STAGIONE 2018/2019 (2a parte)

C’E’ LUCE IN FONDO AL TUNNEL… E’ UN TRENO?

Allora, abbiamo parlato del Mister, abbiamo dato le pagelle e gli esami di riparazione, siamo pronti a sezionare la squadrètta e capire come sta combinata per l’anno nuovo (chè lo sappiamo tutti, il vero capodanno è il primo settembre. Fine dei luoghi comuni).

PORTIERI

Same as above, come pregi e come difetti. Samirone non sarà mai il mio preferito ma continua ad essere il meglio che c’è in giro (a mio parere meglio anche del celebratissimo Allisson): certo, girano i maroni a vedere Perin accontentarsi della panchina bianconera, quando avrebbe potuto giocare titolare quasi ovunque in Italia, ma anche a quel punto non credo che avrei fatto a cambio, se non per pure questioni anagrafiche.

Handanovic e sai cosa bevi: stringiculi assortiti ad ogni cross (Belotti ringrazia…) sicurezza o quasi sui pali, la reputazione di pararigore che va un po’ rispolverata.

Paedelli e Berni son buoni per le liste UEFA, in quanto italiani e (forse) prodotti del settore giovanile.

DIFESA

Tre innesti potenzialmente titolari: De Vrji a parametro zero è quel che si definisce un colpaccio del quale andar fieri, mentre siamo stati accusati di aver falsato l’ultima di campionato… machettelodicoaffare…

Con lui Miranda giocherà meno, e Ranocchia quasi mai, ma va bene così: è un titolare, pare una garanzia e la coppia con Skriniar sembra fatta apposta per farci dormire sonni tranquilli (ragazzi non facciamo scherzi…). In più, di capoccia la mette spesso e volentieri, il che non guasta, anche se dovremo sorbirci “l’Inter che sfrutta le palle inattive e i centrali di difesa per sopperire alle carenze di giUoco”.

Sulla fascia destra è arrivato il secondo della mia lista dei preferiti. Il primo era Florenzi che può giocare dietro in mezzo e davanti, invece è arrivato Vrsaljko, vice campione del mondo e solida realtà come le case di Robbberto Carlino. D’Ambrosio fa sulla fascia quel che Miranda farà in mezzo, cioè il primo rincalzo. Finirà per giocarne parecchie in ogni caso, il ceruleo napoletano, visto che se la cava anche come terzo centrale e come terzino sinistro.

Ecco, arriviamo al mio ruolo preferito: è arrivato Asamoah, che va benissimo, ma che sappiamo non essere di durata sempiterna. Poveraccio, sono anni che non mette insieme più di 20-25 partite a stagione, e non solo per concorrenza. Finchè cammina il posto è suo, ma le cartilagini son quelle che sono. Ecco quindi la messa in piega di D’Ambrosio che va bella mostra di sè in lontananza. Anche perchè se l’alternativa è Dalbert…

Tre uomini per due maglie insomma, a meno di non inventarsi un Candreva, un Politano e un Perisic a tutta fascia. Ma non anticipiamo i temi.

CENTROCAMPO

Devo ammettere che a un certo punto ci ho davvero sperato, che arrivasse Modric e ci facesse davvero fare il salto di qualità. Le condizioni c’erano tutte, ma ancora una volta siamo stati l’eccezione che conferma la regola.

Come si dice in questi casi: ”ormai nel calcio moderno conta la volontà del giocatore”, chiaro no? Del resto era già successo con Luca Toni una dozzina di anni fa, con Della Valle a impuntarsi e dire “No a Moratti non lo do”.

Per la cronaca si dice anche che gli scudetti si vincono con la difesa migliore: indovinate chi ce l’aveva nel lontano 1997/1998? Scusate la parentesi rancorosa.

Sfumato il profilo aquilino del croato, non rimpiango il mancato arrivo di Vidal, chè di pazzerello in squadra (oltretutto nello stesso ruolo) ne abbiamo già preso uno. Il mio personale piano B era alquanto banale, e si chiamava Rafinha, ma le due grandi spagnole non si sono fatte problemi a dire di no a quella che dovrebbe ancora essere una delle tre grandi italiane.

Anzi, qualcuno ha pestato anche un discreto merdone nel farsi grosso e minacciare denunce e cagate varie, visto che proprio oggi la UEFA ha risposto a Florentino “non ci risulta”.

Ma non divaghiamo: abbiamo comunque una mediana di tutto rispetto, con il Ninja e Brozo come titolari più o meno inamovibili e gli altri a ruotare a seconda di stato di forma, avversario e mestruo dell’allenatore.

Ci è rimasto sul gobbo Joao Mario, che mi pare irrecuperabile per motivi attitudinali e assolutamente non tecnici. Per il resto Gagliardini è un onesto medianaccio ma nulla più, mentre Vecino senza pubalgia potrebbe essere una bella alternativa. Borja Valero lo vedo come il saggio metronomo che gestisce gli ultimi 20 minuti delle partite che conduci con due o tre gol di scarto, per dare fiato ai colleghi di reparto.

ATTACCO

E anche quest’anno, Icardi e Perisic vanno via l’anno prossimo, alla faccia dei gufi maledetti e degli esperti di calciominchiata che “eh, l’Inter dovrà vendere almeno uno dei suoi gioielli”.

