DAJE E RIDAJE

SAMPDORIA-INTER 0-1

Tanto tuonò che piovve!

Portiamo a casa tre punti cazzutissimi in una partita non vista, eppure facilissima da immaginare.

Una partita che è immediato definire “da Inter”, non tanto per cedere alla retorica dello squadrone inaffondabile che spinge a manetta fino all’ultimo secondo, quanto piuttosto per fotografare la endemica consuetudine di trovarsi sempre dalla parte sbagliata, e di dover fare molta più fatica di quanto sarebbe strettamente necessario.

La cosa, prima che ingiusta, è rischiosa e logorante. E’ altresì vero che, quando poi hai successo, ti senti forte come una bestia nel dire “cazzo ho vinto lo stesso anche se mi è successo di tutto!“.

E’ quel che è accaduto a Genova, aldilà di una tassonomica analisi delle scelte arbitrali su cui tornerò infra.

Il Mister torna a preferire Vecino a Gagliardini, con D’Ambrosio, Politano e Candreva a tenere tranquilli i nazionalisti fanatici della “quota di italiani” (di ‘sta minchia).

Leggo di un primo tempo, o quantomeno di una prima mezz’ora sostanzialmente buttata inder cesso, epperò con interessanti prospettive per il futuro (cit.).

Negli ultimi scampoli della prima parte di match, infatti, i nostri trovano il gol con Nainggolan, annullato dopo alcuni minuti per offiside di qualcuno dei nostri sulla partenza dell’azione.

Per la prima -ma non ultima!- volta, interrompo la piacevole cena in compagnia con un urlo da cavernicolo, seguito da telefonata al rampollo di casa lasciato in ostaggio ai nonni, il quale mi informa del VAR e conseguente annullamento di rete.

Fingo un aplomb che non mi appartiene, e saluto tranquillo il figliolo con un salomonico “tranquillo, lo faremo nella ripresa!”.

La cena prosegue con incursioni sempre più insistite sul sito della Gazza, e con i nostri che presto iniziano a stazionare nella metacampo blucerchiata.

La cosa non mi lascia tranquillo, visto che più volte ho dovuto assistere a gragnuola di occasioni -o pseudo tali- divorate dai nostri, con gli avversari a farci risuonare la melensa litanìa della dura legge del gol nella orecchie.

E invece no. Ma andiamo con ordine.

Uno dei commensali, con cultura didascalica sulla collezione Panini anni 80 ma assolutamente a digiuno di nozioni odierne, mi confessa di aver partecipato all’asta del fantacalcio quasi a sua insaputa, e di aver comprato Asamoah senza nemmeno sapere che fosse.

La notizia pare fatta apposta per fargli sapere, con tono trionfante, che uno dei suoi acquisti gli ha appena garantito un bel +3 in pagella… siamo agli sgoccioli del mècc e, pericolosamente, non mi preoccupo nemmeno di vedere come va a finire, quasi come a presagire una vittoria corsara nel finale.

Ecco quindi la seconda chiacchiera telefonica con pargolo dopo il fischio finale: rimango spiazzato dal rantolo del giovinetto “Pààà abbiamo vintooo! Brooozooooo!!!

Mo’ che c’azzecca Ajeje? Chiedo tra me… lesto il bagaj a raccontarmi del secondo VAR e della zampata finale di Epic.

Fintamente ingenua -e in realtà piena di odio e rancore- la domanda paterna in chiusura di comunicazione: “e quello di Brozo non han trovato il modo di annullarlo?”.

Sarcasmo a parte, portiamo a casa tre punti di importanza mariana nel processo di ristrutturazione di un inizio di campionato marroncino, nuovamente in zona recupero, a testimonianza del fatto che non saremo dei fulmini di guerra nell’approccio alle partite, ma che in compenso non si molla davvero un cazzo fino alla fine.

Finchè dura…

 

LE ALTRE

Il Frosinone ci fa sperare fino all’81’, per poi capitolare al cospetto di CR7 e complici.

Non che nutrissi grandi speranze, ma se per quello nemmeno il Bologna di Superpippa sembrava chissà quale ostacolo per la Roma, che invece è andata a sbatterci contro con conseguenze potenzialmente letali per Di Francesco e tutto l’ambiente.

