INTER-NAPOLI 0-0
Il titolo per una volta è un’indulgente autocitazione che arriva dritta-dritta dai miei trascurabili trascorsi rockettari di fine anni ’90.
Avevo composto una ritmata canzonetta liberamente ispirata a Give me one reason di Tracy Chapman accompagnata dall’immortale “Erilebba” alla chitarra, nella quale riflettevo su uno dei tarli che tuttora mi tormenta: la forza di una catena è pari alla forza del suo anello debole.
E quel giro di blues mi è ritornato in mente durante i 90 minuti visti ieri.
Bravi i nostri contro il Napoli, palesemente superiore all’Inter di questi tempi, compatti e umili a chiudere quasi ogni spazio e giusto un poco sfortunati a vedere il palo negare il gol sull’unica vera occasione creata.
Fatti i complimenti allo scolaro diligente e per una volta applicato, tra di noi diciamocelo (in relatà Spalletti l’ha detto davanti alle telecamere ma di questo parlerò dopo): siamo questi e più di così non possiamo fare.
Tornando al titolo, la catena di anelli deboli ne ha tanti, e non da oggi. Il centrocampo -che pure ieri sera ha fatto bene- è di una pochezza tecnica imbarazzante, se confrontata a quello napoletano.
Icardi, pur concentrato e al servizio dei compagni, ieri sera non ha mai tirato in porta, nè è stato messo in condizione di farlo dai compagni.
Perisic continua il suo periodo di appannamento, e i terzini insistono nel disseminare perle di mediocrità su tutte le fasce del mondo. D’Ambrosio è un caro ragazzo, ma se l’Inter vuole essere tale non può essere più di un rincalzo. Cancelo è talmente improponibile a sinistra da far rimpiangere il casino organizzato di Nagatomo.
In tutto questo pianto greco, ribadisco i complimenti a Skriniar e per una volta li elargisco a Gagliardini e perfino Brozovic, bravissimi a stoppare buona parte delle trame avversarie, veloci e efficaci sì, ma raramente incisive: Handanovic sostanzialmente non fa una parata in 90 minuti, motivo per cui lo 0-0 è a mio parere il risultato giusto.
Vedo le romane giocare meglio di noi, vedo il Milan che ricomincia ad avere gli astri dalla sua parte come troppe volte in passato, e le nubi si abbassano sul futuro prossimo dei nostri colori.
LE ALTRE
Mentre infatti la Roma non ha problemi a sbarazzarsi del Toro, che pure nel primo tempo le aveva dato qualche grattacapo, i cugini laziesi trovano un pari a Cagliari oltre il 90′ con un gol tanto spettacolare quanto casuale di Immobile, che continua a vivere uno di quei momenti in cui la palla va dentro solo col pensiero.
Il peggio però, in termini di busdelcù, arriva come al solito dai cugini, che dopo una partita che definire mediocre sarebbe generoso, trovano un sesquipedale colpo del suddetto culo sotto forma di primo gol in serie A di André Silva, di professione amico di Cristiano Ronaldo e -forse per questo- pagato 40 milioni quest’estate.
In tutto questo dramma intestinale, la Juve soffia il primato in classifica al Napoli -temo- per non restituirglielo più. Troppo abituati a vincere e reggere pressioni i gobbi, troppo acerbi a questi livelli i campani. Le parole di Insigne ieri sera vanno proprio in questo senso: le parole “finchè la matematica non ci condanna” deve usarle il Benevento parlando della salvezza, non una squadra che è rimasta in testa con merito per mesi e che si trova a un solo punto di distanza dagli avversari.
Spero di sbagliare, ma l’impressione è che non avranno la forza -mentale prima ancora che calcistica- per recuperare punti a una squadra che semplicemente continua a vincere come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Del resto, il mondo è una merda e il calcio non fa eccezioni. Quindi la Juve vince.
110 SENZA LODE
Mi faccio grosso almeno in questa occasione, ricordando ai miei 25 lettori che il giUochino della Hall of Fame io l’avevo abbozzato agli albori di questo blog in un pezzo farneticante da cui erano emerse non una ma ben tre formazioni che -per un motivo o per l’altro- nessun interista poteva ignorare.
