COMINCIAVO A PREOCCUPARMI

PALERMO-INTER 1-1

Ecco finalmente tornare la partita da Squadra Simpatttica, che quasi si compiace nel regalare un tempo agli avversari, e che gode poi nel recriminare per l’occasione perduta.

Il masochismo a strisce nerazzurre è una categoria dello spirito prima ancora che un topos letterario, e mi appresto quindi a guarnire di ridondanza retorica le quattro cazzatelle con cui sunteggerò la prestazione dei nostri in terra siciliana.

I rosanero hanno tra le loro fila un paio di avversari tanto attempati quanto avvelenatissimi: Maresca e Sorrentino sono i classici onesti giocatori, che contro di noi han sempre fatto dei gran partitoni, mentre Gilardino, ottimo centravanti ed artista (quasi) insuperato nel numero della biscia impazzita, ci ha già battezzato più volte con maglie diverse ma ugualmente indigeste.

Guardando ai nostri, il Mancio applica alla perfezione il negativo dell’assioma “squadra che vince non si cambia”: essendo passato giusto un mese dall’ultima vittoria, non si può certo gridare allo scandalo nel vedere una formazione rinnovata in tre o quattro dei suoi effettivi.

Sfiga, i terzini di serata hanno il solo merito di far rivalutare i colleghi a cui hanno dato il cambio, mentre il centrocampo palesa ancora una volta la mancanza di un essere umano calcisticamente pensante.

Tanto per non girarci intorno, Guarin è un coglione.

È anche semplice da capire -se ci sono arrivato io…-. È un giocatore che promette sempre tanto, ma mantiene quasi nulla. È il giocatore che ormai da un decina di sessioni di mercato spero di vedere andare via, e che invece puntualmente viene confermato, aumentando sempre più il suo peso specifico all’interno dello spogliatoio.

Aldilà del tentativo di stupro subìto in area palermitana nel primo tempo (di cui dirò più diffusamente infra), il nostro si fa notare solo nell’ultima parte di gara quando parte di gran carriera dalla sua area di rigore, sgrullandosi gli avversari di dosso manco fossero zecche.

Passata la metacampo, ha due compagni liberissimi sulla destra ed un altro sulla sinistra. Il mio “daglielabeeeeneeeee” credo sia risuonato in diverse valli dell’arco alpino occidentale, superato in intensità solo dal “mavachepiiirlaaa” seguito pochi secondi dopo, una volta assistito all’assolo con destro a voragine abbondantemente fuori misura.

È vero che ci ha fatto vincere il Derby con un’azione simile, ma sappiamo tutti che quella è stata l’eccezione, questa la regola.

Quel che chiedo al Mancio, e che il Mancio puntualmente non farà, è di porre fine ai tentennamenti tattici: vai di centrocampo a due, con Kondogbia nel suo ruolo (almeno vediamo quanto vale) insieme a un picchiatore a caso (Medel o Melo); davanti i due slavi (anche ieri tra i migliori IMHO) più Biabiany o Palacio dietro a Icardi.

Picchia per quattro o cinque partite su questo ferro e vediamo quel che ne esce.

Tornando alla cronaca del match, Franco Vasquez si dimostra un grande giocatore, cui evidentemente la vicinanza con il già citato Gila ha fatto male: pervicace e insistita la sua ricerca del fallo da subire, che lo porta prima a volare senza che Kondogbia lo tocchi (ineccepibile il giallo per simulazione nonostante quel piccolo uomo di Ambrosini su Sky si ostini a vedere comunque un contatto), e poi a ottenere l’espulsione di Murillo, che entra sì col piede a martello ma che si vede arrivare incontro un avversario già in caduta.

Peccato perché, dopo aver regalato il primo tempo, i nostri crescono, trovano il vantaggio con Perisic dopo bella azione Jovetic-Biabiany e continuano ad attaccare anche in dieci: la sintesi perfetta della gara si ha in due azioni, tanto assimilabili nella casualità della loro genesi quanto antitetiche nel loro epilogo.