Invece il Capitano è stabilmente al suo posto, in compagnia di tre nuovi arrivi: Politano, Keita e Lautaro Martinez, tutti (chi più chi meno) capaci di giocare in tutti i posti dell’attacco nerazzurro (punta centrale, punta esterna, trequartista).

Contando che, come detto Perisic e Candreva sono rimasti, non dovremmo soffrire di solitudine e di mancanza di alternative là davanti. Ne abbiamo avuto conferma proprio l’altro giorno, coi due argentini ai box acciaccati e Politano e Keita a supportare Perisic e il Ninja.

 

BYE BYE

Rafinha a parte, non rimpiango nessuno dei partenti, onestamente nemmeno Cancelo. Talentuoso senz’altro, altrettanto incostante e al limite dello scazzato in ampie fasi della partita, è possibile che alla Juve diventi un crack, ma in ogni caso uno come lui terzino destro è un rischio che l’Inter attuale non si può permettere.

Per il resto, ci sono Asamoah e De Vrji portati a casa a zero euro e Nainggolan ad un prezzo abbordabile, con l’ulteriore beneficio di aver sbolognato un non più presentabile Santon. Solo complimenti per Ausilio & Co. Si sono venduti tutta la Primavera? Vero, con due “però”: il primo è che per molti di quelli è prevista la cosiddetta recompra, e quindi se qualcuno di loro davvero dovesse esplodere, sarebbe ancora possibile andare a ripigliarselo a prezzo già fissato. Il secondo è un po’ triste, ma è la verità: a fronte degli ineguagliabili risultati del Settore giovanile interista degli ultimi 10-15 anni (per distacco il più vincente in Italia), sono pochissimi i veri talenti esplosi a livello di Serie A. Parliamo o di talenti sprecati (Balotelli) o di buoni giocatori (Benassi, Duncan, Bessa, forse Pinamonti). Nessuno per cui fare follie.

Quindi: ti vendi l’argenteria di domani per tenerti stretta quella di oggi. Sarà poco poetico ma è efficace.

 

MESCOLATE CON CURA E SERVITE

Se l’anno scorso Spalletti ha imparato a fare di necessità virtù, avendo 13-14 titolari effettivi da far ruotare e un solo vero modulo (4-2-3-1), quest’anno la rosa a disposizione è migliore in termini sia quantitativi che qualitativi. In queste prime uscite, accanto a risultati decisamente non trascendentali, abbiamo se non altro visto la varietà di alternative cui può attingere il Mister.

Ho provato, per puro diletto, ad ipotizzare due formazioni che siano in un certo senso agli opposti (una molto prudente, l’altra va-va-vuma). L’idea è che, come in quella cagata che era il paradosso della freccia di Zenone, tra l’una e l’altra ci siano infinite vie di mezzo, che ognuno di noi potrà immaginare a suo piacimento.

Devo concludere la citazione filosofica come merita, citando l’imprescindibile Enrico negli anni di Liceo Zucchi. Alla prof che spiegava ‘sto popò di minchiata con la cantilena sicula che solo noi possiamo ricordare, il suddetto replicava “Scusi Prof ma non è vero, vorrebbe dire che lo spazio non esiste. Vuol vedere che se tiro un ceffone al mio compagno invece lo prendo?”.

Ma torniamo a cose ben più importanti, ai nostri eroi in braghette.

Dunque, a me i disegnini son venuti così:

Questa la prima, baldanzosa:

ok Inter 18 19 4-2-3-1

 

Questa invece la seconda, saggia e temporeggiante come nemmeno Quinto Fabio Massimo (e con questo abbiamo esaurito le citazioni da Liceo Classico):

ok Inter 18 19 3-4-2-1

 

Niente male, non c’è che dire. Come già detto nel pezzo di ieri, ritengo che ci sia materiale per lasciarsi alle spalle almeno una tra Roma e Napoli (viste le ultimissime uscite direi entrambe, ma è solo una giornata…). Non vanno però dimenticate Lazio e soprattutto Milan, che a mio parere può fare meglio dell’anno scorso.

Vi lascio pensare che non gliela stia gufando.

 

MAGLIA

Considerazione per la prima più che per la seconda: se le guardassi dalla metà in su sarebbero entrambe molto belle. Strisce finalmente normali, senza volersi inventare niente di strano, basta pigiami, basta codici a barre…

Però devo concordare con la mugliera che guarda inorridita alla parte inferiore della divisa, là dove i ghirigori romboidali si fanno vieppiù evidenti, causando un certo imbarazzo anche in chi scrive.

Vedere per credere:

maglia inter 18-19 neroblu

Sulla seconda si son fatti prendere la mano, e le cornicette delle elementari le hanno fatte su tutta la maglia. Ma è la seconda e glielo si può perdonare…

maglia inter 18-19 away

 

Comunque, per finire, poche balle: siamo l’Inter. Poniamo un limite alle stronzate.

STAGIONE 2017-2018

Nella giornata che diede i natali al Capitano con la Z maiuscola, trovo finalmente il tempo di fare una rapida e illuminata disamina sulla creatura che sta nascendo tra le mani -si spera sapienti- di Luciano Spalletti.

Partiamo proprio da lui e da un bigino di pregi e difetti. Fa giocar bene le proprie squadre, schietto e poco incline alla diplomazia, una tendenza a sbrodolare infinite conferenze stampa.

Riguardo a quest’ultima caratteristica, il Mister di Certaldo alla presentazione in nerazzurro diceva di aver ricevuto un messaggio di in bocca al lupo da José Mourinho.

