CI SIAMO QUASI, CI RISIAMO SEMPRE

JUVENTUS-INTER 1-0

Faccio finta che il ritardo nella compilazione di queste quattro stronzatelle sia dovuto al dubbio lancinante sul taglio da dare al pezzo, e non più banalmente alle millemila incombenze lavorative.

Fate finta di credermi così il gioco viene meglio.

Da un certo punto di vista, infatti, ho passato buona parte dei 90′ giocati e delle ore immediatamente successive a pensare “beh dai: ‘sti maledetti l’han rubata come al solito, però noi abbiamo fatto una bella figura, nel primo tempo gli abbiamo tenuto testa, colpo su colpo, e anche nella ripresa non abbiamo demeritato granchè“.

Poi però l’altra parte di me, forse scandalizzata dall’analisi obiettiva e scevra da qualsiasi intento polemico, ha preso il sopravvento a furia di madonne assortite contro Rizzoli, i Gobbi e il sistema ancora una volta prono a pi greca mezzi al cospetto del “potere”.

La conseguenza è che è tutt’oggi che rimastico tra i denti questa frase:

Questi dovevano cancellarli dal mondo calcistico 10 anni fa: non l’hanno fatto per codarda ignavia, e tutto è tornato come prima. Il lupo perde il pelo ma non il vizio, e i servi sono sempre alla ricerca di padroni.

Cerco di tornare per un attimo nella versione più tranquilla di me stesso, e non posso che confermare le buone impressioni lasciate dalla squadra a Torino. Vero che la Juve ha tirato di più, e più pericolosamente, in porta; vero anche che i nostri sono andati per 3 o 4 volte molto vicini a far male a una squadra che -c’è da dirlo- quando decide di non far passare un cazzo, non fa passare un cazzo.

Che la difesa sia stata a tre o a quattro poco mi cale, se non farci assistere allo scempio non richiesto di un Murillo che si trova a proporsi per il cross o -addirittura- a cercare il sinistro a giro sul palo lontano.

A parte quello, Medel e Miranda fanno buona guardia, e la coppia scelta per la mediana (Gaglia-Brozo) non sfigura davanti a Khedira e Pjanic. I quattro davanti sono i soliti: nessuno di loro gioca la miglior prestazione della stagione, eppure qualcosa di buono lo lasciano tutti.

Detto ciò, non ho problemi a riconoscere ad Handanovic la palma del miglior nerazzurro in campo, con quei tre o quattro interventi a cui siamo comodamente abituati ma che non per questo sono meno difficili. Ripeto quanto detto tante volte: Samirone non ha la personalità di Zenga o di Julio Cesar, ma tra i pali è veramente fortissimo… sapesse anche uscire sui cross, sarebbe un fuoriclasse. Ad ogni modo, inscì avèghen, disen a Milàn…

Il gol di quel maledetto di Cuadrado è bello quanto casuale (chè ci riprova altre 10 volte e abbatte 10 curvaioli diversi…) e il povero Samir non ci può fare nulla. Piuttosto, Joao Mario si merita tutti gli insulti di Pioli (e miei, per quanto può valere) per non aver chiuso per tempo sul colombiano. Improperi e maledizioni anche per lo juventino, ci mancherebbe, visto che oltre al sifulotto a cento all’ora che ci costa la partita non manca di esibirsi nel da me odiatissimo balletto.

Come saprete, legalizzerei la caccia all’uomo in caso di perculamento così acclarato.

Il gol abbatte i cuori nerazzrurri, visto che l’intervallo non ci rivitalizza. Sappiamo fare di peggio, sia chiaro, e se non altro torniamo in campo sia con le gambe che con la testa.

Sbagliamo male due contropiede, preferendo in entrambi i casi la soluzione personale al compagno sulla fascia, ma a parte quello sbattiamo senza nemmeno troppa convinzione contro il muro di Chiellini & Co., bravo ancora una volta a picchiare come un fabbro ferraio, riuscendo nel contempo a esibirsi in un paio di tuffi da simulatore provetto, sotto gli occhi orgogliosi e gongolanti del panteganone biondo Pavel Nedved.

