C’ERAVAMO TANTO ODIATI

ROMA-INTER 0-1

Solito dilemma nel commentare o meno una partita di Coppa Italia, cosa che decido di fare non tanto per il match in sé, quanto per il curioso corollario di fatti e misfatti ad opera di protagonisti e commentatori.

E’ complotto, insomma…

Parto da molto indietro (tipo 4-5 anni fa) per dire che quanto visto ieri sera è sembrato solo un pallido ricordo di sfide ben più accese, spettacolari e intense, tra le uniche due squadre a poter ricordare con orgoglio sportivo le ultime stagioni, aldilà dei trofei vinti (noi) o persi (loro).

Partendo dalle azioni salienti (locuzione oramai soppiantata dal più ficaccioso “ailaiz”), pronti-via e Stankovic segna un gol a mio parere validissimo: non è colpa sua se Doni e Juan sono cerebrolesi e si ostacolano a vicenda, generando una tragicomica carambola della quale approfitta il nostro splendido zingaraccio. Ad ogni modo: Rizzoli fischia e non se ne fa nulla.

Poco dopo il fraseggio a cavallo dell’area di rigore giallorossa –un fraseggio verboso, mi verrebbe da dire… cazzo ma tirate!- viene interrotto da una manina galeotta di De Rossi, che è sì vicino alla palla, ma che muove il braccio verso la stessa : questo è rigore, netto. Per amor di verità e completezza di informazione, nel secondo tempo un’azione simile vede lo stesso braccio incocciare la palla in area, ma in quel caso  De Rossi cerca di toglierlo e metterlo dietro la schiena, palesando così la volontà di non colpire la palla.

Questo per chiarire ancora una volta che qui si è tifosi, parziali, faziosissimi ma non obnubilati. E che, quand’anche obnubilati fossimo, quello è talento naturale e il calcio c’entra poco!

Infine, l’ominide Taddei, dopo aver preso un giallo sacrosanto per intervento a forbice a metacampo, si butta bellamente in area cercando il rigore: questa a casa mia è simulazione, con inevitabile secondo giallo e doccia anticipata. Non per Rizzoli, che lascia correre.

Per il resto, detto di una gomitata di Vucinic a Lucio non vista dal prode arbitro, e riferito di un Cuchu ancora vertice basso del rombo con Motta ancora in tribuna, l’Inter vive di Stankovic e di qualche guizzo di Sneijder. Milito è ancora molto indietro e non riesce a tener palla, Pandev si sacrifica in un oscuro ruolo di raccordo tra attacco e fascia sinistra, rinculando molto più di quanto si proponga in avanti.

Dietro la coppia centrale mi fa venire i vermi. Ranocchia perde due palle facili (una per tempo): quella del primo tempo genera il gol incredibilmente mangiato da Vucinic, mentre quella nella ripresa viene rimediata da Maicon in corner. Su Lucio odio ripetermi, ma è sempre rischiosissimo far giocare gli psicolabili. Mentre i commentatori si sperticavano in elogi per il soggetto e le sue uscite palla al piede, io lo maledicevo in maniera sempre più blasfema, data la triste propensione del ragazzo a saltare il primo e il secondo uomo, per poi  schiantarsi sul terzo e trovarsi da solo a centrocampo con gli avversari che ripartono a mille. E qui, sorry, ma un cazzo di allenatore dopo le prime 2 cagate del genere gli impone di non farlo più, di passare palla non appena anticipato l’avversario e di tenere la posizione. Morale: Samuel, torna presto!

Su Maicon e le sue rimesse laterali ho ormai perso la speranza, e anche qui mi chiedo se, in piena ottica di riduzione del danno, non sia il caso di sparare la rimessa a casaccio trenta metri più lontano, pur regalando palla agli avversari, piuttosto che cercare il tocco corto col compagno che puntualmente non riesce. Idioti. Su una delle suddette performance, il Colosso trova anche il modo di prendersi il giusto giallo per cianghetta da dietro.

La ripresa mostra la scarsa tenuta fisica e tutto sommato la pochezza delle due squadre al momento: come detto all’inizio, è un po’ triste vedere come le due squadre che si sono date battaglia negli ultimi anni spartendosi quasi tutti i trofei arranchino ora alla ricerca del tempo che fu, incapaci l’una di imbastire una rimonta che, vista la difesa avversaria, sarebbe più che fattibile, e l’altra di “ammazzare” la partita in uno dei 20 contropiedi avuti a disposizione in poco più di mezz’ora, e che hanno invece prodotto solo un gol mangiato da Pazzini e un paio di tiri di Sneijder. Ad ogni modo bene così, onestamente prima della partita mi sarei accontentato di un pareggio, quindi l’illusione è di poter migliorare in questi 20 giorni e poter essere all’altezza della situazione al ritorno a Milano, con buona pace di intervistatori e intervistati.

 

E’ COMPLOTTO

Era tempo che non vedevo una partita sulla Rai, ed ho capito perché: riprese da anni ’80, replay e soggettive sempre a palla in gioco (Doni sbaglia l’uscita e Sneijder è sul pallone, con la porta vuota, ma il regista indugia su dettagli insignificanti), commenti lamentosi (anche se meno parziali di altre volte) e soprattutto vero e proprio de profundis nel dopo gara, con Galeazzi e Paola Ferrari (incredibilmente senza impalcature e luci di scena, ma a bordo campo esposta alle intemperie dell’Aprile romano) che commentavano con facce funeree la vittoria dell’Inter. Bisteccone poi non lo capisco: è dichiaratamente laziale, eppure liquida la Roma in due battute per insistere sulla pochezza dell’Inter “che risolve la partita con un tiro da 30 metri”. Lisergico infine Montella, quando dice ad un incredulo Failla che non concordava sul concetto di vittoria meritata dell’Inter, e che addirittura la Roma aveva chiuso in crescendo e meglio dell’Inter, lasciando l’interlocutore interdetto.

Del resto, in un Paese in cui i giornalisti fanno fatica a fare la prima domanda, chiedere a Failla di fare la seconda era francamente troppo…

Esemplificazione del concetto "tiro a voragine".

Esemplificazione del concetto “tiro a voragine”.

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