AIUTO. SIAMO FORTI. NO PANIC.

PSV EINDHOVEN-INTER 1-2

Altra vittoria in rimonta, prova di maturità che -se fossimo un’altra squadra- non esiterei a giudicare “definitiva”.

Siamo invece condannati a dare conferme di partita in partita, e purtroppamente è giusto così.

Torniamo a casa dall’Olanda con tre punti di granitica importanza, in primis per la auto-consapevolezza del valore della squadra, e in secundis per la classifica del girone: sei punti di vantaggio sul Tottenham sconfitto a Londra dal Barça.

Volando basso, a mio parere è sugli inglesi che dovremo fare la gara per il passaggio del turno, quindi avere questo vantaggio dopo due sole partite è il meglio che poteva succedere. Tutto molto bene, niente ancora raggiunto.

La partita vede i nostri manovrare come ormai fanno da qualche tempo: palleggio dal basso, concedendo rischi e brividi in qualche disimpegno, ma con poche palle sparate in avanti alla cazzimperio. Non che la cosa mi affascini granchè: continuo a pensare di non avere in squadra Xavi, Iniesta e compagnia, e quindi nel palleggio insistito vedo sempre una quota parte di masturbazione calcistica e di rischio congenito di inciampo nelle primule. Se non altro, come si dice in questi casi, si vede la mano dell’allenatore.

Il primo tempo finisce 1-1, con loro a sfruttare bene una delle due occasioni avute (la terza è gentilmente offerta dalla coppia D’Ambrosio-Handanovic che non si capiscono su una palla strumpallazza). Il vantaggio delle “lampadine” è obiettivamente immeritato, per come l’Inter sta giocando e per le occasioni create: Icardi in tutto il match colpisce di testa tre-quattro volte senza la precisione necessaria per punire il non irreprensibile portiere. In un’altra occasione contende palla al loro stopper per poi servire Vecino che gira al volo alto di poco.

Insomma: giochiamo e creiamo. Di più: continuiamo a giocare e creare anche dopo il loro gol, ed è la cosa che apprezzo maggiormente. L’Inter becca il cazzotto ma rimane in piedi e continua a lavorare. Forse proprio grazie a questa attitudine, a fine tempo il Ninja dopo un paio di tentativi nella mezz’ora precedente, timbra il pareggio con un tiro dal limite dell’area. L’azione è diversa, ma ha qualcosa in comune con il bellissimo balletto concluso da Sneijder in una fredda serata di Kiev nel lontano 2010.

Mi fermo qui coi paragoni per non essere blasfemo…

Segnalo anche un possibile fuorigioco di Icardi in partenza di azione, non visto dal guardalinee e non rivedibile dal VAR, ancora assente in Champions. Non essendoci la controprova, lasciatemi l’illusione di dire che, anche in caso di annullamento per off-side, cazzuti come eravamo avremmo vinto comunque: nonostante quello, nonostante il palo olandese nel secondo tempo, nonostante il giallo ad Handanovic per uscita improvvida (ma non da rosso eh! non diciamo cazzate, caro Ravezzani).

La ripresa -appunto- fa riprendere le cose là dove erano state lasciate. E quindi ridaje con Icardi servito spesso e volentieri in area, con Politano a crescere di livello e Nainggolan a confermare i passi in avanti del suo stato di forma. Dietro De Vrij e Skriniar sono la rappresentazione plastica di ogni prima linea difensiva di qualsiasi sport: qui-non-passa-un-cazzo. Personalmente, uno spettacolo vederli saltare addosso a qualsiasi oggetto semovente e far ripartire l’azione con calma olimpica.

Poi vedi le pagelle della Gazza ed hai la certezza che #ladrogafamale:

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La Gazza in fattanza. Grazie a Il Malpensante per la segnalazione.

Il gol Maurito lo trova forse nell’occasione più improbabile: uno dei pochi lanci dalle retrovie su cui scatta in maniera diligente, con il difensore incollato e il portiere in uscita. Nove volte su dieci lo stopper fa blocco e il purté esce e para: stavolta i due cioccano l’un con l’altro, rischiando di travolgere anche Icardi che, però, resta in piedi, gira intorno e segna a porta vuota.

Due partite due gol per il Capitano. Peccato che in Campionato non abbia ancora segnato! (io sto scherzando, qualcun altro no… see picture for further details)

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CorSport in splendida forma. Grazie a Emanuele Vannucci per la segnalazione.

Piccolo inciso sul nostro: leggo con piacere delle lodi per la prestazione, e concordo sul fatto che abbia partecipato di più all’azione e che soprattutto nel finale sia stato utilissimo nel dare man forte ai compagni.

Lo dico a bassa voce: ha sbagliato una marea di gol, che rimangono il suo core business. Sarò qualunquista, ma preferisco l’Icardi che si estranea dalla partita per mezz’ora ma poi di gol ne fa tre a quello applicato e altruista che fa la spola e si sfianca a cucire giUoco. Ma hanno senz’altro ragione i tènnici e, per una volta che ne parlan bene, lasciamoli cantare.

L’ulteriore godura è vedere Van Bommel, che già maltolleravo da giocatore e che aveva ovviamente ricordato con piacere i suoi trascorsi rossoneri, stralunato a fine partita a rimuginare sulla sconfitta.

Ammetto di essere prevenuto, sugli ex milanisti e sul calcio olandese. Chiaro che di fronte all’evidenza dei fatti sono pronto a cambiare idea: i già citati Sneijder e De Vrij -per rimanere in ambito nerazzurro- sono stati e sono da me apprezzatissimi, ma in generale vedo in loro la stessa spocchia di chi pensa che la loro sia l’unica maniera di fare le cose.

E a me, sta gente, sta sul cazzo. As simple as that. So che lo sapete, ma è bello ribadirlo.

 

LE ALTRE

Dopo millemila anni, tutte e quattro le italiane in Champions vincono: e se Juve e Roma fanno semplicemente il loro dovere, il Napoli batte il Liverpool in quella che, da quel che ho sentito, è stato un partitone.

Chiaro che “Carletto” gode di ottima stampa (meritata peraltro…) e quindi nessuno ne parlerà mai male, ma sentire lo stesso Klopp riconoscere i meriti e la vittoria degli avversari è la miglior conferma di un successo pieno e convincente, aldilà del gol trovato allo scadere.

E’ COMPLOTTO

Mi sposto su questioni extra-Champions e  in pericolosi territori bianconeri.

Strana e sospetta la candidatura di Massimo Moratti alla presidenza della FIGC, proposta da Andrea Agnelli. Per certi versi mi ha ricordato le ultime elezioni a sindaco di Roma, in cui PD e Forza Italia non hanno fatto nulla di più del minimo indispendabile, pur di lasciare la patata bollente all’avversario di turno.

Cara Virginia, sentiti complimenti per la vittoria, e soprattutto… buon lavoro!

Fortunatamente, pare che il Signor Massimo stia andando verso un cortese ma fermo rifiuto e la cosa non può che farmi piacere.

Restando in ambito gobbo, singolare la levata di scudi a difesa di CR7, da giorni al centro di polemiche circa molestie sessuali o addirittura stupri avvenuti anni fa.

Al solito, non discuto il merito della questione (se mai sarà acclarata), quanto l’atteggiamento mediatico: lodevolissimo il garantismo militante di tutto l’ambiente, ma un tweet del genere da parte della Juve è quantomeno inopportuno.

Juve tweet CR7 2

Juve tweet CR7

Grazie a Zer0 TITULI per la segnalazione

Leggiamo bene tra le righe: la sostanza è che, se anche fosse vero (che ha stuprato una donna 10 anni fa! non che ha parcheggiato in divieto di sosta!!), lui è comunque una brava persona e un ottimo professionista, quindi ‘sticazzi.

Faccio la battuta ma nemmeno troppo: certo, se a parlare è il soggetto che patteggia la B ed espone scudetti revocati, non c’è da stupirsi della loro idea di giustizia…

Ma non basta: Report ci annuncia l’arrivo di una bella puntata che rimestola il pentolone -coperto con fretta sospetta- dei morti tra gli ultrà juventini. La puntata dovrebbe andare in onda il 22 Ottobre e vedremo l’effetto che farà.

Da parte juventina ci si affretta a liquidare la cosa come nota e arcinota, faziosa e poco aderente alla realtà.

Il can-can mediatico qua e là fa passare l’idea che tra le cause dell’addio di Marotta ci siano differenze di vedute tra lui e Andrea Agnelli circa la gestione della curva e relative agevolazioni. La mia impressione è che si voglia addossare tutta la responsabilità al Manager in uscita, in modo da rifarsi una verginità accomodata e andare avanti come se niente fosse.

C’era una bellissima battuta di Grillo, quando faceva ridere di mestiere e non come effetto collaterale, che riguardava i riflettenti ottici nei detersivi, usati per dare l’impressione di avere roba pulita mentre in realtà era solo più bianca.

La faccio breve e cito solo la frase finale:

E’ come se tu tieni le mutande sei mesi, poi le levi, ci dai una mano di bianco e dici “Guarda com’è bianca!” E’ bianca sì, ma sotto c’hai dei topi morti lunghi così!

Ecco, in questo caso non è nemmeno bianca, ma bianconera.

Per chiudere in bellezza e leggiadrìa, non posso non segnalare l’esordio del nuovo Monza, sconfitto a Ravenna sotto gli occhi benevoli del Geometra in buona compagnia. Che peccato, non hanno potuto fare il regalo di compleanno al Nostro-Presidente-che-ci-segue-sempre.

Hanno anche cercato di fare il colpo dell’Amore, chiamando Cassano che però -che disdetta- ha cortesemente declinato. Altro regalo mancato. Cribio!

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(Vado matto per i piani ben riusciti) A-Team

SHIT HAPPENS. AGAIN. AND AGAIN. AND AGAIN…

INTER-JUVENTUS 2-3

Leggete questo.

E questo.

Aggiungete qualche parolaccia a piacere, cuocete a fuoco lento ed avrete servito tutto il mio disappunto per la partita di sabato.

Che non segna solo l’ennesimo anno di mancata qualificazione alla Champions da parte della mia amatissima squadretta, ma anche -se non soprattutto- la restaurazione di un regime che, se mai davvero scomparso, è tornato in tutto il suo splendore a dar traccia di sé.

Poi è ovvio che, nel gioco delle cose, noi si reciti la parte della vecchietta totalmente estranea ai fatti che si trova nel bel mezzo della rapina in banca e finisce scaraventata a terra con le mele che rotolano fuori dalla sporta della spesa.

La Juve rischiava di non vincere il Campionato, e qualcosa andava fatto: noi abbiamo recitato la parte di quelli che in tempi bellici moderni vengono chiamati cinicamente effetti collaterali.

[Mi scuso in anticipo per l’infelice paragone, lo so anch’io che le vere tragedie sono altre.]

Questo fa parte di quella fisiologica quota-sfiga che pare essere connaturata ai nostri colori, perfetto contrappasso dell’ancestrale buciodiculo dei colleghi cittadini, buona giusto per far abbaiare i luogo-comunisti di turno nel dire “vedi che alla fine tutto si compensa?”.

Da dove cominciare, dunque?

Da un’ammissione di colpa, o forse di merito. Sono da sempre attratto dalle liste, dagli elenchi, dalla quantità, dalla produzione -anche ridondante- di prove a supporto della propria tesi. Penso che il labor limae sia un lodevole strumento artistico e ancor più letterario, ma che utilizzarlo in determinate occasioni faccia perdere di vista importanti dettagli.

Ci torno, come diceva la mia Prof di italiano al liceo, quando si riprometteva di dare una risposta (che evidentemente al momento non le sovveniva…) ad una domanda posta dallo studente incuriosito di turno.

L’altro punto di partenza ha un retrogusto di déjà vu: stiamo leggendo in questi giorni tante frasi che girano nell’aere mediatico e calcistico da decenni, e alle quali abbiamo finito nostro malgrado per abituarci.

Ci arriva anche il Corriere, a chiedere uniformità di giudizio e dando la sveglia al Palazzo arbitrale.

Io, paranoico e rancoroso, reagisco pavlovianamente a frasi equivoche quali “…il sospetto… non fa gioco alla stessa Juve, perchè non ne ha bisogno“. Ecco l’ennesimo elemento di contatto con il ventennio scorso: quante volte abbiamo sentito i Tosatti di turno dire che “tanto la Juve vincerebbe comunque, non ha bisogno di questi aiuti“? Quindi in buona sostanza perché lamentarsi? Tanto avresti perso in ogni caso.

Diobono, la favoletta di “al lupo al lupo” dovrebbe insegnare che occorre diffidare da chi abbaia alla luna senza prove nè indizi, e invece -per deduzione- a dare ascolto a chi mostri una realtà pericolosa e deviata con dovizia di particolari.

