TRIPALLICI

INTER-FIORENTINA 2-1

Una vittoria da Inter, massiccia, incazzata e splendidamente contropiedista, che punisce una Fiorentina bella e convincente fin quando Pepito Rossi resta in campo, come a dire che i calciatori, e non gli schemi, fanno ancora la loro porca differenza in questo splendido e semplice gioco.

Il canovaccio della partita è alquanto prevedibile, con i Viola a palleggiare rimirandosi un po’ troppo  allo specchio e i nostri a rubar palla e ripartire veloci: emblematico a riguardo il calcio di inizio, con Alvarez a sradicare il primo pallone dopo secondi 3 e puntare dritto la porta di Neto.

Più che la scolastica rete di passaggi a metacampo, soffriamo le imbucate di Rossi e le verticalizzazioni di Joaquim, vecchia conoscenza spagnola che già in maglia valenciana, ad inizio anni 2000 aveva arato la nostra fascia sinistra, entrando di diritto nel “Club Gautieri” per la gioia dei nostri terzini di oggi e di ieri (ho fatto pure la rima). Nagatiello lo tiene sì e no, e l’iberico arriva un paio di volte alla pericolosa conclusione che per fortuna non fa danni, complici un solido Handanovic e una mira non precisissima dell’ala viola.

Aldilà del giusto insistere sulla formazione e sui concetti di gioco delle ultime partite, i nostri non sembrano in grande serata, con gli esterni più timidi rispetto alle ultime uscite e con Taider e soprattutto Guarin ancora più in ombra: i due non attaccano come saprebbero né difendono come dovrebbero, con la conseguenza di lasciare il Cuchu a impersonificare  un popolare verso di Ligabue (“sempre lì, lì nel mezzo…”) e con Palacio lasciato solo al suo destino. Alvarez invece continua il suo mese mariano, risultando il migliore dei suoi quanto a continuità di manovra ed efficacia della stessa.

Lo 0-0 con cui si arriva all’intervallo pare la logica conseguenza di quanto visto in campo.

La ripresa invece spariglia un po’ le cose: dopo il destro potente di Guarin a scaldare i guantoni di Neto, la Fiorentina trova il vantaggio  in una delle prime sortite in area nerazzurra (leggera ma purtroppo evidente la trattenuta di Juan Jesus su Joaquim) e a costringere l’Inter a forzare la sua natura ed iniziare a “costruire” calcio.

Il centrocampo cambia faccia (fuori prima Taider per Kovacic, poi lo sfanculante –e sfanculato- Guarin per Icardi) e le cose si mettono meglio. Vero, come solertemente fatto notare dai telecronisti, che l’Inter va avanti col cuore ma non col giUoco, ma come sapete la cosa non può che farmi piacere. I nostri sono bravi e un poco fortunati a trovare il gol del pareggio sugli sviluppi di un corner con semi-cappella del portiere Neto, incapace di spazzare l’area come la circostanza avrebbe imposto: ed è in quelle lande calcistiche desolate, o meglio disordinatamente affollate, che il Cuchu trova il suo terreno di battaglia preferito. Mi piace pensare che, prima della semirovesciata da bomber di razza, abbia gridato in lunfardo stretto “L’è tua l’è mia l’è morta l’umbrìa” prima di sbrogliare il matassone, con il gol da dedicare al neonato virgulto (chiamato -ironia della sorte visto l’avversario della serata- Dante).

Onestamente, non pensavo che si potesse raddrizzare la partita ma, posto che l’appetito vien mangiando, a questo punto mi trasformo nello Scarpini di turno semi-gridando da solo “dai cazzo che adesso la vinciamo!”. Tocca prima perdere qualche anno di vita nel vedere la palla di Borja Valero arrivare lenta-lenta e giusta-giusta sul sinistro di Ilicic in piena area di rigore e subito dopo le manone di Handanovic respingere d’istinto, ma poi l’occasione è per noi: Ranocchia esce palla al piede allungandosela non una ma due volte, e riuscendo non so come a rimediare in entrambi i casi al piedino poco educato; la palla arriva –non credo volontariamente- a Nagatiello che innesca Alvarezza, il quale a sua volta vede Jonathan e Kovacic liberi sul secondo palo. Jonathan, per non essere da meno di Ranocchia, cicca il primo stop ma riesce in qualche modo a rigovernare la palla strumpallazza che galleggia tra lui e l’avversario, e di esterno destro piazza la sabongia ignorante sotto la traversa. Un’azione da Pazza Inter!(potevi perder palla 3 o 4 volte per errori tuoi, invece segni il gol-vittoria) Negli ultimi minuti ci sarebbe anche spazio per il 3-1, ma prima Alvaro Pereira, entrato subito dopo il gol a rilevare l’applauditissimo Johnny Guitar, si ingolosisce volendo tirare in porta dopo 70 metri palla al piede anziché servire Palacio a centro area (comprendo, avrei fatto lo stesso), poi il Nippico prova il sinistro a rientrare che finisce alto di poco.

Al 90’ sventiamo la beffa con il maledettissimo Ambrosini che cerca l’esterno destro da centro area, che per fortuna non ha né la forza né la precisione necessarie per impensierire nessuno. Si consolerà, così come il suo allenatore, con “la prestazione” (whatever that means), che per alcuni pare essere il vero risultato da raggiungere nei 90 minuti: il pericolo di questi ragionamenti è la loro deriva, che spinge l’ex Aeroplanino a dire “sconfitta immeritata” (parliamone, non mi pare) e “abbiamo dominato” (fatti vedere da uno bravo).

