LOTTA DURA SENZA PAURA

ROMA-INTER 2-2

Partitao meravigliao, con tante occasioni da una parte e dall’altra, che entrambe potevano vincere e su cui entrambe (ho detto entrambe) possono recriminare.

Spalletti se la gioca col centrocampo pensante: Brozo-Borja-Joao è quanto di più tecnico la nostra mediana possa offrire, e per larghi tratti del match beneficiamo delle loro geometrie.
Ho paura a dirlo, ma il giro palla da dietro pare funzionare, con Brozo ad abbassarsi tra Skriniar e De Vrij, gli esterni a proporsi per lo scarico laterale e uno dei due mediani a mettersi in verticale a centrocampo. Non sarà mai il tipo di gioco che preferisco (pura questione estetica) ma ammetto che anche il piede ruvido di Handanovic sembra trovarsi a suo agio. Così -almeno nelle intenzioni- si evitano i rinvii alla cazzimperio in avanti e si avanza in maniera più ragionata.

D’Ambrosio ancora una volta non fa rimpiangere Vrsaljko, “già disponibile e recuperato” e infatti seduto per 90′ (diobono, almeno state zitti o dite che è convalescente…): di più, il 33 dagli occhi blu mette più cross nel primo tempo che nell’ultimo trimestre, portando prima Perisic a capocciare mollemente a centro porta e poi Keità a segnare l’uno a zero su deviazione al volo di ignorantissimo stinco.

Taccio volutamente su quanto accaduto un minuto prima nella nostra area, rimandando ad apposita seziuncella.

I nostri proseguono sul canovaccio fin lì imbastito e si arriva a fine primo tempo con un palo e una paratissima di Handanovic a compensare i già citati assist dalla destra sfruttati con alterna fortuna dai nostri.

La ripresa vede subito il pari romanista, con un sinistro improvviso di Under: corretta l’analisi dello Zio nel dopogara (e forse anche di Adani in diretta). Asamoah infati non sa se uscire a contrastarlo o seguire Santon che si sovrappone, mantenendosi nella fatale terra di mezzo. Il sinistro del turco è forte e preciso, e Handanovic rimane incenerito.

Su questo il povero Samirone pagherà sempre un minimo di dazio: a mio parere il tiro era imparabile, davvero. Ma tu, caro portiere, almeno devi far finta di buttarti, devi fare la scena, anche solo per non sentirti dire “questo fa le belle statuine”.
Handanovic ormai lo conosciamo bene, è un gran portiere e nessuno lo discute; è però un freddo calcolatore e, così come non farà mai la parata plateale a beneficio dei fotografi, ha una sorta di istinto nel battezzare i tiri sui quali comunque non può arrivare. Non è la prima volta che resta immobile senza nemmeno provare la parata; poi vai a rivederla ed in effetti noti che nemmeno con l’aquilone ci sarebbe arrivato. Certo è che il tifoso obnubilato (eccomi!) vorrebbe vederlo almeno provarci.

Fine dell’approfondimento psico-attitudinale sul nostro portiere.

Contrariamente ad altre volte, il gol preso non mi demoralizza più di tanto, essendo la partita una rappresentazione plastica del concetto “vediamo chi picchia più forte”. Sarà quello, sarà che Icardi è un centravanti della Madonna, sarà che la difesa giallorossa su corner è un’allegra brigata in gita, ma a metà ripresa i nostri sono ancora avanti: corner bello teso di Brozovic a centro area, cabezazo di Icardi a timbrare l’ottavo in campionato e il nuovo vantaggio interista.

Chiaro che a quel punto uno ci spera, anche perchè la Roma, per quanto autrice di una bella partita, non sta facendo sfracelli dalle nostre parti.
Come spesso accade in questi casi, però, ci mettiamo del nostro: ecco che Brozovic di istinto allarga il gomito in area per quello che è un fallo di mani tanto palese quanto ingenuo.
Kolarov fa faccia brutta (cioè la solita) con Under accomodandosi in posizione dal dischetto e la sabongia, per quanto intuita da Handanovic -che stavolta si tuffa-, vale il 2-2 finale.

Come già detto a parenti e amici, dissento dalla chiusa finale di Sapientino Trevisani, secondo cui il pari non serve a nessuno. L’Inter a mio parere aveva come imperativo categorico quello di non perdere; la Roma non aveva altro risultato che non fossero i tre punti per accorciare le distanze.

