INTER-LAZIO 2-2
Ovvero: di minus habens non ne abbiamo mai abbastanza. Data ormai per irrecuperabile la vacua presenza cerebrale di Guarin -il genio applaude addirittura i tifosi che lo fischiano al momento del cambio- noto preoccupato il propagarsi della minchionaggine sulla fascia sinistra (Nagatiello + Dodò è una combinazione mortale) e pure oltre la corsia laterale.
E cosa c’è oltre la linea del fuori? La panchina! Ecco. Diobono, Mancio, pure tu! Che cazzo di formazione hai messo giù?!
Come opportunamente titolava oggi la Gazza, ecco tornata la Pazza Inter, rentrée di cui sinceramente non sentivo la mancanza, se per “pazzia” si intende la capacità di complicarsi la vita, di non imparare dalle lezioni passate e di non far tesoro di quelle 4 qualità che questa squadraccia possiede.
Ecco quindi che la stantìa riproposizione del rombo di centrocampo dev’essere parsa banale e scontata per il tecnico al cachemere, pronto invece a stupire tutti con l’accoppiata di cui sopra sulla fascia mancina, che garantiva tracce di fosforo in campo paragonabili a quelle della piccola particella dell’acqua Lete.
Ovvio che non becchiamo il primo gol dopo 70 secondi per colpa dell’assetto dei nostri, ma i successivi 43 minuti mostrano che -quantomeno- l’esperimento va riprovato solo se e allorquando i meccanismi saranno un pocolino più oliati, ammesso e non concesso che qualcuno abbia mai avuto chiaro cosa i due suddetti avrebbero dovuto fare ieri sera.
Vabbuò, il Mancio fa ammenda tanto pubblica quanto implicita, cambiando il brasilianino riccioluto un minuto prima dell’intervallo, inserendo in sua vece il cagnaccio Medel. Tutt’altro che un fuoriclasse, s’intende, ma per lo meno a metacampo recuperiamo qualche palla e gli altri sanno di risulta come muoversi.
Nella curiosa e non richiesta alternanza tra mezzore della minchia e quarti d’ora mariani, ecco che la ripresa vede i nostri prendere sempre più campo, complice una Lazio sempre più raccogliticcia a speculare sulla splendida doppietta di Felipe Anderson (siamo arrivati tardi per il Primo Gol in Serie A, ma abbiamo rimediato concedendogli la prima doppietta e serata di gloria alla Scala del Calcio).
Di occasioni non ne piovono in quantità, e serve il colpo del campione per riaprire la partita: Kovacic la tocca piano e spara la uédra al volo dal limite su respinta della difesa laziale. Riesco a sentire il singulto animale di Scarpini urlare “riaperta! e adesso gliene facciamo altri 3!!”, anche se la sto guardando con il commento “normale” di Sky.
Mancini compie la sua redenzione togliendo lo scellerato Guarin e mettendo il suo rimpiazzo (il giovane e talentuoso Bonazzoli) nelle condizioni ambientali migliori per esprimersi: l’Eritreo Cazzulati del primoanelloarancio, vera coscienza critica dell’essere nerazzurro, può infatti pascersi nella demagogìa dell “l’è giuin, l’è italian, lè neanca un terun…“, dispostissimo a perdonare errori di inesperienza -in realtà assenti!- pur di non vedere più il colombiano incartarsi tra sgroppate inconcludenti, passaggi marmorei e movimenti a forma ottusangola.
Superata abbondantemente la zona Tafazzi (l’assioma dice “dopo il ventottesimo ormai è tardi“) è proprio Bonazzoli a essere gentilmente esortato dal Mancio ad incaricarsi di battere la punizia ai 25 metri. Già sono contento della cosa, perchè l’alternativa sarebbe avrebbe avuto la forma del piattone loffio del Kuz; per di più l’interno sinistro del bagai pesca bene D’Ambrosio che la vuole capocciare in porta, prendendola invece un po’ sghemba e facendola carambolare lemme-lemme sull’altro palo: Palacio decide che l’occasione è troppo grossa per non essere sfruttata e fa 2-2.
