INTER-ATALANTA 2-0
Risultato all’inglese e secondo posto in classifica agganciato senza nemmeno troppo patire.
Onestamente non sembra nemmeno di veder giocare l’Inter: troppo quadrata, troppo “seria”, troppe poche emozioni che -per una volta- ricacciano in gola ai qualunquisti in malafede il ritrito ritornello della Pazza Inter.
Come tutti i cliché -o, se preferite Luoghi Comuni Maledetti– è molto comodo rifugiarvisi (-ci -vi -si- vi), e i nostri pennivendoli sono spaesati nel vedere una squadra cazzuta che passa il primo tempo a sbattere la testa contro una tignosa Atalanta, trovando poi vantaggio e raddoppio nello spazio di 10 minuti nella ripresa.
Rabbrividisco nel leggere il nome di Santon negli 11 iniziali, ed in effetti anche durante i 90’ non mi è chiaro il senso di schierare come terzino sinistro uno che col sinistro non la tocca mai. Ma mai! Piglia palla e rientra sul destro accentrandosi. Fa sempre e solo quello. So di essere prevenuto nei suoi confronti, chè pareva il miglior Facchetti e si è dimostrato il peggior Tramezzani: mi limito a ringraziare gli dei del calcio per averci fatto finire la partita senza gol subiti, dando modo a Spalletti di incensarne i meriti e riconoscergli una versatilità che solo lui e pochi altri riescono a vedere.
Per il resto la squadra è la solita, così come piacevolmente usuali sono i cross che Candreva recapita sulla capoccia di Icardi: il nostro sfiora appena l’impatto sul primo traversone, con la palla che esce larga sul palo lungo, mentre non riesce nemmeno ad impattare poco dopo, abbracciato in maniera più che affettuosa da un difensore avversario.
La palla più ghiotta Icardi però se la mangia da solo: illuminante il tacco con cui Borja Valero libera il Capitano, che da parte sua è bravissimo a resistere a Toloi che cerca di ostacolarlo in tutti i modi. Purtroppo, dopo aver fatto bene la cosa difficile, fa malino quella facile: il destro a incrociare è timido, e il portiere fa il figurone.
La ripresa mi vede moderatamente fiducioso, e la nostra fascia destra mi dà ragione. D’Ambrosio in particolare fa un partitone, anticipando sistematicamente i suoi avversari e creando scompiglio in occasione di entrambi i gol. Sul primo è stato bravo e tenace a recuperar palla, tenere la posizione e subire il fallo, lasciando poi a Candreva il cross sulla conseguente punizia che trova Icardi splendidamente solo a capocciare in rete l’1-0.
In occasione del raddoppio, il terzino ceruleo fa ancora meglio, galoppando sulla fascia e mettendo poi il cross col sinistro; Icardi fa un movimento da far vedere in tutte le scuole calcio, per la bravura con cui manda ai pazzi i centrali avversari e frusta la palla sul secondo palo.
Sul 2-0 si ragiona meglio, e onestamente i nostri non rischiano più di tanto, portando a casa una vittoria solida e meritata. Una roba seria, torno a dire.
Rimiriamo una squadra che stentiamo a credere, abituati a scempi e crisi esistenziali, ormai abbonati a figuracce contro pletore di Carneadi e a risate malcelate del pubblico mediatico.
Che non vi venga in mente di rovinare tutto, amatissimi maledetti!
LE ALTRE
Ottima domenica, con i nostri vincenti e i diversamente strisciati entrambi sconfitti. E se il Milan ormai non fa più notizia -all’insegna di quel che il Vate di Setubal direbbe “bassiamo i toni”- la sconfitta dei Gobbi con la Samp è stata una piacevole sorpresa.
Il Napoli, come detto, vince e guarda tutti dall’alto. Ma subito dopo ci siamo noi, per quanto possa sembrare strano. La Roma cresce sempre più, battendo la Lazio e mettendosi potenzialmente al nostro fianco, avendo tre punti di meno ma una partita in più da giocare.
