Torno a scrivere dopo un periodo (tutt’ora perduante) di lavoro matto e disperatissimo, che tuttavia non ha del tutto annientato la mia visione paranoica e complottista del mondo del pallone.
Ecco quindi un sunto dei miei limitati pensieri di questi giorni, rigorosamente divisi per colori sociali.
I GOBBI
E’ ormai tardi per accodarmi a tutte le pur giuste spiegazioni eziologiche del tifo contro, e della conseguente goduria nell’assistere all’ennesima finale di Champions persa dalla Juve.
Aggiungerò solo che, non si offenda nessuno e se si offende ‘sticazzi, la finale ha dato ennesima conferma della qualità media del nostro Campionato, dove una buona metà delle squadre sostanzialmente si scansa quando incontra i bianconeri, per poi tentare la partita della vita contro le altre supposte grandi.
Se a ciò aggiungiamo le ormai paradigmatiche “due o tre sviste arbitrali” arriviamo a dare contorni un po’ più certi al dominio bianconero degli ultimi 6 anni in Italia.
La squadra, la Società e gli allenatori hanno fatto -duole dirlo- un lavorone, ma non hanno trovato nemmeno la metà delle difficoltà contro cui hanno dovuto combattere Roma e Napoli (tanto per limitarci alle rivali più prossime, e tacendo per pietà sulle milanesi).
In altre parole, la finale di Cardiff l’ha persa la Juve molto più di quanto l’abbia vinta il Real. Il celebratissimo blocco italiano difensivo è andato in palla totale nella ripresa, e al Real è bastato giocare una partita “giusta” (ma tutt’altro che superlativa) per portare a casa la centordicesima Champions della sua storia. Ecco che, di fronte ad avversari di rango, anche gli apparenti superuomini possono perdere il prefisso grammaticale, e forse vederlo rimpiazzato da un suffisso dal vago sentore dileggiatorio. Ominicchi? Forse no, almeno non tutti (qualcuno sì e non da oggi). Ma uomini in difficoltà sì. Sono stati bravissimi a far fuori un Barcellona al tramonto della sua grande stagione storica. Sono stati solidi nel non sottovalutare il Monaco. Sono stati inferiori al Real ed hanno meritatamente perso. Non è un delitto. E’ la verità.
Loro, i gobbi, sono il Male oggettivo, il nemico sportivo di tutti i tifosi non bianconeri. E’ la stessa cosa per il Real in Spagna, lo è stato il Manchester United in Inghilterra e via dicendo. Certo, loro ci mettono il carico da 90 continuando a sbandierare Campionati rubati e giustamente non assegnati e agendo con quella protervia che solo un Paese di servi come il nostro gli può permettere. Che almeno non si stupiscano se il popolino gode vedendo il Re insozzarsi l’uniforme reale nel fango.
I MERAVIGLIUOSI
Se i bianconeri, come detto, sono il male oggettivo, la mia testolina vive in un perenne ying-yang con il mio cuoricione, che invece percepisce epidermicamente la sponda sbagliata del Naviglio come il male soggettivo. Meno importante, forse (forse) meno grave, eppure -proprio perchè più superficiale- più fastidioso.
La vicenda Donnarumma di questi giorni sarebbe tale da giustificare tre giorni di ferie incollato a PC e televisore, con familiare di Peroni gelata a godersi lo spettacolo di travasi di bile, cuori che si spezzano e grande famiglia che sfodera i coltelli.
Creare una verità partendo da un falso storico è specialità della casa rossonera da trent’anni.
“Gli 80mila di Barcellona”
“La squadra migliore di tutti i tempi”
“Il ragazzo (chiunque egli sia) vuole solo il Milan ed è disposto ad abbassarsi lo stipendio e giocare nella squadra che tifa fin da bambino”
“Il Club più titolato al mondo”
“Siamo una grande famiglia”
“Ringraziamo il nostro Presidente che ci è sempre vicino”
“Le nostre squadre propongono giUoco“,
E, degna fine di questo crescendo rossiniano, “Puntiamo su un blocco di giovani italiani per creare un senso di appartenenza”.
Di tutte queste sesquipedali minchiate, l’ultima è una cantilena che in questi giorni mi trovo a ripetere tra me e me a mezza voce, non riuscendo a terminarla visti i singulti di riso isterico che mi tocca trattenere. Il contrappasso di “Gigio che è tifoso rossonero e che ha fatto la trafila di tutte le giovanili rossonere” (balle, ma che ce voi fà… so’ abituati…) e che proprio adesso, sul più bello, dopo aver baciato la maglia, non firma il rinnovo e vuole più soldi altrove, è la miglior punizione che questo Club di venditori di fumo si merita.
Io, da rancoroso rompicoglioni, mi ero… (…dolto…. doluto…. com’è il participio passato di dolersi??) dispiaciuto, ecco, mi ero dispiaciuto del fatto che un (allora) quindicenne si affidasse a uno squalo come Raiola, che guarda caso come prima mossa l’aveva allontanato dalla squadra cui pareva destinato per tuffarlo nelle braccia geometriche del dottorgalliani .