Un cazzo di calcio d’angolo per loro non viene neutralizzato da Handanovic -a cui, lo riconosco, do colpe che non ha, ma che nella mia mente malata doveva uscire e acchiappare la boccia. Da lì inizia un flipper di rimpalli tra stinchi e ginocchia che porta al pari di Gila, anche in questo caso perfetta controfigura di Inzaghi nell’esultare da invasato manco avesse centrato l’incrocio al volo da trenta metri.

In contrapposizione, dieci minuti dopo Guarin prova il destro a voragine: il pallone incoccia su un piede avversario e assume una pericolosa traiettoria a campanile: una botta di culo per uno? Macché. Sorrentino fa un colpo di reni che normalmente alla sua età ti vien la sciatica solo a pensarci e il pallone viene smanacciato sulla traversa. Se a ciò aggiungiamo il miracolo su Biabiany al 90′, l’odio sportivo che provo per il soggetto è tale da investire anche le figlie, da sempre immortalate sulla canotta della salute usata come sottomaglia dal brizzolato portiere rosanero…

Sì, lo confesso: me la prendo anche coi bambini. Mai detto di essere una bella persona, anzi: per dirla con Paul Ashcroft in Febbre a 90:

il sabato è l’ unico giorno in cui non sono un adulto responsabile.

LE ALTRE (sottotitolo: ROCCHI E I SUOI FRATELLI)

La classifica vede la Roma guadagnare la testa, a un’incollatura dai nostri in compagnia di Viola, Napoli e Lazio. Dietro vincono sia Juve che Milan, con i cugini a beneficiare del grande classico: rigore inesistente ed espulsione contraria ad ogni logica. Rocchi firma l’ennesima prestazione minuscola a favore dei cugini, evidentemente in ambasce nel ricevere il primo penalty a favore addirittura alla nona giornata.

Tanto per vuotare il sacco delle querimonie, nel primo tempo di Palermo il già ricordato Guarin viene sostanzialmente e vigorosamente denudato in piena area rosanero a pochi cm dall’ineffabile assistente di porta, invariabilmente “fisso come un palo nella notte” (cit. enzina).

Il discorso è sempre lo stesso: di mio non mi arrabbierei nemmeno più, chè a noi i rigori li danno solo se il nostro è a terra col coltello tra le scapole. Poi però vedi che su altri campi non c’è nemmeno bisogno della mezza occasione, della classica zona grigia, dell’orrenda locuzione “ci può stare“, e allora ti girano, ma proprio tanto.

Anche perché cambiano presidenti e managers, but nobody says anything…

E’ COMPLOTTO

Continua l’incredibile vicenda di quella squadra brutta e cattiva, che a stento meriterebbe di poter calcare i campi di Serie A e che invece, contro ogni logica e decenza, si ostina ad essere là con le prime della classe.

Passando ad argomenti diversi, in teoria ben più importanti ma che invece suscitano un epidermico godimento in chi scrive, registro con piacere l’ennesimo iscritto al club dell'”io non sono razzista però…“. Il fatto che ancora una volta sia un milanista d’ordinanza (Stefano Eranio, giocatore e uomo che ho sempre detestato) a scivolare sulla buccia di banana del politically correct, o del senso dell’opportunità, fate voi, rende il tutto ancor più godibile.

Certe perle di saggezza le puoi accettare se dette dal curvaiolo del terzo anello (splendido il ricordo del tifoso giallorosso che per un’ora aveva inneggiato a Pluto Aldair, per poi sentenziarlo dopo un erroraccio con un terribile “...ma’nvedi sta scimmia ammaestrata!”). Da un personaggio pubblico ti aspetti, come detto, che ci sia la sensibilità di tenere per sè certe convinzioni, o quanto meno la dialettica per poterle argomentare in maniera meno compromettente.

Stiamo però parlando di gente (Eranio, Sacchi, Ancelotti, Capello), diventata grande alla corte di quello là, quindi cosa vogliamo aspettarci…

WEST HAM

Sorry, José, but it was your turn!

Dopo aver sbancato Liverpool, Arsenal e Manchester City, arriva un sontuoso 2-1 sul Chelsea ed un terzo posto scintillante come non mai.

Per l’occasione, la foto del giorno è dedicata agli Hammers.


Come on you Irons!

Come on you Irons!

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