E’ COMPLOTTO
Tante cose di cui parlare.
Sulla Nazionale non sarebbe nemmeno il caso di infierire. Vorrei solo far presente che, finalmente, da fonti leggermente più credibili e conosciute di questo simpatttico aggregatore di minchiate, si pone la questione “stranieri” nella giusta prospettiva.
Eccola, la foto fatta alla tele domenica sera. Eccola, la realtà oggettiva, non interpretabile, che guarda caso viene confutata solo da chi vuole andare avanti a (s)ragionare per frasi fatte e luoghi comuni.
Eccoli quindi, Vialli e Mauro che stentano a credere ai numeri, non sembrando vero al pelato di poter dire “eh sì in Inghilterra hanno il 67% di stranieri, e infatti sono 60 che la loro Nazionale non vince niente”.
Peccato che nell’ultimo anno abbiano vinto i mondiali under 17 e under 20, tanto per smentire la coglionata dal retrogusto salviniano “tutti questi stranieri fanno il male dei nostri giovani”.
Peccato, soprattutto, che la tanto decantata Germania abbia un campionato con una minor percentuale di autoctoni rispetto alla Serie A.
Se addirittura il merdaccia per eccellenza (Zio Silvio) cerca di allontanarsi dalla vecchia cantilena del “Milan pieno di ragazzi nati a Milano”, vuol dire che anche lui ha nasato che la favoletta non funziona più.
Bravi minchioni, voi che ci avete voluto credere fino ad oggi.
Per il resto, non mi addentro nemmeno nel balletto del nuovo possibile CT o dell’eventuale commissariamento.
Da partigiano nerazzurro, mi limito ad una domanda retorica ma non troppo. Visto che ad ogni sconfitta del calcio italico si dà la colpa “all’Inter che è piena di stranieri”, proviamo a girare il punto di vista: non sarà che l’Inter si infarcisce di stranieri proprio perchè gli italiani costano di più e rendono di meno?
Mi spiace, ma la storia del “va bene gli stranieri se sono campioni, ma per i giocatori normali non vale la pena” è molto spesso una cazzata bella e buona. Per i giocatori “normali” (whatever that means), il fattore prezzo è spesso cruciale –chè, se devo comprare il campione, non bado a spese o quasi-, quindi chi me lo fa fare di spendere il doppio per un onesto terzino autoctono, quando il promettente slovacco o senegalese lo porto via con cento lire?
Non si dovrebbe mai generalizzare, e mi rendo conto che le mie ultime righe fanno proprio quello. Ma mi incazzo vieppiù quando sento la litanìa dell’Optì Poba che fa piangere i nostri giUovani.
Passando a note dolci-amare, parliamo della squadra dell’Amore. Eccola alla sesta (sesta!) sconfitta in campionato su 13 partite. Per carità, in buona misura preventivabile, contro la capoclassifica. Quello che però accade è la corsa al giustificazionismo, allo #sconfittiatestaalta, al Montella che comunque gode della fiducia della Società, alla cena di squadra dopo la sconfitta per fare gruppo, alla grande famiglia che invita l’amato Evangelico per sostenere i vecchi amici nel momento del bisogno.
Il tutto mentre altri amici vedono sempre più vicine le sbarre del carcere (alegrìa do Brasile, vallo a cantare adesso, uggeggé uggeggé!).
Il tutto mentre le millantate ricchezze del millantato miliardario cinese risultano un pocolino fumose.
(Questa la più bella trovata sui social).
Il tutto mentre Marca, tagliando più di qualche angolo e volendo fare il titolo sensazionalista (lo riconosco) paventa scenari apocalittici in viaggio da Nyon verso Milanello.
Insomma, per usare un francesismo: sono nella merda, ma a sentire i giornali hanno interessanti prospettive per il futuro.
WEST HAM
Andiamo male: Moyes, alla prima panchina degli Hammers e alla cinquecentesima in carriera, ne becca due in casa del Watford che dispone di noi manco fosse il Barcellona.
Hard times in East London…