JUVENTUS-INTER 1-3
La goduria non ha limiti, e il rancore nei confronti di quelli che sono universalmente considerati “i cattivi” fa assumere a questa vittoria quasi una valenza di giustizia sovrannaturale, ancor più corroborata dal solito paio di sviste avbitvali (cit. ovina, vendemmia ’98 ma sempre valida).
Contro tutto e contro tutti, as usual. Il ricordo non può non andare a quello splendido derby vinto 2-0 e finito in 9, quando solo un’Inter molto più forte degli avversari (allora i cugini, ieri i gobbi, in entrambi i casi la ghènga arbitrale) riuscì a prevalere uscendo dal campo con i tre punti ed il petto gonfio d’orgoglio.
Strama fa il fenomeno e se la gioca con le tre punte “pure”, correndo un rischio evidentemente calcolato e schierando fin dall’inizio tutto il potenziale offensivo a disposizione. Dopo 20 secondi il patatrac cui si è accennato. A poco vale il fatto che il mio occhio non si fosse accorto del netto fuorigioco di Vidal, preso com’ero a smadonnare per il gol subìto senza nemmeno aver toccato palla. Se n’erano invece accorti il Mister in panca, che i suoi sacramenti li indirizzava al quarto uomo, ed in campo Nagatomo e Juan Jesus, che hanno incenerito coi loro sguardi il segnalinee Preti.
Non appena appreso del cognome del figuro in questione, nelle mie orecchie ha risuonato soave la melodia di Bandiera Rossa, nel passaggio in cui si ricorda che
“con le ossa di Preti morti, faremo tasti per pianoforti”.
Abbandonati gli istinti stragisti, rimanevano 89 minuti da giocare, che hanno confermato tante cose già note, buona parte delle quali verranno sviscerate nella sezione E’ COMPLOTTO.
Restando alla partita, Handanovic fa la paratona su invenzione di Pirlo e ottimo destro al volo di Marchisio, con la nostra difesa che sbaglia il fuorigioco e che in generale nella prima mezzora è alquanto pasticciona. A metacampo però teniamo il loro ritmo, e i tre davanti sono una minaccia costante; bello il destro fuori di un niente di Cassano –in generale piuttosto in ombra però- e sempre pericoloso Cambiasso nelle sue percussioni centrali –anche se farebbe meglio a servire i connazionali Milito e Palacio anziché tirare.
Ad ogni modo, l’intervallo ci sorprende tignosi e convinti, pronti a tornare “sul campo” –come amano dire quelli là- e ribaltare il risultato.
E così è.
Qualcuno –non Tagliavento, impallato da Bendtner, probabilmente Orsato- vede la trattenuta malandrina di Marchisio su Milito e probabilmente il parrucchiere di Terni pensa che un altro errore sia troppo anche per l’Inter.
Rigore quindi, e il Principe pareggia.
Il punto che –lo confesso- mi riappacificava col mondo, non avendo nemmeno mai sperato a più di un pareggio nella tana del lupo, costituisce in realtà un nuovo inizio per i nostri, che annusano la puzza di merda che alberga nelle mutande juventine.
Nagatiello e Zanna arano le fasce che è una bellezza, e Strama fa il resto togliendo Cassano per Guarin. Al quale non fregherà un cacchio, ma che suscita in me quel misto di amore e odio che nelle ultime stagioni avevo riservato a Thiago Motta. Giocatori diversissimi, i due, che però hanno l’innato istinto di fare la cosa che in quel momento non farei mai: tirare anzichè passare, fermare l’azione anziché velocizzarla, e robe del genere. Il fatto che loro giochino o abbiano giocato nell’Inter strapagati mentre io faccia fatica al calcetto dei campioni del lunedì dice molto sulle rispettive competenze calcistiche, ma non si dice forse che l’Italia è il Paese con 60 milioni di commissari tecnici?
Eccomi, quindi, a ringhiare contro il Guaro allorquando decide di allargarsi sulla destra per la bomba a voragine invece di servire il meglio appostato Milito. Il diagonalone in effetti è insidioso, e la respinta di Buffon si trasforma in succulenta polpetta che Milito fa sua in un sol boccone: tap-in e 2-1, con conseguente ruggito animale del sottoscritto.
Se già prima la Juve ci capiva poco, da lì in poi i galeotti vanno in pappa completa, con i soli Pirlo e Quagliarella a tentare il tiro da lontano, se si eccettua un tentativo di Bendtner molto difficile dopo cazzata micidiale di Gargano, che tenta di servire Handanovic da posizione suicida. Stranamente non sento nemmeno troppo il match, felice di essere il vantaggio e di rompere gioiosamente i coglioni ai gobbi e al loro record di imbattibilità. La felicità si trasforma in euforia sul pressing di Guarin sul prossimo pallone (gonfiato) d’oro, alias Pirlo, e sulla seguente imbeccata per Nagatomo, che tiene palla per un quarto d’ora provando il tiro, resistendo alla carica del difensore e imbeccando poi Palacio a centro area per il 3-1 finale: stritolo Panchito in un abbraccio ebbro di gioia, col piccolo che ride e mi grida “te l’avevo detto!!”. Mento rispondendogli “è vero! L’avevi detto!!” e mi godo la prima vittoria in terra gobba dai tempi di Julio Cruz.
