OOPS WE DID IT AGAIN!

INTER-GENOA 1-0

Chissà: forse è l’abbinamento cromatico -ancora rossoblù!- a far rigurgitare ai nostri la stessa prestazione loffia già proposta nelle ultime esibizioni con Crotone e Bologna. Bastasse questo, per un po’ dovremmo star tranquilli, visto che i prossimi avversari sono cromaticamente diversi. Temo però che la macumba sia un po’ più complicata da scongiurare.

Lucianino riparte con Dalbert largo a sinistra, Brozo dietro a Icardi e la coppia ex-viola a metàcampo. Inossidabili e inamovibili gli altri, anche per mancanza di vere alternative.

Pensavo che Eder potesse essersi meritato un posto da titolare, considerando la certezza tutt’altro che granitica millantata da Brozovic.  Che Spalletti abbia o meno incarnato il Sergente Hartman dicendogli in termini spicci di “disciularsi” (as we say in Brianzashire), la solfa cambia poco: il ragazzo appartiene alla genìa incorreggibile dei belli e impossibili. Fosse una figliola, sarebbe di quelle che “te la fanno vedere ma non te la danno“. E’ invece un centrocampista di indubbio talento ma di altrettanto acclarata indolenza. Perfino respirare pare costargli fatica, e alla fine ti chiedi come faccia ad essere tra quelli che corrono di più.

Tant’è: col talento (o è solo culo?) che si ritrova, entra in due delle tre azioni più pericolose dei nostri, timbrando il palo in chiusura di primo tempo e arrivando a colpire al volo da due passi nella ripresa facendo venire uno stringiculo mica da ridere a Perin.

Continuiamo a mancare del giocatore che possa cambiare il ritmo della partita (ci fosse stato Joao Mario al posto di Ajeje, poco sarebbe cambiato e Crotone ne è la conferma). Non mi sogno nemmeno di incasellare il giovane Karamoh nella pericolosissima definizione di “uomo della provvidenza” e lo faccio per il suo bene. Posto che il Sciur Ambroeus del primo anello arancio ha già scritto il nome di Dalbert sul libro nero delle purghe e elevato il giovane francesismo a nuovo Messia, cerco per una volta di essere un poco più razionale del tifoso medio che in realtà sono.

E quindi: a Dalbert ho bestemmiato i parenti fino al quarto grado per l’impotenza con cui si è fatto saltare per un’ora buona da tal Omeonga (definito “lento” e “fuori ruolo” da Marchegiani… e meno male! Pensa se fosse stata un’ala destra di ruolo!), ho passato una buona mezz’ora a parlare alla tele dicendo “càvalo! càvalo! Metti il Nippico (Nagatiello), metti il Butterato (Santon), metti chi cazzo vuoi ma levamelo dagli occhi!“. Detto ciò, a mente fredda sono contento che Spalletti abbia insistito e l’abbia lasciato in campo: l’ultima mezz’ora è stata decente e spero che la cosa possa giovare all’autostima del brasilianino. Non sarà mai Roberto Carlos, ma non possiamo permetterci di buttarlo nel cesso dopo tre partite, anche perchè le alternative (citate supra) continuano ad affollare la nostra rosa semplicemente per mancanza di acquirenti…

In contrapposizione, il caso Karamoh. Bravo a entrare con l’incoscienza dei suoi pochi anni e puntare sistematicamente l’uomo, pigliandosi quattro randellate che gli avranno forse fatto la bua ma hanno provocato una manciata di cartellini. Piano però con gli elogi, con i “dentro lui fuori Candreva e vinciamo il Campionato“. Va fatto crescere, inserito piano piano e se si confermerà così ficcante e imprevedibile non tarderà a diventare titolare: non ha davanti Beckham e Figo a contendergli il posto…

Abbozzando una analisi tènnica del big match, come a Bologna diamo il meglio di noi nei primi 7 minuti, sfiorando il gol con Perisic su bel cross di Candreva (ancora una volta uno dei pochi andati a buon fine). E’ probabile che la menomazione mentale dei nostri sia tale da fargli dire “va beh dai, dopo 5 minuti abbiamo già quasi segnato, il più è fatto, il resto vien da sè” e, se così non è, è pure peggio, perchè i nostri piano piano (ma nemmeno così piano) smettono di giocare.

