OGGI LE (TRAGI)COMICHE

INTER-TRABZONSPOR 0-1

Quando non deve andare non va.

Devo allinearmi, nei giudizi del dopo gara, a quello che intra-sento dal Signor Massimo e dal resto della Società: sfiga, beffa, tutto quel che volete.

Ho quasi 40 anni e sono un po’ autistico in queste cose, quindi la partita dell’83 a Trebisonda io me la ricordo (altra sconfitta 1-0): per questo non ero contento quando all’ombra degli ulivi pugliesi avevo appreso della composizione del girone. Del resto, come dicono da quelle parti, “mamma li turchi”.

Purtroppo, pur essendo questi mediocri, il mio stringiculo era motivato. Noi avremmo potuto star lì due settimane e probabilmente non sarebbe mai entrata, e loro ci hanno uccellato con l’unico tiro in porta –invero molto bello, da centravanti di razza anche se fa il tizio in questione fa il terzinaccio…

Comunque, cercando di fare un po’ d’ordine, il ravvedimento operoso auspicato dopo Palermo c’è stato: difesa a 4, rombo a metacampo e via. Chiaro che non basta mettere le statuine in modo diverso per vincere la partita, ma la squadra così è senz’altro più a proprio agio.

Obi, da me incensato nel precampionato, fa in realtà una partita modesta, senza la corsa e la spregiudicatezza di altre volte. Ma è tutta la squadra a procedere a strappi, alternando mezzore di semiveglia a quarti d’ora di assalti all’arma bianca. Che, in serate di normo-sfiga, avrebbero potuto serenamente portare a un paio di gol (penso al Pazzo nel primo tempo, a Milito 2 volte e Coutinho nella ripresa, solo per citare i casi più eclatanti). E invece ciccia, non entra e non vuole entrare. Battiamo una dozzina di corner ma becchiamo il gol sul primo angolo avversario, rigorosa applicazione in ambito calcistico della legge di Murphy. Milito, oltretutto, fa lo stesso tipo di tiro che ha fatto segnare Pato e Cavani nelle altre due partite italiane di Champions: in mezzo alle gambe del portiere, con la differenza che in questo caso la palla sbatte sul culo del turco che poi abbranca in presa.

Sulla partita in sé non c’è molto altro da dire, a parte un campo già infame (ma un bel sintetico, perdìo?) e un arbitraggio scadente, con tanti piccoli errori disseminati nei 90’. Oltretutto russi e francesi (le altre due squadre del girone) pareggiano, quindi ai fini della classifica non è un grosso problema.

Mi concentrerei più sul “dopo”: ripeto di aver trovato di buon senso le parole del Presidente, e spero che tutti ‘sti ceffoni alla fine producano la reazione in stile “la Polizia si incazza”: per dire, sabato sera c’è la Roma, e l’occasione per rimettersi in carreggiata è troppo ghiotta per non essere colta. Magari con Milito e Forlan là davanti, e sperando in un fine sfiga.

Sul Mister aggiungo solo questo: aldilà del credo tattico, che non sia un capitano di ventura, a petto in fuori nella tempesta (alla Mourinho) pare evidente. Che non sia un sergente di ferro alla Capello, pure. Per come la vedo io, i giocatori sono spugne e assorbono quello che il Mister gli passa. Se hai un motivatore, uno che ne solletica l’orgoglio e li carica a dovere, puoi ottenere da questi campioni quello che vuoi (due esempi su tutti: Eto’o che fa il terzino, Pandev che sembra un giocatore di calcio). Ma se questa scintilla non scatta –non perché i giocatori remano contro, ma semplicemente perché non sono disposti a “morire” per il Mister) ecco che a mio parere l’allenatore deve far fare a questa gente quel che sa fare meglio, chiedendogli di deviare il meno possibile dal loro spartito. Ecco perché ritengo giusto insistere su “rombo” e difesa a 4, non perché siano moduli migliori a prescindere (questo lo pensano solo Sacchi ed altri malati di integralismo calcistico).