Non trovo purtroppo il meme in rete, ma la vignetta -spassosissima- diceva “in rubrica era salvato come prime-time“.

Per il resto, le specifiche del prodotto possono essere viste, a seconda dei punti di vista, come qualità o limiti. Come sa chi ha la pazienza di leggere le mie sbrodole, ho spesso diffidato delle squadre che “giocano bene al calcio“: in primis perché credo che non ci sia allenatore che scientemente scelga di “far giocar male” le proprie squadre; in secundis perché, non esistendo per fortuna un pensiero unico, non è chiaro cosa voglia dire “giocare bene“; in ultimo, perché spesso le squadre troppo onanistiche mancano di quella sana “ignoranza” che permette di vincere una manciata di partite che alla fine della stagione fanno la differenza (ask Sarri vs Sassuolo e Atalanta for further references).

La succitata tendenza “prime-time” di Spalletti potrebbe essere una manna per una Società endemicamente incapace di “farsi sentire”, ma anche una scheggia impazzita guidata solo dal proprio ciclo mestruale nel caso in cui non ci fosse una linea guida a dare una direzione di massima.

Delle mie preferenze fregherà giustamente un cazzo a nessuno, ma uno come il Cholo sarebbe stato più “coerente” con la storia interista.
Poco male, diamo il tempo a Spalletti di vincere quel paio di scudetti e poi vai di contratto a tempo indeterminato all’unica vera testa lucida e illuminata (in tutti i sensi) del recente passato interista.

Chiudo la parentesi-allenatore citando ancora una vola la saggezza politico-popolare cinese, allorquando Deng Xiao Ping parlava del colore dei gatti e dei topolini da catturare.

Che vinca partite, e poi faccia e dica il cazzo che vuole.

IL DRIIMTIIM DE NOANTRI
La doppia “i” nel titoletto è un’indiretta lezione di pronuncia a tutti quelli (italiani ignoranti!) che non colgono la differenza fonetica tra “shit” e “sheet“: però in italiano preferireste adagiarvi su un lenzuolo fresco e non su una cacca, giusto?

Fine della polemica da angloterrone rancoroso.

DIFENDIAMO COME POSSIAMO

In porta once more with feeling Samirone Handanovic che, immancabilmente anche se in misura minore, ha fatto presente che vorrebbe giocare la Champions (e noi invece no…). Pregi e difetti restano più o meno intatti; spero più degli anni precedenti che non prenda nemmeno un raffreddore sapendo che il suo secondo è Padelli, il cui unico pregio al momento è di poter essere beneficiario del luogo comune “è tifoso interista fin da bambino”, come da foto.

La difesa vede una più che probabile coppia Miranda-Skriniar, con l’altrettanto verosimile giubilo di Jeison Murillo. Un rendimento coerente quello del colombiano, che ha mostrato tutti i pregi del suo repertorio nei primi 6 mesi di Inter, per poi dar sfoggio al campionario di scempi per l’anno e mezzo successivo.
Di lui rimane l’impressione che ho avuto fin dalle prime uscite: ha tutti i difetti del connazionale Ivan Ramiro Córdoba, senza averne il pregio maggiore, e cioè la consapevolezza dei propri limiti. Questo ci ha dato in regalo un paio di bellissimi quanto inutili gol in rovesciata, e una decina di gol subiti dopo dribbling rovinosi tentati al limite della nostra area.

Grazie e arrivederci.

Credo che, la contemporanea partenza di Andreolli e quella inevitabile per manifesta incompatibilità ambientale di Ranocchia renderanno necessario l’acquisto di almeno un altro centrale di pura decenza, che possa dare il cambio ai due succitati titolari, pur in una stagione priva di impegni europei.

Sulle fasce, gioisco sulla fiducia per l’arrivo di Dalbert che non ho mai visto giocare, ma che se non altro al momento ha l’innegabile pregio di togliere dai titolari uno tra Nagatomo e Santon. Se poi fosse anche buono (lasciamo perdere i paragoni con Maicon, che portano solo sfiga…), tanto meglio.
Sulla destra potrebbero bastare D’Ambrosio o Ansaldi, ma ovviamente non mi opporrei all’arrivo di qualcuno di maggior sostanza.

LA MEDIANA CONSISTENTE

Torno per un attimo il rancoroso angloterrone di cui sopra, per segnalare un altro abominio cui molti di noi sono sottoposti in ambito lavorativo.
Peggio dell’inglesismo fatto e finito (il briefing e non la riunione, il print invece che la stampa…) la cosa che più mi fa ribrezzo è l’italianizzazione di un termine inglese, che però in italiano esiste ma vuol dire una cosa diversa.

Al primo posto di questa orrenda classifica c’è “confidente”, usato invece di fiducioso (dall’inglese “confident“, per voi italioti ignoranti spaghetti baffi neri).

Diocristo, in italiano confidente vuol dire un’altra cosa, è un tipo a cui dici i cazzi tuoi e di cui ti fidi, ma se ritieni probabile che una cosa accada, dici che sei fiducioso, mica confidente. Non è difficile, dài…

Subito dopo -e qui torniamo al titoletto- c’è “consistente” usato invece di coerente (dall’inglese “consistent“, per voi italioti ignoranti spaghetti baffi neri). Anche qui come supra, se una persona mantiene un certo atteggiamento nel tempo, si dirà che è coerente. Consistente lo si dirà di un materiale non troppo molle che, per l’appunto, ha una certa consistenza.
A meno che non si parli di Borja Valero: ecco l’eccezione alla regola appena esposta. Lo spagnolo in carriera ha costantemente proposto un rendimento di spessore, potendo quindi essere definito al contempo coerente e consistente.