Icardi se non altro per una volta zittisce i tanti che gli imputano uno scarso impegno in fase di raccordo e copertura, andando a spazzare in corner un pericolosissimo contropiede dei genoani scaturito da improvvida scorribanda di Skriniar nella trequarti avversaria con tanto di palla persa.

I 90 minuti hanno mostrato ancora una volta la staticità di troppi dei nostri effettivi, che ha come conseguenza una miriade di passeggetti del cazzo (scusate il gergo tecnico) che nemmeno il Milan di Liedholm. E’ onestamente spiazzante vedere Vecino e soprattutto Borja Valero, professore di calcio, cincischiare col pallone e porgerlo indietro allo stopper per mancanza di alternative.

Onestà intellettuale mi impone, allora, di avere pietà anche di Candreva, chè mica può essere colpa degli altri che non si muovono lasciando nei casini lo spagnolo e al tempo stesso colpa del romano che non trova mai nessuno coi suoi cross.

Tornando alla partita, alla fine Eder entra davvero e, come a Bologna, dimostra almeno di avere un po’ di grinta, verve o forse soltanto voglia di giocare. Oltre a Karamoh entra anche Joao Mario, e con questi 11 si arriva ai minuti finali.

Il corner vincente è generato, guarda caso, da un tiro insidioso (copyright Brunone Pizzul) del giovane francese: Perin forse non se l’aspetta, e certo la conclusione è centrale, eppure la sola soluzione è quella di alzarla sopra la traversa per l’ennesimo corner.

Joao Mario per una volta lo calcia come Cristo comanda (cioè direttamente in quella cazzo di area di rigore, senza mille passaggini della minchia… scusate ma ‘sta roba mi manda ai pazzi) e con una certa dose di culo, il ceruleo D’Ambrosio capoccia in rete il più beffardo degli 1-0.

Non sto a intasarvi i giga con i luoghi comuni del “cuore, carattere, tenacia, capacità di non mollare e crederci fino alla fine“. Queste sono filastrocche riservate a quelli “con la divisa di un altro colore”: per noi ci sono il “Culo della Madonna” (testuale, Billy Costacurta ed è stato talmente spontaneo da farmi anche ridere), la mancanza di gioco, la difficoltà di manovra e tutto il resto.

Niente di nuovo.

Anzi, forse sì: di solito a prestazioni del genere seguiva la beffa del gollonzo nel finale, o al massimo un pareggio sgraffignato. Dalle ultime tre abbiam portato a casa 7 punti di platino, in attesa di tempi migliori.

LE ALTRE

Juve e Napoli confermano di essere in questo momento su un altro livello. Se la Juve maramaldeggia contro un Toro rimasto troppo presto in 10, vittima di una pressione che è stato incapace di gestire, il Napoli ha avuto il suo bel da fare ad avere ragione di quella Spal che tanto bene aveva fatto a San Siro sotto i miei occhi.

Non l’ho seguita se non con sparuti aggiornamenti telematici e, passati in pochi minuti dall’1-1 al 2-2, ho covato la speranza del mezzo passo falso, più che altro per sentire cosa avrebbero detto dell’umanissimo pareggio di una squadra assai più forte al cospetto della neopromossa. Ma poi è arrivato Ghoulam (n’gulammamm’t‘) e ha messo tutti d’accordo (o quasi).

Bene anche le romane, mentre non altrettanto può dirsi del Milan, preso a ceffoni dalla Samp con un 2-0 che ci sta tutto.

E’ COMPLOTTO

Ma la sconfitta dei Meravigliuosi, al solito, è resa ancor più succosa dalla settimana mediatica che l’ha preceduta.

