INTER-ROMA 0-0
Una delle partite che mi hanno lasciato più interdetto da quando seguo l’Inter (trent’anni mal contati, sigh…).
Davvero, potrei dire tutto e il contrario di tutto, a seconda di voler vestire i panni dell’inguaribile ottimista o del caustico pessimista.
Pur trovandomi decisamente meglio nei panni del secondo, inizierò (senza esserne molto convinto) col recitare la parte di chi vede il bicchiere mezzo pieno.
Non abbiamo preso gol, nonostante (o grazie?) alla difesa a tre, dovendo ringraziare JC per un’ottima chiusura su Osvaldo e una bella parata a metà primo tempo. A parte quello, non ricordo grandi pericoli per la nostra retroguardia, pur avendo la Roma un bel tridente là davanti.
Se è vero –come è vero- che i giallorossi hanno avuto il controllo del pallone per larghi tratti della partita, è anche vero che le occasioni più ghiotte le hanno avute i nostri, e la vittoria sarebbe stata tutto fuorché un furto.
Paradossalmente, il fatto di non aver perso nonostante un centrocampo in gravi ambasce ed una gestione cervellotica dei cambi è segno quantomeno di buona sorte, che di questi tempi vale quanto e più di un solido mediano-sette-polmoni.
Temo però di aver finito le buone notizie, vedendomi perciò costretto a calzare i comodi ancorché consunti stivali da supporter rancoroso. Comincio subito maledicendo Lucio e i suoi due neuroni, non tanto per aver quasi mandato al creatore il portiere avversario (sciagurato il nostro nell’occasione e ancor più nel dopo gara quando dice “Grazie a Dio sta bene”), quanto nel quarto d’ora impiegato per raggiungere l’assist illuminante di Sneijder, con circumnavigazione dell’intera area di rigore che dà al portiere il tempo di uscirgli sui piedi e beccarsi la scarpata. Che è e resta involontaria, ma che palesa tutta l’imperizia e la scoordinazione del nostro, peraltro dimostrata in altre fasi del match.
Soprattutto, dovrebbe essere chiaro che Lucio, già avvezzo all’insana pratica dell’uscita-palla-al-piede-solo-contro-tutti con il solo Samuel a coprirgli le spalle, lo è ancor di più avendo anche Ranocchia in retroguardia. Pregi e difetti di questo effetto collaterale mi pare siano sotto gli occhi di tutti.
Proporre una difesa a tre in modo da avere –in teoria- cinque uomini a centrocampo vuol dire che la tua idea è quella di “fare” la partita, non di assistere impassibile al tiqui-taqui ordinato da Luis Enrique per buona parte dei 90 minuti.
Mi si dirà che i due esterni devono coprire 100 metri di campo e quindi la difesa a tre spesso diventa a cinque. Vero, ma mi sembra la storia della coperta corta: i due esterni nei progetti sono sempre dove vuoi tu, ma nei fatti sono spesso dove non dovrebbero essere: morale, come ti giri ce l’hai nel culo (please excuse my french).
Il fatto poi di proporre per la terza partita il terzo modulo diverso (3-5-2, s’è detto), è senz’altro bel segno di duttilità del Mister, che scongiura la talebanite di cui io stesso l’avevo accusato, ma fa capire che la confusione alberga sovrana nella mente brizzolata del Mister.
Arriviamo infine al fatidico cambio Forlan-Muntari per l’ultimo quarto d’ora, motivato da Gasp con l’esigenza di fare più “legna” a metacampo e togliere possesso-palla alla Roma. Motivazione condivisibile, ma allora perché regalare il centrocampo ai giallorossi per un’ora e passa, prima di accorgersene? E poi, se quello era l’intento, che cazzo ci faceva il prode Muntari in area avversaria, nelle vesti di centravanti della disperazione? Se l’intento era “lancia lungo e vediamo che succede”, il Pazzo era l’uomo ideale. Vero che le occasioni le abbiamo avute (due sinistri in fotocopia di Zarate, belli ma non sufficientemente “a voragine”, stessa conclusione di Forlan, capocciata di Milito fuori di poco e sinistro di Sneijder che non si sa come non entra), ma mi sono sembrate tutte frutto di giocate casuali ed individuali anziché di manovra di squadra. Classica eccezione che conferma la regola, il destro di Nagatomo nel primo tempo, alto di un soffio dopo una bella combinazione dei nostri attaccanti a liberare il nippico al tiro.