Che sia regista o no (l’abbiamo preso noi, quindi tutti ad affrettarsi a dire che non lo è, niente di nuovo…) è un giocatore di rara intelligenza, apparentemente integro fisicamente a dispetto dei 32 anni compiuti. Credo che abbia in casa due bamboline Voodoo a forma di Xavi e Iniesta, perchè senza di loro sarebbe stato titolare fisso in nazionale per almeno due lustri.

Se a lui aggiungiamo l’arrivo di Vecino, suo compagno di reparto nella Viola degli ultimi anni (vox servorum: “ma nemmeno lui è un regista, perché non hanno preso Badelj??”) non posso che essere soddisfatto del centrocampo che va a formarsi.
Starà poi a Spalletti capire come disporre le pedine in campo, potendo contare oltre ai due ex gigliati su Gagliardini e Joao Mario: personalmente vedrei la coppia viola davanti alla difesa e il portoghese alle spalle di Icardi, con l’italiano primo cambio, ma sono finezze: il materiale c’è e quindi facciamo lavorare chi è pagato per farlo.
Ci sarà, in realtà da sfoltire il reparto, e personalmente ritengo che Brozo e Kondogbia possano essere tranquillamente sacrificati in presenza di offerte appena appena presentabili.
Per questioni più di cuore che tecnico-tattiche tratterrei Medel, che però pare -anche lui- in via di uscita.
Sottolineo per l’ultima volta l’incomprensibile astio di tutta la critica calcistica italiana per il cileno, che oltretutto nei mesi di Pioli ha dimostrato di poter essere anche un buon rincalzo difensivo in caso di bisogno. Non ha mai reclamato un posto da titolare, tantomeno lo farebbe adesso che il reparto è assai migliore dell’epoca Kuzmanovic-M’Vila-Taider, però ha ormai lo stigma dell’untore, e il volgo vuole la sua testa.

Addio Medellino, io ti ho sempre amato.

LA’ DAVANTI

Pur non essendo al momento cambiato niente, questo è il reparto che per ora mi ha dato più soddisfazione. La gestione del “caso” (che “caso” non è) Perisic mi sta piacendo moltissimo, sperando di non essere smentito nei prossimi 20 giorni.
Sfanculati tutti i gufi del “tanto dovranno venderlo per far quadrare i conti“, FozzaInda ha messo su una playlist con soli due pezzi in loop: “50 milioni cash” e “non abbiamo bisogno di vendere nessuno“.
Gli scrivani di corte, resisi finalmente conto che il muso giallo fa sul serio, hanno tentato di scartare di lato andando dietro alle suggestioni di mercato (altra espressione che detesto) che paventavano un addio di Candreva sponda Chelsea, all’insegna del “Perisic potrebbe restare; a quel punto andrà via Candreva“.
Tutto purchè l’Inter debba vendere, indebolirsi e morire male.
Vepossino…
Tornando al campo, so che dovrebbe arrivare questo Emre Mor. Se Dalbert almeno l’avevo sentito nominare, del turco però danese ignoravo proprio l’esistenza.
A quanto capisco dovrebbe essere il primo cambio dei due esterni d’attacco, e per certi versi vale quanto detto per il terzino brasiliano: se questo qua deve arrivare per prendere il posto di Biabiany, direi che abbiamo ottimi margini di miglioramento.

Quindi? Gallianamente parlando #siamoapostocosì?
Mah, forse sì… Mi sarebbe piaciuto Nainggolan, eccome… ma non arriverà e quindi facciamocene una ragione. Vidal qualche anno fa, e senza passato juventino, l’avrei preso eccome, ma siamo anche qui a parlare di opzioni che non sono sul tavolo.
Attingo a un’altra frase fatta del periodo estivo: “comprare per comprare, meglio stare come siamo”. Banale, ma vero.

Nemmeno col Ninja saremmo stati da scudetto, quindi avanti così: cerchiamo di sfruttare l’assenza di impegni infrasettimanali per puntare a uno dei quattro posti champions, sapendo che oltre alle solite tre dovremo fare i conti anche con i Meravigliuosi, di cui parlerò (male, e come sennò) prossimamente.

Vuoi non dire niente sulle fideiussioni per Bonucci e sull’esordio del VAR visti in questi ultimi giorni?

MAGLIA

Non ci siamo, poche balle… Non capisco (o meglio lo capisco ma preferisco far finta di nulla…) perchè la Nike debba utilizzare i loro designer sotto acido per sperimentare le peggio varianti sulle nostre maglie, tornando invece fedeli e rispettosi della tradizione nel caso di altri top club europei…
Ad ogni modo, il blu è di una bella tonalità, numeri e nome in bianco e non più giallo evidenziatore, ma quelle righe nere fanno tanto codice a barre e nun se possono vede.

Meglio, nella sua semplicità banale ma al tempo stesso ricercata, la maglia bianca, non a caso apprezzata anche da appassionati di calcio di altre latitudini.

