BOLOGNA-INTER 0-1
I nostri tornano alla vittoria dopo più di un mese di attesa, con l’ennesimo 1-0 coriaceo o striminzito, a seconda della chiave di lettura.
Il Mancio pare quasi ascoltarmi, mettendo Kondgobia a fianco a Melo in mediana, con Brozo a galleggiare tra loro e la linea dei trequartisti (Ljaijc e Perisic) a supporto di Icardi.
Come spiegherò infra, Ciuffolo mi fa comunque arrabbiare per la gestione dei cambi e dei diffidati, ma ha l’insuperabile merito di regalare l’insulto più elegante e misurato dai tempi dell’inarrivabile “Cribio“. Avere in quei momenti la freddezza e il self control di limitarsi ad uno splendido “Somari” a favor di telecamera varrà verosimilmente una squalifica, ma ai miei occhi fa assurgere il Mister a cintura nera di virtuosismo nell’insulto.
Il primo tempo è di una lentezza e di un’inutilità ai confini del raccapricciante. Siccome il Mancio deve aver detto ai nostri che l’azione va fatta iniziare da dietro, ecco i nostri prodi pedatori gingillarsi con la palla tra i piedi nel più stucchevole dei possessi palla, che riesce quantomeno -ma proprio per poco- a mantenermi sveglio.
La differenza –in peius, ovvio- rispetto al primo tempo di Palermo è che là almeno avevamo un avversario che correva e pressava il doppio di noi, mentre qui rimiriamo allo specchio altri undici esseri umani difficilmente assimilabili a qualsivoglia idea di squadra di calcio.
Icardi, ci informano tutti con una solerzia mai vista, tocca 9 palloni in 45 minuti e nell’intervallo sono tutti pronti a celebrare il de profundis suo e dei suoi compagni.
Negli spogliatoi Mancio deve aver tirato qualche moccolo perchè la ripresa si apre con una novità assoluta delle ultime settimane: il (cazzo di) lancio lungo diretto sulle punte, tanto per vedere l’effetto che fa. Di riffa o di raffa, in qualche maniera iniziamo a farci vivi dalle parti del portiere rossoblù, anche se serve la proverbiale -per gli altri- botta di culo per andare in vantaggio. Ma andiamo con ordine, chè prima di godere c’è da patire (essaichenovità).
E’ nota a tutti quelli che mi leggono la scarsa considerazione che ho di Felipe Melo: è un picchiatore, per di più nemmeno troppo stabile mentalmente. Motivo per cui, caro Mancio, è estremamente rischioso schierarlo da titolare a pochi giorni dal big match contro la Roma. E puntualmente, al primo fallo, a momenti spezza una caviglia all’avversario, con un inutile quanto doloroso pestone a metacampo che gli costa un giallo sacrosanto.
A quel punto, ulteriore errore del Mister. Con Melo e Kondogbia entrambi ammoniti, logica impone di togliere almeno uno dei due in modo da avere un altro cagnaccio a mordere (Medel?) o un’altra punta per provare il tutto per tutto (Biabiany?). Invece no, restano in campo tutti e due, consapevoli di non poter entrare sull’avversario come vorrebbero, pena il secondo giallo. Che puntualmente si materializza dopo ostruzione (evidente ma involontaria) di Melo che guadagna gli spogliatoi con una mezzora d’anticipo. Espulsione esagerata, diranno tutti, e figuriamoci se non sono d’accordo.
Però caro Mancio: se davvero pensi che Melo sia il perno del nostro centrocampo, lo schieri a Palermo, dove sarebbe stato probabilmente ammonito, e gli fai saltare Bologna per averlo sabato contro i lupacchiotti. E’ così difficile da capire?
Chiusa la polemica parentesi, torno alla fredda cronaca per constatare come, dopo Palermo, anche a Bologna i nostri inizino a giocare come si deve con l’uomo in meno. I ragazzi prendono campo sempre più, complice un insensato sciopero del Bologna che di fatto dall’espulsione di Melo smette di fare anche il poco fatto nella prima ora di gioco.
Ranocchietta lancia lungo manco fosse Suarez (si fa per scherzare…), Ljaijc comincia a carburare, e alla fine il pressing di Perisic e Brozovic è lodevole: nella circostanza che porta al gol, la palla filtrante viene bonariamente accompagnata dalla Dea Eupalla tra le gambe maldestre del terzino Ferrari: il ragazzo si scarta da solo e a Ljaijc non pare vero di essere solo in area. Passaggio laterale per Icardi e tap-in facile-facile per il vantaggio nerazzurro.