Bene Napoli e Lazio, così così il Milan che, dopo una buona partita e due bellissimi gol, inciampa sulla garra orobica dei due argentini Gomez-Rigoni per il 2-2 finale.

La classifica continua ad essere mediocre, e non ci consente pause di riflessione nella sfida con la Viola nel turno infrasettimanale.

 

E’ COMPLOTTO 

Ancor prima di giustizia, quel che voglio da qualsiasi arbitro è uniformità di giudizio.

Giuro di averlo pensato anche prima di leggere Settore.

Ci sarà un motivo per cui ho chiamato una delle categorie più utilizzate di questo blog “Same but Different”… Sembriamo condannati a dover sottostare ad oscure regole che trattano fattispecie che paiono identiche in modi antitetici.

Siccome però si può sempre far meglio, a Genova abbiamo assistito alla versione 2.0 del predetto concetto. Si è cioè avuta la pervicace vivisezione di tre distinti tentativi dell’Inter, con il solo obiettivo di trovare un appiglio che potesse portare all’annullamento del siffatto goal.

Il tutto -assai divertente, non c’è che dire- a pochi giorni da una sommossa popolare che chiedeva un uso più massiccio della tecnologia a disposizione degli arbitri.

Bello, no? Nella giornata precedente perdi tre punti per un rigore solare non dato e un gol subito anche a causa di un avversario in fuorigioco chilometrico. Tu -ancora devo capire perché- ti guardi bene dal lamentarti, ma incredibilmente la stampa si scandalizza per te, invocando l’utilizzo della tecnologia a disposizione.

Detto fatto: la stessa squadra gabbata sette giorni prima per mancanza di utilizzo, viene ora ri-gabbata per quello che definirei abuso di tecnologia.

Nulla da dire sul gol annullato ad Asamoah, che arriva dopo un cross di D’Ambrosio che ha oltrepassato la linea in maniera chiara anche a occhio nudo.

Qualcuno mi deve però spiegare perché il gol del Ninja sia stato annullato per un fuorigioco che già mi sembra non punibile (la palla non va verso Icardi a centro area), e che soprattutto arriva dopo due se non tre tocchi sampdoriani.

L’anno scorso, al gol annullato alla Juve contro l’Atalanta, si disse che la distanza temporale tra l’irregolarità e il gol che ne seguiva non rilevava ai fini della decisione, se in quel lasso di tempo la squadra danneggiata non fosse riuscita a riconquistare il pallone.

Era una regola nuova, ma spiegata così era stata capita da tutti (tranne Massimo Mauro, ma checcevoifà) e accettata da molti. Qui invece, torniamo ad essere vittime del cavillo: quel che conta non è il possesso del pallone puro e semplice, bensì il “possesso pieno”: ecco l’ennesimo aggettivo messo lì per conservare tutta la discrezionalità di cui l’arbitro abbisogna, tanto quanto basta per permettergli di scegliere, a seconda dei casi, un applicazione più o meno pedissequa del regolamento.

Merde.

Se anche il rispettosissimo ex Capitano Zanetti arriva ad esultare così al terzo gol dei suoi ragazzi, che ci permette di vincere 1-0, ecco che abbiamo chiaro il quadro surrealistico in cui ci troviamo a giocare.

L’ulteriore beffa è che, anche dopo questa giornata, alle sacrosante proteste immediate non sia seguita nessuna presa di posizione della Società, ingenerando in chi scrive il convincimento che il silenzio sia tutt’altro che pavido o casuale, ma sia in realtà visto come un male minore, della serie “già così ci fanno il culo, se poi ci mettiamo anche a protestare…”.

A fare il suo, come al solito, rimane solo l’allenatore di turno, che riesce nell’inedita impresa di farsi cacciare per “eccesso di esultanza”.

Perfino Rizzoli (“Vaffanculo” per Totti e per gli amici), invitato alla Domenica Sportiva per difendere la categoria , ha dovuto riconoscere che forse nella fattispecie i colleghi sono stati un po’ severi.

Bontà sua…

 

WEST HAM

Dopo un inizio orrendo, settimana scorsa abbiamo sbancato Goodison Park, mentre sabato abbiamo ospitato Sarri e il suo Chelsea, uscendone indenni.

Not bad…

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Un allenatore vince al 94’ e urla “goool!!!” in favore di telecamera: imperdonabile!

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