Leggo di una terza maglia grigia con sfumature militari, che mi fa cagare così sulla fiducia. C’è di buono che la scarsità di impegni in stagione dovrebbe limitarne l’uso.

 

A PROPOSITO DI VERGOGNA

Come sa chi ha l’insano vezzo di seguirmi, ho da tempo scelto di non commentare le gesta dei nostri eroi in braghette in quella competizione dal sapore nostalgico e dolceamaro denominata Europa League.

Ammetto senza problemi che se mai (utinam!) i nostri dovessero andare avanti e chissà, addirittura rischiare di vincerla, mi comporterei da perfetto tifoso e come tale andrei in giro sbandierando ai quattro venti “sempre detto che bisognava puntare alla Coppa, mica al Campionato!“, ma visto l’esordio dovrebbe trattarsi di periodo ipotetico dell’irrealtà.

Detto ciò, non parlerò di quella cloaca vista in TV, con gente vestita da Sprite a bighellonare svogliata per il campo, della serie “c’amma fà pe campà” (vero Brozovic??). Mi concentrerò sulla solita clemenza che la stampa italiana ha riservato ai nostri. Che han fatto cagare, questo è chiaro ed evidente.

Non ho sentito però nessuno, nemmeno come inciso o come attenuante, dire che la formazione era in qualche modo obbligata stante FPF e Juve in arrivo domenica, che il primo gol è figlio di due blocchi molto sospetti che mettono KO due dei nostri e che sul secondo gol Handanovic semplicemente non cerca nemmeno di prenderla (altro che “punizione fantastica“… e sì che tu Marchegiani facevi il portiere!).

Niente di tutto ciò. De Boer nun ce sta’ a  capì un cazzo (senza nemmeno usare tanti giri di parole), la Società è assente, troppi stranieri (per la cronaca l’Inter ha finito la partita con 4 italiani in campo, nuovo record, visto che partitone??), moriremo tutti.

Via libera ai Luoghi Comuni Maledetti su Repubblica, con Andrea Sorrentino a chiedersi retoricamente, inter alia, chi possa aver avallato quella cagata di maglia.

Ineccepibile, e del resto io stesso avevo auspicato che fosse una bufala. E invece, cazzo se è vera…

Un po’ più eccepibile quando, pur senza dirlo, fa trasparire il suo pensiero riassumibile in “se solo ci fosse un Presidente italiano, se solo ci fosse ancora Moratti“.

E’ l’ultimo dei problemi, sia chiaro, ma per amor di verità ecco qualche perla di italian style proposta dall’ex-ex Presidente e dal suo Direttore Artistico nei 18 anni di impero simpatttico:

Presto... un plasil!

Modello numero 4: Giuditta! (cit.)

Detto che noi tifosi, e al limite quelli avversari, possiamo vomitare i peggiori insulti e sfottere ad libitum dopo la raccapricciante prestazione di coppa (maglia o non maglia), un marziano calato in Italia da Plutone, da un cazzo di giornale nazionale, si aspetterebbe un approccio più serio e concreto di questo.

Non benevolo, nemmeno sdrammatizzante, ma serio sì.

Per un’analisi socio-medio-semiotica della vergogna che alcuni invece di altri dovrebbero provare, si rimanda al tagliente e lucido Malpensante, mentre io qui mi limiterò a tirar fuori la polvere dagli angoli, e a scorgere piccole camionate di simpatia e disprezzo che, giurin-giurètta, avevo iniziato a raccogliere già da lunedì, quando -credo per la prima volta- la Rosea si era sentita in dovere di spiegare perchè un giocatore che aveva di fatto offerto i due palloni per i gol di Icardi (si parla di Banega) fosse stato giudicato da 5.5.

Beninteso, fosse stato per me gli avrei dato anche meno, chè il ragazzo mi pare affetto da Pizzarrite acuta (trottolino amoroso su se stesso a scartarne 4 o 5 prima di dar via la palla). Ma come al solito, qui tutti attenti e distaccatissimi osservatori, là dove è uso comune chiudere occhi e cervello e dire: “entra in entrambe le azioni dei gol di Icardi: 7“.

Ma questo era solo l’inizio.

Vedere per credere:

Il Milan aveva perso al 90' contro l'Udinese, ma lì niente vergogna, anzi: panchina d'oro!

Ecco il lavoretto di Lunedì: tutte notizie vere, ma date con quel tono di “caso!” “crisi!“, con abuso di esclamativi, sensazionalismi inutili e ricerca dell’inguacchio. Per la cronaca, il Milan aveva perso al 90′ contro l’Udinese a San Siro, ma lì niente vergogna, anzi: “un tesoro in panchina!

Anche i tweet più divertenti. Fàttela una risata...

Questo invece un campionario dalla homepage di venerdì mattina. Anche i tweet più divertenti…
Fàttela una risata! E poi vai di Helsinborg, quello ci sta sempre! E continua con gli esclamativi, che fa colore!!!

Il Corriere non è da meno, ma ha forse un briciolo di dignità in più: dopo la giusta razione di critiche e schiaffoni, allarga il focus e ricorda le figure demmmerda anche delle altre italiane. Bontà loro…

Lo ripeto per i duri di comprendonio: criticare aspramente è doveroso per un giornale che voglia fare cronaca ed anche analisi e commento. Il rispetto però non deve mai mancare.