Vedere per credere. Siamo alla prestidigitazione mediatica con scappellamento a sinistra.

Ricordate, per caso, l’ultima Inter di Mancini? Quella che vinceva sempre 1-0, segnando spesso su palla inattiva e con un 11 iniziale mai ben definito e, anzi, fin troppo ondivago?

Ecco, le critiche di quei giorni , univoche e addirittura con un fondo di logica, criticavano Ciuffolo per la pochezza di azioni degne di tale nome, per il calcio speculativo che tanto si appoggiava su calci d’angolo e palle da fermo (palese mancanza di giUoco), per la balbettante indecisione di “puntare su una squadra di titolari, che possa iniziare a giocare insieme e oliare i meccanismi di gioco“.

Noi interisti ci siam diventati grandi con queste pippe mediatiche. Tutto pur di additare l'”Inter cinica“, tutto pur di enfatizzarne le difficoltà e minimizzarne gli eventuali meriti.

Ecco.

Di seguito la caramellosa edizione del venerdì della Gazzetta dello Sport:

Celentano direbbe che “là dove c’era l’erba ora c’è una città (à-à-à-ààà)“.

Quindi, dopo aver passato lustri a minimizzare i gol subiti da corner perchè “tanto era da palla inattiva…“, adesso ullallerò ullallà che bello fare gol su corner, rigori, punizie… Di più “Da Rodriguez a Suso, quante soluzioni“: un giardino dell’Eden su cui giUocare a calcio nel nome dell’amore.

Oppure, il fatto di schierare l’undicesima formazione su altrettante gare è ovviamente intesa come un merito, un traguardo, comunque un risultato fortemente voluto e meritatamente raggiunto, vista l’accortezza nell’usare il verbo “può” nella frase “il tecnico rossonero con Borini può varare l’11° squadra diversa“.

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Al solito, un colpo al cerchio e uno alla botte, e quindi cosa dire sull’Inter impegnata col Genoa nella stessa giornata? Per esempio sottolineare che, a sentir loro, la domenica alle tre l’Inter è sempre imprevedibile. E’ vero che a quell’ora ha battuto l’Atalanta 7-1, ma ha perso col Cagliari nel 2014, ha pareggiato col Parma nell’anno del suo fallimento e altre cose del genere.

Grazie, davvero gentili a ricordarcelo.

Ma siccome la coerenza non è di questo mondo (tantomeno di quel giornale) ecco il commento di Garlando (che sei pure bravo, figlio mio…) che non sapendo che pesci pigliare accomuna le due milanesi quanto al giUoco non mostrato.

Peccato che i nostri siano terzi in classifica avendone vinte 5 su 6 e quelli là abbiano già beccato 2 volte. La tabellina con risultati della domenica e classifica è testimonianza -muta e palese allo stesso tempo- della loro malafede.

Sì certo, se ne accorgono anche loro che qualcosa di diverso c’è stato nella domenica delle due milanesi: “I nerazzurri rimediano 3 punti con un calcio d’angolo…” che torna puntualissimo e ineccepibile ad essere un mezzuccio antisportivo per segnare.

Concludiamo in bellezza con l’ennesima pena edulcorata per quell’associazione a delinquere legalizzata che risponde al nome di Juventus F.C.

Il loro Presidente viene inibito per un solo anno contro i due abbondanti richiesti dalla Procura. Al solito “la sanzione, più leggera di quella richiesta dal procuratore sportivo, conferma però l’impianto accusatorio“.

Ancora una volta, gli elementi per smascherare la vera faccia di questa gente finisce giù per il cesso con una soave musichetta. Una bella multina (cit. al minuto 2.00), qualche mese senza poter  scendere negli spogliatoi e poi tutto dimenticato.

Nessuna sorpresa.

WEST HAM

Perdiamo il sentitissimo Derby contro il Tottenham. 3-2 per gli Spurs dopo una avvincente rimonta iniziata ma non completata, e non ho ancora capito se perdere così fa più o meno male…

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“Minchia però raga…se ci devo pensare io…”

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