Certo, a patto di essere in buona fede e non avere interessi confliggenti.

Hai detto cotica…

Odio autocitarmi, ma qui non posso non farlo: ecco il sunto di quel che scrivevo in stagioni decisamente più fertili delle ultime:

Per non sporcarsi le mani e giocare alla verginella che dice “io sono più forte di tutto e tutti” devi essere -appunto- molto più forte dei tuoi avversari. Un po’ come quando alla Play giochi col Real Madrid contro la Civitanovese e decidi che vuoi vincere facendo segnare solo il portiere.

Questo è quel che quella Inter era: molto-più-forte-di-tutti. Non per questo “potente” e “amica del palazzo” (e quando mai…), ma comunque corazzata per respingere anche i loro tranelli.

In condizioni diverse da quella, e quindi con un divario tra le squadre assai più contenuto, le eventuali bucce di banana su cui una squadra può scivolare (infortuni, sviste arbitrali, tutto ciò che è esogeno rispetto al Club) giocano ahimè un ruolo decisivo.

Ha un bel dire Massimo Mauro al Club a sostenere con pervicacia l’irrilevanza degli errori arbitrali, “perchè tanto l’Inter la stava vincendo e meritava i tre punti“: quello è talmente ottuso che potrebbe davvero credere a quello che dice, poveretto, ma è ovvio che giocare un’ora e un quarto in 10 vs 11 non può non lasciare effetti su chi in campo ci resta.

Ecco quindi perché rischia di essere limitante identificare l’arbitraggio di Orsato con la sola (per quanto grave) mancata seconda ammonizione di Pjanic.

Così come la stagione 1997/1998 è passata alla storia come “quella del rigore di Iuliano su Ronaldo”, e quella del 2001/2002 come “quella del 5 Maggio”, dimenticando una dozzina di episodi altrettanto clamorosi, il rischio della estrema sintesi è che tutto si riduca ad un -pur importante- singolo errore di valutazione.

Vi chiedo pazienza, ma l’elenco delle malefatte non può ridursi alla punta dell’iceberg.

Mettetevi comodi, e perdonate lo stream of consciousness. Non ho la lucidità, la capacità ed il tempo per fare l’analisi precisa, puntuale e ordinata che il momento richiederebbe.

Orsato è noto a tutto l’ambiente calcistico per essere “uno che fa giocare e fischia poco”. E infatti il colpo di Vecino lo vede, lo fischia e lo punisce con il giallo. Scelta per me corretta. Poi apprendiamo che Mandzukic sanguina e che questo potrebbe essere il motivo per cui è lui stesso a chiedere di poter rivedere il fallo al VAR.

Salcazzo. Come al solito l’omertà di tutta la classe arbitrale ha l’unico effetto di alimentare quanta più dietrologia possibile a seguito di ogni loro decisione. Due parole al Capitano che spieghino ‘sta cosa no? Due parole dopo la partita nemmeno? Sembra di essere tornati alle prime edizioni di Amici di Maria de Filippi, quando l’ineffabile Chicco Sfondrini annunciava di settimana in settimana nuove aggiunte al regolamento, totalmente ignote fino a quel punto e capaci di stravolgere la gara in corso.

Ma quello, checcazzo, era un mediocre talent show, di dubbio gusto come tutti i suoi esemplari.

Questo dovrebbe essere sport, non intrattenimento.

Vabbuò, cosa fatta capo ha: ci tocca giocare 75’ in 10 vs 11 (non dico 12 o più perché so’ signore).

Resta un fatto, chiaro, incontrovertibile: l’espulsione dice a tutti che siamo in una partita con una conduzione arbitrale severa, rigida, inflessibile. Signori non mi fate incazzare perché qui fischio tutto e vi faccio un culo così.

Oh! Come no…

E se con immenso sforzo posso anche essere d’accordo nel vedere differenze tra l’intervento di Vecino e quello di Barzagli su Icardi a metà ripresa, nulla mi toglie dalla testa che l’intervento di Higuain su Rafinha sia del tutto simile, e come tale passibile di rosso diretto. Se la memoria non mi inganna, nemmeno fallo perché il prode fischietto (fratello di cotanto genio) dà il vantaggio.

Ci sono poi due altri interventi totalmente ignorati dall’arbitro nel primo tempo: Cancelo punta Alex Sandro ma non riesce a saltarlo perché quello gli mette un gomito in faccia (fallo+giallo per qualunque bipede pensante, nel dubbio il prode Orsato lascia giocare). Da notare che, al 77′, Alex Sandro vedrà comunque sventolato in faccia quel che avrebbe dovuto essere il secondo giallo della serata. Poco dopo Perisic fa la stessa cosa con Cuadrado -già ammonito-, che fa palese ostruzione. Intervento furbo e non cattivo, quindi non da giallo, ma punizione solare non fischiata.

La cosa mi fa vieppiù incazzare perché mi costringe ad essere d’accordo con Caressa quando dice che Orsato, sicuro di sé fino a sconfinare nella presuntuosità, decide di non voler dare il minimo adito a sospetti di “cartellini riparatori” o fischi in cerca di compensazione. Inutile dire che nessuno chiede questo: si vorrebbe semplicemente che episodi simili venissero giudicati in maniera simile.

La certezza dell’impunità è tale che Allegri, tutto fuorchè uno sprovveduto, non fa quel che ogni altro allenatore di buon senso farebbe. Fiutata puzza di bruciato, mi sarei aspettato un paio di cambi già nell’intervallo: fuori Cuadrado e dentro Lichtsteiner, fuori Pjanic e dentro Bentancourt. Sono in vantaggio di un uomo e di un gol, i miei rischiano di farsi cacciare, fammi correre ai ripari prima che sia troppo tardi.

Macché… i nostri avversari giocano con la serenità e la certezza con cui convivono da sempre. A loro, in Italia, nessuno fa del male.

E non servono i sorrisini nel dopo partita per avere conferma…

Tornando a Pjanic, il nostro si becca il primo giallo per un fallo commesso subito dopo intervento falloso fischiato a Higuain in attacco e per successive proteste. Ha quindi poco da lamentarsi del fatto che “Il primo giallo è eccessivo” e da plaudere al “buon senso” di Orsato che parrebbe non averlo cacciato come gesto riparatore. Questo è quel che dice lo juventino, all’insegna di quel margine di interpretazione, di quella sensibilità che abbiamo capito essere tanto cara alla Vecchia Signora.

Oltretutto, quando ha la geniale pensata di saltare in braccio a Rafinha, il centrocampista bianconero dovrebbe essere negli spogliatoi già da un po’, avendo fatto a inizio ripresa un secondo intervento da giallo, già preoccupantemente rimosso dalla memoria collettiva di molti di noi (voi).

Il fatto che Orsato, in occasione della “madre di tutti i falli” si tolga la soddisfazione di ammonire per proteste il nostro unico giocatore diffidato (D’Ambrosio), ci riporta alla considerazione iniziale della nostra quota-sfiga che in qualche modo dobbiamo sempre pagare.

Andando avanti, gravissimo il rigore non fischiato a Barzagli che frana su Icardi in piena area di rigore dopo l’anticipo dell’argentino che tocca nettamente la palla. Ma ancor più di questo, è incredibile che ancora a 48 ore dalla fine del match siano pochissimi a ricordarlo.

MORALE DELLA FAVOLA?

Scusate la banale semplificazione, ma il sunto di questo sfogo disordinato è questo: Vecino è da rosso? Forse, per me no ma diciamo di sì.

In ogni caso, con un arbitraggio normale, Pjanic va sotto la doccia ben prima dell’11’ della ripresa, lo stesso capita a Higuain (vedi pestone a Rafinha) e Barzagli, che abbandonerebbe il campo avendo anche causato un sacrosanto rigore. Da buon ultimo, al 77′ anche Alex Sandro sarebbe sotto la doccia. Tutto a-stretti-termini-di-regolamento.

Questo quel che ha detto la partita.

Una partita che, come tante altre contro la Juve, arrivo ad essere orgoglioso di aver perso, se perdere significa vedersi presi per il culo da chi dovrebbe garantire equità e rispetto delle regole.

Onestamente, non capisco come facciano certi juventini a festeggiare dopo vittorie del genere. Dico “certi” perché ho già avuto dimostrazioni dirette di bianconeri imbarazzati o quantomeno autoironici sulle ultime malefatte degli arbitri nostrani.

Eppure guardo Agnelli e Nedved in tribuna e non so se provare più pena o disprezzo per loro. Evidentemente non si rendono conto di vivere in un mondo parallelo. Lo dimostra l’incapacità di gestire situazioni avverse nelle poche occasioni in cui si sentono in credito con il fato o le scelte arbitrali (credito millantato, come sappiamo).

Torniamo alla partita per dire che poi, poi e solo poi possiamo parlare degli sciagurati cambi di Spalletti, del fallo non sanzionato a Skriniar su Higuain lanciato a rete e della facilità con cui la Juve, trovato il pareggio, è riuscita a segnare il 3-2.

Lungi da me voler difendere un giocatore palesemente inadeguato come Santon (vattene via Davide, fallo per il tuo bene e anche per il nostro), non può essere lui il colpevole della sconfitta. Lui fa quel che -purtroppo- gli capita spesso: è al posto sbagliato nel momento sbagliato, ma è come criticare l’ultimo frazionista per una staffetta corsa da tutti col freno a mano tirato.

Arbitra ‘sta partita come Cristo comanda, Orsato maledetto, e siamo in vantaggio di uno o due gol e uno o due uomini in campo.

Arbitra ‘sta partita come Cristo comanda, e col cazzo che Spalletti si trova 4 giocatori coi crampi e un cambio solo da poter fare.

La verità è che l’Inter ha fatto una partita mariana per 80 minuti. Ha sbagliato all’inizio (Cancelo deve crescere e tanto in fase difensiva), ma ha piano piano preso campo e controllo del match, arrivando meritatissimamente al vantaggio. Il 3-1 di Icardi su cross di Candreva non si concretizza -qui come nel Derby- per una questione di centimetri, e vedendola in retrospettiva il cetriolo brucia ancora di più, nefasto presagio del sifulotto che si stava accomodando tra le nostre terga.

Resta l’orgoglio di aver giocato da grande squadra per quasi tutta la partita, e di aver soccombu…soccor… di aver perso solo per scelte arbitrali dolose e per energie psico-fisiche che sono inevitabilmente mancate nei minuti finali.

Non è con questa partita che manchiamo l’obiettivo stagionale. Il bimestre gennaio-febbraio è stato da incubo, così come il trittico Torino-Milan-Atalanta del mese scorso. Fatto sta che il quarto posto pare definitivamente andato.

Ora c’è da vincere a Udine e col Sassuolo, sapendo che le due succursali juventine contro i nostri faranno la partita della vita e non solo per esigenze di classifica. Oltre a quello, ci sarà da gufare senza troppa convinzione sperando in un mezzo passo falso della Lazio che ci possa riproporre il jolly dello scontro diretto all’ultima giornata.

 

DEI CONTI SE NE OCCUPA MIO ZIO ANTUNELLO (cit.)

La montagna pare avere partorito l’ennesima scureggetta. Dopo la giusta giornata di silenzio di domenica, ecco il temutissimo attacco della Società alle istituzioni arbitrali e calcistiche.

 

 

Lo spazio vuoto lasciato fotografa l’effetto delle dichiarazioni del dirigente nerazzurro.

Che dice cose buone e giuste, per carità. Ma sono cose che diciamo da anni e non cambia mai niente. Bello sarebbe che tutte le squadre che negli anni si sono viste sfilare di mano partite o campionati per decisioni “dubbie” mettessero da parte gli interessi personali e cercassero la maniera di affrontare il problema insieme.

Caro Napoli, benvenuto nel poco invidiato Club di squadre che hanno visto una scudetto che già assaporavano scivolare via non solo e non tanto per meriti agonistici, quanto per “due o tre sviste arbitrali”. Con i migliori auguri di buona permanenza e con simpatia (nel senso greco del termine “sun pathein“), Inter, Roma, Fiorentina e Milan.

A titolo di provocazione: come lo vedreste un Campionato in cui tutti, sistematicamente, contro la Juve schierassero la Primavera?

COMPLIMENTI PER LA TRASMISSIONE, VI SEGUO SEMPRE

Due righe di annotazione personale: voi non lo sapete, ma nella sola giornata di ieri avete fatto registrare tanti contatti quanti solitamente ne arrivano in una settimana buona. Che dire: grazie davvero, anche se ho il fondato sospetto che Orsato ci abbia messo del suo.

Avrei preferito la metà dei contatti e tre punti in classifica in più…

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senza parole

 

 

 

TI PIACE VINCERE FACILE?

