UDINESE-INTER 3-0
Che la squadra friulana mi sia sempre stata sul piloro non è un mistero: campionissimi quasi sempre con noi, fin troppo arrendevoli coi diversamente strisciati (non dimentico che il 5 maggio si è materializzato anche grazie ad una Juve in vantaggio per 2-0 a Udine dopo nemmeno 5 minuti).
Nel, dubbio, i bianconeri del pretino Guidolin (altra simpatia) portano a casa 3 punti di platino, per quanto visto nella prima ora di gioco, mentre i nostri fanno capire come il più rimpianto degli assenti alla fine non sia stato uno dei due campioni in rosa (Milito o Sneijder) bensì il nippico Nagatomo, che ci avrebbe risparmiato lo scempio di Jonathan ad inizio ripresa.
Ma andiamo con ordine: passata l’intera sosta natalizia a sbandierare ai 4 venti che il 2013 avrebbe visto l’organico al completo, l’Inter si presenta al Friuli con una decina di indisponibili tra infortuni sempre più misteriosi (Milito? Chivu, ancora?? Obi è ancora vivo?) e squalifiche per motivi sempre più tragicomici (apparentemente dire “è una vergogna!” rientrando negli spogliatoi a fine partita è “espressione provocatoria”, meritevole di un turno di squalifica). Il raccapriccio si sostanzia nel vedere tre mancini a comporre il reparto difensivo, con l’ulteriore aggravante di scegliere quasi sempre Samuel, in evidente disagio sul centro destra, per impostare l’azione. Triste mediocrità anche l’accoppiata Pereira-Jonathan sulle due fasce: entrambi hanno ormai fatto capire cosa possono dare all’Inter di oggi e di domani. Poco il primo, una minchia il secondo.
Il centrocampo è il solito, cioè tutto sulle spalle e le gambe granitiche di Guarin, ma con zero fosforo a disposizione, stante lo spostamento del Cuchu in difesa, con Palacio e Cassano a cercarsi là davanti. I due si trovano bene a metà primo tempo, quando El Trenza rimedia un giallo per simulazione, di cui parlerò infra.
L’Udinese si affida al suo campione: Di Natale sfrutta una punizia con barriera allegra e timbra l’incrocio dei pali, ed il primo tempo non regala altre emozioni.
E’ la ripresa a far sperare gli interisti, vista la piacevole intraprendenza con cui i ragazzi iniziano. Cassano si beve un nugolo di friulani per poi regalare l’assist a Palacio che, parzialmente contrastato ed enormemente generoso, cede l’incombenza dl tiro in porta al più sciagurato dei suoi compagni: voglio credere che abbia solo intravisto la presenza del compagno, senza riconoscerlo, perchè altrimenti il suo non sarebbe stato concepito un passaggio, ma come regalo agli avversari. Jonathan, infatti, a non più di 5 metri, con la palla sul “suo” piede, riesce nell’impresa non solo di non segnare, ma di non centrare nemmeno la porta.
Al calcetto dei campioni del lunedì si rischia il linciaggio per molto meno, e parlo per esperienza…
A questo punto un dilemma e una certezza. Il primo: odierò più l’Udinese o Jonathan? La seconda: ‘sta partita la perdiamo, impossibile sprecare un gol così. Convinzione peraltro corroborata da un paio di ottime parate del portiere avversario, e da un altro gol mangiato da Palacio che non sfrutta a dovere la giocata-spaccatutto di Guarin.
Il presentimento diventa presto realtà: bello quanto sospetto l’esterno sinistro di Lazzari (il mio occhio da tifoso insiste a vedere un gioco pericoloso su quella sciagura di Gargano), chirurgico il destro a incrociare di Di Natale che timbra il 165° gol in Serie A (e, credo, il 100° all’Inter). Pochi minuti e la partita di fatto finisce, complice la discesa di Muriel che viene fermata con le cattive da Juan Jesus, con inevitabile secondo giallo. Da un possibile -e tutto sommato meritato- doppio vantaggio, ci troviamo sotto di un gol e di un uomo.