Quel che invece manca -da sempre, nonostante il susseguirsi delle proprietà- è una reazione a tutto ciò. Restiamo la squadra simpatttica che non si pone il problema, che fa spallucce e incassa. Il perchè è scolpito nella chiusa definitiva del Finocchiario al minuto 3.15 di questa chicca.

STAGIONE 2015-2016

Per citare la mia Prof di storia e filosofia del Liceo (mai sufficientemente “ricordata” nelle mie Madonne della sera):

“Analizzate criticamente le problematiche relative ai seguenti argomenti:”

PORTIERE

Handa rimane, ed è una buona prima pietra per costruire una difesa degna di tal nome.

Baratterei fin d’ora un paio di rigori parati in campionato per una decina di uscite alte in presa.

Denghiu.

DIFESA

In mezzo siamo ottimi nei titolari e abbondanti nei rincalzi: Murillo e Miranda, ancorchè contro avversari non si primissimo livello, mostrano e danno una sicurezza che Ranocchia e Juan Jesus si sognavano, motivo per cui l’ex Capitano e JJ riposeranno terga e gambe in panca guardando i colleghi giocare.

Strano che l’italiano non abbia deciso di migrare altrove e giocarsi da titolare le -poche-possibilità di essere protagonista al prossimo Europeo: così rischia di non andarci nemmeno, stanti i tre inamovibili juventini (Chiello-Bonnie-Barza) più il “nuovo Nesta” Romagnoli e l’eventuale sorpresa Rugani.

JJ invece potrebbe dare il cambio a uno dei terzini nelle partite in cui occorre difendere a spada tratta. Infine, a gennaio vedremo come sta Vidic e se sarà possibile inserirlo nelle rotazioni (se appena deambulante continuo a ritenerlo superiore ai due succitati neo-panchinari) oppure giubilarlo al miglior offerente, in any.

Sulle corsie laterali, Montoya pare aver esaurito in tempo zero il credito derivantegli dall’essere cresciuto nella Masia catalana, e al momento il suo posto è più o meno saldamente nei piedi di Santon. Sull’altro versante spero che il Mancio abbia visto lungo volendo il giovane Telles che già ha allenato in Turchia.

Come sa chi mi conosce, tremo ad ogni paragone di un qualsivoglia terzino sinistro con il rimpianto da molti -ma non da me- Roberto Carlos. Ripeterò fino in punto di morte che per me un terzino deve saper fare poche cose: crossare, avere una buona progressione palla al piede, qualche rudimento di dribbling ed una fase difensiva accettabile. Non gli si chiede di segnare, nè di impostare (a meno che non ti chiami Brehme), nè di “pensare” troppo (e su questo con Nagatiello siamo a posto!). Tutti motivi per cui non dovrebbe essere così difficile trovare un onesto mestierante. Mi accontenterei di avere nel giovane italo-brasiliano un Maxwell -che pure non finiva di convincermi-: per come siamo messi sarebbe già un passo avanti.

Noto che alla fine nè D’Ambrosio, nè Nagatiello, nè il lungodegente Dodò hanno lasciato Milano: in 6 (7 contando JJ, 8 col baby Di Marco) per 2 posti siamo decisamente troppi.

Urge cura dimagrante.

CENTROCAMPO

Mario, calmo. Stai calmo. Devi stare calmo.

Là dove nasce il giuoco, là dove è fondamentale avere gente pensante, là sui monti con Annette, dove il cielo è sempre blu (cit.), due ne avevamo che sapessero giocare a pallone.

E due ne abbiamo venduti.

Prendiamola larga. Calcisticamente, sono dispiaciuto per la partenza di Kovacic, come già avevo anticipato in sede di “preventivo”: sono tuttora convinto che il ragazzo diventerà forte davvero, ma a certe cifre -leggasi trentacinque bomboloni- non puoi dire di no.

Mi si passi il paragone -ingeneroso per il Mateo decollizzato-: la situazione ha delle analogie con la vendita di Balotelli nell estate del 2010. Prendi cioè un botto di soldi (28 per Mario, 35+bonus qui) per un giocatore sì valido, ma che non è mai stato il vero architrave della squadra. Non arrivo a considerare il croato un panchinaro, ma non è l’Icardi irrinunciabile della situazione.

Morale: in bocca al lupo sinceri. Noi contiamo i soldi.

Diverso, drammaticamente diverso, il discorso relativo a Hernanes. Confessato il mio debole per lui, non ho problemi a riconoscere che troppo poco si è visto nei suoi anni nerazzurri. Detto ciò, è altrettanto evidente che i suoi erano gli unici piedi educati nel nostro centrocampo, abitato ora solo da medinacci, cavalloni o uomini di raccordo.

Per di più, lo vendi a quelli là, che proprio quel tipo di giocatore stavano cercando. Posso, sforzandomi, passare oltre la golosa tentazione di cedere al demagogico “mai-affari-coi-ladri”: ai tempi ero stato tra i pochi a plaudere allo scambio Guarin-Vucinic, poi finito come sappiamo.

Chissà, forse era l’odio -calcistico- per il colombiano a farmi ragionare così. Ma qui il Profeta va a appare un buco bello e buono nella mediana nemica, che in attesa dei rientri di Marchisio e Khedira mostra tutte le sue splendide brutture.

E noi gliel’abbiamo dato. Nemmeno facendocelo strapagare, visto che gli 11 milioni non credo ci aiutino più di tanto nel giochino delle plusvalenze.

Morale, non sono d’accordo, nel caso in cui non si fosse capito.

