PARMA-INTER 2-0
E come nell’ultima pagina di un thriller dalla mediocre qualità e dalla discutibilissima trama, ieri sera si sono tirate le fila di quell’intreccio chiamato Campionato 2010/2011.
Le contemporanee sconfitte di Napoli e (per quel che vale) Inter, unite alla tranquilla vittoria del Milan, hanno di fatto scucito dai petti nerazzurri il vero “triangolino che ci esalta”, facendolo migrare dopo un lustro verso altri lidi, che per inciso non lo vedevano dall’a.D. 2003/2004. Quando si dice mentalità vincente…
Essendomi io dato il compito di parlare di Inter in queste trascurabili pagine, il sentimento che prevale dentro di me è quello della commossa gratitudine, aldilà dei Cristi tirati sabato e delle Madonne indirizzate a quasi tutti gli 11 nerazzurri schierati a Parma, campaccio storicamente infame per i nostri.
I ragazzi semplicemente non ne hanno più, ed in questo senso la gufata post Schalke (riuscirà l’Inter ad avere più rabbia del Parma sabato?) si è perfettamente avverata: non avendo benzina “fisica” da mettere in campo, l nostri avrebbero potuto farcela solo volando sulle ali di un entusiasmo che ha però traslocato verso altri lidi, lasciando i nostri alquanto avvizziti.
Leo cerca di dare una scossa tenendo a Milano Maicon e Thiago (troppo uggeggé in allenamento per i soliti ben informati, strategico turn over per il sottoscritto, stante la semifinale di Coppa Italia da giocare in settimana) e iniziando con Sneijder in panchina a beneficio di Kharja (e del Parma di conseguenza). Di fatto l’Inter si limita all’ormai solita traversa di Stankovic, tra i pochissimi a metterci gamba e cuore, mentre vede latitare tutti i suoi altri campioni.
Triste specchio dell’attuale condizione psicofisica dei nostri è l’azione del vantaggio Parmense. Cross dalla destra che Lucio lascia scorrere e che Nagatomo non controlla, palla all’altro esterno ducale che guarda in mezzo, dove il nanetto Giovinco è solo in area in mezzo a 4-5 interisti. In mancanza di alternative la palla arriva comunque al piccolo nano infame, che gira preciso sul palo lungo senza che nell’ordine Zanna-Cuchu-Lucio riescano ad ostacolarlo.
O tempora o mores…
Beccato il gol, si capisce che non c’è trippa per gatti, e nemmeno i cambi – pur logici- di Leo riescono a ribaltare la partita. Oddio, Wes nella ripresa al posto di Chivu è meglio di Kharja (che si sposta poco più indietro) e meglio del se stesso visto nelle ultime settimane, ma forse è solo la mediocrità generale dei compagni a farlo elevare al 6–. La staffetta Pazzini-Milito non cambia di una virgola il nulla prodotto in avanti, così come gli ultimi 10 minuti di Pandev al posto di Kharja. Qualche sussulto da campioni feriti c’è: il diagonale di Sneijder esce davvero di poco, e Milito sbaglia quello che è un rigore in movimento, pensando forse di essere in fuorigioco (diciamo così…).
La verità è che riusciamo ad evitare la goleada dopo che MocioVileda Amauri ruba palla sulla trequarti e piazza il destro a giro proprio sulla traversa. L’italo-brasiliano ha comunque modo di rifarsi poco dopo, scarpando in porta l’ennesimo assalto alla nostra retroguardia. 2-0 quindi, visto che Valdanito Crespo pare non voler infierire a pochi minuti dalla fine.
Basta così: il Parma ha fatto la partita che doveva, l’Inter la partita che poteva. La differenza sta tutta qui.
Passando a considerazioni che vanno oltre l’immediato, mi pare di poter dire (cit. Brunone Pizzul) che l’Inter quest’anno, esattamente come il Milan l’anno scorso, sia durata 3 mesi, da Natale a fine Marzo, pagando prima il putanoire post Mourinho-Benitez-no mercato-infortuni e scontando poi una rincorsa tanto entusiasmante quanto dispendiosa.