INTER-CAGLIARI 4-0

La risposta alla domanda, per quel che riguarda, è: sì, ma anche no.

Fare 4 gol fa sempre piacere. Farli tutti insieme, dopo averne sbagliati almeno altrettanti, contro un avversario che ha fatto zero tiri in porta, e che solo per quello non ha nemmeno rischiato di uccellarci mentre sprecavamo tutto lo sprecabile… beh quello non dà una gran soddisfazione.

Sono probabilmente incontentabile, o forse solo realista. Gli stessi gol, meglio distribuiti, ci farebbero dormire sonni tranquilli in ottica Champions. E invece, maramaldeggiamo contro un Cagliari imbarazzante facendo capoccella al terzo posto per ventiquattr’ore di numero, stanti i successi di Roma e Lazio.

Concentrandomi sul match in questione, i nostri tornano con uno schieramento logico con i 4 dietro e Brozo in mezzo. Davanti Karamoh sostituisce Candreva, creando abbondantissimo fumo, ma un arrosto ciapatino e striminzito.

In altri termini: meno tacco, più goals, please.

Il ragazzo è comunque difficile da marcare e porta scompiglio quando punta l’avversario. C’è materiale su cui lavorare.

Icardi e Perisic sono in una delle loro migliori serate stagionali, e se il croato beneficia di una libertà inusitata specie nel primo tempo, il Capitano ricaccia in bocca a sapientini da scrivania e saccenti da telecamera tutto il rompimento di coglioni del “non gioca per la squadra, si vabbè segna ma se non segna? E’ come non averlo…”. Svaria a destra e sinistra, mette il succitato Karamoh davanti alla porta, e quando arriva la palla buona la mette dentro da centravanti ignorante quale è e non deve vergognarsi di essere.

 

25 bombolons in Campionato, and counting. You may kiss my ass.

La sola nota dolente è l’infortunio di Gagliardini, che probabilmente chiude in anticipo la sua stagione: difficile prevedere un rientro in meno di un mese, e siamo ormai al 20 aprile…

Peccato perché, pur non essendo nella hit parade dei miei preferiti, è un giocatore di sostanza, poco appariscente, che paradossalmente noti di più quando non c’è. Se a ciò sommiamo un sempreverde della tradizione interista, ossia l’infortunio misterioso, la situazione è tutt’altro che rosea.

La naturale alternativa a Gagliardini è infatti Vecino, alle prese con la pubalgìa (che come ogni tifoso con velleità da medico sportivo sa “è una brutta bestia”), e in quanto tale ai margini della squadra da ormai un paio di mesi. Ogni settimana però si favoleggia di un suo rientro in squadra per il fine settimana, che puntualmente viene posticipato ad altra data.

E anche oggi ritorno in campo domani.

Le buone notizie arrivano da un centrocampo che tra Brozo, Rafinha e -quando c’è- Borja ha senz’altro i piedi migliori che a queste latitudini si siano visti negli ultimi anni. La tenuta atletica e la capacità di filtro invece dipendono dagli altri due energumeni (Gaglia e Vecino) e lì per l’appunto siamo scoperti.

In linea teorica basterebbe “fare la partita” per non avere bisogno di grandi cagnacci là in mezzo, ma se il discorso può forse reggere col Chievo di turno, difficilmente può applicarsi ai Gobbi, nostri (s)graditi ospiti il prossimo 28 aprile.

Ad ogni modo, i margini di manovra restano strettissimi. Restano imprescindibili tre vittorie contro Chievo, Udinese e Sassuolo (e già parliamo di squadre che in passato ci hanno fatto smadonnare non poco), sarebbe poi assai gradito almeno un punto contro la Juve, e non è nemmeno detto che i 10 punti così racimolati ci consentano di andare in casa Lazio all’ultima giornata con la qualificazione in tasca.

Essendo interista, e forse per quello pessimista di natura quando si parla di calcio, non riesco a vedere nello scontro dell’Olimpico alcun risvolto positivo.

E’ vero che, arrivandoci ad esempio uno o due punti sotto, basterebbe battere la Lazio (hai detto niente…) per scavalcarla ed arrivare quarti, ma ho smesso da tempo di credere a Babbo Natale e non sarei capace di godermi il momento nemmeno se accadesse: penserei a una candid camera o a robe del genere.

Assai più concreto il rischio di arrivarci con un paio di punti di vantaggio e di mandar tutto in vacca toppando la partita più importante della stagione.

E’ già successo.

In quello stadio.

Contro quella squadra.

LE ALTRE

Gradevolissimo il pari di Simy in rovesciata che porta un meritato pareggio a Crotone e rallenta la Juve, nuovamente a +4 dal Napoli dopo 90′ assai movimentati.

Il prossimo turno le vedrà una contro l’altra, e spero che le cose non vadano come credo. Non dico altro.

La cosa ci vede spettatori interessati, perché al turno successivo la Juve viene da noi.

Ora: una Juve a +7, a +4 o a +1 dal Napoli per noi farebbe una qualche differenza?

Boh

Magari a +7 sarebbe un po’ più tranquilla e potremmo aver vita un po’ meno difficile. Ma quelli non hanno il senso dell’umorismo, non sono come noi che ci ammazziamo di pippe mentali. Quelli la partita la sbagliano poche volte.

C’è anche un’altra considerazione da fare. Alla penultima di campionato la Juve sarà in casa della Roma.

Probabile che, ora di allora, lo scudetto sia già nelle sue mani. In questo scenario sì che la Roma potrebbe avere vita facile. Ecco una ragione di più per tifare Napoli (“tié” cit.): a quel punto Roma-Juve sarebbe tutt’altro che una passeggiata.

Lo so, siamo in pienissimi mind games, ma non ci resta molto altro da fare.

Come dite? Inizia a vincere le tue di partite, e poi guarda cos’han fatto gli altri?

Giustissimo. Il fatto è che i jolly ce li siamo giocati tutti (l’ultimo con il pari di Bergamo in concomitanza allo 0-0 del Derby di Roma), e quindi fare il nostro dovere è tornata ad essere condizione necessaria ma non sufficiente.

Sigh…

Non posso chiudere senza aver nuovamente ricordato la endemica dose di culo che affligge il Milan, che trova il gol con Bonaventura dopo un flipper tragicomico in area e -soprattutto- dopo che lo sciagurato Belotti-tifoso-rossonero-fin-da-bambino ha sbagliato un (altro!) rigore contro la sua squadra del cuore.

Il tutto, ovviamente, con Donnarumma bravo “a ipnotizzare il Gallo sul rigore” e a fare la paratona nel finale. Silenzio assordante o quasi sulla timidissima uscita sul gol del pari di De Silvestri.

Ah già, ma era su calcio d’angolo e i gol su palla inattiva valgono meno.

Quantomeno, dovrebbe essersi placato il tifo indiavolato alla rincorsa dei Meravigliuosi a un posto Champions: ma la lingua dei servi conosce pertugi inesplorati ai più, quindi ecco cosa partorisce la rosea… Tanto sempre di Europa si tratta no?

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E’ COMPLOTTO

Tardi per tardi, potevo aspettare un altro paio d’ore a pubblicare l’ultimo pezzo, e avrei potuto aggiungere il vero vincitore della tragicomica prestazione post-Real della Juve.

Benatia riesce a fare assai peggio del maldestro intervento al 93’ che ha innescato tutto ‘sto troiaio rispondendo da par suo a Crozza che, facendo il suo mestiere di comico, lo perculava.

La cosa grave è che la Gazza equipari le due uscite come ugualmente censurabili e sopra le righe.

Ricordiamo che la prima in ordine cronologico è opera di uno che di mestiere deve far ridere la gente, anche e soprattutto dando contro al personaggio di turno, mentre la seconda è una reazione scomposta e inelegante (per non dir di peggio).

Per tornare a latitudini più vicine ai nostri cuori, un paio di cose da sottolineare.

Il tiro di Candreva deviato da Andreolli agli occhi di chi scrive era parso rigore già vedendolo in diretta, ed il replay aveva semplicemente confermato la sensazione iniziale.

L’arbitro per quello accetta il suggerimento del VAR e va a rivedere l’intervento, non ravvisando gli estremi per il rigore che, ripeto, era tanto ininfluente quanto sacrosanto.

Anzi, era sacrosanto e basta: vero che eravamo sul 3-0, e altrettanto vero che pochi minuti dopo Perisic ha comunque fatto il quarto gol, ma quel rigore, unitamente al fischio finale che arriva senza nemmeno un minuto di recupero, mi fa girar le balle.

Qui si arriverà verosimilmente all’ultimo minuto dell’ultima giornata ad assegnare i posti per la Champions, ed ogni dettaglio in linea teorica può fare la differenza.

Quindi, caro arbitro “insensibile”: se c’è un rigore fai il favore di darmelo anche se sto già vincendo. Se devi dare 3 o 4 minuti di recupero, li dai e non fai cascare la penna come il peggiore degli impiegati delle poste.

Basta, il bambino capriccioso ha finito.

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E’ tornato Epic?

THE END OF INNOCENCE

ATALANTA-INTER 0-0

Un po’ in ritardo, ma è arrivata.

No, non la sconfitta, quella no. Parlo della tendenza a complicarci la vita ben aldilà dei rischi dati dalla partita. Il turno di giornata proponeva la sempre ostica trasferta orobica e, spiace dirlo, per la prima volta in stagione Spalletti toppa di brutto la formazione.

Non tanto, o meglio non solo, per gli uomini, quanto per quella malsana e strampalata idea di stravolgere il sistema di gioco e schierare la propria squadra a specchio rispetto all’oliatissimo ed efficace 3-4-3 di Gasperini.

Inutile dire che i nostri non ci capiscono un cazzo per un buon quarto d’ora, nel quale Gomez si mangia un gol fatto e Icardi non tocca palla.

Il quarto d’ora successivo è solo di poco migliore, con altre dure occasioni per il debuttante Barrow, che stranamente non bagna l’esordio con il solitamente inevitabile Primo Gol in Serie A contro i nostri. Da lì in poi iniziamo a mettere il naso fuori di casa, arrivando a chiudere il tempo smoccolando contro Perisic che si mangia due gol mica da ridere. Bravi nel primo caso Icardi e Rafinha a costruire l’azione che porta il croato a concludere con un sinistro forte ma centrale, intelligente Gagliardini 10 minuti dopo quando pesca il compagno con un bel lancio di destro: il diagonale del 44 sembra quello buono, ma la palla scivola beffarda a lato di pochi cm.

La ripresa vede un solo cambio nelle file dei nerazzurri di casa, con lo statuario Cornelius al posto del guizzante Barrow. Miranda, bravo ma assai impegnato nel primo tempo, ringrazia e il biondaccione sostanzialmente non tocca palla per tutto il secondo tempo. I pota boys sono affaticati dalla prima mezz’ora mariana, e i nostri senza particolari meriti prendono campo. A metà tempo quella che per me è l’occasione migliore per i nostri, con Icardi a insinuarsi sul fianco sinistro (vero che Mauro tocca pochi palloni, ma anche quando non segna sono tutt’altro che banali) e mettere palla dietro per l’accorrente Rafinha.

Quello mancino, quello coi piedi buoni. Palla in curva.

Da lì a poco il brasiliano lascia il campo, comprensibilmente incarognito per l’errore. Mi pare di tutta evidenza… ma Caressa cerca in tutti i modi di scorgere una polemica con Spalletti nonostante anche il bordocampista gli spieghi il motivo della saudade cazzimmosa.

Ci sono un paio di tiri da lontano -bella la punizia di Eder da quasi trenta metri, più estemporanea la conclusione di Gagliardini, buona solo per farci smoccolare a mezza voce “noi una botta di culo mai…”- ma alla fine lo 0-0 si materializza come risultato onesto e ineluttabile.

CONTEMPLAZIONE DEL NOSTRO NIENTE

Tornando alle elucubrazioni del nostro Mister, spiace dovermi accodare alla più banale delle critiche da tifoso, della serie “l’è ol Mister che el capiss negòtt….”; non ho però molte alternative, e quindi apriamo il cahier de doléance.

Come già detto, una difesa a tre e uno schieramento uomo contro uomo contro un avversario che così ci gioca -e bene- da due anni non si improvvisa. Anzi: non si fa, punto e basta. A maggior ragione se le ultime uscite hanno visto i tuoi giocatori ritrovare quel minimo di logica e fluidità di manovra.

Vero, mancavano Brozovic e un claudicante Candreva tenuto prudenzialmente in panca. Aggiungiamoci Vecino sicuro titolare fino a giovedì, possibile rimpiazzo dalla panchina il venerdì e nuovamente assente il sabato, ed ecco la coppia di mediani più lenta del West: Gaglia e Borja lì in mezzo l’hanno proprio vista poco, col ragazzo di casa solo un poco meglio del compagno, davvero giù di forma e incapace di far correre la palla (di correre, lui, ha già smesso da tempo…).