Bella comunque la sensazione di brividi ed emozioni data da una manciata di esseri umani con doti sportive e umane superiori alla media. Uomini di mezza età, in alterne condizioni atletiche, un tempo idoli della tua giovinezza e forse per quello immutabili ai tuoi occhi.
“Gli eroi son tutti giovani e belli”, diceva il poeta.
Quella è la custodia di Ronaldo, lì dentro c’è la più perfetta creatura calcistica degli ultimi venticinque anni. Quel curioso figuro in smoking è Spillo Altobelli, il mio primo idolo calcistico, quello sempre uguale a se stesso è ovviamente Zanetti il Capitano, quello pelato ma sempre con la baslèta è Walter Zenga.
Il mio occhio tumido rimira e sospira. Che belli che eravamo. Chissà quando potremo ad esserlo ancora…
E’ COMPLOTTO
Potrei dire che il genetliaco nerazzurro è stato snobbato, ma non sarebbe il termine giusto. Diciamo che la considerazione dei media per la nostra squadra si è mostrata in tutta la sua pochezza con i finti complimenti riservati ai nostri colori. Un saccente e banale ricorso al topos letterario della Pazza Inter, della cronica incapacità di godersi le vittorie che pure sono arrivate, come a dire che la Beneamata può essere un divertissement, ma che le squadre serie sono altre.
Ce ne siamo sempre bellamente fregati di avere il consenso degli scrivani di corte, motivo per cui non inizieremo certo oggi a piangerci addosso per quello.
Oltretutto, altra specialità della casa è sempre stata il farci male da soli, e in questo il nostro Mister non ha impiegato molto a iscriversi al Club.
Non posso che trovare ineccepibili nel contenuto le frasi espresse da Spalletti nel dopopartita di ieri a proposito della (non) qualità della rosa a sua disposizione.
Sul tempismo e l’opportunità direi che possiamo migliorare e non poco: dire una roba del genere con una trentina di punti ancora a disposizione, nel bel mezzo di una lotta difficile ma possibile per un posto Champions, alla nostra mandria di craniolesi deve suonare come un “vabbeh noi ci proviamo, se poi non ci riusciamo ‘sticazzi, l’ha detto anche il Mister che tanto non c’è qualità“. Ripeto, sottoscrivo col sangue il suo smarrimento nel rispondere “dobbiamo ripartire da stasera e costruirci qualcosa sopra, ma non sono sicuro che lo faremo“, ma un discorso del genere, se fatto per provocare e stimolare una reazione, lo fai dopo aver chiuso lo spogliatoio a doppia mandata.
Se poi il messaggio (come credo) non era tanto indirizzato ai giocatori, quanto a chi quei giocatori li ha scelti, allora sottoscrivo pure di più, ma condivido ancor meno il momento.
Ma cazzo, già dobbiamo sottostare a #CrisiInter #InterCaos #SpogliatoioSpaccato #Dov’èlaSocietà; se in più ci mettiamo pure noi a far volare gli stracci in piazza…
Lucianino voleva un mercato di Gennaio con altri due centrocampisti di gamba e di pensiero? Legittimo, di più, doveroso. Vai da FozzaInda e chiedi la testa di Ausilio. Ma stai lontano dalla stampa. Hai giustamente fatto notare la permeabilità dell’ambiente a qualsiasi spiffero mediatico, e poi ti ci butti tu a piedi uniti?
Dubbi domande, perplesità.
WEST HAM
Qui siamo al tragicomico, e non tanto per i 3 fischioni presi in casa dal Burnley, quanto per le ripetute invasioni di campo, col nostro Capitano che arriva alle mani coi tifosi e con la tribuna autorità dello stadio fatta sgombrare a tutela dell’incolumità degli attuali Directors.
Fortune’s always hiding…
PS: Sono una persona troppo perbene, e parecchio conscia del “senso delle cose” per sporcare con qualche riga di minchiate l’immensa tragedia capitata ad Astori e alla FIorentina. Dico solo che, se c’è una cosa positiva che ci portiamo a casa da questa insensata sciagura, è la scoperta di un cervello e di un cuore in quei ragazzi che tante, forse troppe volte vediamo solo come bambinoni viziati e pieni di soldi.
Rileggetevi i pensieri lasciati da compagni e avversari in questi giorni: sono da brividi.