INTER-CAGLIARI 2-0
Bene, senza molto altro da aggiungere. Bene.
Bisognava vincere, non soffrire, possibilmente non subire gol e preservare un po’ di minutaggio in vista del mercoledì di Champions.
La to-do-list è completata al 100%. I ragazzi, per una volta, han fatto i bravi.
La furmazia iniziale in verità mi provoca qualche brivido alla schiena: il Cagliari non è ‘sta gran squadra, ma partire con Dalbert, Borja, Gaglia e senza Brozo, Beavis e Icardi mi lascia un po’ sulla spine.
Sono invece curioso di vedere finalmente il Toro Martinez dopo l’infortunio che, di fatto, l’ha tenuto ancora nascosto in campionato.
Ed è proprio il succitato argentino a incornare alla perfezione un buon cross di Dalbert: palla in buca dopo nemmeno un quarto d’ora di partita.
Sit back and relax dicono sugli aerei, ed è quel che cerco di fare. In cielo mi viene benissimo. Sulla poltrona di casa davanti all’Inter un po’ meno…
Ruminiamo calcio di discreta fattura, mancando il gol del raddoppio in un paio di casi. Bellissima l’azione che porta Candreva a ciccare il pallone a centro area: per chi non l’avesse vista, basta immaginare il primo gol di Icardi nel Derby dell’anno scorso concluso con la sua tripletta. La sola differenza è che là Candreva aveva messo il cross -perfetto-, qui invece si trova al posto giusto ma manca il pallone.
Dietro soffriamo il giusto, per non dire nulla. Le mie sole perplessità derivano ancora una volta da Gagliardini, che pure in una serata tranquilla mostra le proprie lacune di tecnica individuale e tempismo negli interventi.
La ripresa procede sulla falsariga del primo tempo: il Cagliari non rinuncia a giocare, ed il possesso palla è di tutto rispetto. Tuttavia i pericoli per i nostri iniziano solo con l’ingresso di Joao Pedro a metà ripresa.
Lo stringiculo vero capita verso la mezz’ora, allorquando un corner degli ospiti viene scaraventato in porta da Dessena. Handanovic si era guardato bene dall’uscire e il capitano dei sardi dall’area piccola aveva colpito a botta sicura, col nostro portiere a respingere il pallone già ben oltre alla linea.
Il VAR per fortuna metteva le cose a posto, visto che il braccio di Dessena andava proprio a colpire la palla, terminata in porta unicamente per quella manata malandrina.
Il genio, ricevuta l’inevitabile giallo per fallo di mano, faceva addirittura il fenomeno protestando la sua innocenza (???) e andando a tanto così dall’essere cacciato dal campo.
La strizza presa forse desta i nostri. Splendida la combinazione che porta Dalbert a recuperare palla e servire Politano sulla fascia. Da lì sapiente tocco in orizzontale per il Ninja che con l’esterno fa scorrere ancora meglio liberando Candreva solo davanti al portiere: il nostro però prende la mira e gli spara contro, condannandosi alle Madonne del primo anello arancio e all’inevitabile sostituzione che arriva poco dopo.
Complici anche i cambi (dentro i due croati per Candreva e Gagliardini), i nostri continuano col ritmo barzotto e la pericolosità delle giocate.
Il raddoppio arriva sugli sviluppi di un corner battuto da Borja: Politano sbaglia il primo stop, ma la palla gli rimane lì e non ci pensa due volte a caricare il sinistro e tirare.
Pochi l’hanno visto, ma la conclusione subisce una leggera deviazione di un difensore che rende la traiettoria ancora più velenosa per Cragno: la palla bacia il palo lontano ed entra in rete.
Partita finita e tutti contenti. Mercoledì c’è il PSV in Olanda e domenica la SPAL a Ferrara. Due gare da non fallire per poi lavorare al meglio durante la sosta e preparare il trittico Derby-Barça-Lazio come si deve.
LE ALTRE
Vincono Juve e Roma, il che vuol dire tre punti recuperati su Lazio e Napoli. Vincono però anche Milan e Fiorentina, il che vuol dire terzo posto appaiati ai Viola e al Sassuolo, “stranamente” inesistente contro i rossoneri (vero Squinzi?).
Onestamente imbarazzante la superiorità dei gobbi contro quella che si pensava essere la squadra che più di tutte avrebbe potuto metterla in difficoltà. E invece… Mezz’ora scarsa di sofferenza, gol di Mertens subìto, e poi via in scioltezza o quasi.
Chiaro che non potranno vincerle tutte, ma la sensazione che si giocherà per il secondo posto si fa più concreta di settimana in settimana .
E’ COMPLOTTO
Qui vi devo chiedere un atto di fede o, se preferite, la condivisione di parte della mia sindrome di accerchiamento.
Parlo di Sassuolo-Milan, partita agilmente vinta dai cugini che rifilano quattro pere alla stessa squadra in grado, coltello tra i denti, di batterci all’esordio di Campionato, epperò in questa sede banda di bravi ragazzi pronti a fare gli onori di casa.
Ora, lasciando perdere la nostra insipienza e la -prima ma non ultima- giornataccia arbitrale di quel dì, fa specie vedere come, ancora una volta, la banda-Squinzi si riduca a tappetino casa allorquando arrivano gli ospiti importanti.
Non trovo la foto in rete, ma vi giuro che su Sky l’ho visto: il Presidente del Sassuolo inquadrato nel suo box presidenziale, con tanto di pargoletto al fianco agghindato con agghiacciante maglietta rossonera. Nemmeno la decenza di far finta, aldilà delle dichiarazioni di facciata…
Poi guardi i primi due gol del Milan: un coast to coast di Kessie manco fosse George Weah, che si fa 80 metri di campo senza che a un avversario venga nemmeno il dubbio di andare a contrastarlo.
Suso a inizio ripresa fa un bel tiro di sinistro: forte ma non fortissimo, e che soprattutto centralissimo, altro che “amazing goal“…
2-0 e tutti comodi, riesce perfino a segnare Castillejo, ovviamente già diventato “Samu” per tutti (è pur sempre compagno di squadra di “Jack” e “Gigio”), e poi ancora Suso con botta di culo sotto forma di deviazione.
Morale: la litanìa del #connoituttifenomeni, se necessario, ha avuto nuova conferma della propria validità.
WEST HAM
Alla grande, battiamo 3-1 il Man Utd mettendo -purtroppo- in grossa crisi Mourinho. Tutti contenti: noi per essere tornati a battere una grande di Premier, gli altri per poter insultare José senza tema di smentita (quantomeno immediata) e pronti a schierarsi dalla parte di Pogba nella diatriba mancuriana di stretta attualità.