Se quindi in mezzo di alternative non ce n’erano, il buon Luciano mi deve spiegare la genialata di Santon in campo, per di più a sinistra e dulcis in fundo a tutta fascia. La cosa per me non ha alcun senso, e non tornerò ad ammorbarvi sulle mie ormai acclarate antipatìe per l’ex Bambino d’Oro. Semplicemente, se vuoi trarre vantaggio da gente sulle fasce, allarga Cancelo e Perisic e rimpingua il davanti con Eder.

Oppure, molto più semplicemente, mettili a quattro, magari con l’amatissimo Santoncino a destra, o meglio ancora seduto a vantaggio di Dalbert (ma quanto dev’essere scarso per non giocare mai… ma mai! Forse gli ha insidiato la moglie a Spalletti…).

Macchè… ce ne torniamo a casa. Con un magro pareggio, non tanto in termini di gioco mostrato (ho finito adesso di lamentarmi), quanto per la pericolosa frenata in classifica, che lascia i nostri al quinto posto, incapaci di approfittare dello scontro diretto tra le due romane.

LE ALTRE

E per quello Roma e Lazio fanno il loro mestiere, pareggiando il Derby e lasciando i nostri a un solo punto dal Paradiso. La sensazione di chi scrive, però, è che le ultime tre partite avrebbero dovuto portare in dote almeno 7 punti, e non i miseri 2 che abbiamo rimediato. Come effetto di ciò, ci troviamo ad inseguire e con i bonus di fatto esauriti: da qui in poi “son tutte scope” e ben conosciamo la tendenza dei nostri a sciogliersi come neve al sole quando i margini di errore si assottigliano.

Là in cima, la Juve mette altri due punti tra sè e il Napoli. Gladiatoria la squadra bianconera contro una Samp alquanto timida, ormai imballato il Ciuccio che -complice un Milan come al solito al posto sbagliato al momento sbagliato- si infrange contro un Gigio per una volta davvero bravo a dire di no a Milik al 92’.

E’ COMPLOTTO

Non vorrei tornare, ormai quasi con una settimana di ritardo, sulla sesquipedale figura di merda fatta da Buffon e Agnelli.

Come tante altre volte in passato, rimando alle sagge parole de IlMalpensante che, come dice De Andrè, “mi spiega che penso”. Tutto giusto e da sottoscrivere con il sangue. Aggiungo solo che da un punto di vista personale sono contento delle dichiarazioni dei due succitati figuri, perchè mi sentivo davvero a disagio nella posizione di sportivo amante del calcio che si dispiace per una squadra (e che squadra!) capace di rimontare tre gol al Real e poi farsi beffare nel finale su rigore, ancorchè sacrosanto.

Non dubbio, non che si può dare, no. Sacrosanto.

Mentre ho notato un certo timore reverenziale a censurare le parole di Agnelli e soprattutto Buffon da parte dei giornalisti italiani (tutti a incensare “Gigi e l’esempio che è sempre statoma de che??), almeno debbo ammettere che quasi nessuno gli è andato dietro. Tutti -o quasi, non rovinatemi il finale- si sono resi conto quasi impotenti della pervicacia con cui il nostro continuava a rotolarsi in quella merda che lui stesso aveva calpestato, tirando in ballo concetti tragicomici quali crimini contro l’umanità, animali e patatine, a scelta nell’ordine.

C’è però l’eccezione che conferma la regola e che, esattamente come le parole del Gigione nazionale e del monociglio di casa Agnelli, mi ha rappacificato col mondo.

Nello specifico, Mediaset ha dato prova di tutta la sua subalternità al potente di turno, superando di gran lunga i peggiori TG4 di metà anni ‘90, e senza nemmeno essere costretti a ciò da ragioni di Stato o da famiglie da mantenere. Tra Sandro Sabatini e la sua pletora di ospiti non so per chi vergognarmi di più. Anzi, il vero vincitore c’è ed è l’ex arbitro Cesari che, mostrando un fotogramma e basandosi unicamente su quello, cercava di convincere il pubblico che Benatia non toccasse l’avversario nè col piede nè con le braccia.

Ripeto, il tutto con un fotogramma.

Di peggio, proprio a livello logico, fece solo il compianto Maurizio Mosca quando accusò non ricordo chi di “tentato omicidio colposo”.

Con tutto il male che posso volere (e gliene voglio, state tranquilli) a Massimo Mauro, vedo proprio una galassia di distanza tra i protagonisti dei commenti calcistici su Sky e su Mediaset. Anche se onestà imporrebbe di dire che io, i programmi di Mediaset, non li vedo quasi mai.

E, visto l’immondo spettacolo offerto settimana scorsa, non so come darmi torto.

WEST HAM

Ci ho messo tanto a pubblicare il pezzo perchè stavo smadonnando contro lo Stoke che a momenti ci rifila il cetriolo in casa. Per fortuna, nel finale Carroll approfitta delle due settimane tra un infortunio e l’altro per riscoprirsi attaccante di razza e timbrare un sacrosanto pareggio.

Ah, arbitro della partita era Oliver (sì proprio lui): ha annullato tre gol ai nostri per due fuorigioco e un fallo di mano. Dopo averlo maledetto sulla fiducia, dopo il primo replay mi sono ritrovato a dire, tre volte su tre, “ah cazzo c’ha ragione”.

Nonostante il cuore da pattumiera, l’insensibilità e la Coca Cola.

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In un mare di mediocrità, un’oasi di bellezza. Calcistica, s’intende.

 

VINCERE E FAR SCHIFO: DIMOSTRAZIONE EMPIRICA

INTER-BENEVENTO 2-0

Come se non fosse già abbastanza squallida da vedere in tele, ho deciso di verificare dal vivo se la mia Inter fosse così brutta come sembra.

Risposta: pure di più.

Il rampollo di casa, seppur ancora in tenera età, aveva già capito tutto, e a Babbo Natale aveva chiesto due biglietti per una partita facile-facile.

Vero che anch’io avevo ragionato così per il suo esordio a San Siro, e le cose non erano andate come sperato…

Stavolta almeno i tre punti li portiamo a casa, contro un Benevento che fraseggia ordinato e ci tiene in scacco per un’ora buona, rischiando in un paio di volte di rifilarci il proditorio (e ahimè meritato) cetriolo calcistico.

Strano non trovare ancora in rete la GIF del calcio di inizio della partita: palla a Vecino che smista sulla fascia destra, dove Cancelo rincula e Candreva scatta in avanti. La palla rotola tragicomicamente in fallo laterale nel nulla dopo tre secondi di gioco.

Gli sguardi sugli spalti sono eloquenti…

I nostri giocano con una paura addosso che è difficile descrivere: la palla scotta e i pantaloncini, ancorchè neri, faticano a nascondere l’evidenza dellincontinentia deretanae (cit.) dei nostri.

D’Ambrosio è riproposto a sinistra, stante l’impresentabilità di Santon su qualsiasi rettangolo verde di categoria superiore all’Eccellenza, e vista l’inapplicabilità sulla fascia mancina di Cancelo, promosso titolare del binario destro. Mai avrei pensato di rimpiangere così tanto la partenza di Nagatomo (avessi detto Brehme). Ovviamente, il loro terzino sinistro (Letizia) si è dimostrato a confronto assai più intraprendente, oltre che velocissimo nel non farsi superare da nessuno nei 90 minuti di gioco, compreso Karamoh nelle ultime fasi della partita.

Morale, complice anche la panchina riservata a Borja Valero, latitano drammaticamente piedi pensanti, e la calma piatta resto l’unico schema valido.

Il Benevento riesce al primo tentativo (inizio ripresa) nella giocata che i nostri hanno invano ruminato per 50 minuti: ti-tic ti-toc per un minuto buono e palla lunga dietro alla difesa sullo scatto della punta. Noi: zero tentativi riusciti su 10 provati. Loro: uno su uno. Grazie a Dio il piede del loro centravanti è impreciso e la lecca di destro finisce alta.

Ancor maggiore la dose di buciodiculo pochi minuti dopo, allorquando Cataldi va a sbattere contro un incolpevole quanto statuario Ranocchia. L’arbitro (il figlio di Pairetto! Che sia senso di colpa  transgenerazionale accumulato?) non fischia, e il VAR non torna sulla decisione del collega di campo.

Possiamo definirlo un errore a nostro favore. Segniamocelo!

Poco dopo, la partita si risolve grazie a due capocciate su altrettanti cross di Cancelo che, a parte le 20 palle perse tra tocchi di suola e doppi passi, ha il merito di saper crossare come Cristo comanda. D’Ambrosio, tanto per tirare in ballo sempre i soliti, dopo aver toppato il primo, si guarda bene dal replicare il tentativo per tutta la durata del match.

Ma lui può fare entrambe le fasce (cit.).

(spazio per parolaccia a piacere)

Morale: sui due cross del portoghese, prima Skriniar e poi Ranocchia girano in rete portando in salvo una partita di rara pochezza calcistica.

L’effetto più visibile dell’uno-due è la maggior tranquillità mostrata dai nostri: quantomeno osano la giocata, provano qualche passaggio che sia concettualmente più elevato del palla-dietro-a-tre-metri-e-giro-palla-in-difesa.

Poi si sbaglia, (le incrollabili certezze di una vita), ma almeno ci si prova perdìo!

Quindi: il fattore mentale è assolutamente centrale e discriminante. Basta guardare all’altra parte del Naviglio e pensare alle condizioni alle quali noi e loro arriviamo a questo Derby, paragonandole a quello di metà Ottobre.

A voi giudicare se questo sia un bene o un male.

Torniamo al vecchio dilemma: meglio essere genitori del bravo figliolo che si impegna ma più di così non può fare, o di quello che “ha le capacità ma non si applica”?

La risposta, prima ancora che essere “Boh“, è “che tristezza…“.

E sorvolo volutamente su casi di spogliatoio, clan di argentini contro croati e cloaca assortita.

LE ALTRE

Inizia il turbiglione degli scontri diretti, e ‘sti maledetti di milanisti vincono alla grande contro la Roma all’Olimpico. Ne fanno due ma potevano essere serenamente il doppio. Uno come me non può esultare per una vittoria del Milan, nemmeno se a questa consegue la sconfitta di una diretta rivale per il posto Champions.

Il già richiamato Derby alle viste quantomeno giustifica il mio scetticismo: Gattuso ha purtroppo fatto un grandissimo lavoro tattico e motivazionale. Splendido Ringhio quando ammette candidamente di non considerarsi un inventore di calcio, bensì un lavoratore alle prime armi che attinge senza vergogna ai maestri in giro per l’Europa. In culo al giUoco e alle stronzate con cui Zio Silvio e Zio Fester ci hanno ammorbato per anni.

Piuttosto, occhio a Cutrone: intollerabile nella totale mancanza di grazia e tecnica calcistica, ferale per il tempismo con cui piomba a impattare con tibia, calcagno, polpaccio, o altre appendici assortite.

Per il resto, il Napoli regola senza problemi il Cagliari, portandosi al momento a +4 sui Gobbi, fermati dalla neve prima della sfida contro l’Atalanta del cockerino Gasperini, che nel dubbio aveva messo in campo una squadra da ufficio indagine.

Chissà come si dice #scansiamoci in dialetto bergamasco.

Nella giornata di sospiri per i terzini sinistri delle altre squadre, menzione per Biraghi della Viola (ex Inter, come sa l’amico “Presi”) e non solo per la borda di sinistro che decide la partita di Firenze. Il parallelo che mi viene con questo ruolo è quello con l’operaio specializzato, che le PMI fanno una fatica cane a trovare. Saldatori, fresatori, serramentisti… Raramente dei premi Nobel -così come raramente tra i terzini trovi fuoriclasse- ma solidi, affidabili, di quelli che li hai e non ci pensi più perchè il problema specifico te lo risolvono.

Non mi pare così difficile andare a trovarne uno che abbia un sinistro sufficientemente educato, che sia veloce quanto basta, dotato di una normale intelligenza calcistica, necessaria a immagazzinare i 4 o 5 schemi che lo riguardano.

Eppure, i nostri continuano a toppare in quel ruolo, con Dalbert e i suoi venti milioni a poltrire in panchina. Non aprirò il faldone delle querimonie calcistiche in quel ruolo nell’Inter degli ultimi decenni. Finirei dopodomani.

 

E’ COMPLOTTO

Non c’è molto da dire, lo riconosco.