 

LE ALTRE

La Juve ruba,  il Milan pareggia di culo. Le vecchie certezze della vita. Per il resto il Sassuolo fa il colpo e sfiora il colpaccio a Napoli, pareggiando una partita che tutti pensavano di dover commentare col pallottoliere a portata di mano. Ne approfitta la Roma, meritatamente in testa a punteggio pieno dopo il 2-0 esterno sulla Samp, con un golazo di Benatia e nonostante l’infortunio di Maicon.

Come noi, anche loro beneficiano dell’assenza di impegni nelle Coppe. Come noi, anche loro possono permettersi di viaggiare “a fari spenti”, nel senso che nessuno chiede di vincere lo Scudetto. Come noi, anche loro subiscono pochi gol e pochissimi tiri in porta (in questo meglio di noi). Ovviamente, se tiri poco in porta, hai poche occasioni di fargli gol, fin qui ci arrivo anch’io…

Ad ogni buon conto, ci incontreremo a inizio Ottobre a San Siro e vedremo quel che ne esce…

 

E’ COMPOTTO

Non so da dove cominciare… Mi sono sempre ripromesso di commentare, in questa sezione, non tanto gli episodi in sé, ma il modo in cui gli stessi vengono trattati dai mass media, per sottolineare orwellianamente come gli animali siano tutti uguali, ma alcuni lo siano più degli altri.

Stavolta in verità il boccone è succulento ed è dura resistere alla tentazione di unirsi al coro (alquanto sussurrato invero) del “Juve-ladra, che-culo-questo-Milan”. Pur aderendo in toto all’endecasillabo sciolto, cerco di tenere fede al mio proposito e mi limito a far notare un paio di cose:

Il Chievo non solo evita –lodevolmente o codardamente, fate voi- di protestare per il gol clamorosamente annullato a Paloschi, ma addirittura va a consolare il guardalinee Preti nella persona del proprio Presidente Campedelli. Esemplare gesto di fair-play e messaggio di maturità mostrato a tutto il Calcio italiano, non lo metto in dubbio. Vorrei però, rifacendomi alla metafora faunistica delle prime righe,  che si comportassero così con tutti gli “animali” del recinto. Gli anni passati ed i numerosi capelli bianchi in testa mi hanno invece reso testimone di grida e strepiti equamente distribuiti tra tutti gli attori del circo barnum calcistico contro squadre di seconda fascia, contro nobili decadute, e contro LA grande squadra che però non fa paura (guess who). La stessa canea ululante si faceva però docile come un agnellino e comprensiva come il più bonario dei nonni, allorquando le intrusioni anali andavano a vantaggio di squadre diversamente strisciate.

Splendida la “testa di gatto” Conte che dopo la partita mette in scena la pantomima del “permaloso preventivo”, dicendo che l’errore “non è eclatante”. Forse ha la coda di paglia, sapendo che il guardalinee che sbaglia è lo stesso maledettissimo Preti che lo scorso Novembre convalidò il gol di Vidal contro di noi, chiudendo poi gli occhi insieme a Tagliavento nell’ignorare la cianghetta da secondo giallo di Lichtsteiner.

Strano che nessuno degli intervistanti lo faccia notare al mister bianconero, forse intimiditi dall’avvertimento all’insegna del “e adesso non iniziamo a dire che gli arbitri aiutano la Juve”.

Involontariamente auto-ironico infine quando dice che, dovesse in futuro capitare un episodio analogo ai danni della Juve (periodo ipotetico del trentottesimo tipo), anche loro andrebbero a consolare arbitro e assistenti. Anche lì, nessuno che, nemmeno a mo’ di battuta, gli abbia risposto “come Moggi a Reggio Calabria?”. Ma qui sono io che non cresco mai e non so rinunciare al gusto della battuta…

Duole invece rimarcare positivamente l’uscita di Allegri su Balotelli, decisamente più credibile del mancato ricorso “per motivi etici” del Milan alle tre giornate di squalifica. Il Labronico è un altro dei pochi non allineati all’egida zuccherosa di Milanello Bianco, e forse per questo non molto ben visto dal loro “amato-Presidenteche-sta-passando-un momento-difficile”: in ogni caso, le mazzate rivolte in conferenza stampa -e credo anche di persona- al 45 bresciano mi hanno onestamente sorpreso. Quando non sbagliano, purtroppo tocca dirlo. Il fatto che poi ieri questi abbiano “sculato” un altro pari è un fatto, giustamente accolto come un successo da Allegri che in effetti al momento guida una squadraccia da centroclassifica (forse). Del resto, il “busdelcù” è uno dei postulati fondamentali a quelle latitudini fin dai tempi di Sacchi: da tifoso –e in quanto tale ottusamente convinto dell’inconfutabilità delle proprie tesi- continuo a sostenere che se avessimo avuto negli anni la metà del culo di questi qui, avremmo vinto campionati e coppe senza nemmeno accorgercene.

WEST HAM

Vittoria per 3-2 nel primo turno di Coppa contro il Cardiff.

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