Era l’aprile del 2005 ed ero a Freetown, cazzo che ricordi…
LE ALTRE
Non so se lo sapete ma la Juve ha perso. Vince il Milan, invece, just for a change, e riesce addirittura a segnare Pazzini. Napoli e Lazio ci danno una mano, raccogliendo un punto in due e lasciandoci quindi a un punto dalla vetta e 4 punti sulla terza. Continuo a pensare che questa squadra NON sia da scudetto, e davvero la mia non è scaramanzia. Penso però che la vittoria di ieri sia una pietra angolare di questo campionato, e che possa significare molto in termini di consapevolezza nei propri mezzi. L’Inter come sappiamo è capace di tutto, nel bene e nel male, ma penso anche a bassa voce (non si può pensare a bassa voce ma spero che la licenza poetica renda l’idea) che a volte capitano cose che sfuggono alla logica. E’ qualche settimana che ho in mente lo scudetto del Milan del ’99, vinto con una dose industriale di culo e con la connivenza determinante della rivale del tempo (‘a Lazzie). Lungi da me voler paragonare i nostri a gentaglia che tirava alla bandierina del calcio d’angolo salvo incocciare sulle terga avversarie e fare gol, ma il contesto in cui potrebbe maturare il miracolo è esattamente questo: un episodio che sfugge al buon senso pallonaro, ammesso che ne esista uno, che premia gli arditi e che è frutto della mediocrità generale, nella quale basta ergersi di un poco dalla polvere per splendere di luce propria.
E’ COMPLOTTO
I gobbi son tornati: detto del gol farlocco in avvio, il mancato rosso a Lichsteiner è la prova palese della malafede di questa gentaglia armata di fischietto o bandierine. Chè a essere in buona fede, dopo una cagata come il gol in fuorigioco convalidato, non vedi l’ora di poter azzeccare la chiamata che punisca chi prima è stato indebitamente avvantaggiato.
Invece Tagliavento, quello lodato da tutti perché arbitra in punta di regolamento, quello che non si fece problemi a cacciare fuori 2 difensori –guarda caso interisti- nei primi 40‘ della famosa partita delle manette di Mourinho ecco, quel Tagliavento lì ci pensa un po’, un altro po’, e poi non fa una mazza. Ennesima dimostrazione di arbitro che fa il grosso coi piccoli (l’Inter non ha mai avuto né mai avrà l’appeal delle altre strisciate presso le varie istituzioni del calcio) e il piccolo coi grandi (intesi come portatori di grandi interessi, non certo come squadra di specchiata tradizione). Nel cahier de doléance io, interista malato, metto anche il gol annullato a Palacio per un fuorigioco di tre centimetri, perché mi rifiuto di credere che un occhio umano possa vedere una roba simile. Non potendolo credere, ci ritroviamo quindi nel caso, già illustrato in precedenza, del doppio giallo non dato al terzino bianconero: nel dubbio, lasciala giù quella cazzo di bandiera, cornuto! Invece no: qui chiamata ineccepibile, al limite dell’impossibile, là… chettelodicoaffà.
La vittoria dell’Inter ovviamente ha messo sotto radice quadrata la gravità degli errori in questione (sempre che di errori si tratti), ma ovviamente non ha impedito alla prostituzione intellettuale di mettere in scena il canovaccio già visto nella giornata di Juve-Catania: e cioè, non “arbitri-pro-Juve”, ma “arbitri-nel-caos”, accomunando i crimini testè menzionati a mancate ammonizioni –tutte da verificare- ai giocatori interisti nel secondo tempo.
Le mie caste orecchie hanno poi dovuto sentire abominii del tipo “il gol irregolare dopo venti secondi ha in realtà penalizzato la Juve perché ha dato ancor più rabbia all’Inter”, oppure “ha aiutato Stramaccioni che a quel punto aveva già le tre punte in campo per tentare di ribaltare il risultato”.
Forse in questo senso riesco a capire quell’illuminato tifoso bianconero che, richiesto di un commento a fine partita, è riuscito a dire “Juventus 1 Tagliavento 3”.
Da parte mia, invece, applausi a piene mani al Cuchu che dice “la storia dell’Inter è troppo importante per interessarci del record di imbattibilità della Juve. La storia l’abbiamo fatta noi un paio di anni fa”, sorrisi divertiti a Cassano che invita l’arbitro a non fare il fenomeno mentre prima del secondo tempo ignora le nostre richieste di spiegazioni, e ovazione da stadio a Strama che fa il verso ai gobbi dicendo “qui tutti dicono sul campo… beh noi li abbiamo battuti sul campo, poi possono dire quello che vogliono”.
Lo appoggio anche nella polemica –forzatella, lo riconosco- con Marotta che aveva definito “spensierata” l’Inter che arrivava a Torino per giocarsela, e volendo dire in realtà “spregiudicata”. Personalmente, vivo un tale atavico arretrato di sfanculamenti non dati ai nostri avversari che sposo sulla fiducia qualsiasi polemica che ci veda opposti alle oscure forze del male.
Per il resto, noto che Repubblica continua ad avere una redazione sportiva che senz’altro non sorride all’Inter: Fabrizio Bocca (lo chiamavano Bocca di Rosa…) fa il gioco di tanti altri mischiando mele con pere nel giudizio all’arbitro, mentre mi tengo ben lontano dai complimenti a Stramaccioni –non a caso ex giallorosso- di Alessandro Vocalelli, lupacchiotto ex direttore del Corriere dello Sport e -forse per questo?- approdato sulle colonne del quotidiano fondato da Scalfari.
Ripeto quanto detto in apertura, come sempre contro tutto e tutti: la nostra condizione naturale, nella quale riusciamo a dare il meglio. Avanti così (si spera).
WEST HAM
Cazzutissimo pareggio a reti inviolate contro il City del Mancio e zona-Uefa comodamente presidiata nsieme a coinquilini di ben altro lignaggio (vedi alla voce Arsenal). I’m West Ham untill i die!
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