Buonanotte al secchio.
Il 2-0 di Muriel mi fa incazzare più per l’esultanza brasileira con tanto di balletto che per il gol in sè (legalizzerei la caccia all’uomo per tutti quelli che fanno il balletto dopo il gol… è più forte di me); la terza pera, seconda personale di Di Natale, mi fa addirittura spegnere la tele nonostante la decina di minuti ancora da giocare (e quindi subire).
LE ALTRE
Nel merdame totale, è andata ancora bene, stanti le sconfitte di Juve (per quel che possa interessarci) e, soprattutto, Fiorentina. Milan e Lazio vincono grazie a rigori sospetti, mentre il Napoli regola la Roma confermandosi vera seconda forza di campionato (al netto di squalifiche e penalizzazioni).
Sabato arriva il Pescara, reduce dal succitato exploit di Firenze; tocca tornare a vincere e farlo in fretta.
E’ COMPLOTTO
Un po’ di ragionamenti, inevitabilmente viziati dai risultati di giornata. Ho maledetto ancora Sky per il premiato commento Gentile-Causio alla partita dell’Inter, riassumibile in due aggettivi, riservati a due punizioni dal limite per le due squadre: “interessante” quella per l’Udinese, “pericolosa” quella per l’Inter.
Sul giallo a Palacio, mi limito a dire due cose: il nostro parte effettivamente in posizione di leggero fuorigioco, che però non viene segnalato. A quel punto, paragono l’azione con quella che ha portato al rigore fischiato a Pazzini oggi, senza tirare in ballo altri rigori dubbi assegnati a Lazio e Juve. Conclusione: 4 episodi dubbi, tre rigori e una simulazione. Come direbbe Bottura, “battuta-Ikea”: indovinate da soli chi è stato il fortunato vincitore della cartellina amarilla.
Per il resto, il duo di commentatori si affretta a dire che il contatto con le gambe non c’è (vero), come se la cosa di per sè esaurisse il ventaglio di ipotesi in cui si può fischiare un rigore.
Strama nel dopopartita si arrabbia e non poco. Ha ragione da vendere, ovviamente, soprattutto visto come la partita è stata decisa: episodi, da una parte e dall’altra. Nessuna delle due squadre stava prevalendo nettamente sull’altra, ed era quindi di capitale importanza sfruttare ogni possibilità.
Detto ciò, faccio un passo indietro per concordare con Boateng e con il suo “scazzo” in occasione dell’amichevole giocata in settimana a Busto Arsizio. Posso simpatizzare con chi lo sfida a fare altrettanto in una partita con 3 punti in palio (figuriamoci: se c’è da dar contro a un milanista sono sempre disponibile), ma trattasi di puro processo alle intenzioni. Noto ovviamente una diversa reazione dei media sportivi se paragonata ai “buu” indirizzati al Balotelli nerazzurro di tre anni fa: in quel caso mancava poco che i giornalisti li giustificassero. Piuttosto, la squadra dell’Ammore non ha ovviamente perso l’occasione per sfoggiare la magliettina lava-coscienza (“AC Milan contro il razzismo”), cercando di minimizzare la portata delle dichiarazioni del proprio giocatore (“non so se resto in Italia”). Nel frattempo, Pato ha lasciato il Milan per il Corinthians alla metà esatta dei soldi che il City era pronto a pagare solo 12 mesi fa. Mi tocca anche dare atto al Geometra Galliani di aver portato il Milan ad un passo dall’affarone, poi stoppato dalla famiglia Berlusconi. Ma questo lo leggerete qui e in pochi altri posti.
WEST HAM
Il periodo non è dei migliori, ma abbiamo vinto l’ultima di campionato con Norwich e pareggiato 2-2 col Manchester Utd in FA Cup: lì si andrà al replay in casa loro e saranno dolori…