T.S.O.

INTER-UDINESE 1-2

Tanto per cominciare, il titolo è indifferentemente applicabile alla squadra simpatttica così come al sottoscritto, che ormai le infingarde strisce nerazzurre le conosce meglio delle sue tasche. Ragion per cui mi sono volentieri risparmiato la visione in diretta della minuscola prestazione dei nostri, a vantaggio di piacevole serata con amici. Tanto, per avere la più fedele delle rappresentazioni dell’ultimo capolavoro dei nostri, bastano un cellulare connesso al sito della Gazza ed una fervida ed allenata immaginazione.

Quindi: veder snocciolare sullo schermo dello smartfòn occasioni su occasioni nel primo tempo mi è stato sufficiente per sunteggiare “va beh stasera c’han voglia di giocare, se poi la buttano anche dentro…”

Detto-fatto (coi nostri tempi, s’intende…): Icardi riceve da un ispirato (sic) Guarin e col sinistro incenerisce il portiere, mandandoci al riposo avanti di uno.

Meno male, penso: a furia di mangiarsi gol, qui si rischia di beccarsela inderposto al primo contropiede, invece così… (Famous last words)

La fredda cronaca della ripresa lascia presto i toni entusiastici dei primi 45′ per raccontare di cacate sempre più frequenti dei nostri, tra contropiedi mandati in vacca e amnesìe purtroppo arcinote in fase difensiva. Il loro pari è frutto di una semi-dormita collettiva, che la Dea Eupalla decide severamente ma giustamente di farci pagare con l’ennesimo golazo subìto in questa stagione. Bruno Fernandes se la alza solo soletto al limite dell’area e al volo di destro pesca l’angolino, ed ecco materializzato l’ennesimo angolo-caminetto con glorioso ricordino da raccontare ai nipoti nelle fredde serate d’inverno.

Le residue forze fisiche e soprattutto mentali dei nostri vengono spazzate via dal suddetto incidente di percorso, e la sequela di breaking news che giungono dalla telefona non fanno che presagire nella mente malata di chi scrive un mantra sempre più incalzante: adesso il nano maledetto Di Natale ce la mette.

Ecco quindi che la notizia della sua sostituzione veniva dal sottoscritto accolta quasi come un pericolo scampato, se non fosse che proprio il subentrante -Thereau, uno che festeggia i gol facendo nano-nano con le mani- ringrazia sentitamente lo sciagurato retropassaggio di Palacio e beffa nuovamente l’incolpevole Handanovic.

Mancini, vedrò poi in differita, è a mezza via tra un pianto isterico e la vittoria al campionato mondiale di Madonne, ennesima dimostrazione che il problema ahimè non sta nel Mister ma nell’accozzaglia di craniolesi che veste indegnamente i nostri colori.

Insisto su questo punto non tanto per vanto personale (negli ultimi anni avrei tenuto sia Stramaccioni che Mazzarri, figurarsi se adesso auspico un allontanamento del Mancio), quanto per puntualizzare ancora una volta come il cambio di allenatore, lungi dall’essere la soluzione al problema, sia invece l’ammissione, nemmeno troppo implicita, del fallimento del Club ancor più del malcapitato Mister di turno.

Quel che -mi auguro- Mancini potrà dare rispetto ai suoi predecessori è un minimo di convinzione ai nostri di essere sulla buona strada, anche se devi essere un ottimo venditore (o forse un millantatore) per trarre elementi positivi da una catastrofe come quella di ieri sera. C’è in ogni caso poco tempo, pochissimo: i crediti guadagnati in carriera si sciolgono come neve al sole e basta poco per trasformare l’inerzia positiva in mazzate mediatiche (a meno che tu non ti chiami Superpippo, ovvio…).

Spero che lo charme del campionediclasse abbia il suo effetto su Presidente e dirigenza, perchè qui serve almeno un innesto per reparto, con un’ulteriore difficoltà (faccio per una volta finta di dimenticare l’ostacolo economico): vero che i nostri in massima parte sono mediocri mestieranti ma, proprio per questo, non basta prederne tre più forti di loro (altrimenti, ormai senza tonsille, pure io potrei dire la mia). No, qui c’è bisogno di tre giocatori veri, e forti soprattutto a livello mentale.

Il clamoroso infortunio tencico di ieri sera arriva, forse come una severa lezione da mandare a memoria, proprio da Palacio, uomo la cui carriera è lì a testimoniarne la classe, la concentrazione e la voglia di mettersi sempre a disposizione della squadra. Ecco, in questi casi si direbbe, con discutibile enfasi piccininiana “Propriolui!!” e non si arriverebbe lontani dalla verità.