Rimarrebbero 10 minuti per far prendere qualche migliaio di infarti a noi tifosi ormai non più abituati a reazioni simili o anche molto simili, e per la gioia delle nostre coronarie finisce così, non senza aver -per una volta- benedetto il fuorigioco fischiato a Icardi, che altrimenti avrebbe meritato la lapidazione in Piazzale Axum per la indegna ciabattata a 8 metri dalla porta.
Aspetterò che le mie idee siano ancor più confuse del solito per azzardare un primo bilancio dell’ennesimo anno zero della rifondazione nerazzurra, e mi limito perciò a fare i conticini da bravo bambino che sta imparando le tabelline.
LE ALTRE
La cosa buona di avere una manciata di squadre davanti a te, che sono discrete ma nulla più, è che settimanalmente qualcuna perde punti: questo a dire che, per citare una frase fatta, basta fare due o tre vittorie di fila (cosa che non ci riesce da tipo tre anni…) per accorciare sensibilimente. Ciononostante, mi pare che due settimane fa fossimo a -9 dal terzo posto, distante ora “solo” 6 lunghezze. Fine delle buone notizie.
Rimaniamo infatti i poco invidiati capoclassifica della colonna di destra, con squadroni tipo Palermo e Udinese a mostrarci le chiappe e con gentaglia concittadina a sculare l’ennesima partita, dandomi l’ennesima conferma dell’assoluta inutilità degli arbitri di porta:
Il merda è quello in maglia blu:
eh ma era difficile… eh ma era impallato… stocazzo.
Per il resto, ribadisco quanto detto poco sopra, citando un altro sfortunato tecnico nerazzurro di un paio di stagioni fa (Ranieri): “lassù ce stanno a aspetta’!“.
Se poi anche noi ci diamo una mossa…
E’ COMPLOTTO
E’ da venerdì che voglio scrivere il pezzo solo per questo (sono un bimbo dell’asilo, lo riconosco):
Siamo al paradosso per cui sono i giornalisti a fare i regali e non a riceverli… E ovviamente, guarda caso, il regalo è per l’allenatore dei Meravigliuosi, Pipponostro, la bresaolaconl’insalata, il grande guru che gioca in contropiede ma non si può dire se no a Silvio gli viene una sincope, chè noi giuochiamo per lo spettacolo, per l’amore e per il Dottogalliani.
Di solito, in occasioni di feste o di rompete le righe, sono le Società a offrire un modesto e morigerato brindisi ai giornalisti presenti. Qui no, i pennivendoli, sentendosi evidentemente in debito, hanno deciso di fare i simpaticoni.
Disgustomatico.
Guardando ai cazzacci nostri, faccio solo presente che se una genialata come quella formazione iniziale l’avesse fatta il Miste’, sarebbe stato impalato alla panchina e arso vivo a cottura lenta da spettatori, giornalisti e tifosi, a scelta nell’ordine. Ma il Mancio appartiene all’élite dei “difficilmente criticabili” (con qualche merito in più del collega cittadino, me lo si permetta) e quindi si pone l’accento sulla capacità di accorgersi dell’errore (dopo un tempo intero, non proprio al volo…) e sull’umiltà nel fare marcia indietro.
Bene così, per carità, però l’onestà intellettuale è merce sempre più rara a tutte le latitudini.
WEST HAM
Qui il sogno continua, e ci apprestiamo al pudding con christmas crackers scintillanti nel nostro vestito da 4° posto, lasciandoci dietro gentaglia tipo Arsenal e Liverpool e ad un solo punto dal Manchester Utd. Vero che Boxing Day ci riserverà la poco agevole trasferta a Stamford Bridge, ma le bolle volano sempre più in alto.