INTER-FROSINONE 4-0
Per una squadra nata per dover sempre dimostrare qualcosa, e ontologicamente impossibilitata a godere del presente, il poker di gol rifilato ai ciociari -gentaglia che non era stata capace di andare oltre ad un pareggio con la Juve- ha un sapore che dura quanto la più scrausa delle cicche americane di quando eravamo piccoli: pochi secondi e “mamma… non ha più sapore…”.
Ecco quindi che poco, anzi pochissimo, contano i goals segnati (e il plurale all’inglese è quantomai opportuno) e i marcatori di serata. Poco conta la porta ancora una volta inviolata. Poco contano i risultati concomitanti delle dirette concorrenti, impegnate in scontri all’apparenza altrettanto morbidi eppure rivelatisi di difficile digestione.
Anzi, di più: tutto pare apparecchiato apposta per far dire: “Ok, ma settimana prossima c’è il Napoli. Lì sì che vedremo quanto valete“.
Il che, diciamolo sottovoce, è pure vero. Higuain e compagni paiono davvero la squadra migliore in giro per l’Italia; senz’altro sono l’attacco più velenoso del campionato, visto che accanto al Pipita galleggiano un paio a scelta tra Insigne, Mertens, Callejon e Gabbiadini.
Avremo tempo per psicanalizzare freudianamente gli incubi a forma di maglie azzurre che popoleranno le nostre prossime notti.
Per ora limitiamoci a rimarcare quanto visto poche ore fa.
Il Mancio insiste nel turbiglione di uomini e moduli, cosa che mi fa ridere e preoccupare in egual misura.
Ridere, perchè in ciò trovo conferma di uno dei miei personalissimi assiomi legati al calcio: il giocatore è più importante dello schema, ergo tendenzialmente adatti il secondo al primo, e non viceversa.
Preoccupare, con una coerenza degna di un bipolare in astinenza di cure al litio, perchè l’assenza di punti di riferimento in campo di solito si tramuta in una squadra balbettante ed incerta.
Qui però torniamo a ridere, perchè 13 formazioni diverse in altrettante partite hanno portato 30 punti in classifica, a ennesima dimostrazione del fatto che ci sono tante strade per arrivare in cima, non tutte necessariamente intuitive.
Nello specifico, Mancio rimette Telles a sinistra -bravo soprattutto in copertura il brasiliano, e la cosa non può che far piacere- confermando Nagatiello a destra.
Il nippico fa bene, e soprattutto crea un binario da mille all’ora con il compagno di corsia, principale beneficiario del “senso dello spettacolo” del Mancio.
Jonathan Ludovic Biabiany come sappiamo nei mesi scorsi ha rischiato di smettere di giocare a calcio, causa un cuore ballerino. Inoltre, cosa ignorata da tutti, è nato a Parigi, e nulla mi toglie dalla testa che il Mister a questo abbia pensato nel disegnare la formazione: “il ragazzo è veloce, è bravo, il momento è quel che è, Marsigliese e bandiera francese prima del fischio d’inizio… vuoi vedere che la mette?“.
‘Nfatti…
A centrocampo, Melo beneficia delle massicce dosi di bromuro evidentemente somministategli nel pre-gara, riuscendo da diffidato a non farsi ammonire e gestendo il centrocampo con i noti limiti, ma comunque meglio di Kondogbia, ancora troppo impreciso in più di un’occasione e troppo intermittente nel far valere il fisicaccio che si ritrova.
Davanti, oltre al già citato Man of the Match, Jovetic e Ljaijc giostrano dietro a Icardi. Dei tre, mi duole dirlo, il migliore nei 90′ è il poco amato serbo, che confeziona l’azione migliore della serata in occasione del 2-0 di Icardi (doppio scambio tra i due in area) e regala un altro paio di assist a Jojo, di contro piuttosto in ombra, pur essendo per me, detta male, il più bravo a giocare a calcio.
Icardi pare ancora in fase di rodaggio, quanto ad affiatamento con i compagni. Però la mette, e il gol come sappiamo è meglio di un Buscopan.
C’è poco da fare se non insistere, a mio parere: l’intesa può e deve crescere, ma Maurito è il nostro uomo di punta e non può non essere valorizzato a dovere. Se anche non dovesse fare i 20 gol dell’anno scorso, deve comunque adattarsi ai compagni di reparto tanto quanto loro devono assecondarne qualità e movimenti.
Detta male, se lo fai marcire in panchina poi lo vendi per due soldi…
Tornando alla partita, dopo il raddoppio i nostri avversari si sfaldano e danno la possibilità agli amati eroi a strisce neroblù di spadroneggiare, mandando in gol prima Murillo (!), spostato nel ruolo di Nagatiello dopo l’ingresso di Ranocchia, e poi Ajeje Brozovic, sempre più in versione #epicbrozo (vedi foto in calce).
