QUASI UNA SQUADRA NORMALE

CHIEVO-INTER 0-2

Il “quasi” è ovviamente quel che fa la differenza ma, insomma, tocca accontentarsi.

L’Inter non gioca meglio che contro l’Udinese, ma porta a casa tre punti di vitale importanza per far finta di voler ancora partecipare alla riffa di quartiere con premio finale 3° posto.

Probabilmente il primo tempo di San Siro contro la banda-Stramaccioni era stato più arioso e ben giUocato. Di contro, la ripresa di ieri ha fatto vedere solo squarci dello sterco di cui siamo capaci. Come detto, appunto, quasi una squadra normale, che mostra sprazzi di decenza equamente distribuiti nei 90′ e raccoglie due gol dalla decina scarsa di azioni degne di tal nome.

Mancio insiste ancora a considerare Guarin un essere dotato di cervello, e come tale lo piazza in una metacampo altrimenti discreta, pur se a misura di Kuzmanovic. il piccolo croato decollizzato piglia calci a destra e a manca, ma mette pure la palla in buca dopo sapiente cross di Nagatiello e coriacea torre di Icardi. Guarin fa l’unica cosa buona dei 90 minuti (non la tocca) e Kovacic ha gioco facile per l’1-0.

A cavallo del vantaggio dei nostri Handanovic si guadagna lo stipendio, lauto quanto meritato, fermando prima la capocciata isterica dell’emulo bresciano di Superpippa e poi pareggiando in bellezza la rovesciata di Meggiorini (ex maledetto e al rinnovo pluriennale nella membership del Club Gautieri).

Il nostro portiere per poco non combina il frittatone quando battezza fuori un cross talmente sbagliato da rimbalzare sull’incrocio dei pali e poi sulla fazza di Cesar, incredibilmente ancora in campo dopo il tentato omicidio ai danni di Kovacic (vedi foto del giorno per i dettagli).

Il riposo arriva salutare per i nostri, la cui lucidità mentale aveva lo sguardo ottuso di Guarin e la corsa di Nagatomo, utile come quella di un criceto sulla ruota.

Il quarto d’ora serve al Mancio per rifarsi la messa in piega e ai nostri per resettare entrambi i neuroni: rientrati in campo, i nostri prima si mettono di impegno per farsi infilare da Paloschi (la palla persa dal Kuz sulla trequarti veronese ha avuto effetti blasfemi udibili fino in provincia di Benevento) e poi, forse per la coscienza sporca, iniziano a martellare manco fossero il Real Madrid -passatemi l’iperbole sarcastica-, con D’Ambrosio e Nagatomo a sfiorare il raddoppio prima che sia Capitan Ranocchia a trovarlo con un sinistro tanto vellutato quanto imprevisto.

Ottimo Ranocchietta, anche perchè toglie letteralmente la boccia dal piedone di Guarin che aveva già mirato l’omino delle bibite in curva.

Il 2-0 è ulteriormente corroborato dall’espulsione più stupida vista a memoria d’uomo, con il poco rimpianto ex Ruben Botta prima a piazzare una gomitata sul profilo già abbastanza scaleno di Kuzmanovic, e poi a toccare con la mano la giacchetta cerulea dell’arbitro e meritarsi il cartellino rosso più permaloso della Serie A.

Come giustamente fatto notare nel dopopartita, un arbitro che permette una spietata caccia all’uomo nel primo tempo e che caccia poi il rosso per un giocatore che ha il solo ardire di protestare (invero in modo assai blando) toccandogli il braccio va semplicemente interdetto ad libitum.

 

LE ALTRE

Si vince quindi, e non eravamo mica più abituati. L’aritmetica cambia eccome, chè da -9 dal terzo posto ora siamo “solo”  -6. La Samp impatta con la Juve mentre il Genoa perde con la Roma. Il Milan ovviamente approfitta del Napoli in versione “no” e vince 2-0. Quel che non cambia è il troiaio di squadre ammassate in una manciata di punti.

Quel che non tarderemo ad apprezzare sarà la sostanza e la tenuta dei progressi fatti intravedere (che si scrive con una V sola, eccheccazzo). Domenica sera a San Siro arriva la Lazio: se vogliamo iniziare a far finta di credere al terzo posto (o più prosaicamente ad eguagliare il quinto posto dell’anno scorso) serve solo vincere, contando che la prima del 2015 sarà una trasfertuccia da niente a Torino…

 

E’ COMPLOTTO

Ci sono delle regole non scritte che sottendono a luoghi comuni maledetti nella centenaria storia del giUoco del calcio: blandire di complimenti il portiere di una squadra vuol dire in realtà criticarla per la scarsa tenuta difensiva, e per l’inesistente pericolosità in attacco. Ecco che le due grandi parate di Handanovic in quel di Verona diventano magicamente “quattro” nelle lisergiche pagelle della Gazza di stamane: lodi sperticate per Handanovic, e fin lì tutti d’accordo, ma come al solito non ci si limita al compitino, si esagera un po’ giusto per far vedere alla maestra che loro sono bravi bambini.

Parallelamente, dopo aver passato l’estate a voler convincere tifosi e lettori che questo Milan poteva ricalcare la Germania neo-campione del Mondo, ecco il nuovo rilucente parallelo tra i Meravigliuosi ed il Carlo Ancelotti (anche qui, con una L sola, a-ri-eccheccazzo) reduce dalla cinquantesima vittoria di fila con il suo Real Madrid . Da notare come, per tutti i media, i due allenatori in questione siano “Carletto” e “Superpippo“, manco fossero tutti cugini sfegatati di Pellegatti. Non vi dico i suggerimenti che ho dato per l’uso dell’alberello di Natale che tanto piace al Geometra…

C’è di buono che il Mancio continua ad avere appeal presso i pennivendoli e quindi anche noi beneficiamo di qualche luogo comune: non più e non solo “è un’Inter cinica” (a proposito di falsi complimenti…), ma anche “si vede la mano dell’allenatore“, fino alla sentenza (un po’ iettatrice, ma qui sono io a vedere il Diavolo anche là dove non c’è) “ha cambiato mentalità alla squadra“.

 

WEST HAM

Prezioso pareggio esterno contro il Sunderland che ci mantiene per un’altra settimana sulle montagne russe del quarto posto.

Up the hammers (finchè la va’!)

L'avessero fatto (a scelta) Ince, Materazzi, Medel, sarebbe scattata la fucilazione nel cerchio di centrocampo

L’avessero fatto (a scelta) Ince, Materazzi, il Muntari interista o Medel, sarebbe scattata la fucilazione nel cerchio di centrocampo.

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