C’è la leggenda metropolitana dei flirt di Wanda Nara con i compagni di squadra del marito, non tanto incredibile in sè (la ragazza “il danno” l’ha già fatto ai tempi di Maxi Lopez) quanto per l’ipotetico terzo incomodo. Brozovic, oltre ad incarnare il concetto stesso di inedia calcistica (fischiato da tutto San Siro al suo ingresso negli ultimi 10 minuti di sabato) per quel che capisco di uomini è quel che definirei un cesso a pedali, e onestamente non me lo vedo nel ruolo di bel tenebroso che si chiava la moglie del Capitano. Pigro com’è, poi… che sbattimento…

Al solito, il mio disprezzo non va ai tanti popolatori dei Bar di Italia, delle tribune di San Siro (“son stato giù al Baretto coi ragazzi della Curva, me l’han detto loro…”), quanto ai supposti giornalisti che danno spazio a queste cagate vecchie come il cucco.

Sul figlio di Baresi tutti noi abbiamo cantato e riso per anni, ma pochi a parte il malato mentale che scrive hanno davvero pensato che il padre fosse il compagno di squadra colored (io ho sempre optato per Rijkaard, ma era nutrita anche la fazione Gullit). Cosa dite? Lui il figlio nero ce l’aveva davvero? Già, eppure giustamente (ripeto: giustamente) nemmeno un rigo in cronaca.

Qui, cito testualmente “al momento è impossibile stabilire la veridicità del documento”, ma nel dubbio cominciamo a scriverlo.

Tanto è l’Inter.

Tanto è Icardi.

Tanto è Wanda Nara.

Interessante l’articolo de IlMalpensante su Ausilio e il suo credito presso i giornalisti, effettivamente illimitato. Incredibile (ma più nella misura che nel concetto) quanto il fare i conti in tasca alla Società faccia capire che l’Inter in questi anni di soldi ne ha spesi eccome. Il concetto -che ritengo importante e che infatti avevo già espresso in passato- è che in tempi di crisi, i soldi che hai a disposizione devi farli fruttare.

Questo, nel calcio, vuol dire che non devi sbagliare gli acquisti. E invece, di tutti i calciatori comprati negli ultimi 5 anni, gli unici a non essersi rivelati “sbagliati” fino ad oggi sono stati Icardi, Skriniar, Perisic e un altro paio a scelta (le mie scelte sarebbero Hernanes e Medel, ma non ha molta importanza).

Invece, ad ogni sessione, iniziata al grido di “non c’è una lira, arrangiatevi, anzi dovremo vendere Icardi”, vediamo cadere dalle tasche della proprietà decine di milioni sperperati.

Onesatamente non sono rammaricato della buona stampa di cui gode Ausilio. E’ talmente raro che un tesserato interista riceva critiche benevole, a maggior ragione aldilà dei propri meriti, che mi godo l’anomalìa senza recriminare.

Io me la spiego col vedovismo morattiano che attanaglia tanti cronisti sportivi italiani: ah, i bei tempi andati in cui potevi usare i nerazzurri a tuo uso e consumo per accomodare le pagine del tuo giornale giorno dopo giorno…

 

WEST HAM

Quattro schiaffoni dal Liverpool. Niente da aggiungere.

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I gemelli del gol 🙂

ABBASTA

INTER-LAZIO 0-0

Il titolo fa il verso alla voce del verbo abbastare, nella sua terza singolare presente indicativo assai usata nell’entroterra laziale, feudo di aquilotti.

La locuzione -ritengo- fotografa alla perfezione lo stato psico-fisico dell’amata squadretta e saluta con favore l’imminente pausa natalizia che in realtà non ci sarà, stante l’incombenza del prossimo turno previsto per il fine settimana.

Morale, per come siamo messi, e per come la Lazio arrivava a questo scontro, è andata bene così.

Non ho visto una sola immagine, essendo stato vittima di un viaggio fantozziano che ci ha visto arrivare stremati a destinazione dopo 10 ore di viaggio (necessarie per coprire meno di 400 km, ma questa ve la racconto un’altra volta) eppure, pur senza essere confortato dai riflessi filmati, mi sono fatto il mio cinema sulla partita.

Una squadra -noi- in chiara difficoltà sia fisica che tattica. L’altra -loro- che continua a macinare calcio e si presenta giustamente convinta di poter portare a casa la vittoria.

Quindi: abbasta. Accontentiamoci e scavalliamo l’anno solare ancora terzi, stante il graditissimo pari interno della Roma contro quel Sassuolo che solo pochi giorni fa ci aveva beffato.

Ho letto (ma non visto, ripeto) di gol mangiati da Felipe Anderson e forse Immobile, così come di grandi parate di Strakosha su Perisic e Borja Valero.

Ho altresì letto del rigore prima dato e poi tolto alla Lazio, su cui ovviamente non posso esimermi dal soffermarmi. Non prima di aver fatto un breve

QUADRO DELLA SITUAZIONE

Lo Zio Bergomi, aldilà di un atteggiamento eccessivamente assertivo nei confronti del suo compare (#sìfabio #certofabio), ha spesso ragione quando parla di calcio, non solo di Inter. Molti, soprattutto tra noi nerazzurri, lo criticano perchè sostanzialmente non fa il tifoso. Io invece lo apprezzo. Avendo sempre disprezzato l’apparente imparzialità dei vari Caressa, Mauro, Cerqueti, Piccinini e via dicendo, l’ultima cosa che mi auguro è di avere un analogo finto neutrale che dissimuli imparzialità facendo in realtà il tifo per i nostri.

Lo Zio non si nasconde dietro un dito: c’ha giocato 20 anni con quella maglia, non potrà mai essere imparziale. Ma onesto intellettualmente, quello sempre.

Ecco perchè ho particolarmente apprezzato un suo commento post Derby di Coppa Italia, in cui ha tirato fuori uno dei pochi luoghi comuni del mondo del calcio che mi sento di sottoscrivere: “le idee, nel calcio, invecchiano presto”. Questo, applicato ai cazzacci di casa nostra, vuol dire che l’Inter, finchè sorretta da una buona forma psico-fisica, ha goduto i frutti di quegli stessi schemi che ora ne costituiscono la principale zavorra. Il giro palla a liberare Candreva o Perisic che a loro volta cercano Icardi in del mezz non è giusta o sbagliata in sè; ha però bisogno di essere usata insieme ad altri strumenti, pena diventare prevedibile e quindi inefficace.

Largo quindi ai piani B, C, D, chi più ne ha più ne metta. E’ possibile che non ci sia uno dei centrocampisti che voglia provare il tiro da fuori? Perchè non usare Icardi come vero centroboa e provare il triangolo e la percussione centrale che porta un cazzo dí Brozovic qualunque in area palla al piede? E’ ipotizzabile l’impiego di Cancelo nel ruolo di Candreva, col romano ad agire più centrale? Cristo, ha fatto 10 gol all’anno nella Lazio, da noi non lo fanno mai tirare…

Boh, sono idee buttate lì dall’ultimo pirla che passa per strada, mi auguro bene che Spalletti e la società affrontino l’argomento con un pocolino di professionalità in più.

Vi svelo ciò che dovrebbe essere ovvio: posto che nessuno dei nostri tira da fuori o cerca l’imbucata centrale per il semplice motivo che l’è no il so’ meste’, urge volontario che cacci il grano per comprare uno-due giocatori al mercato di Gennaio.

Io da tempo ho dato la mia preferenza a Verdi del Bologna, capace di giocare in qualunque dei tre ruoli dietro a Icardi. Ma a ‘sto punto anche un Pastore o un Mikhitarian o come cacchio si scrive mi vanno bene: il primo non lo vedo giocare dai tempi del Palermo, il secondo non ho la minima idea di chi cazzo sia, ma vado sulla fiducia: non possono essere peggio della situazione attuale del nostro centrocampo.

Anche dietro siamo messi malaccio, con Miranda e D’Ambrosio ai box per qualche settimana. Skriniar e Ranocchia al momento reggono l’urto ma la coperta dietro, già corta di suo, rischia ora di lasciare fuori i piedi perfino al nano Tatu di Fantasilandia.

Tutto ciò premesso, chiudiamo il girone d’andata terzi e con 41 punti, avendo sostanzialmente smesso di fare il nostro calcio da un mesetto. Con ciò intendo dire, se mi si passa il paradosso, che c’è quasi da essere più contenti di un terzo posto in queste condizioni che del primo posto di fine Novembre con l’allineamento dei pianeti che ci girava a favore. Torno a ribadire che Juve e Napoli si giocheranno lo scudetto e che il nostro Campionato sarà segnato da un imperativo che tanto piacerebbe ai leghisti d’antan: noi prima di Roma.

DERBY DI COPPA

Mi son girati i coglioni a uscire contro i cuginastri. Mi gira perdere in amichevole con quelli là, figuriamoci una pur bistrattata Coppa Italia.

Come spesso accade quando si parla di quelli là, ci sono però cose che mi danno ancor più fastidio del risultato.  Anzitutto, come abbonato RAI vorrei partisse una cazzo di class action per avere un ricambio generazionale di commentatori.

Settore l’ha riassunta bene e merita 7 minuti del vostro tempo.

Cerqueti è uno dei tanti che ho fieramente disprezzato, alfiere del mantra “Inter cinica” e sempre pronto a minimizzare i meriti e ingigantire i difetti. Curioso poi che sia l’unico in Italia a pronunciare Perisic “Periscic”. Immagino sia la pronuncia corretta ma, come dire, la accetto se parla uno slavo, mica uno del Quadraro (con tutto il rispetto). Se mi dava sul belino Caressa che diceva “SSSanetti e SSSamorano”, immaginate le Madonne che gli ho tirato quando l’ho sentito pronunciare Rodríguez con la U ben udibile.

In bonza totale poi quando, ricordando i precedenti di Gattuso nei derby di quest’anno, ha informato che quello giocato da allenatore della Primavera rossonera l’aveva visto vincitore per 3-0. “Ah no, scusate, era finita 3-0 per l’Inter”. Oppure quando ha tessuto le lodi di Antonio Donnarumma in occasione di una bella e spettacolare parata di Handanovic. Qui non è questione di complotto, di malafede o altro. E’ semplicemente che il ragazzo è cotto, e ogni volta che sento le telecronache sulla RAI mi sembra di esser fermi a Gianni Vasino e Franco Zuccalà…

Ma si può usare ancora oggi una frase del tipo “a beneficio di quanti si siano messi solo ora alla visione, vi informiamo che l’Inter attacca da sinistra a destra”?

Intollerabile, così come da orticaria pura, e figlia in linea diretta del puro berlusconismo mediatico, è stata l’elegia di Donnarumma Antonio, chiaramente assurto ad eroe della partita.

Non sarebbe cambiato niente: il Milan ha vinto senza rubare nulla un Derby contro una squadra che, quest’anno, è decisamente più forte, e quindi va elogiato ancor di più per questo. Che bisogno c’è di inventarsi il fatto che il terzo portiere più pagato del West sia stato il migliore in campo? Gli ha detto culo che Ranocchia fosse in fuorigioco, perchè un autogol di tacco nel Derby non si era mai visto e lo avrebbe perseguitato per il resto dei suoi giorni ben più del milione all’anno che guadagna a sbafo. Per non parlare poi della parata involontaria sull’esecrando Joao Mario che da due metri lo centra in pieno: mi scuso con tutti voi per il turpiloquio che sarà giunto anche nelle vostre case, proveniente dritto-dritto dal salotto di casa mia, ma onestamente parlando vedo tutti i torti del nostro in quella giocata e tutto il culo del fortunato che passava di lì per caso ed è stato centrato in pieno dalla fortuna.

Nossignore: Antonio esce abbracciato al fratello, uniti come una famiglia, entrambi tifosi rossoneri fin da bambino, disposti a ridurs…. ah no, questa no.

A contorno, 7+ a Cutrone per aver imparato a memoria la filastrocca di cui sopra nell’intervista del dopo gara.

Bravi, siete una squadra senza capo nè coda e ciononostante ci avete battuti. Bravi, lo dico davvero.

Ma continuate a meritarvi tutto il mio disprezzo.

E’ COMPLOTTO

Se vi fa sentire meglio, non siete i soli, a meritarlo.

Leggete questo e saprete come la penso su Simone Inzaghi come persona.

Anzi, non ho bisogno del pur inappuntabile pezzo de IlMalpensante per avere un opinione sul suddetto personaggio, che ricordo nelle mie preghiere della sera fin dalla stagione 1999/2000.