Ma allora non fregava niente a nessuno: quello era solo un ragazzino e comunque finiva nella squadra dell’Amore, di-cui-era-tifoso-fin-da-bambino. L’invitabile e caramelloso lieto fine.
Adesso invece siamo allo scandalo, al pizzaiolo traffichino che turlùpina un’anima candida capace di baciare la maglia e bandiera designata dei prossimi decenni rossoneri. Qualcosa invece va storto, non importa se magari, sotto sotto, perfino Raiola possa avere una parte di ragione, ed ecco che anche per il Milan si prospettano le parole “caos”, “crisi”, “shock”.
Cari cugini, benvenuti nel Calciominchiata. Dopo un po’ ci si abitua, e alla fine si impara a riderci sopra. Certo, voi arrivate da trent’anni di “giorni del Condor”, di “Mister X”, di colpo dell’ultimo minuto e di telenovelas scritte direttamente con l’inchiostro rossonero e riprese tal quale dai media nazionali. Farete un po’ più fatica di noi, ma vedrete che alla fine si sta bene.
I LUPACCHIOTTI
Sulla Roma ho avuto modo di riflettere in concomitanza all’addio di Totti, su cui non mi dilungherò più di tanto. Davvero commovente la passerella finale e il discorso nel dopo gara, poi sulla carriera ognuno la pensa a suo modo.
Io continuo a ritenerlo uno dei due italiani più forti che abbia visto giocare (l’altro è Baggio), e che probabilmente (forse come Baggio) le cose migliori le ha fatte vedere dai trent’anni in su. Campione vero e preziosissimo.
Resto anche convinto che la condotta di campo spesso non sia stata all’altezza della sua classe (dallo sputo a Poulsen alla finale di Coppa Italia del 2010), e che dietro alla sua scelta di una carriera in giallorosso ci sia anche una parte di “comodità”.
Ma non è di questo che voglio scrivere. A me la Roma, negli anni, tante volte ha ricordato l’Inter. L’ambiente, la tifoseria, cronicamente incapaci di gestire la pressione, endemicamente affetti dal vizio di toppare proprio la partita che non puoi toppare (il 5 Maggio, Roma-Liverpool e Roma-Lecce, tutte nello stesso stadio, sarà mica che porti sfiga?).
Come i nostri, i giallorossi per andar bene devono viaggiare controvento, supplendo con risorse insperate, o comunque difficili da mantenere nel medio periodo. Dovendo far leva su quelle per contrastare le spinte contrarie anomale, e cioè diverse dall’unica forza che dovresti contrastare su un campo di calcio, la squadra avversaria.
Un contesto del genere di porta, direi fisiologicamente, a non essere in grado di gestire la “routine”, la navigazione di bolina o, ancor peggio, il vento in poppa. Lì ti trovi smarrito, “E adesso che faccio? Devo solo giocare e battere l’avversario? E come si fa?”
La Roma ha un ambiente mediatico e di tifosi che ti prosciuga, a meno di non esserne tu stesso imbevuto; L’Inter, come noto agli affezionati lettori di queste pagine, è da sempre facile bersaglio di certo giornalettismo sensazionalistico, alla ricerca del titolo e del luogocomunismo anche oltre ogni logica.
Non arriverò mai a dire che mi stiano simpatici, ma ci sono degli elementi di analogia. E soprattutto, rispetto ai diversamente strisciati, ci sono alcune galassie di differenza.
La disamina dell’ennesimo anno zero dei nostri eroi in braghette, l’arrivo di Spalletti, quello di Capello a Nanchino, il caso-Perisic e il FPF da sistemare, sono tutti argomenti troppo nobili e importanti per essere immersi in questa rassegna di altri colori sociali.
Ne parleremo più avanti. Non so quando ma più avanti.
Stay tuned.
Dire che la Roma (14 rigori a favore quest’anno) vado controvento mi sembra un tantino esagerato
Ciao Ruggiero
Per uno come me sempre pronto a citare la statistica pro domo sua l’osservazione colpisce nel segno …
Qui volevo fare un discorso più “psichiatrico” che calcistico: Milan e Juve sono abituati ad applausi e lodi da quanlunque parte. Inter e Roma hanno sempre il “caso” o la “crisi” che serpeggia.
Parli a livello di giornali? Io quelli neanche li leggo, la maggior parte sono leccaculi della signora o di proprietà di Berlusconi e quindi servi del Milan (adesso che il Milan non è più di Berlusconi vedremo cosa cambierà). Sono gli stessi che dicevano che Ronaldo nella Juve farebbe la riserva o che per fare la revisione del processo sportivo Calciopoli sarebbe bastata la sentenza di primo grado Casoria (un vero insulto all’intelligenza). Qui o viene uno come Mou pronto a combattere la “prostituzione intelletuale” cosa che Spalletti non è viste le sue ultime dichiarazioni, oppure tutti noi nel nostro piccolo possiamo unirci e almeno a livello di internet (magari facendo una pagina che unisce i nostri blog) combatterla