Checchè se ne dica, i nostri sono là dove devono e vogliono essere: terzi, e per ora ancora più vicini al secondo che al quarto posto. Nessuno gli chiede di vincere il Campionato: a quel punto, arrivare secondi, terzi o quarti fa poca differenza.
Per capirci: il girone de fero di Champions non è figlio del nostro quarto posto in Campionato, ma dell’assenza dall’Europa che conta negli ultimi anni, che ci ha fatto precipitare nel ranking UEFA. Per evitare un analogo sorteggio la prossima estate, tocca battere il PSV assai più di quanto conti arrivare secondi o terzi.

 

TI AMO CAMPIONATO PERCHE’ NON SEI FALSATO

Siamo finalmente a parlare di arbitraggio e di VAR. Qui cercherò di parlare da appassionato di calcio e non da tifoso, nei cui panni tornerò subito dopo questa breve sbrodola bipartisan. Credo sappiate che del VAR penso tutto il bene possibile: è uno strumento che deve tendere alla minimizzazione degli errori, e quanto più può servire al risultato, tanto più va usato.

Fosse per me, quindi, altro che “chiaro ed evidente errore”: usatelo anche per invertire una semplice rimessa laterale, se non è stata assegnata correttamente.

Ma anche con atteggiamenti meno oltranzisti del mio, è francamente inspiegabile il fatto che Rocchi non abbia voluto o non sia stato richiamato a rivedere il contatto D’Ambrosio-Zaniolo. Oltretutto è l’arbitro stesso ad essere impallato da altri giocatori e a non essere nella posizione ideale per valutare bene quel che accade. E invece niente: il tutto con la beffa di essere nominato arbitro dell’anno nelle premiazioni del Galà di ieri sera.

Perchè tutto ciò? il complottista risponde: perchè gli arbitri, checchè ne dicano, il VAR non lo vogliono. Non vogliono perdere quella preziosissima zona grigia in cui poter interpretare, usare il buon senso e la sensibilità tanto care ad alcuni (guarda caso vestiti di quei colori…) e tanto rassicuranti per l’intero mondo arbitrale.

Con questo non voglio assolutamente dire che Rocchi abbia sbagliato per favorire l’Inter – la storia è talmente zeppa di episodi univoci e coincidenti che nemmeno il Romanista arriverebbe a tanto. Ha però un suo Ego da difendere, ed evidentemente l’uomo è talmente piccolo da non poter tollerare la minima interferenza nel proprio operato, ancor di più se l’addetto al VAR è un collega con 10 anni di esperienza in meno.

Il secondo episodio che poi porta al rigore causato da Brozovic è -come dire- troppo evidente per essere ignorato, e quindi in quel caso il nostro accetta il consiglio e va a vederlo, modificando -correttamente- la sua decisione.

Arriviamo a fine partita e all’altro episodio, frettolosamente derubricato da tutti come “spallata” o semplice “contatto di gioco”. Contrariamente all’Orsato di Juve Inter edizione 2017-2018, che continuò per larghi tratti della partita a non fischiare interventi bianconeri sui nostri per far vedere che non veniva condizionato dagli errori commessi, qui Rocchi non ci pensa nemmeno lontanamente a fischiare il contatto Manolas-Icardi, che avrebbe verosimilmente causato una guerra civile nella Capitale ma che fallo era e che come tale andava sanzionato.

Che sia chiaro: in questo caso il VAR poco poteva fare, è proprio Rocchi Horror Picture Show ad essere il colpevole.

Which brings me to the next point…

 

E’ COMPLOTTO

Spalletti non fa bene, fa benissimo a tornare da Caressa & Co. e ficcargli bene in testa (fosse stato per me sarei andato un po’ più in giù…) che gli episodi vanno mostrati tutti, e che i rigori non dati erano due, uno per parte.

Come detto, Sky ha dato il giusto spazio a Totti che, attingendo alla proverbiale ars oratoria, ha espresso le sue rimostranze sull’arbitraggio, contrappuntandolo da chicche da gran signore, del tipo “Guarda che tra poco arriva SpallettiAh beh allora me ne vado“. Quando poi Lucianino da Certaldo è arrivato, la discussione è andata su altri binari e non c’è stato modo di commentare gli episodi contestati.

Quel che torno a sottolineare per la millesima volta è che non dev’essere l’allenatore a fare questo tipo di battaglie, mediatiche ed istituzionali. La Roma non ha fatto parlare Di Francesco, ma ha chiamato quel che reputa essere la voce della società (aho’).

Ausilio, Zanetti, Gardini: dove cazzo eravate? A fare i selfie con Fiorello?

Caro Marotta, spero tu abbia preso atto della condizione in cui siamo e del modo in cui l’Inter viene gestita (internamente) e trattata (esternamente). Se già non ti è chiaro, t’el disi mi: arrivi in una Società diametralmente opposta a quella da cui provieni. Ne siamo orgogliosi e spero che non tarderai a capirne il perchè.

