BENVENUTO MISTER

E finalmente, dopo qualche mese, anche Conte ha capito cosa voglia dire essere l’allenatore dell’Inter.

Non vinci? Sei un incapace, e ancor di più la Società che ti ha scelto.

Vinci? sì ma sfruttando cinicamente gli errori degli avversari e speculando sul contropiede.

Per fortuna, il Mister Agghiaggiande non le manda a dire e, dopo aver risposto per le rime a Zazzaroni ed altri nelle scorse settimane, l’altra sera ha riservato lo stesso trattamento a Fabio&Fabio (Caressa e Capello).

Capello ha testualmente detto che l’Inter gioca con la difesa bassa e sfruttando in contropiede gli uno-contro-uno concessi dalle difese avversarie.

Quando Conte ha replicato stizzito, ecco che i due in studio hanno messo una toppa che era peggio del buco, affrettandosi a dire al Mister “no no, non hai sentito tutto il discorso” e aggiungendo di aver fatto riferimento anche al pressing alto che consentiva all’Inter di recuperare palla vicino all’area avversaria. Balle, questo l’ha detto solo Conte, e a ben vedere è l’esatto contrario di quanto sostenuto da Capello (altro che “sto dicendo le stesse cose che dici tu”).

Per essere ancora più chiari: difendi basso? Non fai pressing nella metacampo avversaria ma aspetti sulla tua trequarti, una volta che hai la palla lanci lungo sul centravanti e speri che la butti dentro.

Fai pressing alto? I tuoi centrocampisti vanno alla caccia del pallone fino alla trequarti avversaria, cercando di costringere gli altri all’errore, in modo da recuperare la bocca a trenta metri dalla porta, non a ottanta. In questo caso, peraltro, si inserisce in maniera coerente la critica avanzata da Bergomi e Costacurta, che hanno chiesto a Conte se potessero esserci margini di miglioramento in un paio di transizioni del Napoli che per poco non hanno causato problemi all’Inter. Ecco, Conte in quello è stato chiaro: pressando alti, il rischio che si corre è quello. Se l’avversario riesce a superare la prima linea, ecco che alle spalle c’è un sacco di campo che resta sguarnito, mettendo a rischio la difesa. È il vecchio concetto della coperta corta, che alla fine è anche abbastanza facile da capire.

Ma no, si continua sul vecchio canovaccio: vinci? sì, ma sei solo un’Inter cinica che sfrutta con pochi lampi le prodezze dei suoi campioni.

Ci si mette ancora una volta il Corriere dello Sport a fare la finta vergine, portando l’ipocrisia a nuovi livelli di sofisticazione.

Un pezzo del genere trasuda tutta la malafede di chi lo scrive. Perchè è noto a tutti che la critica è pressocchè unanime nel condannare chiunque giochi in contropiede e osi ritornare al mittente le proposte di bel giUoco e mille passaggetti a tre all’ora. Ma quando, guarda caso, tali critiche sono rivolte all’Inter sotto forma di falso complimento -oltretutto prendendo una cantonata proprio nel merito tecnico della questione- ecco che ci si meraviglia del perchè ci si debba vergognare di un sistema di gioco che tanto ha fatto vincere al calcio italiano.

In altre parole, Conte non si incazza per l’accusa di essere un contropiedista. Si incazza perchè così dicendo si sceglie di ignorare il modo in cui fa giocare la squdra, limitandosi a vedere una parte del quadro e pigliando una cantonata che non fa onore al passato dell’allenatore Capello.

Furbo Zazzaroni a chiamare i mostri sacri a difendere quella che -ribadisco- è una posa posticcia. Che l’immenso Gianni Mura “parteggi” per un calcio essenziale e senza troppi ghirigori è noto, oltre che da me condiviso. Che proprio lui si presti a dar manforte a questa manovra di dissimulazione mi lascia un po’ così, allo stesso modo della sua critica al VAR ed all’eccessivo uso della tecnologia nel calcio.

Ma lui è Gianni Mura e può dire quel che vuole.

Gli altri pure, anche se hanno una credibilità ed un’onestà intellettuale nemmeno paragonabile.

Ad ogni modo, caro Conte, ora hai finalmente capito di cosa noi interisti ci lamentiamo da anni. Ci dai una mano tu a iniziare a rispondere come si deve?

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