I nostri stanno andando benone, direi aldilà di ogni più rosea aspettativa. Indipendentemente da come andrà con l’Atalanta sabato sera, 45 punti in un girone danno una proiezione di 90 a fine anno, quota alla quale di norma si vincono scudetti.
È vero che già in anni passati a quest’epoca eravamo in vetta alla classifica, ma onestà impone di dire che il “come” faccia una certa differenza. Dalla pioggia di pur gustosissimmi 1-0 (vendemmia Mancini 2015/2016), all’insostsenibile velocità del primo Spalletti -poi infatti schiantatosi nel solito Gennaio marroncino- arriviamo a Conte, che ha portato la truppa in vetta spremendo il massimo da tanti dei suoi (Lu-La in primis) ma anche dovendo fare a meno dei due pezzi forti del centrocampo. Tre mesi senza Sensinho, due senza Barella, con l’aggravante di dover abusare dei piedi non raffinatissimi di Gagliardini e della limitata tenuta atletica di Borja Valero.
Eppure, si diceva, siamo lì.
Tutto ciò considerato, ed aggiugendo che da Febbraio i nostri avranno anche l’impegno di Europa League che tante energie ciuccia ad ogni squadra, non intervenire con due o tre innesti di valore sarebbe deleterio.
I tre ruoli sono noti: esterno sinistro, centrocampista, punta da panchina. In ordine di importanza, per me i tre nomi sono: Marcos Alonso, Eriksen, Llorente, e spiego il perchè:
Marcos Alonso Risposta semplice e solo apparentemente banale: perchè è un terzino sinistro. Non è “un laterale che può adattarsi anche a…” non è “un jolly difensivo che può venir buono anche per…“. No. È uno che fa quello di mestiere, che lo fa bene, che Conte ha già avuto e che, ultimo dato non trascurabile, batte bene le punizioni col mancino.
Ineluttabile assioma nerazzurro degli ultimi lustri, quel ruolo è il nostro punto debole anche quest’anno, vista l’inaffidabilità fisica di Asamoah e la stiracchiata sufficienza (ma nulla più) di Biraghi. Mi auguro a riguardo che il giovane Di Marco, sistematicamente ignorato dal Mister finora, venga quantomeno tenuto fuori dal mercato finantochè non sarà arrivato il rinforzo, chè se adesso viene un coccolone all’uomo dai parastinchi discutibili, tocca dirottare D’Ambrosio o -peggio- Candreva.
Le alternative allo spagnolo non mi convincono: Darmian è uno che fa benino un po’ di cose, ma arriverebbe come un D’Ambrosio-bis. Per carità, giocatori preziosi per ogni allenatore, ma qui stiamo parlando di un titolare da inserire, non di un rincalzo buono come alternativa. Serve insomma più classe.
Ashley Young (di nome ma non di fatto, visto che ha 34 anni) è il classico adattato. Se sei terzino sinistro e sei destro di piede, o ti chiami Paolo Maldini o abbiamo un problema. In questo lo Zio Bergomi mi ha preceduto nel commento che avrei fatto se solo qualcuno me l’avesse chiesto.
Eriksen Qui ammetto di ragionare -anche- da tifoso, perchè per alcuni versi Vidal sarebbe un acquisto più pronto e funzionale al gioco di Conte, ma andrebbe ad intasare la già troppo nutrita colonia di ex-juventini, dando ulteriore fiato alle trombe dell’ “adesso sì che l’Inter è cambiata, non è più una squadra di matti, meno male che sono arrivati gli juventini“.
Ciò detto, Eriksen ha cinque anni in meno di Vidal e soprattutto sembra poter dare qualcosa a questo sport per un lasso di tempo maggiore rispetto al cileno.
Detto che nel ruolo il mio sogno bagnato resta il laziale Milinkovic-Savic, per il quale ci sarebbe da sborsare una cifra vertiginosa, la ventina di milioni di cui si parla in queste settimane io la farei viaggiare spedita in direzione Tottenham e non Barcellona.