Pioli dovrà essere bravo adesso a non disperdere il tanto di buono fatto vedere nella striscia di vittorie, ma tutto sommato anche nella settimana contrassegnata dalle due sconfitte con Lazio e Juve. In entrambe le partite ci sono stati errori (più in Coppa che a Torino a dir la verità), ma sia martedì che domenica i nostri hanno fatto vedere di aver assimilato movimenti e automatismi che fanno dei nostri una squadra seria.

Era ovviamente impossibile continuare a vincere e navigare col vento in poppa che cresceva quasi da solo dopo ogni vittoria: ecco allora la prova di maturità dei nostri amatissimi craniolesi.

Mi raccomando, non buttiamo tutto nel cesso come so sareste in grado di fare!

LE ALTRE

Napoli e Lazio fanno capire senza usare troppi giri di parole che i passi falsi casalinghi con Palermo e Chievo sono stati i classici incidenti di percorso, facendone 7 al Bologna e 6 al Pescara.

Mentre scrivo la Roma è 4-0 con la Viola, e la cosa non stupisce, come del resto non stupisce l’ennesima sconfitta dei cugini contro la Samp a San Siro. Giampaolo (quello che “ho proprio scelto di non essere competitivo con la Juve perchè pochi giorni dopo avevo l’Inter“) si fa parzialmente perdonare portando via i tre punti, e lasciando le serve libere di descrivere i miglioramenti in tutti i fondamentali di giUoco della squadra di Montella. Epperò hanno perso, magno cum gaudio.

E’ COMPLOTTO

Come al solito, la mia priorità non è sottolineare gli errori arbitrali in quanto tali (scusate la rima).

Io sono un professionista del rancore e del complotto, e da virtuoso vado oltre. Rizzoli conquista posizioni nella personale top ten dei maledettissimi da ricordare nelle preghiere della sera non tanto per i due rigori non dati nel primo tempo, ma per la sicumera con cui arbitra in punta di regolamento nei minuti finali (il rosso di Perisic, l’immediata domanda “chi ha tirato la palla” al fischio finale, come il peggiore carugnin de l’uratori che fa la spia), usando invece il buon senso quando le animate querimonie provenivano da gente diversamente strisciata (vero Pjanic? Vero Lichtsteiner?) o la manica larga quando il solito Chiellini entrava così su Gagliardini sulla linea laterale.

All’odiosissimo luogo comune “tanto alla fine torti e ragioni si compensano“, rispondo con la speranza (or should I say utopia?) che situazioni uguali siano, almeno una volta, almeno per sbaglio, trattate in modo uguale. Ti mando affanculo? Mi cacci, sempre. Oppure, mi fai capire che hai sentito e che alla prossima sono cazzi. Sempre. E io -calciatore- mi regolo.

Se invece, ominicchio che non sei altro, fischi il più codardo e prevedibile dei falli di confusione al 93′ col nostro portiere a saltare in area, se nel dubbio fischi 10 secondi prima del termine del recupero, se rimedi ad errori sesquipedali di un giocatore come i bambini al parchetto quando chiamano “oh arimo un attimo, palesi la tua malafede in maniera molto più evidente rispetto ai due rigori -ripeto, sacrosanti, a meno di non voler sentire i soliti servi– che potrebbero anche apparire semplici errori di valutazione ad un occhio meno esperto (o a un culo meno spanato, concedetemi la licenza poetica) .

Infine, come diceva Stefano Lavori, there is one more thing: dovremmo saperlo, ma è sempre bene ricordarlo. E cioè: dovremmo ormai avere imparato che dobbiamo subire e stare zitti, chè a lamentarsi si danno alibi ai giocatori, si consumano importanti risorse mentali e si rischia di mettere in dubbio la buona fede degli arbitri, di cui nessuno può nè vuole dubitare.

Vero Massimo Mauro dei miei coglioni?

Qui continuiamo a vivere in una situazione malata, in cui alla fin della fiera siamo contenti perchè la Juve non ha rubato troppo, “ha solo avuto un paio di decisioni a suo favore e quindi ci può stare”.

Io invece ogni giorno ripenso con rammarico vieppiù crescente all’enorme occasione sprecata nella lontana estate del 2006. Ecco cosa succede a non fare e cose per bene.

L’erba gramigna non muore mai.

WEST HAM

Ne diamo tre al Southampton, rimontando il gol al debutto di Gabbiadini. Siamo noni, sempre più belli e paciarotti.

juv-int-2016-2017

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