Ci sarà da tenerne conto in sede di mercato: Leo ha fatto vedere tante cose, positive e negative, e occorrerà capire come mantenere le prime e migliorare le seconde. Pur non essendone tuttora convinto, non vedo molto di meglio all’orizzonte (intendendo con “meglio” un allenatore che goda della fiducia del Sig. Massimo e possa quindi permettersi di lavorare con un minimo di progettualità e non con la valigia a bordo panchina, pronto a sloggiare dopo 2 pareggi). Sento di vaneggiamenti in direzione Madrid, fatti di figli re-iscritti a Lugano e di messaggini d’amore melensi e prontamente ricambiati. E’ ovvio che mi piacerebbe riavere Mourinho in panca, ma non adesso: adesso si troverebbe nella complicata situazione di dover giubilare, o quantomeno ridimensionare, molti di quei giocatori che con lui hanno vinto tutto, e non so quanto la cosa sia fattibile senza generare deliri schizofrenici (“ma come, 2 anni fa mi dicevi che ero il migliore del mondo e adesso mi dici di stare in panchina??”). La squadra, se non rifondata, va comunque generosamente ritoccata, ed ho già detto che occorrono almeno-almeno un difensore e 2 centrocampisti di livello (niente Mariga e Kharja, per intenderci). Se poi ci scappa altro, pure meglio.
Ancor di più, occorre far passare il messaggio a questa grande squadra che un ciclo si è fisiologicamente chiuso e che, nonostante molti di loro saranno nella rosa 2011/2012, sarà inevitabile scardinare determinate gerarchie ed introdurre facce nuove nell’11 titolare. In questo senso paradossalmente il finale di stagione fornisce ancor più prove a supporto della tesi testé esposta, nella speranza che le menti illuminate dei giocatori, messi di fronte all’evidenza dei risultati, possano essere “accompagnati” se non alla porta, quanto meno alla scoperta di questa nuova dimensione: la panchina.
LE ALTRE
Come detto, il Milan vince facile contro una Samp che è in crollo verticale e che ora davvero rischia la B (sconto per Palombo e Poli? Lo so, sono uno sciacallo…). Detto della Roma che perde in casa con un Palermo rinfrancato dal ritorno di Delio Rossi, il big match di ieri sera lascia a bocca asciutta il Napoli che incontrava un’Udinese priva di Di Natale e Sanchez ma che ciononostante sbanca il San Paolo con una partita di rara attenzione: trova il gol sostanzialmente al primo tiro in porta (Inler segna quel che potrebbe essere il gol che dà all’Udinese i preliminari di Champions e NON esulta??? Immaginare cosa c’è sotto è un’impresa non proprio titanica…), e poi si piazza dietro ma non troppo, pronta a ripartire comunque velocissima con Armero e Cuadrado, ben imbeccati dal loro centrocampo. Su uno di questi contropiede Denis segna un bellissimo gol di controbalzo e sembra chiudere la partita. Che invece riserva ancora l’emozione di un rigore sbagliato da Cavani e del gol dell’1-2 al 95’ con Mascara.
Morale, dal secondo al quinto posto è ancora tutto possibile, e in questo senso l’aritmetica dice che siamo più vicini al secondo che al quarto posto (anche se tutti -duole dirlo giustamente- accendono le sirene intorno ai ragazzi con gufate del tipo “l’Inter adesso deve stare attenta a non perdere tutto”). Staremo a vedere: in settimana doppio scontro con la Capitale (Roma in Coppa, Lazio in campionato)…
WEST HAM
Letale sconfitta casalinga contro l’Aston Villa, dopo essere passati in vantaggio a 90 secondi dal fischio d’inizio e aver sprecato milioni di gol nella prima mezzora. Ora la salvezza è poco più di un miraggio. Idioti.