Oltretutto, la porta da saloon del nostro spogliatoio vede entrare al posto suo il giocatore ignorante per antonomasia (un mio amico di collegio diceva “per eutanasia” e mi ha sempre fatto molto ridere): Felipe Melo ce l’ha fatta a riabbracciare il suo allenatore e ci toccherà pupparcelo per qualche mese. La mia stima nel Mancio dovrebbe spingermi a dargli credito e fidarmi del suo intuito, ma è più forte di me: nel brasiliano continuo a vedere il picchiatore di metacampo che riusciva a collezionare cartellini in serie pur vestendo la casacca bianconera.

So che adesso ce lo stanno facendo passare come l’uomo “che fa le due fasi”, con la Gazza che celebrando la nuova super-inter-condannata-a-vincere addirittura dice di vedere nel brasiliano un “cacciatore di palloni che ha visione di gioco e piedi raffinati.” Ribadisco: pronto a ricredermi e più che felice nell’ammettere di avere sbagliato, ma per me abbiamo preso uno sgherro, pur avendone già uno in casa.

ATTACCO

Qui sembravamo due gatti in croce e invece, almeno a livello numerico, il reparto si è rimpolpato. Giubilati i “tedeschi” Podolski e Shaqiri (cordiali saluti al primo, una punta di dispiacere per il tabbozzo che secondo me in questa Inter ci poteva stare), saluto con curiosa fiducia l’arrivo di Perisic.

Tutto quel che ho visto arriva da un mix di immagini su youtube, dalle quali anche io potrei uscire come convincente fluidificante ancorché brizzolato: in ogni caso, complimenti allo sceneggiatore, perché il campionario di tiri, assist, dribbling e gol è più che promettente. Destro o sinistro non pare far differenza; in più c’è il parere di un personaggio del sottobosco del calcio che mi ha sempre affascinato: Giovanni Galeone, quello del Pescara dei miracoli, l’ha definito “l’unico vero fenomeno attualmente in circolazione” e mai come in questo caso spero che il soggetto dia prova di essere un genio (per quanto incompreso) anzichè un cialtrone (per quanto simpatico).

Degli altri arrivi, Jovetic mi convince decisamente di più dell’ex compagno viola Ljajic, che ho sempre considerato il classico mezzo campione, senza nemmeno avere il sinistro a voragine di un Chino Recoba. Il montenegrino invece mi garba fin dai tempi fiorentini e, ben da prima dei tre gol in due partite, nutrivo pochi dubbi sul suo valore.

Il buon Palacio è un primo cambio di extra-lusso, potendo oltretutto far rifiatare anche Icardi per qualche mezzora.

L’argentino dal canto suo deve “solo” ripetere la stagione passata, alternando la doverosa propensione all’egoismo propria di ogni centravanti, alla giusta dedizione ai movimenti di squadra mostrata sempre più con l’arrivo del Mancio.

MISTER

In pochi casi come in questo è doveroso applicare la formula:

LA+nomedellasquadra+DI+nome dell’allenatore

È decisamente l’inter che voleva Mancini, aldilà di qualche inevitabile ripiego (Dybala e Touré sarebbero stati graditi quanto e più di Perisic e Kondogbia).

Il mercato appena terminato ci offre l’ennesima e non richiesta conferma del diverso ascendente che questo allenatore ha sulla proprietà, rapportato al suo predecessore. L’atteggiamento di Thohir è ai confini della sindrome bipolare (“Mazzarri non rompere i coglioni chè non c’è una lira! Beccati M’Vila e fattelo bastare!!!” “Mancio, amore di papà, lo vuoi un altro attaccante? Non ti preoccupare che papà i soldi li trova”).

Fuor di metafora e battute a parte, il nostro ha capito che l’unica maniera di raddrizzare la baracca è tornare in Chamoions League il prima possibile, a costo di indebitarsi per gli esercizi futuri a furia di pagamenti rateali e riscatto triennali manco dovesse comprare la cucina da Aiazzone.

A me tifoso va benissimo, per carità: resta solo quel retrogusto nell’ascoltare il potente di turno dire “non ci sono i soldi“. Poco importa che sia il politico, il parente o il presidente della tua squadra di calcio: la risposta istintiva a questa domanda è sempre “ma che me stai a cojona’? Guarda bene che cellai li sordi…”

FRULLATE IL TUTTO E OTTENETE IL COMPOST(O)

In buona sostanza, si è creata una squadra divisa in due tronconi, ben definiti e temo ben distanziati. La difesa fa il suo mestiere e quindi cerca di non prender gol, aldilà della spinta che potranno dare gli esterni -tutta da verificare-.

Il centrocampo è il vero ganglio vitale del giuoco, ma anche lì vedo molta gente di lotta e poca (o nulla) di governo.

È palese e fors’anche condivisibile la scelta del Mancio di avere una mediana di cagnacci grossi e rognosi, ma il me tènnnico si chiede: chi cacchio la farà arrivare la boccia alla pletora di attaccanti che ci ritroviamo? Medel e Melo?

Anche senza scomodare il già ricordato e (da me) rimpianto Hernanes, non era il daso di pigliarsi -tanto per dirne uno- un innocuo Ledesma, giubilato dalla Lazio, che non avrebbe certo preteso un posto da titolare ma che di certo a dar via la palla è più bravo dei vari Guarin, Kondogbia, Melo e Medel messi insieme?