Llorente La punta dovrebbe sostanzialmente essere un cambio per Lukaku, quindi lo spagnolo dagli occhi di ghiaccio sarebbe perfetto. Anche lui è già stato agli ordini di Conte, il che dovrebbe facilitarne l’ambientamento. Facendo attualmente panchina a Napoli, non credo avrebbe problemi a farla a Milano. Lo preferisco all’altro nome che circola in questi giorni, e cioè Giroud, per più di un motivo.
Anzitutto, Giroud è il classico attaccante di manovra, che gioca al servizio della squadra, ma che storicamente segna poco: non è un caso che sia diventato campione del mondo con la Francia senza aver segnato nemmeno un gol a Russia 2018. Immaginando l’impiego di questo tipo di punta nelle classiche partitacce che non si sbloccano, preferirei giocarmi il jolly buttando in campo lo spagnolo, pressocchè imbattibile nel gioco aereo ed opportunista quanto basta per piazzare il piedone al momento giusto.
Inoltre, se già è difficile che il Chelsea ceda su Marcos Alonso, è ancor meno probabile che accetti di far partire due suoi giocatori (anche Giroud gioca lì) che, oltretutto, andrebbero a far comodo a Conte, beneficiario di una cospicua buonauscita dopo la parentesi alla corte di Abramovich e senz’altro non molto ben visto da quelle parti. In altre parole: l’ultima cosa che il Chelsea vorrà è fare un favore al Mister che si è appena intascato una decina di milioni di indennizzo.
CHE NE SARÀ DI NOI
Conscio della mia fissazione con il ruolo di terzino sinistro, a mio parere il peso specifico dell’Inter dipenderà dal titolare in quella posizione a fine mercato di riparazione.
Arriva Marcos Alonso? Possiamo giocarcela per lo Scudetto. Arriva Darmian? Ci accomodiamo per il secondo/terzo posto.
È semplicistico, ma la penso così. Avere lo spagnolo tra i titolari fa crescere il valore complessivo della squadra più di avere il Vidal di turno (che giocherebbe al posto di uno tra Brozo, Sensi o Barella).
Voglio dire: a metacampo ne esce uno bravo, ne entra uno bravo, che sia Vidal o Eriksen.
A sinistra, ne esce uno medio (se non mediocre) e ne entra uno bravo.La differenza sta tutta lì.
IZ BACK
Ho smargheritato tanto, cercando di capire se augurarmi il ritorno di Ibra al Milan oppure no, e mi scopro sorprendentemente ad esserne contento.
Non mi rimangio quel che ho detto e scritto: i peana del figliol prodigo che torna là dove si era trovato così bene sono già iniziati, con tanto di dirette dall’aeroporto e endoscopie su come saluta i compagni. Gol come visto, ancora niente (anche se contro la Rhodense ha fatto i numeri!).
Zlatan però farà bene alla Serie A e anche al Milan. Già nella mezzoretta giocata contro la Samp ha fatto vedere di essere il migliore dei rossoneri pur giocando praticamente da fermo. A questi livelli, e con questo livello di concorrenza interna, gli basterà qualche allenamento per elevarsi dalla mediocrità diffusa. Arrivo a dire che, in ottica stadio, a noi conviene che il Milan faccia schifo ma non troppo. Mi diverto come un riccio a vedere la classifica e trovarli saldamente nella colonna di destra, ma pensare ad una partnership con una squadra di centroclassifica per costruire lo stadio del futuro non è il massimo della vita: e visto che i problemi del Milan non finiranno certo con questa stagione, occorre ricordare l’epilogo dell’altro stadio europeo che era stato inizialmente costruito da due squadre della stessa città: l’Allianz Arena di Monaco.
Per carità, non mi farebbe schifo far pagare metà del nuovo stadio al Milan per poi vederli migrare altrove (al Brianteo?), ma è una favola troppo bella perchè possa diventare realtà.
Tornando a Ibra, mi scopro un romanticone dal cuore d’oro: se già non l’avevo fischiato al Derby 2010-2011 quando atterrò Materzazzi con una mossa da arti marziali, a maggior ragione lo accolgo col sorriso adesso: la maniera che ha di ghignare dopo aver fatto la sparata da gradasso me l’ha sempre reso simpatico a pelle, pur essendo probabilmente il più abile mercenario e trasformista del calcio moderno.
Quindi, nonostante tutto, bentornato Zlatanasso!

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