Personalmente, una minchiata simile me l’aspetto da Guarin (a dire il vero, già fatto…), o da qualche altro dei nostri ignoranti calcistici, ma non dal Trenza.

Brutto segno quando vanno in vacca anche gli ultimi neuroni a disposizione della squadra…

LE ALTRE

Il fatto che la mediocrità e la perfettibile tenuta psichica siano patrimonio diffuso nel nostro Campionato -se possibile- mi fa ancor più incazzare, chè contro tale ammasso di squadracce è sufficiente un Genoa ordinato e diligente a scintillare al terzo posto. Il Grifo batte i cugini, dopo che nell’anticipo del posticipo dell’anticipo dell sbiliguda il Napoli aveva imitato la Roma, recuperando dal doppio svantaggio e strappando un pareggio in extremis.

Di tutto ciò approfitta la Juve, che conserva immutato il suo vantaggio dopo il pareggio a reti bianche di Firenze. Sono ancora convinto che alla lunga la classifica si sgranerà, lasciando in zona Champions i più meritevoli (o i meno coglioni, fate voi). Cresce invece il sospetto che noi li guarderemo a distanza di sicurezza, tutti presi a leccarci le ferite e progettare il prossimo “anno zero” (dovremmo essere arrivati alla quarta edizione…).

E’ COMPLOTTO

Il complottismo che mi pervade mi fa maledire quel gufo giallorosso di Riccardo Gentile, che evidentemente ce la vuole tirare dopo il gol di Icardi quando dice “ogni volta che l’Udinese passa in svantaggio poi perde”. La sindrome di accerchiamento però si esaurisce qui.

Interessante invece mettere a confronto due pezzi usciti in settimana sul Corriere della Sera, a firma rispettivamente di Fabio Monti e Beppe Severgnini.

Il primo, cronista molto vicino all’Inter ed ancor più prono agiografo del Signor Massimo, compila il diligente temino pescando a manate dalla demagogia più spicciola, all’insegna del “cuore e sentimento” come vera ragion d’essere del Club, senza nemmeno essere sfiorato dal dubbio che proprio la gestione simpatttica, soprattutto nel post-Triplete, abbia contribuito al troiaio sportivo ed economico attuale.

Ennesimo esempio di tafazzismo a strisce neroblù e di incapacità di capire i tempi che cambiano.

Dall’altra parte, l’interista metallizzato rimpiange l’addio di Cambiasso (anche se dubito che “Cuchu” significhi “vecchio” in lunfardo). Citazioni linguistiche a parte, il suo pezzo fotografa alla perfezione la mia visione su tutta la faccenda: il 19 crapapelada potrebbe -più di tutti gli altri gloriosi ex- essere il vero trait d’union tra l’Inter che è stata e quella che sarà. Torno non a caso a porre l’accento su neuroni e materia grigia: il Cuchu era già allenatore in campo (e in culo a tutti quelli che, negli ultimi anni, lo sfottevano chiamandolo “ghisa“), e quasi certamente diventerà un fuoriclasse in questa delicata professione. Il fatto che Mancini sia stato il primo a saggiarne le doti in nerazzurro, preferendolo a Davids nella prima stagione nerazzurra, mi fa intravedere la possibilità che l’accoppiata possa ricongiungersi presto, a discapito del secondo appena scelto dal Mancio per questa stagione.

Si badi bene: non sono ovviamente contrario al cuore e alla riconoscenza in sè: è ovvio che, se posso avere un professionista di indubbie qualità, che per di più è un pezzo di recentissima storia del Club, lo accolgo a braccia spalancate (non avrei dovuto farlo andar via, ma va be’…). Smetto di essere un cuore tenero quando la riconoscenza prevale sul senso pratico, chè se no per tanto così richiamerei Brehme domattina per fargli fare gli ultimi 20′ di ogni partita (a crossare, anche a 55 anni, è meglio di tutti i nostri esterni messi insieme…).

WEST HAM

Come paraculisticamente mi ha detto mio figlio ieri: “Pà, io ho deciso che per quest’anno la mia prima vera squadra è il West Ham, poi viene l’Inter“.

Difficile dargli torto: vittoria casalinga in rimonta sullo Swansea, 3-1 e momentaneo terzo posto in classifica!

 int udi 2014 2015 bisConsoliamoci così... Those were the daysConsoliamoci così… Those were the days

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