Torno al discorso del credito che il Mancio si è conquistato negli anni, e pertanto il Mister sa senz’altro quel che sta facendo.

Spero di scoprirlo presto anch’io, e di venire piacevolmente smentito.

Per ora, dubbi, perplessità.

MAGLIA

bella. semplice e bella. 7+

bella. semplice e bella. 7+

Finalmente una prima maglia degna di questo nome.

Banali strisce verticali nere e azzurre, in omaggio al venticinquennale dalla prima vittoria in Coppa UEFA: niente pretese di stupire, niente innovazioni, niente richiami a ‘sto par de ciufoli, niente concessioni allo sponsor tecnico. Nerazzurra, come dev’essere.

Anche se il blu è un po’ troppo chiaro per i miei gusti. Anche se le righe le avrei fatte un po’ più spesse. Ma va benone. Basta pigiama gessato.

La seconda è un poco paracula, richiamando espressamente quella bianca dell’anno di grazia 2009/2010: ci vedo ancora Eto’o a Stamford Bridge e Milito a ballare al Camp Nou sotto gli idranti…

molto bene anche qui

molto bene anche qui

In chiusura, un piccolo ricordino polemico alla pletora di minchioni razzisti (diamo i nomi alle cose e alle persone) che 12 mesi fa vomitavano insulti sul “filippino” che aveva generato il pigiama gessato collezione autunno inverno 2014/2015.

Ecco, è appena arrivato dall’altra parte del mondo e cede subito alla Nike… Ci fosse stato ancora Moratti non l’avrebbe mai permesso, lui sì che è fedele alle nostra storia“.

Muti. Zitti.

Per fortuna ce ne sono altri a pensarla come me su Thohir (vedi la pagina FB di Bausciacafè ed il “cordiale saluto” mandato a gufi, vedove e piangina).

E’ COMPLOTTO

Non mi fido di chi plaude al nostro mercato, nè di chi ora dipinge Ljajic come potenziale fuoriclasse (Compagnoni di Sky, di chiare simpatie giallorossonere): sono tutte considerazioni fintamente complimentose, che in realtà tolgono qualsiasi scusa alla squadra e al Mister, “accontentato in tutto e per tutto” e quindi obbligato a centrare “almeno il terzo posto”.

Di più e di meglio leggiamo da quello che di norma è un grande scrittore di sport, e cioè Gigi Garanzini: spiace doverlo iscrivere alla canea dei giornalettisti, ma il seguente stralcio sull’Inter in un pezzo peraltro pertinente sulla situazione internazionale del Fair Play finanziario è quantomeno inopportuno:

Quaranta milioni per Dybala non sono pochi. Ma tutta Europa ci aveva messo gli occhi addosso, mentre Kondogbia pur sulla grande ribalta di un quarto di Coppa Campioni era passato discretamente inosservato: eppure Thohir, o chi per lui, ne ha sborsati 35 che pochi non sono. Travolta da improvviso benessere, l’Inter ha smesso di comprare ieri sera alle 11 giusto perché è risuonato il fatidico rien ne va plus.

Caro Gigino: l’Inter ha fatto il possibile, e forse di più, per costruire una squadra rispondente ai desiderata del proprio allenatore e ai paletti dell’UEFA.

Siamo ormai cintura nera di prestito con diritto di riscatto, cambiale carpiata e pagherò ritornato in avvitamento, e la sessione appena terminata vede i nostri conti sostanzialmente a posto. Chiaro, c’è da andare in Champions League per non far crollare il castello, ma intanto siamo a posto.

Stavolta la ramanzina vai a farla a qualcun altro, anche senza andar lontano. Conosco uno che doveva prendere Ibra, Witsel e Jackson Martinez ma ha speso 45 milioni solo per Romagnoli e Bertolacci, chiudendo con un saldo negativo di quasi 70 milioni.

Ma loro sono la squadra dell’amore…

Sarò masochista, ma a me quella dell'interista sognatore sotto l'ombrellone è sempre piaciuta :)

Sarò masochista, ma a me quella dell’interista sognatore sotto l’ombrellone mi è sempre piaciuta 🙂

UN MERCATO DECOLLIZZATO

La stagione è andata giù per il cesso con il liberatorio rumore dello sciacquone, e noi rimaniamo con le brache calate a riflettere su quel che è andato.

#SAVEKOVACIC

Questo non è uno dei tanti peana sperticati che sto leggendo in rete a difesa del croato numero 10, che peraltro spesso arrivano dalle stesse penne informatiche che ne smadonnano le prestazioni durante la stagione.

Il motivo per cui spero che alla fine Kovacic rimanga è più semplicemente un motivo di principio, o se preferiamo di prestigio. Questo qui a calcio ci sa giocare, innegabile. Altrettanto inconfutabile, non è un Maradona o un Messi, capace di giocare da campione anche in mezzo a un branco di disperati.

Il combinato disposto dei due personalissimi postulati ci porta a dire che questo, se va in una squadra degna di tale nome, diventa davvero forte. Altro che Coutinho (a mio parere bravino ma nulla più, ma siccome è stato ceduto dall’Inter allora è l’errore mondiale che ci farà morire negli inferi bestemmiando il Signore…). Kovacic caratterialmente non sarà mai un trascinatore ma, tanto per scomodare i fuoriclasse, Messi per caso lo è? Zidane lo era?

Il problema non è lui. