INTER-SASSUOLO 0-0
La digestione lenta fa stazionare cotechini e panettoni negli stomaci nerazzurri, provocando 90′ di insipida lentezza e sonnolenza che solo un grande Handanovic non fa tracimanre in una sanguinolenta sconfitta.
Apatìa come non se ne vedeva da anni a San Siro, e nemmeno ravvivata dalle migliaia di bambini ad assiepare i primi anelli blu e verde. Scorrendo i giocatori di movimento, faccio fatica ad individuare uno solo dei nostri che abbia fatto una partita discreta, nemmeno buona.
I miei occhi hanno addirittura dovuto assistere ad errori in impostazione e alleggerimento di Skriniar e De Vrij, e spero che ciò testimoni l’eccezionalità dell’evento.
Poche le nostre occasioni da gol, essenzialmente i due colpi di testa -uno per tempo- di Vecino e Martinez, più che compensati da diverse scorribande emiliane dalle parti di Handanovic che, soprattutto nella ripresa e soprattuttissimo nel finale, chiude la porta in faccia a Boateng & Co.
Il pessimismo di chi scrive era tale che non mi sono nemmeno permesso di pensare “dài che l’abbiamo sculata come contro il Napoli, e adesso andiamo di là e segniamo nel recupero”. Anzi: great minds think alike, perchè a posteriori apprendo di averla pensata esattamente come lo Zio Bergomi, risentendo il mio rimuginare lungo 90′ all’insegna “qui se va bene non la perdiamo“.
C’è poco da fare: questi black out di applicazione e concentrazione sono il vero marchio di fabbrica dei nostri colori, purtroppo più di qualsiasi altra caratteristica. Sarò spettatore interessato, ma davvero non mi viene in mente nessun altra squadra che sia così volubile ed imprevedibile, capace a distanza di pochi giorni di vittorie convincenti (Napoli ad esempio, e nonostante tutto l’orribile contorno di quella partita) e rappresentazioni plastiche di inedia (vedi l’ultimissima esibizione).
A cosa possiamo attaccarci, senza essere volgari?
A un paio di constatazioni, più che consolazioni vere e proprie.
Ad esempio, al fatto che Perisic, Nainggolan e Vrsaljko hanno fatto un primo quadrimestre che, fosse stato il secondo, sarebbe stato da bocciatura a giugno: aldilà dei colpi sporadici sono tutti (Ninja in primis) ampiamente sotto i rispettivi livelli di rendimento.
Non solo, ma la pervicacia con cui Spalletti continua ad insistere su Icardi punta unica con due larghi ai suoi lati di fatto esclude dalle rotazioni Martinez, che sarebbe senz’altro opportuno vedere in campo con maggior continuità, anche solo per saggiarne il reale valore.
Qui, abbeverandomi alle fonti del sapere illuminato, registro che tanto lo Zio quanto il Cuchu sostanzialmente danno ragione al Mister, segnalando come il centrocampo a tre serva per garantire quella solidità difensiva che senz’altro è nei fatti. Intuitivamente, per inserire il Toro occorrerebbe rinunciare ad un uomo in mediana, e la cosa garantirebbe minor filtro in mediana.
Vero, ma qui continuiamo a segnare col contagocce, e il Cassandro che scrive segnala che le pratiche onanistiche dei tanti soloni che plaudono alla nuova versione di Icardi vanno di pari passo ad una anomala sterilità del nostro centravanti. Per una volta mi appoggio ai solertissimi statistici di staceppa che ci ricordano dei tre mesi passati dall’ultimo gol su azione in Campionato e dei “soli” 9 gol segnati nel girone di andata contro i 14 dell’anno scorso.
Posto che anche Perisic è indietro sulla sua tabella di marcia (3 gol invece dei 5-6 che di solito realizza entro Natale) e che il Ninja ne ha fatti solo 2, il problema del goal c’è e eccome. Sono contento dei 12 diversi marcatori nella rosa ma, onestamente parlando, non è da Gagliardini che mi aspetto i 5-6 centri a stagione. Un buon reparto di centrocampo deve poter garantire tra i 15 e i 20 gol a stagione (Brozo-Ninja-Vecino, parlo soprattutto di voi), e dal pacchetto di punte e ali a disposizione dobbiamo poter ricavarne almeno 40-45.
Mi pare che siamo lontani da queste fanfaronate statistiche, il che mi porta quantomeno a porre il dubbio circa un cambio di sistema. Affiancare Martinez ad Icardi, dando per scontata una compatibilità “ambientale” in realtà tutta da dimostrare, vorrebbe dire rinunciare ad un paio dei satelliti di Icardi, diciamo senz’altro Perisic e probabilmente uno tra Politano e Ninja.
Vorrebbe dire (anche se non soprattutto) dare una bella spolverata alla barbetta di Candreva, l’unico in grado di garantire corsa e sostanza su quella fascia.
Facendo i disegnini, una roba del genere:

La mia non è una proposta. Piuttosto, una rappresentazione plastica di quel che vorrebbe dire giocare stabilmente con le due punte. A voi pesare le due opzioni sui piatti della bilancia e propendere di conseguenza.
LE ALTRE
Il pareggio ci fa perdere due punti nei confronti Roma e Milan, vittoriose contro Torino e Genoa, mentre lo scontro vinto dal Napoli contro la Lazio ci fa almeno consolare per il punticino guadagnato sugli Aquilotti.
In questo momento siamo saldamente terzi, che può essere un ragionevole obiettivo per quest’anno. Il quarto dista sei punti, e a ‘sto giro è il Milan, ma le altre sono tutte lì in un paio di punti e quindi ad ogni giornata ci saranno cambiamenti nella lotta al quarto posto.
I nostri devono ripigliarsi in fretta: la prossima fermata è Torino a casa Mazzarri. Vietato dormire, stante anche un Milan-Napoli che ci vedrà spettatori interessatissimi.
E’ COMPLOTTO
Torno a fare il professorino petulante che non sono mai stato (soprattutto professorino…) per segnalare un interessante contributo di Marco Bellinazzo su Goal.com che, ad essere intellettualmente onesti, dovrebbe ricacciare in bocca a tanti il Luogo Comune Maledetto per cui l’Inter per l’ennesima estate avrà bisogno di vendere uno dei suoi gioielli per far quadrare i conti.
Riporto testualmente:
L’Inter ha anche raggiunto l’obiettivo di chiudere il bilancio al 30 giugno 2018 in pareggio realizzando plusvalenze per 45 milioni soprattutto grazie alla cessione di giovani promesse della primavera. Entro la fine dell’esercizio in corso al 30 giugno 2019 l’Inter non ha un obbligo discendente dal settlement di raggiungere il pareggio di bilancio e quindi non è costretto a fare determinate plusvalenze.
Tuttavia la dirigenza si è imposta di perseguire anche quest’anno uno stretto equilibrio tra ricavi e costi per cominciare al meglio la prima stagione completamente libera dalle sanzioni Uefa. Dal 2018, in effetti, il regolamento Uefa dovrebbe prevedere una ulteriore restrizione sulle perdite ammissibili nel triennio: dopo la fase in cui erano ammessi 45 milioni e quella in cui si faceva riferimento a una soglia di tolleranza di 30 milioni triennali, ora dovrebbe scattare un monitoraggio più severo con l’obbligo per i club di chiudere i conti triennali a 0, salvo un deficit di 5 milioni ritenuto comunque perdonabile (su questa novità sarebbe peraltro auspicabile un chiarimento ulteriore della Uefa).
E ancora:
Alla fine è probabile che ci sarà un rosso da colmare ricorrendo alle cessioni. Ma potrebbero bastare anche una ventina di milioni. Questo dovrebbe permettere all’ad Beppe Marotta di potersi muovere con una certa agilità sul mercato, senza più le ipoteche del “passato”.
Quindi, quando sentiamo le solite manfrine su Icardi che va a Madrid e Skriniar in Inghilterra, mandiamo pure serenamente a quel paese l’autore della minchiata.
Su Perisic il discorso è diverso: le voci che si rincorrono in questi giorni sono a mio parere di tenore diverso: come detto il giocatore ha un rendimento scadente, è alle soglie dei 30 anni e non pare vogliosissimo di rimanere a Milano. E’ chiaro che non è sul mercato sic et simpliciter, ma un’offerta congrua potrebbe risolvere in un colpo solo e abbondantemente il residuo problema plusvalenze. Dall’altra parte, una scelta siffata, mi spingo a dire anche a Gennaio, potrebbe aprire le porte al disegnino a due punte di cui sopra.
Se questa fosse la strategia alla base, onestamente mi parrebbe comprensibile. Di fatto rinunci a un’ala che non ha più molti margini di miglioramento (eufemismo) per immettere una punta 21enne di altissimo potenziale: se si vuole cambiare il modo di giocare, la scelta ha senso.
Se invece si vuole dar via Perisic per andare a prendere il Martial di turno, a sensazione non sono d’accordo. Cambieresti “ruolo su ruolo” con tutte le incognite di un giovane che non è un fenomeno di costanza e che arriva a metà stagione in un campionato nuovo: no grazie, a posto così.
WEST HAM
Anche qui sono in down, lasciami in down (cit.), becchiamo due pere in casa del Bournemouth e ristagniamo a metà classifica.
Risorge Carroll, intermezzo tra l’ultimo infortunio e il prossimo. In compenso sia Astronautovic che il Chicharito vogliono andarsene e rischiamo di tenerceli svogliati come solo le punte sanno essere.
Viva l’ottimismo.
