente gli incassi sarebbero facilmente divisibili tra i due Club a seconda di chi gioca in casa.
Personalmente, e rancorosamente, l’ultima cosa che volevo accadesse era un nostro trasferimento ad altro stadio con contestuale acquisto di San Siro da parte dei cuginastri – obiettivo cui la sanguisuga Galliani anela da anni.
Il fatto che Thohir abbia definito il nuovo stadio come obiettivo non prioritario, apre allo scenario descritto che, a mio parere, potrebbe essere un ottimo compromesso: quello di uno stadio di proprietà di entrambi i Club, che dovrebbero pertanto acquistarlo dal Comune di Milano, e che potrebbero riammodernarlo e gestirlo di concerto. La pratica odierna -sorvolando sul trascurabile dettaglio che la proprietà è del Comune- non è così diversa da questo schema molto democristiano.
Del resto, il celebratissimo (e a ragione) calcio tedesco cui dobbiamo guardare come strada da seguire ci offre a riguardo un esempio chiaro -anche se non molto conosciuto-: l’Allianz Arena, casa del Bayern Monaco, non è stato concepito come stadio di esclusiva proprietà del Club Campione d’Europa. I costi sono stati suddivisi al 50% con l’altra squadra bavarese, il Monaco 1960, che poi per debiti non più sostenibili ha dovuto cedere la propria quota ai cugini, oggi proprietari unici dello stadio.
Il mio disprezzo per i diversamente milanesi è notorio –chè mi fingo fine analista ma resto tifoso sfegatato-, tuttavia riesco ad ammettere che la storia ed il blasone del Milan siano (seppur di poco) superiori a quelli del Monaco 1860. Ciò a dire che una joint venture tra i due Club per acquisto e consistente lifting del glorioso Meazza potrebbe costituire la classica win-win situation: investimenti sopportabili da entrambi, introiti corposi da dividersi (torno al discorso per cui Milan e Inter sono le prime due squadre in Italia per numero di spettatori, non a caso i gobbi si son fatti uno stadietto da 40mila posti) e soprattutto una forza contrattuale sinergica da piazzare sul tavolo per negoziare sponsorizzazioni varie legate allo stadio.
Trentasei scudetti e dieci Champions League non son mica pochi, anche se devo riconoscere che, in questo solo caso, dalla mera somma di gioielli di famiglia l’Inter avrebbe più da guadagnarci del Milan. Vuoi mettere il fascino di una Mitropa?
Rimarrebbero un paio di dettagliucci da discutere, e non di poco conto:
1) San Siro ha oggi 80.000 posti distribuiti su tre anelli, tristemente troppi per l’attuale appeal del nostro calcio: credo che l’idea di entrambe le squadre sia quella di avere un impianto da 60-65 mila spettatori circa, dimensionamento opportuno per avere lo stadio pieno almeno all’80% in quasi tutte le partite della stagione. Ovvio che l’ordine di grandezza debba essere il numero medio di spettatori all’anno e non il picco massimo, chè le richieste di biglietti per il Derby o per la partita con la Juve sono già oggi maggiori della capienza massima del Meazza.
Uno stadio così concepito, e popolato mediamente da una cinquantina di migliaia di persone, magari col terzo anello disponibile solo residualmente (e cioè solo con gli altri due già sold out), garantirebbe una bella atmosfera ai presenti -quanto sono tristi i seggiolini vuoti, anche se colorati…) e un bel colpo d’occhio ai telspettatori.
Tutto ciò prevede però il succitato lifting che, costi a parte, prevede forti disagi per squadre e tifosi. Non prendendo nemmeno in considerazione l’ipotesi di trasferire le due squadre per un certo periodo in altro stadio (dove le fai giocare, al Brianteo?); è però innegabile che i lavori necessari andrebbero fatti a settori, in modo da non penalizzare troppo l’accessibilità e l’agibilità -già non eccelse- del glorioso Meazza.
Le domande sono tante e di vario tipo: Quanto durerebbero siffatti lavori? Quale sarebbe il risultato finale? Dove spostare i poco malleabili Ultras quando il restauro arriva a toccare i secondi e terzi anelli, sponda Verde e Blu?
Teoricamente si avrebbero 15-20mila posti in meno, da rimpiazzare con spazi commerciali, bar e cessi degni di questo nome, lounge e sale executive da fighetti. La tempesta di cervelli tra designer e architetti rossonerazzurri sarebbe condizione indispensabile ad avere un piano d’azione minimamente ragionato.
2) Che ruolo avrebbe il Comune in tutto questo? Intascherebbe senz’altro un certo numero di milioni per la vendita dello stadio a una probabile nuova Società (i fighi dicono NewCo) o alla già esistente MilanoSanSiro, che pure si limita oggi a gestire gli spazi dello stadio senza esserne proprietaria. La commisurazione di quel “certo numero” di milioni dovrebbe tener conto dei lavori da fare e dell’eventuale disponibilità del Comune stesso a prenderne parte, sopportando parte del costo. Altro punto da discutere sarebbe il cosiddetto “progetto quarto anello”, riguardante la circostante area dell’ippodromo, giusto per capire chi abbia in mente cosa.
Tutta questa cervellotica sbrodola alla fine ha un solo messaggio:
Care squadre: volete continuare a giocare a San Siro? Ok, avanti con tutto quanto scritto sopra, magari in maniera meno improvvisata e un pocolino più professionale.
Volete farvi ognuna il vostro stadio? Più che legittimo. In questo caso però, cerchiamo di capire quanto convenga spendere milioni e milioni per riammodernare uno stadio che nel giro di 5 anni non verrebbe più utilizzato.
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