Linko il video, visto che l’immagine -che pure ho stampata in testa in maniera indelebile- su Google non l’ho trovata. Vi do una mano, voi lavorate di fantasia: siamo agli ultimi secondi del filmato, quelli che precedono il 2-2 finale di Pancaro (Dio bono, quanto odio pure per il nasone calabro…): Inzaghino sostanzialmente corre fino a centrare in pieno Peruzzi (Dio bono, avevamo Peruzzi in porta voluto da “Carta Bianca” Lippi al posto di Pagliuca…): il cinghialone resta a terra e Inzaghino protende le due braccia davanti a sé con lo sguardo da invasato che solo i fratelli Inzaghi sanno avere, come a dire al compagno “va’ che bello, ti ho pure steso il portiere, tira cazzo che la porta è vuota!!”.

Ora, uno così, che ha passato la vita come il fratello a speculare su centimetri di fuorigioco, con piedi se possibile ancor più scarsi di quelli di Superpippa senza averne nemmeno la metà del senso del gol, uno che -come il fratello- ha simulato in lungo e in largo su tutti i campi d’Europa (ask Jaap Stam for references), che senso dell’etica sportiva volete che abbia?

Poi, per carità, come allenatore sta facendo meraviglie, ma lamentarsi del fatto che il VAR ha cancellato un evidente errore di Rocchi (il figlio di un cane, nel dubbio il rigore contro ce l’aveva fischiato…) è davvero il massimo dell’antisportività.

Sintomatico che perfino la Gazza abbia sentito l’esigenza di dedicare questa chiamata del VAR a tutti quelli che rimpiangono i vecchi tempi, la poesia dell’errore arbitrale e cagate del genere.

Noi rimaniamo nel nostro e ricompattiamo le truppe. La battaglia -sportiva e mediatica- è arrivata solo alla metà del suo svolgimento.

WEST HAM

Il periodo è quello che è: dopo aver perso in casa col Newcastle e preso un punto a Bournemouth, frutto di un rocambolesco 3-3, la classifica brilla in tutta la sua pericolosità, lasciandoci con la melma -per non dir di peggio- fino al mento.

Inevitabile la citazione che chiudeva la simpatica barzelletta: “Oh mi raccomando, non fate l’onda”.

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USQUE TANDEM

VERONA-INTER 1-2

E record sia…

Vado leggermente controcorrente e parto da uno stato d’animo insolito a queste latitudini. Quarto d’ora della ripresa: dopo aver esaurito il calendario dei Santi contro D’Ambrosio per l’improvvido rinvio, e constatato il pareggio del vecchio Pazzo ai danni di Handanovic, il mio occhio è caduto sul cronometro.

“Dài, manca ancora mezz’ora: questa la vinciamo”

Non sono uso a questi slanci di ottimismo, eppure è a questo che ho pensato in quel momento. Che sia merito di Spalletti, dei “ragazzi” o della mia migliorata stabilità mentale poco importa. Quel che pesa è il destro di Perisic a mille all’ora che pochi minuti dopo gonfia la rete veronese.

Giusto tre paróle (cit.) di cronaca per dire di un’Inter tutt’altro che trascendentale, in cui le migliori cose le fanno vedere Candreva (altro splendido cross per l’1-0 di Borja), Skriniar (di lì non passa un cazzo) e la coppia violacea Vecino-Valero (fosforo e muscoli in quantità). Per il resto, piccolo cabotaggio, anche se la sezioncina simpatttica si soffermerà su qualche dettaglio…

Il nostro vantaggio arriva in occasione della prima azione “seria” della partita e, se fossimo una squadra coi controcazzi, si potrebbe pensare che i nostri abbiamo pensato “va beh, basta cincischiare, andiamo a fare gol!”. Ho però smesso da tempo di credere alle favole e la prendo quindi come frutto del caso.

Poco altro da segnalare prima dell’inguacchio di D’Ambrosio già blasfemamente ricordato. Da lì, altri cinque minuti “seri” per ripristinare il vantaggio con Perisic, anonimo fino a quel punto.

L’ultimo quarto di gara scorre senza pericoli concreti per Handanovic, ma al tempo stesso con una costante tensione nella nostra metacampo, figlia dell’incapacità dei nostri di gestire il match e dell’immancabile manciata di giocatori onesti che contro di noi fanno la partita della vita (vero Fossati e maledettissimo Romulo?).

Arriviamo quindi all’amletico dubbio a strisce neroblù: questa squadra sta facendo benissimo, non bene, in rapporto a capacità tecniche dei giocatori e profondità della rosa. Il record di punti ottenuto nelle prime 11 partite ne è degna testimonianza. Inevitabile ascrivere i maggiori meriti di ciò a chi gestisce quotidianamente quest’accozzaglia di atleti. Lucianone nostro ha fatto senz’altro un ottimo lavoro fino ad oggi e la domanda che ogni tifoso si fa è: quanto durerà ‘sta solfa? E ancora: come ci si rialzerà dopo il primo schiaffone?

La prendo larga ma non troppo. Ai tempi del Mancio e di José, ho sempre notato nella Roma di Spalletti questo grande limite: aveva cioè bisogno di giocare il suo calcio per vincere, era sostanzialmente incapace di sfruttare le circostanze del momento e di adattarsi al contesto della singola partita.

Il contrario del “calcio speculativo e cinico” dell’Inter. Il fatto che poi quei campionati li abbia sempre vinti la succitata squadra cinica e concreta dovrebbe infilarsi tra le terga dei cantori del bel giUoco, ma il punto è un altro. Ho già detto che Spalletti, lodato per il giUoco che imprime alle sue squadre, a tinte nerazzurre è già diventato il Mister tutto praticità e intensità che non gioca bene ma porta a casa il risultato.

A me, come sapete, importa sega. Quel che mi frega è: riuscirà il nostro eroe a mantenere questa concentrazione, questa intensità, questa cazzimma, chiamatela come volete, per tutta la stagione?

Questa è la domanda delle cento pistole, e onestamente non credo sarà possibile.

Arriviamo quindi al prossimo scenario. Quando -speriamo il più tardi possibile- i nostri topperanno una o due partite in fila, si scioglieranno come neve al sole, per la gioia degli scribacchini che potranno ululare “ecco, come l’Inter di Mancini che vinceva sempre 1-0!!!” oppure manterranno la testa lucida e gireranno pagina ricominciando da dove si erano fermati?

Chi vivrà vedrà.

LE ALTRE

Il solco tra le prime 5 e le altre va ampliandosi sempre più: i gobbi vincono la partita del male assoluto -con merito e in maniera evidente, checchè ne dica un Montella sempre più in versione “chiagne e fotti”– il Napoli ritorna alla regola del tre rifilando altrettanti fischioni al Sassuolo, la Lazio si sbarazza del Benevento con una cinquina e la Roma infila l’ennesimo solido 1-0 che la conferma miglior difesa del torneo.

Siamo di fronte a un privé di queste cinque e a uno sconfinato limbo per tutti gli altri? Al momento il campionato dice questo. La velocità di crociera è altissima, se pensiamo che il Napoli, lasciando per strada solo 2 punti su 33 disponibili, ha comunque una squadra a due punti di distacco e altre due subito dietro. Non c’è una lepre solitaria, insomma. Ci sono cinque corridori che stanno tirando come dei maledetti. La domanda che dà il titolo a ‘sta sbrodola è valida anche qui: fino a quando dureranno?

 

E’ COMPLOTTO

Ogni promessa è debito, e quindi svelo subito il segreto di Pulcinella a cui mi riferivo supra. In una partita come detto modesta, Icardi si è fatto vedere molto di più in un lavoro di raccordo con il centrocampo e recuperi difensivi. Poche le conclusioni a rete -ne ricordo una per tempo: destro “masticato” su suggerimento dalla destra nel primo tempo, dopo che lui stesso aveva conquistato palla 50 metri più indietro, sinistro calciato alto dal limite dell’area nella ripresa.

Unanime la stampa a bocciare la prestazione del Capitano: “non si è mai visto!”, “è sempre defilato sul secondo palo!” (nell’azione dell’1-0, Borja può segnare solo-soletto proprio grazie al movimento di Maurito sul primo palo, raddoppiato dalla rivedibile coppia di centrali veronesi), “se non segna è come non averlo!”.

Ora, brutti generatori semiautomatici di minchiate, mettetevi d’accordo: quando segna lo criticate perchè non gioca per la squadra, perchè resta là davanti ad aspettare, etc etc.

Quando, per una volta, fa il cosiddetto “lavoro oscuro” restando a secco forse proprio perchè meno lucido a causa dei rientri a centrocampo, non va bene perchè non attacca come dovrebbe.

Morale: comunque vada è una merdaccia.

Eggiàlosapevo! direbbe il vecchio Prof. Scipione Petruzzi. Nihil sub sole novi (e con questo esauriamo la quota parte annua di citazioni latine).

Essendo un orgoglioso non utente di Mediaset Premium, ho appreso solo di seconda mano della simpatia del loro conduttore: chiosando su un ragionamento di Soldatino Di Livio, riassumibile in “occhio che questi potrebbero anche arrivare fino in fondo”, il merda ha concluso laconicamente dicendo “Beh del resto in Inghilterra due anni fa ha vinto il Leicester”.  Questa continua ad essere la considerazione di cui i nostri godono presso una mandria di prezzolati incompetenti. Che Fozza Inda venga informato all’istante e che la sua mannaia possa calare il prima possibile su tutti loro. Una roba alla Samuel L Jackson di Pulp Fiction, ma in salsa di soia.

WEST HAM

I nostri amati martelli buttano nel cesso una comoda e facile vittoria sul campo del Crystal Palace, facendosi rimontare due gol nel finale, con un insipido pareggio che ci lascia nelle acque salmastre del quasi fondo classifica.

Uottaffàc

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FACILE COSI’…

NAPOLI-INTER 0-0

Il titolo è riferito innanzitutto a me: non ho visto la partita (e non vedrò nemmeno quella di domani, malediz!), ma scrivo lo stesso, oltretutto rimandando a pezzi già (e meglio) scritti da altri. Del resto, così si comporta buona parte della stampa sportiva italiana, con l’aggravante che loro la partita se la guardano anche, andando comunque avanti col canovaccio preparato nei giorni precedenti.

E quindi il sunto è presto fatto:

#èunintercinica

#sanhandanovic

#catenaccio

#vostramadreèunazoccola

Ok, l’ultimo l’ho aggiunto io, ma per il resto il gioco è fatto.

E’ grave che uno che non abbia visto la partita di Sabato debba cercare su siti dichiaratamente di parte notizie tendenti al vero, ma purtroppo è così.

Vi rimando quindi a questo pezzo di Alberto Di Vita su IlMalpensante: 10 minuti veramente ben spesi. Io da anni chiamo questa melma “Same but Different“, “Luoghi Comuni Maledetti“, “Talebani Calcistici” o “Negazionismo“: qui troverete gli stessi concetti scritti in bella e applicati al diluvio di stronzate sentite dai media da sabato notte ad oggi.

Avrete capito che rispetto al solito non seguirò lo schema antipasto-primo-secondo: oggi andiamo col piatto unico, un bell’ossbüss col risotto giallo e tutti sazi e contenti.

Sul match del resto ho poco da dire, anche perchè avrò visto sì e no tre minuti di sintesi. Mi pare che il Napoli abbia giocato meglio, ma altrettanto che l’Inter non abbia rubato niente. Aggiungo anche che le fantasmagoriche lodi per le parate di Handanovic, lette nelle cronache della Gazza così come nei commenti immediatamente successivi, mi paiono un filino esagerati nella prosopopea con cui sono state descritte.

Il giochino è infantile tanto quanto vecchio: si loda il portiere per criticare il resto della squadra.

Lungi da me voler ridimensionare il nostro portiere (tra i pali uno dei tre migliori della storia nerazzurra, sulle uscite va beh…), ma è bravo ed è pagato per fare quello. Sarà che -a sentir loro- siamo ontologicamente in sofferenza, in crisi, sottomessi al giUoco altrui, ma onestamente ricordo ben altri assedi alla nostra porta, anche con lo stesso Sloveno in porta.

Quindi strappiamo i primi punti ad un Napoli bulimico fin lì le aveva vinte tutte. Oltraggio al pubblico pudore: richiamo ancora IlMalpensante perchè il passaggio della tipa che chiosa preoccupata “questa sembra l’Inter di Mourinho” è davvero sintomatico. Adani -che pure apprezzo- ci mette del suo, dicendo che l’Inter non giocherà mai bene perchè proprio non ne ha le caratteristiche. Che tutti quanti una buona volta si mettessero d’accordo e ci dicessero che cosa stracazzo vuol dire “giocarbene“.

Spalletti fa bene e molto a incazzarsi con tutti i reggimicrofono che gli squadernano in faccia statistiche della minchia: c’avete culo, i vostri avversari piglian sempre palo, il vostro portiere è sempre il migliore in campo, siete Icardi-dipendenti, se non ci fosse Skriniar in difesa… vi salva Perisic che corre per due.

