INTER-CHIEVO 4-3
Sono quelli che io, vanitosa sineddoche del popolo interista, ho visitato più volte in poco meno di due ore ieri pomeriggio.
In tutta onestà, ho smoccolato ma senza realmente avere paura all’iniziale carambola tra Samuel e Thiago Motta che ha fatto rotolare il pallone in (auto)rete a pochi metri dai miei occhi.
Fino a quel punto l’Inter stava giocando come doveva –della serie: ti metto alle corde e ti rullo di cartoni- e quella era sostanzialmente la prima volta che il pugile avversario usciva dall’angolo: un piccolo capolavoro di sfiga, insomma.
Come detto, i nostri non fan neanche un plissé e –complice la dea bendata in versione par condicio- troviamo subito il pareggio di culo, inteso proprio come parte anatomica dello sventurato difensore clivense che riporta la partita in parità. La partita prosegue con l’Inter in formato 4-3-3 (senza Sneijder e con Mario a supporto di MilEto’o) e, dopo la traversa di un ispirato Stankovic, arriva il 2-1 del Cuchu su lunghissimo cross di Maicon, che trasforma il “ma nooo” della gente, che aveva visto le punte da servire tutte sul primo palo, all’ “è goool” quando la crapa pelada del Cuchu sbucava in fondo in fondo, per fare da sponda col piatto sinistro e depositare diligentemente la boccia sul palo opposto.
Il solito immenso ometto.
Il 3-1 è poi roba da Ibra dei giorni belli: Milito riceve da Eto’o al limite dell’area, defilato sulla sinistra, caracolla fino al centro della lunetta e da lì beffa il purté con un pallonetto chirurgico (diciamo così, anche se con la collaborazione del “ferrista”, ossia la schiena di un difensore che tocca appena la palla).
Da Roma tutto tace e va bene così,anche se nessuno pare credere davvero che possa durare.
Nell’intervallo la cosa peggiore della giornata: non tanto il repentino cambio di tempo, che mi fa beccare secchiate d’acqua per un’ora (ma San Siro non dovrebbe essere coperto???), ma l’ottusa e pericolosa stoltezza degli addetti alla sicurezza dello stadio. I “soggetti” in questione sono da sempre irreprensibili nel recuperare i palloni calciati fuori dai giocatori e che arrivano sugli spalti, e sinceramente il pensiero comune in questi casi è “fai godere un po’ ‘sta gente e lasciaglieli… “.
Ieri a tal proposito il mio settore di stadio mette in atto una simpatica protesta, fingendo di porgere la palla all’addetto e invece lanciandola avanti e indietro, tra gli “olé” della gente. E difatti gli (inde)fessi in un primo tempo paiono desistere (tra gli applausi di tutti noi), visto anche che, da ultimo, il pallone è finito tra le mani di un bambino, comprensibilmente estasiato per la faccenda. Dopo 5 minuti invece i geni tornano con i rinforzi e, individuato l’efferato criminale, dapprima gli intimano in maniere spicce di restituire il maltolto, dopodiché glielo strappano di mano, con la madre che giustamente si incazza e spintona di brutto il cazzone in pettorina.
Ora, mi chiedo e chiedo al Sig. Massimo: il gioco vale la candela? L’attenzione al sociale, Inter Campus, i bambini Rom per mano ai campioni la sera col Barcellona, e poi scivoli su una buccia di banana così?
Devi recuperare i soldi del pallone? Scalali dallo stipendio di Quaresma, ma lascia stare i bambini!
Fine dell’intervallo.
Nella ripresa, per l’appunto, dissociazione della personalità: quando segna il Cagliari il boato è decisamente più forte di quello che ha seguito il 4-1 (lancio da 40 mt ancora di Maicon e il Bresciano Nero che palomba in porta, accennando a una timida esultanza e ricevendo l’abbraccio di tre compagni su 10, come a dire “bravo, ma pedala chè di strada ne hai da fare!”). L’euforia è tale che i nostri smettono di giocare, concedendo prima il 4-2 e poi il 4-3 causato addirittura da una palla sbagliata di Zanetti!
Incredibile. Di più: impossibile.
E infatti poco dopo Totti rimette le cose a posto (per lui) e i nostri decidono che non è ancora il momento dei saluti, costruendo altre 3 o 4 palle gol (Eto’o e Pandev soprattutto) prima del fischio finale.
Si decide tutto all’ultima insomma. E se per un momento pensavo a quanto sarebbe stato scomodo festeggiare per tutta Milano sotto quella cazzo di pioggia, alla fine mi scopro preoccupato a guardare con fiducia alla trasferta in terra senese. Come detto nel weekend a qualche amico, l’Inter è uno stato d’animo, che per funzionare deve avere (o almeno pensare di avere) tutto e tutti contro, e di essere sempre all’ultima spiaggia.
Vero che Mourinho l’ha cambiata e di molto, ma sotto sotto rimaniamo gli inguaribili romantici che sarebbero in grado di buttare in merda una stagione per eccessiva sicurezza. Ecco il motivo della mia “preoccupata fiducia”. Per la prima volta dopo mesi i ragazzi avranno settimana “vuota” e potranno riposare e allenarsi adeguatamente per Siena.
Speriamo…
LE ALTRE
Detto della Roma che, per dirla tutta, pare aver finito la benzina se si guarda alle ultime partite, ma che, comunque vada, ha fatto un campionato della Madonna arrivando a giocarsela fino all’ultimo match, le rivali di sempre (Juve e Milan) chiudono in modo squallido un’annata da archiviare al più presto. Per quel che può valere, restano le mie considerazioni su entrambe: squadre da rifondare con tanti soldi, e società che non so fino a che punto siano disposte a farlo (e qui parlo soprattutto dei cugini). Morale, a meno di scossoni estivi al momento non prevedibili, non mi paiono avversari temibili per la prossima stagione.
We go see…
WEST HAM
Salvi perdìo, salvi! Pareggino casalingo contro il Mancio in una partita che non aveva nulla da dire. Ora vediamo cosa ne sarà di Zola, sperando che a Magic Box venga chiesto di restare. Se invece dovesse essere lui a dover chiedere di restare, credo che l’orgoglio sardo di questo piccolo grande uomo lo porterebbe a far le valigie in pochi secondi e salutare tutti, con la consueta educazione ma con altrettanta fermezza.
Buoni sì, coglioni no.