Tanto basta per avere ragione di un Bologna alquanto scassatiello, che riesce ad essere pericoloso, causa ennesimo rimpallo nella nostra area, solo al 94′ e 30″, con Destro a colpire centralmente dal limite dell’area piccola e Samir a fare il miracolo.
Ci è andata bene, viste le precedenti carambole finite tra le nostre terga a Carpi e a Palermo. Mancio avrà modo di pensarci su, anche se a quel punto della partita lui aveva già guadagnato l’uscita dopo la delicata metafora tra arbitri e muli.
Ci godiamo quindi qualche ora da primi della classe, nonostante la squadra sia obiettivamente poca cosa a livello di rendimento, ma forse proprio per questo con la fiducia di avere amplissimi margini di miglioramento.
Se Icardi ha una percentuali di realizzazione altissime paragonate ai palloni giocati, se Kondogbia deve ancora far vedere molta della mercanzia pagata a caro prezzo, se l’intesa tra i tanti fantasisti è tutta da costruire, possiamo nutrire ragionevoli speranze. E soprattutto, meglio attendere siffatte migliorie ai piani alti piuttosto che nelle ahimè conosciute paludi di metà classifica.
LE ALTRE
Con quattro squadre nei nostri paraggi, era abbastanza inevitabile che molte di loro facessero bottino pieno. Roma, Napoli e Fiorentina in effetti non sbagliano, con i giallorossi a tornare in testa e noi, Viola e azzurri a inseguire. La Lazio invece cade a Bergamo, e si vede raggiunta da un coriaceo Sassuolo capace di battere la Juve all’ennesima sconfitta stagionale. Il Milan si mangia l’impossibile ma riesce quantomeno a non applicare la legge del calcio “gol sbagliato/gol subito”.
È COMPLOTTO
È banale ma doveroso far notare la fretta e la solerzia con cui i vari telecronisti vogliono sottolineare le nostre mancanze. Il lupacchiotto Riccardo Gentile a Palermo si è dovuto rimangiare la compiaciuta sentenza “rosso per Kondogbia! E l’Inter è già in dieci“, visto che nell’occasione era stato Vasquez ad essere ammonito per simulazione. Si era comunque consolato snocciolando le statistiche di Gilardino contro di noi nemmeno un secondo dopo che il suo ginocchio aveva impattato il pallone del pareggio.
Simile ieri sera lo strabismo di Caressa, pronto a sottolineate tutti gli errori di Kondogbia (che sono stati parecchi, nessuno lo discute) e pervicacemente muto allorquando il nostro recuperava palla o tentava l’accelerazione palla al piede. In studio poi, a momenti Marocchi piange per quanto gli rodesse la sconfitta del suo Bologna. Tutti a ricordare come la vittoria sia la sola cosa da salvare, esattamente come l’1-0 del Napoli a Chievo era stato catalogato alla voce “vittoria di carattere, ottenuta badando al sodo e lasciando poco spazio a frizzi e lazzi“.
Noi in crisi, gli altri bravi a vincere anche quando giocano male.
Quando si dice la coerenza.
Ah, siccome non lo dice nessuno, ve lo dico io: abbiamo la miglior difesa, nonostante la sciagurata serataccia contro la Fiorentina.
Infine, ma senz’altro non meno importante, clamoroso quanto prevedibile -almeno a queste latitudini- lo scoop di Cruciani su Tavecchio e Giraudo.
Al solito, in casi come questi la toppa è peggio del buco, visto che non si capisce quale “cortesia” dovrebbe essere dovuta dal Presidente di una Federazione che ha visto il suo Campionato falsato per anni proprio dalla persona con la quale stai colloquiando, per l’appunto, durante una visita definita tra galantuomini, anzi, tra amici.
Dimmi con chi vai e ti dirò se vengo anch’io, diceva Freak Antony.
E ancora, se non soprattutto: il condannato ma prescritto Giraudo, che alla fin della fiera continua ad essere un personaggio radiato per sempre dal mondo del calcio, a che titolo e per conto di chi parla quando dice “noi andremo avanti con le nostre richieste”?
Forse che gli abbaialuna interisti e complottisti abbiano ragione anche stavolta nel vedere in lui e nel suo compare ex ferroviere i Pupari del Calcio italiano?
Personalmente, da anni penso che alla fine le condanne di Calciopoli siano state un pannicello caldo per il paziente “Calcio italiano”, visto che, passati i lividi per i cazzotti estemporanei, gobbi e cugini sono tornati a fare il bello e cattivo tempo nella nostra Serie A, chi sul campo, chi in Lega portando a casa contratti e appalti multimilionari (Infront e le recenti indagini dicono niente?).
Sicuri che la cosa fosse cosi imprevedibile?