Spero che il Gasp faccia questi ragionamenti, che parli chiaro coi giocatori (“volevo fare altro ma ora non è il caso, tiriamoci fuori insieme da ‘sto troiaio”) e che sabato portino a casa tre punti di riffa o di raffa.

LE ALTRE

Il Napoli, da quel che vedo, fa un figurone a Manchester: colpisce una traversa, passa in vantaggio, si vede salvare sulla linea un altro tiro, prima di beccare il pari su punizia balorda e dopo aver vacillato a sua volta con legni che ballavano sotto le pallonate dei Mancio-boys. Poteva vincere come poteva perdere, ma la prestazione è stata assolutamente all’altezza della serata. Bravi.

Il Milan la sera prima sgraffigna un pari a Barcellona che, se non fosse l’odiata squadra dell’Ammmore, mi farebbe davvero godere. La masturbazione calcistica catalana è stata punita da un sano colpo di culo, oltretutto da parte di una squadra che di detto culo ha storicamente goduto negli anni, e che per di più si picca di giUocare bene e di volere sempre fare spettacolo. Morale, sto cercando di vedere questo pari come una sconfitta per entrambi, e le motivazioni non mancano.

E’ COMPLOTTO

In attesa di sentire e leggere i commenti fintamente contriti delle nostre prodi meretrici intellectuali (è un processo alle intenzioni, lo so. Confesso e non mi pento), sogghigno nel vedere il livello di zerbinaggio dopo la partita dei cuginastri. Galliani, per una volta onesto, arriva davanti ai microfoni riconoscendo la superiorità del Barça e dicendo testualmente “Mucha suerte”, modo elegante per ammettere il furto con destrezza.

Da studio, Caressa & Co. invece lo rinfrancano, parlando di grande attenzione difensiva e di Barcellona che ha giocato peggio di tante altre volte, che ha sì tenuto palla per 80 min ma senza creare chissà che… Merde! Sono mesi se non anni che noi interisti diciamo che il Barcellona è senz’altro uno squadrone, ma che si piacciono così tanto da preferire l’estenuante palleggio al tiro in porta, e la risposta è sempre stata “la vostra è solo invidia, quello è il calcio del 2015 (vero ibra ;-)), solo così si può dire di giUocare bene”.

Messi & co. hanno creato la solita decina di occasioni da gol, potevano tranquillamente darne 4 o 5 al Milan, ma per voler entrare in porta col pallone hanno peccato e sono stati puniti.

Il succo è: giocano sempre così, non solo ieri sera. Non è stato il Milan a farli giocare male. E poi: non è stato il Milan a voler giocare così: è stato il Barça a prendere palla, subito dopo lo splendido gol di Pato, e a non fargliela più vedere (o quasi). Ancora, tocca riconoscere la sincerità di Galliani quando dice “non eravamo noi a voler retrocedere fino alla nostra area, sono proprio loro che col loro gioco (e coi loro piedi buoni, aggiungo io) ti costringono a far così. Perché a centrocampo non gliela porti via mai”.

L’Inter di Mourinho, in 10 per un’ora , ha voluto fare quella partita: illuminante la frase di José dopo quella partita: “ci sono partite in cui voglio la palla e partite in cui non voglio la palla: contro il Barcelona io non voglio la palla!”.

L’Inter, che ha sempre ottenuto le sue vittorie basandosi su una difesa solida, ha detto al Barcelona “vieni, picchia di più, mia nonna me le dava più forte!”, e questi non ci hanno capito niente. Col Milan sono stati loro a costringere il clubpiùtitolatoalmondo ad appendersi alle traverse.

Rei confessi oltretutto (non fatemi più dar ragione a Galliani!), ma tanto poi ci sono i servi dei servi a fare il lavoro sporco e a riconoscere meriti anche là dove non ce ne sono!

Sembra la foto dei bambini in gita: i primi tre sono i maestri gli altri (tutti sotto il metro e 60) i mezzani. Manca solo Panchito...

Sembra la foto dei bambini in gita: i primi tre sono i maestri gli altri (tutti sotto il metro e 60) i mezzani. Manca solo Panchito…

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