Ho latitato, è vero, ma cosa volete farci… alle volte capita anche a me di dover lavorare.
Certo che se l’effetto dell’assenza è questo, mi metto in sciopero fino a fine stagione!
Ogni tifoso -irrazionale e speranzoso fino al midollo- sa che certe superstizioni non funzionano, ma sa altrettanto che non seguirle potrebbe avere effetti ancor più nefasti, come a dire: “tu la tua parte di coglione credulone la devi fare, poi se la Dea Eupalla ci ha voglia ti accontenterà; ma se tu, caro tifosotto di ‘sta minchia, non fai nemmeno lo sforzo…“.
Piccandomi io di essere superiore a queste suggestioni tribali da mesozoico, torno impenitente a scrivere di imprese nerazzurre, che nella fattispecie si declinano in due vittorie contro Sassuolo e Lazio. Il doppio successo sinceramente non me l’aspettavo, essendo i nostri maestri dell’indossare il vestito della festa (leggi vincere col Sassuolo) per poi macchiarlo di pummarola con la prima forchettata di spaghetti (leggi partita successiva con la Lazio).
Invece, tocca dire, Pioli e i ragazzi pestano giù una delle migliori prestazioni stagionali, seconda solo alla vittoria contro i gobbi, che ci regala i un 3-0 poco credibile da quanto sberluccica.
Il primo tempo (già il primo minuto!) vede in realtà la Lazio avere le migliori occasioni, con Felipe Anderson che vien giù da tutte le parti e Handanovic e D’Ambrosio a frapporsi tra il brasiliano ed il goal.
Premessi questi dettagli da nulla, i nostri giocano in maniera abbastanza logica, con Brozo in buona vena e addirittura Kondogbia a dar via qualche palla di prima. Là davanti Maurito la vede poco, ma ai suoi lati Candreva e Perisic si smazzano il grosso del lavoro sporco.
La difesa, a parte quel paio di infarti già descritti, pare essere solida, con Miranda e Murillo in versione “buona” e Ansaldi e il già citato D’Ambrosio a dimostrarsi ancora una volta la coppia di terzini meno peggio tra la pletora a disposizione del Mister.
L’intervallo ci sorprende sullo 0-0 ma con ottime prospettive per il futuro e la ripresa in effetti vede i nostri intensificare e sveltire la manovra. Banega, fin lì sufficiente ma nulla più, contende e strappa un pallone a Milinkovic Slavic sulla trequarti e piazza la bombazza di destro sul primo palo: Marchetti -forse sorpreso, senz’altro non impeccabile- la tocca ma non abbastanza, e l’1-0 è cosa fatta.
La Lazio accusa il colpo, e dopo 2 minuti un’ottima combinazione Candreva-D’Ambrosio sulla linea laterale libera il ceruleo napoletano al bel cross sul primo palo, dove Icardi fa un movimento esemplare da centravanti per sgusciare alle spalle del marcatore e girare di testa sul lato lungo. 2-0 e tutti contenti, alla faccia di “Icardi in crisi perchè non segna da tre partite”.
Tempo di arrivare alla mezz’ora e Icardi si ripete: per la legge dei grandi numeri anche all’Inter può capitare di segnare su “schema lungamente provato in allenamento”. La punizia di Banega è in sostanza un corner corto, Maurito si muove ancora bene staccandosi dalla marcatura e retrocedendo fino al dischetto del rigore: piatto destro che ha sorte di passare tra una dozzina di gambe e beffare nuovamente Marchetti, che anche in questo caso tocca ma non trattiene.
Finisce alla grande, insomma, e vien quasi da dispiacersi per l’imminente pausa natalizia, chè il ferro era da battere finchè caldo.
Poco da illudersi, in ogni caso. Come ho detto ad amici-tifosi, avrebbero anche potuto scusarsi della prestazione, evidentemente non all’altezza delle mediocri aspettative. Troppo belli per essere veri, insomma.
Certo, potrebbero anche mettersi di buzzo buono e smentire tutto il mio scetticismo , e non sapete quanto mi farebbe piacere. Ma rimango -nei limiti del possibile- un essere razionale che in quanto tale sa ancora riconoscere un paio di partite andate bene da una squadra solida e in crescita coerente e armonica.