Non voglio trasformarmi nell’amante del bel giUoco che non sono, dico solo che la strada da fare è ancora lunga, che il tempo stringe e che il centrocampo, così com’è, farà sempre una fatica incredibile a tagliare e cucire. Il povero Sneijder gioca bene ma predica nel deserto, ed a tratti si ha l’impressione che gli altri si affidino a lui per qualsiasi passaggio che superi il coefficiente di difficoltà 0,1. Poi non lamentiamoci se il ragazzo non è lucidissimo in fase realizzativa o se si incazza coi compagni.
Vedere il partitone di De Rossi, o anche solo di Inler nel posticipo Napoli Milan, è un muto rimprovero alla campagna acquisti estiva, poggiata sulle traballanti fondamenta del Trio-Baggina (Cuchu-Thiago-Deki) e sulle acerbe certezze di Poli (ancora ai box) e Obi (che continuo a stimare ma che sta avendo più di qualche problema).
LE ALTRE
Detto di una Juve che vince a Siena col minimo scarto e che quindi è in testa a punteggio pieno, mi concentro su Napoli-Milan e sulla tripletta di Cavani che stende i campioni di Italia e coinquilini di classifica. La “coppia di centrali migliore del mondo” ne prende 3 e guida sicura la peggior difesa del campionato; ovviamente Nesta e Thiago Silva sono e restano forti, ma come al solito la loro “inerzia positiva” presso i media li assolve anche nei casi in cui meriterebbero critiche sacrosante. Soprattutto Nesta che, al pari di Pato, può tranquillamente permettersi di spintonare e far cadere a terra un avversario a gioco fermo, guadagnandosi solo un giallo (Il Papero manco quello) dal prode Tagliavento (quello delle manette di Mourinho, quello bravissimo perché applica il regolamento alla lettera senza guardare in faccia nessuno). Il Napoli ad ogni modo ha giocato molto bene e, se continua così, è serio candidato alla vittoria finale. Molto dipenderà dall’ambiente e da quanto Mazzarri sarà bravo a fare il “pompiere”, smorzando sul nascere le possibili esaltazioni e mantenendo la squadra massiccia e incazzata.
Per il resto l’Udinese affianca Juve e Napoli a 6 punti (insieme al Cagliari!) e si prepara mercoledì alla trasferta di Milano: i cugini difficilmente sbaglieranno due volte di fila, ma insomma i friulani dimostrano anno dopo anno che, anche dopo dolorose cessioni, riescono a mettere insieme una signora squadra e a dar fastidio a tante (noi di sicuro).
E’ COMPLOTTO
Detto di un pungente Civoli alla Domenica Sportiva che, guardando le due milanesi appaiate a 1 solo punto, chiede ironico “Ma quindi anche Allegri si gioca la panchina alla prossima partita?” mi concentro sui cazzi nostri, ché di (auto)critica da fare ce n’è.
Non sono solito dare ragione agli Ultras e ai curvaioli in genere, ma ho trovato illuminanti gli striscioni di sabato sera, che chiedevano conto dell’ “uomo forte in società” oltre a tratteggiare un delicato sillogismo sulla scelta del Mister (“Prendere Gasperini e non volere che giochi con la difesa a tre è come andare a mignotte e chiedere le coccole”).
La solfa, vera e ovviamente cavalcata senza sella da tutti i media, è sempre quella: via Mourinho, l’Inter è tornata nelle mani del solo Moratti, con tutta la miopia strategica che ne consegue. Non tornerò su quanto detto in altri post circa l’inconsistenza della Società-Inter e la conseguente necessità di avere in panchina il suddetto uomo forte, ma il tutto dà ancor di più un saporaccio di “ripiego” alla scelta di Gasperini.
La Tafazzite nerazzurra si estrinseca anche in cagate quali l’imitazione del Mister da parte di Fiorello, che chiaramente è ora attesa come l’oracolo di Delfi dai media sportivi dopo ogni partita: dopo un solo anno dalla conquista di “tutto”, siamo già tornati ad essere carne da barzellette…
WEST HAM
Hammers e (soprattutto) tifosi escono indenni dal derby-dei-derby contro il Milwall. Reti inviolate e nessuna notizia di incidenti in quello che è la partita più pericolosa del calcio inglese.