Quindi alla fine avere un buon portiere, un buon difensore, un buon centravanti per le altre squadre vuol dire avere la famosa “ossatura” la spina dorsale irrinunciabile per qualsiasi grande squadra. Noi sostanzialmente ce ne dobbiamo vergognare perchè non ci è il giUoco.

Notato poi come anche Spalletti (come Pioli, come Mancini, come De Boer, come Mazzarri, come Ranieri….) sia stato salutato come il Mister che tradizionalmente dà un’impronta precisa alle sue squadre, con uno stile di gioco inconfondibile, diventando in due mesi un seguace di Ottavio Bianchi e Nereo Rocco?

E’ la potenza del nerazzurro, bellezza.

Però non basta, perchè i nostri pennivendoli riescono nel triplo carpiato di candidare l’Inter per lo scudetto: “lo dicono i numeri” “è la classifica che parla” “cosa ne pensa lei? Eh? Eh?

Sicchè Lucianino si incazza e gli smadonna contro. Non vuole i complimenti, perchè son buoni solo ad alzare l’asticella e a far dire a tutti -una volta che non salti abbastanza- “vedi che non ce la fa? ha fallito! Disastro! Crisi! Scandalo!“.

‘Ste cose le vedo da lustri, e da lustri (ve) le racconto, quindi non svelo nulla di nuovo a queste latitudini. Per fortuna Spalletti ha un’eco leggermente superiore alla mia, quindi spero che la risonanza data alle sue parole aiuti qualcuno -tarato ma non troppo- ad accorgersi di quelle che per noi sono ormai tristi ovvietà.

Il secondo articolo del IlMalpensante che voglio sottoporvi parla del loro allenatore e fa un azzeccatissimo parallelo con la situazione vissuta dalla sponda corretta del Naviglio soli 12 mesi fa. Il fatto che sia il sito ufficiale dei Meravigliuosi a cercare qualche buona notizia in questo laghetto marrone fa parte del gioco, mette un po’ di tenerezza e fa tornare alla mente i primi approcci imbarazzati col gentil sesso:

Lui: “Ciao, vuoi uscire con me sabato?”

Lei: “Mavaffanculo!”

L’amico: “Oh allora? Com’è andata?”

Lui: “Beh ci siamo parlati…”

Più o meno siamo a questo, ci dicono che la buona notizia è che nel Derby sono quasi riusciti a riprendere una partita che stavano perdendo, e che con l’AEK e col Genoa non hanno subito gol.

Ma ripeto, finchè lo fanno loro lo posso capire.

Poi ci pensa il sempre attento Zer0tituli a portarlo alla luce di occhi non foderati di prosciutto rossonero e la cosa riluce nella sua involontaria comicità, ma va bene.

Il problema è la bambagia con cui viene ricoperto Montella, anche quando cerca di difendere l’indifendibile, iscrivendosi al partito degli anti-Var proprio in occasione di una delle sue applicazioni più sacrosante.

Quando si dice: stai zitto che fai più bella figura…

Roba da dirgli “Ma ti senti parlare? Ma le vedi le immagini? Dai Vincenzino, facciamo che ci dormi su e vieni a parlarcene domani…”

E invece no, la Società è compatta, tutti si vogliono bene, il sole splende e gli alberi sono in fiore anche se è Ottobre. Un milione di posti di lavoro e più figa per tutti!

Per finire, bella la novità al Club di Sky, dove la crapa lustra del Cuchu Cambiasso arriva ad innalzare la media neuronale seduta al tavolo. Avvilente, per non dire mortificante, la presenza di Antonini, alias IlGiovaneAntonini, altro nuovo ingresso del succitato gruppuscolo. Cioè: volete anche solo paragonare le due categorie dello spirito?

Vero che stiamo parlando della stessa emittente che ha dedicato puntate di “Signori del Calcio” a Serginho, ma -checcazzo- un po’ di senso della misura.

Simpatico poi (sono ironico) Caressa quando gli chiede se le leggende circa il Clan del Asado fossero verità. Il Cuchu lo incenerisce da par suo, e passa il resto della puntata a disseminare perle di saggezza come quand’era in campo.

Perdonali, Cuchu, non sanno quello che fanno. Tipo Massimo Mauro -uno a caso: “quest’Inter gioca proprio il catenaccio di Mourinho, io preferisco sempre le squadre che la partita la giocano, non quelle che aspettano“.

Aiutami a dire sticazzi…

E il Cuchu, fermo ma paziente: “sul cosiddetto catenaccio di Mourinho ci sarebbe da parlare e tanto…” E il calabrese, capendo di aver pestato il piede a quello sbagliato, dice “certo certo, voi poi avete vinto tutto…“.

Niente da fare, ci tocca diventare capi del mondo e decidere a cuor leggero chi merita di vivere (calcisticamente, s’intende) e chi, semplicemente, no.

Non vedo l’ora (segue risata dalle tenebre tipo mmuuuuaahhahahahahha).

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NESSI CAUSALI E RIFLESSI CONDIZIONATI

BENEVENTO-INTER 1-2

Parto svelando un dettaglio del quale -giustamente- non vi fregherà niente: ho scritto di getto la sezione È COMPLOTTO, e avrei potuto aprire e chiudere con quella, perché onestamente non ho visto grande differenza tra i commenti fatti all’Inter di Benevento e la voglia di malafede e di procedere per Luoghi Comuni Maledetti.

Di partita ne ho vista meno della metà – per mia fortuna quella con i tre gol che l’hanno decisa. Ho comunque visto ampie sintesi del match e ho notato quanto segue.

Lungi dall’aver fatto un partitone, mi pare che l’Inter abbia giocato decisamente meglio di quanto fatto vedere nelle ultime uscite. Brozovic, per qualche imperscrutabile allineamento dei pianeti, ha pestato giù un primo tempo fatto di due gol e di una costante proiezione offensiva (sui ripiegamenti difensivi va beh…), riuscendo là dove tutti i compagni di reparto hanno faticato finora. Che addirittura Nagatomo e Candreva abbiano rubato applausi per come è stata costruita l’azione del vantaggio è un unicum nel panorama di questa stagione.

Ancora: dopo il salvataggio da stopper vero fatto vedere nella partita casalinga col Genoa, Icardi in Campania ha svariato e fatto più sponde di quante fatte nell’ultimo campionato. L’ha riconosciuto addirittura Carlo Muraro, staccando per un attimo la litania dell’Inter che non gioca bene e dovrebbe fare di più. Forse per questo sbattersi là davanti, forse perché è umano anche lui, Maurito spara alle stelle la bella palla ricevuta dal fido Perisic nella ripresa.

Leggo invece i commenti nel dopo gara e mi pare di essere fermo a qualche giorno fa. #èunintercinica, #mancailgiuoco, #benesoloitrepunti, #crisiicardi.

Ai simpatttici cantori delle gesta dei nostri amatissimi è anche andata di sfiga, avendo vergato in settimana un cortese articolo nel quale lamentavano l’assenza di gol segnati su calcio di punizione dal limite.

Io, rancoroso complottista, avrei posto l’attenzione sul fatto che in sei giornate all’Inter fosse stata fischiata la miseria di due sole punizioni dal limite. Ma forse è meglio così, visto che il già menzionato Ajeje ha usato il piedino dalla mattonella appena fuori dall’area per timbrare il raddoppio, con tanti saluti alle Cassandre de-sto-ca.

La summa di tutto ciò, esasperata dall’atteggiamento opposto tenuto con la sponda sbagliata del Naviglio, è esemplificata nella foto del giorno a corredo di questa sbrodola, che potrete gustare nella già richiamata sezioncella che segue.

Indugiando solo ancora un poco sulla partita, mi pare di poter dire che i pericoli creati dal Benevento (che ci sono stati eccome) sono stati in massima parte causati da nostre leggerezze inescusabili (bell’idea del cazzo il lancio lento in orizzontale a tagliare il campo, facile innesco per il contropiede avversario) o da ripiegamenti fatti col piglio di chi dopo aver fatto nottata deve alzarsi per timbrare alle 6.00 del mattino. Il riferimento a Brozovic e Vecino che corricchiano per 40 metri senza affondare il tackle sull’avversario lanciato in contropiede è tutt’altro che casuale. Il gol di D’Alessandro nasce pochi attimi dopo.

La ripresa, se eccettuiamo il palo sbilenco preso in apertura, passa col risultato sempre in bilico, ma con i nostri a mangiarsi almeno due occasioni belle e buone (dite a Joao Mario che a questo gioco bisogna tirare in porta), lasciando nel contempo Handanovic inoperoso o quasi.

Eppure, come già fatto notare, nulla sposta i nostri (inde)fessi commentatori dal rinnovare le giaculatorie sulla pochezza della proposta calcistica nerazzurra.

Ce ne faremo una ragione, quantomeno fino ad ora porta bene…

LE ALTRE

Il Napoli sale meritatamente da solo in testa alla classifica, rifilando gli ormai soliti tre gol all’avversario di turno e centrando la settima vittoria su altrettante esibizioni.  Non così può dire la Juve, bloccata sul pari da un’ottima Atalanta, con una partita tutta da vivere e da godere nel modo in cui si sviluppa. Splendida la papera di Buffon sul gol di Caldara, servile l’arbitro nel far proseguire il gioco dopo il palese fallo su Gomez. Lo stesso arbitro si correggeva (o veniva corretto, non mi è ancora chiaro chi chieda di rivedere le immagini) tornando sulla sua decisione e annullando un gol che pareva regolare solo a chi di roba del genere è abituata a farne restando impunita.

Sul punto tornerò tra poco, non prima di aver fatto notare due cose:

1) così come le decisioni del VAR che ci hanno riguardato sono servite a correggere a nostro favore l’iniziale decisione dell’arbitro, così lo schermo a bordo campo è spesso intervenuto a correggere l’errore pro Juve. Come si dice in questi casi: cambiare le abitudini è sempre la cosa più difficile.

2) posto che nessun essere dotato di intelletto poteva sperare che l’avvento del VAR eliminasse il 100% degli errori, ecco che lo stesso arbitro a Bergamo assegna un rigore che, proprio rivisto con calma, è palesemente da non assegnare.

Immagino di dover dire che l’errore di Dybala dal dischetto faccia parte “del fascino del calcio, che è fatto da essere umani, in quanto tali fallibili”.

Passando ai cugini, brutto stop casalingo contro la Roma. Dico brutto per l’Inter, essendo in programma il Derby alla ripresa post-Nazionali ed avendo i nostri la ghiotta e teorica occasione di sbarellargli la stagione in una fresca serata di metà Ottobre. Essendo però famosi nel mondo per l’endemica incapacità di cogliere l’attimo, vedo altissimo il rischio per i nostri di perdersi in un bicchier d’acqua, lanciando un involontario ciambellone di salvataggio ai rossoneri e aprendo l’immancabile #crisiinter dalle nostre parti. Senza dimenticare che dopo il Derby ci sarà il Napoli al San Paolo…

A meno che Lucianino da Certaldo non sia così bravo a infilarsi sotto pelle ai suoi ragazzi e regalare scariche elettriche sotto forma di bestemmie il vernacolo toscano buone da svegliare il killer instinct di uomini truci quali Ranocchia, Handanovic, Santon e compagnia…

E’ COMPLOTTO

Vedere Massimo Mauro che rosica fa bene al calcio. Il calabrese cantilenante fa davvero fatica a non scoppiare a frignare come il peggior bambino viziato a cui viene impedito -per una buona volta- di fare il cazzo che vuole al parco giochi.

Per una volta arrivo ad apprezzare la saccente pedanteria di Caressa che spiega -a quelli dotati di intelletto e onestà intellettuale sufficienti- quale sia la logica dietro il gol sacrosantamente annullato alla Juve.

Logica che mi trova -manco a dirlo- pienamente d’accordo. Cercherò di spiegarlo come farei a un Massimo Mauro qualunque, che si lamenta del fatto che “è passato un minuto tra il contatto di Lichtsteiner e il gol!”.

Allora, primo sono 13 secondi e non un minuto, gobbaccio che si finge imparziale di sto par de ciufoli. Secondo, e più importante se solo riuscissi a capirlo: il concetto di soluzione di continuità è a mio parere corretto. Vediamo se l’alunno Mauro smette un attimo di frignare e collega i 4 neuroni disponibili: se dal momento del fallo, la squadra che l’ha subito non entra più in possesso di palla fino al goal, è verosimile pensare che, senza il fallo in questione, l’altra squadra non sarebbe riuscita a segnare, quantomeno in quell’azione.

Che tra i due eventi passino 10 o 30 secondi cambia poco: quel che conta è che la squadra “vittima” in quel lasso di tempo non è riuscita a recuperare la palla.