CHI VA E CHI VIENE
Lungi dal fargliene una critica, Pioli ha infatti rimescolato tutte le gerarchie che bene o male si erano delineate in questo girone di andata. Ectoplasmi come Felipe Melo, Nagatomo, Santon, addirittura Andreolli e Biabiany sono tornati a calcare il campo per qualche minuto, sparigliando ulteriormente le idee in vista della prossima -ennesima- finestra di mercato che-dovrebbe-mettere-le-cose-a-posto.
Torna, puntuale come Una Poltrona per Due a Natale, il nome di Lucas Leiva per il centrocampo, accompagnato da Lassana Diarra: il regista, o facente funzione, è ancora una volta il “buco” che va colmato a tutti i costi o quasi.
Da parte mia, giubilerei senza il minimo dispiacere una mezza dozzina di giocatori, sperando di raggranellare una ventina di milioni tra cartellini e ingaggi risparmiati.
Onestamente, non credo che le già migliorabili prestazioni dei nostri potrebbero subire ulteriore detrimento a causa della dipartita di gentaglia quale Felipe Melo, Jovetic, Biabiany, Andreolli e, lo dico dopo la miglior partita della stagione, Kondogbia.
Tutti hanno un prezzo, insomma, e per i più quello giusto è pure abbastanza basso.
Che vadino pure.
LE ALTRE
Il caratteristico color maròn della classifica comincia se non altro ad essere un poco meno acceso, passando i nostri dalla decima alla settima posizione.
Sempre robaccia, intendiamoci, ma quantomeno vediamo i nostri eroi superare qualche ostacolo, complici anche un paio di incroci tra dirette precedenti o inseguitrici che si tolgono punti a vicenda.
Il disco è lo stesso degli ultimi anni: Juve a parte le altre non sono niente di che, son proprio i nostri ad essere scarsi.
E’ COMPLOTTO
Ho volutamente disertato la visione della Supercoppa Italiana a Doha, non volendo trovarmi a decidere per chi tifare tra le due espressioni del male calcistico nazionale.
I rigori però sono i rigori, e quindi quelli me li sono visti, scoprendomi (ma non è stata una sorpresa) intimamente più anti-milanista di quanto io sia anti-juventino (e lo sono assai, ve lo assicuro): dal momento in cui ho visto il ragazzino andare a tirare il penalty decisivo mi sono idealmente tappato le orecchie, non volendo sentire la valanga di miele che senz’altro la propaganda meravigliUosa avrà vomitato su tutti noi: “i nostri giovani italiani, Gigione eroe nazionale, proponiamo giUoco, il 29° trofeo dell’era Berlusconi” e cagate simili assemblate da quel maestro della fuffa che è Adriano Galliani. Oltretutto, la stessa propaganda che fece moltiplicare fino a 80mila i tifosi presenti a Barcellona per la finale dell’89 con la Steaua Bucarest, non ci metterà nè uno nè due ad arraffare qualche Trofeo Berlusconi per poter fare cifra tonda e titolare “30° trofeo in trent’anni di presidenza Berlusconi, e chissà che questo non faccia esitare il vecchio Presidente e farlo propendere per la scelta di cuore di tenersi il suo Milan“.
Tanto, aggiungo io, 200 milioni di nero li ha già fatti rientrare con ‘sta manfrina del closing…
I nostri invece, pur reduci dalla convincente vittoria contro la Lazio sono meritevoli del commento “l’Inter vince e a tratti gioca anche bene”. Grazie, troppo buoni.
Infine, dopo essere stata una delle prime squadre a vincere la Champions League senza aver vinto il Campionato precedente (edizione del 2003, quella vinta con più pareggi che tifosi allo stadio), i cugini si confermano baciati dalla sorte, essendo la prima squadra a vincere un Trofeo riservato ai vincitori di Campionato e Coppa Italia e non avendone vinto nessuno dei due. Ricordiamo anzi il difficilissimo percorso che portò i rossoneri a perdere la finale di Maggio contro la Juve (però sempre a testa alta, mi raccomando). Da Alessandria, Perugia, Carpi e Crotone salutano con affetto mandando un pernacchione.
Non posso che unirmi al coro.

…e sono 13 (poi arriverà il 14). Però era in crisi. Però non partecipa al giuoco.