In mezzo al mare di differenze a nostro favore, c’è però questo importante tassello: non c’è nessuno che di mestiere porta avanti gli interessi dell’Inter nelle sedi opportune. Questo è un ruolo che storicamente all’Inter è toccato al Mister di turno, lasciato solo contro tutti a litigare facendo unicamente ricorso alle proprie capacità.

Non va bene: provvedere al più presto.

Singolare, ad esempio, la fretta e la perentorietà con cui Nicchi, Presidente dell’AIA, abbia definito “inconcepibile” l’errore commesso a danno della Roma. Parole assolutamente condivisibili in sè. Peccato per l’assoluto silenzio sull’altro intervento a fine partita. Peccato soprattutto che lo stesso Nicchi, dopo l’altrettanto clamoroso mani di Di Marco in Parma-Inter, invitasse tutti alla calma ricordando che gli errori ci saranno sempre e che bisogna lasciare gli arbitri tranquilli.

Queste le parole testuali usate dal nostro a Settembre nella circostanza:


Usare di più la Var? C’è un protocollo chiaro, e non è cambiato nulla dallo scorso anno: se gli arbitri lo seguono, è ok, se sbagliano non seguendolo è un errore. Il Var ha indicazioni chiare su come essere utilizzato, e purtroppo non cancella tutti gli errori…”.


E ancora:


In Inter-Parma Manganiello e la videoassistenza hanno commesso due errori non andando a rivedere come da protocollo, avrebbero dovuto far uso del supporto video: sul tocco di mano di Dimarco in area e su un fallo di Gagliardini che purtroppo l’arbitro non aveva visto: poteva essere sazionato col giallo o col rosso, ma la Var doveva chiamarlo”.

Tacendo per umana pietà sul fatto che poi Di Marco segnò l’eurogol con la complicità di un compagno in fuorigioco attivo. Trovate le differenze.


LE ALTRE

La Juve sbanca anche Firenze arrivando al match di venerdì contro i nostri già a 40 punti in classifica. Il Napoli riesce a battere l’Atalanta a Bergamo nel finale, mantenendo il -8 dai gobbi e guadagnando altri due punti sui nostri.

Dietro ne approfitta il Milan, che batte in rimonta il Parma grazie a un rigore assegnato col VAR (sarei incoerente se dicessi che non doveva essere dato, ma al solito i cugini riescono ad avere culo anche nella ri-analisi degli episodi in area, visto che di quel fallo di mano non si era accorto nessuno). Fatti i complimenti a Gattuso che con mezza squadra in infermeria riesce a far punti schierando Abate difensore centrale, e ribaditi gli insulti a Cutrone che è davvero scarso e arruffone, ma che segna con preoccupante continuità, arriviamo alle favolette della sera.

Il Milan è infatti a 4 punti dall’Inter, che venerdì andrà a Torino in casa dei cattivi. Il calendario proporrà poi la sfida col Napoli a Santo Stefano, mentre i cugini vanno incontro ad una fase di calendario all’apparenza più agevole. Ecco quindi solleticati gli appetiti delle televisioni locali, che approntano tabelle speranzose e preconizzanti al grido (vecchio ormai di qualche stagione)  “Dài Milan che prendi l’Inter“.

A ciò si aggiunge Cicciobello Marocchi, simpaticissimo nel comunicarci che a suo parere l’Inter non passerà il girone di Champions.
Bontà sua.

WEST HAM

Bella vittoria 3-0 in trasferta contro un derelitto Newcastle che ci lascia a galleggiare in acque ancora tranquille.

VI DO ALCUNI AVISI  (cit.)

La “V” in meno è voluta, essendo la frase da pronunciare con il tono lamentoso e cantilenante di ogni prete che si rispetti prima della benedizione finale.

Il primo è che quel paracarro di Icardi ha vinto il premio per il gol più bello della scorsa stagione (questo, per la cronaca, anche se lui avrebbe votato per questo, ed io per quest’altro).

Non solo: l’inguardabile centravanti che fa solo gol ma non partecipa al giUoco come GUeko è stato votato come Miglior Calciatore della Serie A per la scorsa stagione. Il voto, guarda caso, non è frutto dei giudizi della stampa, bensì degli addetti ai lavori (giocatori e allenatori, che per definizione un pochino di più di calcio dovrebbero capirne…).

Il secondo “aviso” è un’ammenda ad una imperdonabile mancanza nel mio ultimo pezzo sulla trasfera di Londra.

A commentare la partita, da bordo campo, c’era il mio giocatore preferito all time: Paul Emerson Ince, il Governatore, accolto così dai cinquemila interisti al seguito.


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