E’ il concetto di nesso causale, che mi rendo conto sia un po’ troppo per le cantilenanti sinapsi di Massimo Mauro, ma alla fin della fiera chissefrega di lui. Anzi: mi dà piacere fisico vederlo contorcersi di rabbia cercando di sorridere per mascherare la sua incazzatura.

Lodevole anche la presa di posizione di Sky Sport che, per penna del proprio direttore (per di più gobbo!), si proclama in tutto e per tutto favorevole all’innovazione tecnologica a supporto degli arbitri.

Ma forse l’hanno fatto solo per prendere le distanze dai deliri ovini del succitato Massimo Mauro…

Cambiamo lato alla musicassetta del male e occupiamoci di quelli che perdono sempre e comunque #atestaalta.

Ora: che il Milan tutto sommato potesse anche pareggiarla con la Roma è condivisibile, ma non è colpa loro se questo Milan è sufficiente e nulla più. Già più preoccupante il fatto che un loro giocatore si faccia espellere perchè non ricordava di essere già ammonito.

Noto al solito la tendenza dei media a minimizzare i problemi di Milanello Bianco, lodando la fermezza della dirigenza nel negare qualunque tipo di problema con Montella e difendendo a spada tratta tutto quanto fatto in estate.

Il sempre attento Malpensante mi anticipa nell’arte dello screenshot, pubblicando quasi in tempo reale questo collage che testimonia di quello che il Vate di Setubal fece passare alla storia come “prostituzione intellettuale” e come “grandissimo lavoro organizzato” per sviare le menti semplici degli utenti medi italici.

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Così come è sempre l’ora dei Pavesini, è sempre e comunque il momento per lodare il Club dell’Amore, anche al costo di propagandare panzane manco fossero dei novelli Emilio Fede. Nello specifico, e forse sperando che qualcuno sia così pirla da cascarci, ci informano del fatto che Mr Li stia cercando soci per il suo Milan, dichiarandosi disposto a cedere il 25% delle quote per la modica cifra di 200 milioni. Come a dire che, a pochi mesi dal compimento dell’estenuante closing, il valore della baracca è già cresciuto del 50%. Finchè la panzana la strilla il giornalaio di Arcore va bene, ma che certe notizie suscitino ancora tale riverbero fa davvero pensare…

Per dire: anche l’Inter può dire di valutare Santon e Nagatomo 40 milioni (l’uno, s’intende…), poi tutto sta a vedere se c’è qualcuno che ci casca…

E che non sia consentito ad alcun essere semovente sul globo terracqueo parlar male del Milan e delle sue emanazioni presenti o passate, lo dimostra l’inaspettato esonero di Ancelotti, Carletto per tutti ma non per me.

Ora, l’esonero è per un allenatore quasi un fatto inevitabile e fisiologico, essendo quello uno dei mestieri più precari del mondo (assai ben remunerato, ma pur sempre precario): eppure, tutti i media italiani uniti e compatti a difendere il sopracciglio più inarcato della bassa padana, accusato addirittura di aver fallito nella sua qualità precipua, e cioè di creare armonia in spogliatoio. La melensa retorica rossonera ha infatti seguito Ancelotti a Londra, Parigi e Madrid, prima di incepparsi inopinatamente in Baviera.

Singolare e sintomatico della coerenza dei media il fronte comune di tutti i giornalisti a respingere in modo sprezzante le critiche dell’ambiente Bayern ad una eccessiva italianizzazione dello spogliatoio, e ad una tendenza alquanto familistica nella composizione dello staff del Mister, di cui facevano parte il figlio e il genero.

Al solito: in Italia sempre pronti a scandalizzarsi per i troppi stranieri nei nostri Club, ma quando lo stesso atteggiamento lo prendono all’estero contro il povero  Carletto, tutti a difenderlo e a liquidare le lamentele del caso come chiacchiere da crucchi ubriachi baffi-neri-spaghetti-mandolino.

WEST HAM

Buona vittoria contro lo Swansea che ci vede tornare in acque non così turbolente.

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GUARDIAMO IN CASA D’ALTRI

Torno a scrivere dopo un periodo (tutt’ora perduante) di lavoro matto e disperatissimo, che tuttavia non ha del tutto annientato la mia visione paranoica e complottista del mondo del pallone.

Ecco quindi un sunto dei miei limitati pensieri di questi giorni, rigorosamente divisi per colori sociali.

 

I GOBBI

E’ ormai tardi per accodarmi a tutte le pur giuste spiegazioni eziologiche del tifo contro, e della conseguente goduria nell’assistere all’ennesima finale di Champions persa dalla Juve.

Aggiungerò solo che, non si offenda nessuno e se si offende ‘sticazzi, la finale ha dato ennesima conferma della qualità media del nostro Campionato, dove una buona metà delle squadre sostanzialmente si scansa quando incontra i bianconeri, per poi tentare la partita della vita contro le altre supposte grandi.

Se a ciò aggiungiamo le ormai paradigmatiche “due o tre sviste arbitrali” arriviamo a dare contorni un po’ più certi al dominio bianconero degli ultimi 6 anni in Italia.

La squadra, la Società e gli allenatori hanno fatto -duole dirlo- un lavorone, ma non hanno trovato nemmeno la metà delle difficoltà contro cui hanno dovuto combattere Roma e Napoli (tanto per limitarci alle rivali più prossime, e tacendo per pietà sulle milanesi).

In altre parole, la finale di Cardiff l’ha persa la Juve molto più di quanto l’abbia vinta il Real. Il celebratissimo blocco italiano difensivo è andato in palla totale nella ripresa, e al Real è bastato giocare una partita “giusta” (ma tutt’altro che superlativa) per portare a casa la centordicesima Champions della sua storia. Ecco che, di fronte ad avversari di rango, anche gli apparenti superuomini possono perdere il prefisso grammaticale, e forse vederlo rimpiazzato da un suffisso dal vago sentore dileggiatorio. Ominicchi? Forse no, almeno non tutti (qualcuno sì e non da oggi). Ma uomini in difficoltà sì. Sono stati bravissimi a far fuori un Barcellona al tramonto della sua grande stagione storica. Sono stati solidi nel non sottovalutare il Monaco. Sono stati inferiori al Real ed hanno meritatamente perso. Non è un delitto. E’ la verità.

Loro, i gobbi, sono il Male oggettivo, il nemico sportivo di tutti i tifosi non bianconeri. E’ la stessa cosa per il Real in Spagna, lo è stato il Manchester United in Inghilterra e via dicendo. Certo, loro ci mettono il carico da 90 continuando a sbandierare Campionati rubati e giustamente non assegnati e agendo con quella protervia che solo un Paese di servi come il nostro gli può permettere. Che almeno non si stupiscano se il popolino gode vedendo il Re insozzarsi l’uniforme reale nel fango.

 

I MERAVIGLIUOSI

Se i bianconeri, come detto, sono il male oggettivo, la mia testolina vive in un perenne ying-yang con il mio cuoricione, che invece percepisce epidermicamente la sponda sbagliata del Naviglio come il male soggettivo. Meno importante, forse (forse) meno grave, eppure -proprio perchè più superficiale- più fastidioso.

La vicenda Donnarumma di questi giorni sarebbe tale da giustificare tre giorni di ferie incollato a PC e televisore, con familiare di Peroni gelata a godersi lo spettacolo di travasi di bile, cuori che si spezzano e grande famiglia che sfodera i coltelli.

Creare una verità partendo da un falso storico è specialità della casa rossonera da trent’anni.

Gli 80mila di Barcellona

La squadra migliore di tutti i tempi

Il ragazzo (chiunque egli sia) vuole solo il Milan ed è disposto ad abbassarsi lo stipendio e giocare nella squadra che tifa fin da bambino

Il Club più titolato al mondo

Siamo una grande famiglia”

“Ringraziamo il nostro Presidente che ci è sempre vicino

Le nostre squadre propongono giUoco“,

E, degna fine di questo crescendo rossiniano, “Puntiamo su un blocco di giovani italiani per creare un senso di appartenenza”.

Di tutte queste sesquipedali minchiate, l’ultima è una cantilena che in questi giorni mi trovo a ripetere tra me e me a mezza voce, non riuscendo a terminarla visti i singulti di riso isterico che mi tocca trattenere.  Il contrappasso di “Gigio che è tifoso rossonero e che  ha fatto la trafila di tutte le giovanili rossonere” (balle, ma che ce voi fà… so’ abituati…) e che proprio adesso, sul più bello, dopo aver baciato la maglia, non firma il rinnovo e vuole più soldi altrove, è la miglior punizione che questo Club di venditori di fumo si merita.

Io, da rancoroso rompicoglioni, mi ero… (…dolto…. doluto…. com’è il participio passato di dolersi??) dispiaciuto, ecco, mi ero dispiaciuto del fatto che un (allora) quindicenne si affidasse a uno squalo come Raiola, che guarda caso come prima mossa l’aveva allontanato dalla squadra cui pareva destinato per tuffarlo nelle braccia geometriche del dottorgalliani .

Ma allora non fregava niente a nessuno: quello era solo un ragazzino e comunque finiva nella squadra dell’Amore, di-cui-era-tifoso-fin-da-bambino. L’invitabile e caramelloso lieto fine.

Adesso invece siamo allo scandalo, al pizzaiolo traffichino che turlùpina un’anima candida capace di baciare la maglia e bandiera designata dei prossimi decenni rossoneri.  Qualcosa invece va storto, non importa se magari, sotto sotto, perfino Raiola possa avere una parte di ragione, ed ecco che anche per il Milan si prospettano le parole “caos”, “crisi”, “shock”.

Cari cugini, benvenuti nel Calciominchiata. Dopo un po’ ci si abitua, e alla fine si impara a riderci sopra. Certo, voi arrivate da trent’anni di “giorni del Condor”, di “Mister X”, di colpo dell’ultimo minuto e di telenovelas scritte direttamente con l’inchiostro rossonero e riprese tal quale dai media nazionali. Farete un po’ più fatica di noi, ma vedrete che alla fine si sta bene.

 

I LUPACCHIOTTI

Sulla Roma ho avuto modo di riflettere in concomitanza all’addio di Totti, su cui non mi dilungherò più di tanto. Davvero commovente la passerella finale e  il discorso nel dopo gara, poi sulla carriera ognuno la pensa a suo modo.

Io continuo a ritenerlo uno dei due italiani più forti che abbia visto giocare (l’altro è Baggio), e che probabilmente (forse come Baggio) le cose migliori le ha fatte vedere dai trent’anni in su. Campione vero e preziosissimo.

Resto anche convinto che la condotta di campo spesso non sia stata all’altezza della sua classe (dallo sputo a Poulsen alla finale di Coppa Italia del 2010), e che dietro alla sua scelta di una carriera in giallorosso ci sia anche una parte di “comodità”.

Ma non è di questo che voglio scrivere. A me la Roma, negli anni, tante volte ha ricordato l’Inter. L’ambiente, la tifoseria, cronicamente incapaci di gestire la pressione, endemicamente affetti dal vizio di toppare proprio la partita che non puoi toppare (il 5 Maggio, Roma-Liverpool e Roma-Lecce, tutte nello stesso stadio, sarà mica che porti sfiga?).

Come i nostri, i giallorossi per andar bene devono viaggiare controvento, supplendo con risorse insperate, o comunque difficili da mantenere nel medio periodo. Dovendo far leva su quelle per contrastare le spinte contrarie anomale,  e cioè diverse dall’unica forza che dovresti contrastare su un campo di calcio, la squadra avversaria.

Un contesto del genere di porta, direi fisiologicamente, a non essere in grado di gestire la “routine”, la navigazione di bolina o, ancor peggio, il vento in poppa. Lì ti trovi smarrito, “E adesso che faccio? Devo solo giocare e battere l’avversario? E come si fa?”

La Roma ha un ambiente mediatico e di tifosi che ti prosciuga, a meno di non esserne tu stesso imbevuto; L’Inter, come noto agli affezionati lettori di queste pagine, è da sempre facile bersaglio di certo giornalettismo sensazionalistico, alla ricerca del titolo e del luogocomunismo anche oltre ogni logica.

Non arriverò mai a dire che mi stiano simpatici, ma ci sono degli elementi di analogia. E soprattutto, rispetto ai diversamente strisciati, ci sono alcune galassie di differenza.

La disamina dell’ennesimo anno zero dei nostri eroi in braghette, l’arrivo di Spalletti, quello di Capello a Nanchino, il caso-Perisic e il FPF da sistemare, sono tutti argomenti troppo nobili e importanti per essere immersi in questa rassegna di altri colori sociali.

Ne parleremo più avanti. Non so quando ma più avanti.

Stay tuned.