Perchè mi stanno tanto sulle balle?
C’entra Berlusconi, chiaro. Ma non tanto in senso politico.
Chi tifa contro il Milan come me, ha il velleitario primato di aver iniziato a disprezzare Silvietto nostro ben prima del discorso su “l’Italia è il Paese che amo”.
Dal suo arrivo nel calcio, anno domini 1986, ha iniziato a stravolgere tante regole non scritte, facendo leva sul suo potere mediatico per imporre un regime e una propaganda che -complici gli innegabili successi, sia chiaro- ci ha passeggiato sui testicoli per trent’anni. A lui dobbiamo tante divisioni manichee e assolutamente senza senso del tipo “zona = bene; uomo = male” “il giuoco” “lo spettacolo” e compagnia cantante.
Non smetterò mai di citare a sufficienza l’imprescindibile No Milan scritto da Tommaso Pellizzari a inizio millennio. Paradigmatiche le sue pagine nel fotografare il personaggio e tutte le sue contraddizioni.
Morale, a chi nel ’94 è arrivato ad abbaiare alla luna contro di lui per la prepotenza e la protervia dimostrata nell’agone politico col proverbiale mezzo sorriso da schiaffi, ero solito rispondere “adesso arrivate? ‘Ndo cazzo siete stati fino a oggi?“.
Torniamo ai tempi nostri, e notiamo come il passaggio di proprietà ai cinesi di Mr Li non abbia portato poi grossi cambiamenti nella considerazione mediatica delle strisce rossonere.
Partiamo -inevitabilmente- dall’affaire Donnarumma. Non voglio auto-celebrarmi, perchè non c’è un cazzo da celebrare e perchè, conoscendo gli attori in scena, la cosa più facile da prevedere era proprio il lieto fine, con conseguente rinnovo del portiere ragazzino (userò in questo pezzo tutte le locuzioni possibili pur di non chiamare il soggetto in questione col suo orrendo soprannome bisillabo: così lo chiameranno i parenti, i giornali dovrebbero essere un poco più equidistanti… Ma d’altra parte cosa aspettarsi da gente che ha chiamato Inzaghi “Pippo” per vent’anni e Ancelotti “Carletto” per tutta la parentesi rossonera?).
Al solito, il malato mentale che scrive non abuserà della vostra pazienza per commentare la notizia in sè, quanto piuttosto per segnalare l’ondata di gioia pressocchè universale che sta accompagnando la firma dell’accordo.
La cosa che ho trovato davvero disdicevole è stata la divisione manichea tra torti e ragioni in tutta questa vicenda.
Raiola è senz’altro un personaggio discutibile e difatti discusso, ma lo schieramento di fucilieri contro il pizzettaro poliglotta non ha davvero precedenti.
Finchè si trattava dei mal di pancia di Ibra all’Inter o di Balotelli (sempre all’Inter), la colpa era della Società simpatttica incapace di gestire i propri campioni -o supposti tali-. Quando si è trattato di intascarsi una quarantina di milioni nell’affare Pogba, tutti zitti o quasi, forse perchè su quella compravendita la UEFA non ci ha visto chiaro e ha chiesto lumi ai bianconeri.
Qui invece Raiola è l’uomo nero, il cattivo, il nemico per definizione contro il quale ognuno si fa forte spalleggiandosi con l’altro. Che poi il procuratore voglia fare i suoi interessi (legittimi finchè non si porrà rimedio a ‘sta cazzo di deregulation) e voglia lasciare una via di uscita al proprio assistito nel caso in cui il Milan continui a galleggiare nella mediocrità degli ultimi anni, è un concetto che non va nemmeno preso in considerazione.
Lui è il cattivo, lui ha torto, lui è un panzone maledetto.
Di tutta la vicenda economica, la cosa che mi ha colpito non sono tanto i 6 milioni all’anno per il ragazzo, quanto il milione all’anno offerto al fratello per fare il terzo portiere. Non facevano tutti più bella figura a dargli un altro milione all’anno e basta? Quello mi pare veramente uno schiaffo alla decenza, e non è -per una volta- questione di maglia: ai tempi belli del lustro d’oro, il milione al mese che si intascava Ibra non mi ha mai scandalizzato, mentre il triennale di Suazo a 3.5M annui l’ho sempre trovato inconcepibile.
Qui ovviamente la favola da raccontare è quella del ragazzo che con il fratello maggiore avrà gli affetti familiari vicini ogni giorno, potendo pascersi dell’amore fraterno in una perfetta tautologia calciofamilistica.
Ancor più imbarazzante la questione esame di Maturità. La si può pensare come si vuole (personalmente la grezza fatta dal 99 rossonero è discretamente grande: pensi davvero che non ti avrebbero promosso?? Mavàicazzo!, porta a casa il tuo pezzo di carta farlocco -farlocco come tutti i diplomi che escono da quegli scherzi di scuole- e chiudila lì); quello che non ha alcuna logica, e che invece è stato fatto, è incolpare ancora una volta il malefico Raiola:
Il ragazzo è diligente, un figlio modello e lui senz’altro voleva andarci a dar gli esami. Ma quel cattivone gli ha ordinato di andare in vacanza.
Siamo a questo.
Ma non solo.
Come abbiamo imparato, non esiste acquisto dei rossoneri che non sia accompagnato dal sottotitolo “il ragazzo vuole solo il Milan“, spesso accoppiato a “tifa Milan fin da bambino“, nelle giornate di gloria addirittura con la ciliegina di “il giocatore (che sia Rami, Kakà, Balo, Honda o altri bisillabi a piacere) è disposto a ridursi lo stipendio pur di arrivare in rossonero“. Nel solco di questa confortante tradizione, ecco il recente arrivo a Milanello Bianco di Andrea Conti, promettentissimo laterale dell’Atalanta, comprato per circa 25 milioni.
Un bell’investimento, non c’è che dire, ma il ragazzo pare buono e quindi il grano sembra ben speso. Peccato che, in un epoca di informazione liquida e quindi non più così manipolabile come in passato -vero Presidenteberlusconicheciseguesempre e Dottorgalliani?- le flatulenze informatiche di ognuno di noi mantengano negli anni la persistenza tipica di chi la molla in ascensore appena prima della chiusura delle porte.
Ecco quindi la buccia di banana su cui scivola il succitato Conti, pizzicato in rete a lamentarsi come un tifoso qualunque (ma certo non del Milan!) del proverbiale deretano rossonero nei sorteggi di Coppa: la cosa non è grave per nulla, ma mi lascia sogghignare come Muttley tra me e me.
Ultimo caso (per oggi…) sintomatico della prosopopea rossonera e della leggerissima tendenza a cospargere di miele anche il più insignificante pezzo di… pane: ecco l’epilogo -nemmeno troppo sorprendente- del supposto fenomeno Mastour.
Ne avevo parlato anni fa (al punto 4 di questo rancoroso ma tutt’ora valido elenco), perchè allora come adesso nel caso di Donnarumma il Milan aveva ostacolato e poi superato un’Inter già in trattative avanzate con la famiglia del ragazzo, ai tempi solo quattordicenne.
Presentato al mondo come il nuovo Messi, e accompagnato da frasi del tipo “con questo siamo a posto per vent’anni“, il poveretto ha girovagato per mezza Europa raccogliendo scampoli di partita e poco più, fino alla risoluzione del contratto con la squadra dell’Amore proprio di questi giorni.
Perfetto stile e coerenza granitica. Non c’è che dire.
Poi mi dicono che sono ossessionato…