CATANIA-INTER 1-2
Le feste del panettone che alla fine il buon Sancho Panza non è riuscito a mangiare portano con sé 6 bei punticioni nelle due partite di questo inizio Gennaio.
E se il successo contro il Napoli era stato da me preventivato in maniera tranquilla ed ottimista (tanto tempo per preparare la partita, l’inevitabile vento di novità che sempre accompagna l’arrivo di ogni nuovo “Mister”,…), i tre punti di Catania sono invece stati salutati come una piacevole sorpresa. Il fatto poi che siano arrivati dopo una prestazione non esattamente da squadra-spettacolo dà a mio parere maggior lustro alla vittoria, che peraltro arriva in una giornata in cui l’Inter recupera punti sulle dirette concorrenti (3 su romane e Juve, 2 su Milan e Palermo).
La partita è di quelle cazzute, dove non si riesce a cavare un ragno dal buco (nel primo tempo) e quando i ragni arrivano, sono nella nostra area, con Castellazzi bravo a ritardare il vantaggio etneo due o tre volte e la nostra difesa ad incassare un altro gol sugli sviluppi di un corner: Gomez insacca dopo rimpallo di Maxi Lopez che a me è parso in fuorigioco ma che ovviamente non è nemmeno stato fatto rivedere… Potenza del chiagni e fotti con annessa panolada nel pre partita.
Ad ogni modo, siamo sotto 1-0 a 20’ dalla fine e, se già sul pareggio la vedevo grigia, adesso è notte fonda. Ma la lucidità alberga tranquilla nella crapa lustrissima del Cuchu Cambiasso che, vista la scarsa vena del fratello Milito, si sostituisce a lui nelle vesti di bomber e ribalta il risultato capitalizzando prima di destro l’imbeccata di Stankovic e poi di testa il cross di esterno di Maicon. In 10 minuti cambia tutto e il Catania a quel punto è incapace di reagire. E’ andata bene insomma, si è vinto giocando male, e queste son le partite che personalmente mi danno più gusto.
DOVE ERAVAMO RIMASTI
Avendo “bigiato” il pezzo su Inter-Napoli, ne faccio un riassunto del riassunto elencando le cose che mi sono e non mi sono piaciute: bene il risultato ovviamente, bene il gioco, nel senso che per una delle prime volte in stagione non c’è stato il solito possesso palla fine a se stesso (modo civile per definire il masturbatorio ti-tic ti-toc) e, cosa più importante di tutte, il concetto di “gruppo” è tornato a livelli di affiatamento mourinhani. La cosa che non mi è piaciuta è una certa incoerenza dei giocatori (a dire il vero inevitabile in una certa misura) testardi nel negare a parole ogni confronto o differenza tra Benitez e Leo, ma palesi nel confermare le tre galassie di distanze tra i due mondi, a furia di baci e abbracci a Leo manca fosse una bella figliola.
Ora, riconosco che la capacità del brasiliano di creare entusiasmo e “empatia” sia leggermente superiore a quella di Mr Rafa, ma per tanto così ditelo chiaro e tondo: con quello là non era scattata la scintilla, i tanti infortuni avevano fatto il resto e buonanotte al secchio.
Parlando di Leonardo, ammetto senza problemi che la retorica Leonardiana mi trova prevenuto in partenza, e per quel che mi riguarda puzza troppo di comunicazione MeRdiaset-style. Ripeto: stimo la persona, spero nell’allenatore, ma faccio anche i complimenti al suo autore.
Frasi come “non cercavo un lavoro ma un sogno” o “sono cose difficili da spiegare o capire, ma io non voglio né spiegare né capire, voglio viverle” mi puzzano di ufficio stampa ad hoc e ricordano tanto le atmosfere ovattate e zuccherose di Milanello Bianco.
Meglio invece il dopopartita di Catania, con il Mister che non fa mistero della pochezza della prestazione, ponendo al tempo stesso l’accento sulle palle d’acciaio di questo gruppo. La cosa che più mi piace –e se vogliamo la maggior differenza con quanto detto da Benitez in questi mesi- è proprio la considerazione dell’attuale insieme di giocatori, visto dallo spagnolo come un limite, o comunque un qualcosa di fortemente migliorabile, e considerato invece da Leo come un’ottima base con cui lavorare. Chiaro, un conto è avere a che fare con due terzi di squadra ai box coi flessori KO e un altro è avere una dozzina di titolari disponibili e disposti al sacrificio l’un per l’altro.
Il diavoletto nel mio cuore (cit. vendittiana) mi farebbe chiedere chi si debba ringraziare per l’accozzaglia di infortunati, che giocoforza rendevano meno “sexy” la rosa dei disponibili per Mr Rafa, ma insomma cosa fatta capo ha, ed ora godiamoci la ritrovata “empatìa”, che pare essere la nipote del più noto “amalgama” dell’epoca di Massimino, e che tutto sommato rende bene l’idea di unità di intenti che pare ritrovata con l’arrivo del Signor Billò.
Chiudo dicendo che, per ora, c’è la persona “sbagliata” con le idee “giuste”. Mi spiego: è evidente che dal Sig. Massimo all’ultimo dei panchinari ci sia molta più fiducia in Leo di quanta ce ne sia mai stata in Benitez. Leo dalla sua grida ai quattro venti la sua stima e ammirazione per il gruppo che negli ultimi anni ha vinto tutto, e questo non può che accrescere l’autostima e la buona predisposizione dei giocatori verso l’allenatore.
Da vecchio cuore nerazzurro avrei preferito che una situazione del genere la potesse creare Zenga, o anche solo BeppeBaresi, pezzi di storia nerazzurra, e non un milanista –per quanto piacevolmente atipico- come Leonardo.
Ma tant’è, questo abbiamo, con questo andiamo avanti; e non è detto che sia poco!
LE ALTRE
Detto di una Roma che si fa rimontare e superare dalla Samp, in una partita meRdiaticamente battezzata come “l’occasione di una grande rivincita dopo la beffa dello scorso anno” (e invece once more with feeling!), il weekend sarebbe stato perfetto se i cugini non avessero “sculato” un pareggio in casa contro l’Udinese con 4 gol così caratterizzati: uno a pochi secondi dall’intervallo, un altro su clamoroso autogol, il terzo con Pato in sospetto fuorigioco (almeno per me, ma as usual guai a farlo rivedere…) e il quarto al 92’ dopo sospetto fallo in attacco di Ibra.
Lo so, sono di parte, ma siccome non lo dirà nessuno, lo dico io. Ora potete farvi stordire dal “cuore Milan” e dal grande “spot per il calcio” offerto da una capolista che si fa fare 4 gol in casa da una squadra di centro classifica.
WEST HAM
Dopo la cinquina rimediata a Newcastle e recuperi vari delle altre squadre, torniamo nella palude che purtroppo ben conosciamo (leggasi ultimo posto), oltretutto con Behrami probabile partente. Uno dei pochi buoni che se ne va, la vedo durerrrrrrima…
Di buono c’è il successo con i cugini di maglia del Barnsley in FA Cup: 2-0 e terzo turno superato. C’mon you irons!