Primi, da soli, per una settimana. Poi si vedrà, ma intanto…
LE ALTRE
A proposito di giUoco brutto, speculativo, indegno di questo mondo e quell’altro, offesa alla miseria per i tanti soldi investiti e blablabla, lo Juventus Stadium ci offre il peggio del calcio italiano in termini di spettacolo, con la squadra ospite capace di tirare nello specchio della porta per la prima volta al 93′ e quella di casa a fare il minimo indispensabile per assicurarsi la vittoria col minimo scarto.
Devo essermi perso i “processi, controprocessi, appelli, contrappelli, cappellate” (cit. Pasquale ‘O Animale) contro la Vecchia Signora, ma probabilmente non sono stato attento…
Di contro, Fiorentina e Roma che -loro sì- giUocano bene e l’Inter-dovrebbe-imparare-da-loro pareggiano due partite che rischiano addirittura di perdere, perdendo due punti nell’avvincente testa a testa in cima alla classifica.
Detto del Napoli, che ribadisco essere la mia personale favorita per la vittoria finale, registro l’ennesima vittoria allo scadere del Genoa, che riesce a farsi riprendere al 93′ dal Sassuolo e segnare nuovamente al 95′.
#squinzipuppa mi vien dal cuore.
E’ COMPLOTTO
Prima di addentrarci nella fredda cronaca, faccio un passo indietro.
Mi tocca fare un plauso convinto a Sconcerti (che mi tocca scrivere…) per quanto scritto la settimana passata in risposta ad Arrigo Sacchi.
La frase in cui dice che Sacchi rimprovera Mancini perchè adatta il proprio gioco agli avversari, lamentando in ciò una mancanza di strategia, si conclude con poche ma per me risolutive parole:
Credo sia vero, ma questa non è tattica, è proprio strategia, quella che cerca Sacchi, solo che non è la sua.
Non è affatto il caso di tornare sulla ripetitività dei concetti espressi da Sacchi, che da vent’anni scrive lo stesso pezzo ogni settimana.
Mi piace invece sottolineare una delle pochissime voci che osano confutare il Vangelo dell’Umilté.
Qui si va oltre il “chi è più bravo” o il “qual è il modo migliore di giocare per vincere“. Qui siamo alla negazione di una qualsiasi alternativa alla strada segnata.
E poi parliamo di integralismo religioso…
Ma torniamo a questioni di poche ore fa.
Caro Maurizio Compagnoni, io capisco che tifi Roma e Milan a settimane alterne e ne avresti anche tutto il diritto. Etica professionale e senso dell’opportunità dovrebbero però consigliarti di limitare la tua acredine verso l’Inter, chè oltretutto ti porta pure sfiga.
Al 27′ il nostro inizia le gufate vaticinando “l’Inter ha meno di tre minuti per sfatare un tabù: in tutto il Campionato non ha mai segnato nella prima mezz’ora di gioco“.
Detto fatto, 30 secondi dopo Biabiany timbra l’1-0.
A inizio ripresa ci ricorda come Icardi l’anno scorso segnasse ogni 42 palloni toccati “quest’anno siamo a più di 70…“.
Pochi minuti e l’argentino timbra il raddoppio.
Furia placata? Macchè: “L’Inter per la prima volta in campionato è in vantaggio con più di un gol di vantaggio“.
Inutile dire che nel giro di pochi minuti arrivano il terzo e il quarto gol, ma ovviamente perchè “il Frosinone si è sostanzialmente arreso e ha smesso di giocare“.
Infine, pervicace al limite dell’insolente il continuo riferimento all’Inter che “in questo momento sarebbe in testa alla classifica“, come se la cosa costituisse una assoluta novità di stagione.
Cari pennivendoli, l’ho già detto, state tranquilli: non durerà, come sagacemente fatto notare dal Mancio ieri sera.
Intanto però lì in cima già ci stiamo, da diverse settimane, che piaccia o no.
E adesso ci stiamo da soli -è questa la notizia, caro Compagnoni, se ti devo anche insegnare il mestiere…-.
La cosa che più mi piace di questa Inter è che piace alla gente che non piace (cioè agli interisti). Gli altri continuino pure a guardarci con sospetto, quando non con ribrezzo. Lo prendiamo come un complimento.
WEST HAM
Quattro pappine prese a White Hart Lane con gli “amatissimi” rivali del Tottenham.
Lentamente rientriamo nei ranghi…

Deki, Miranda, Samir e un altro paio non stanno al gioco. Il solito spogliatoio spaccato…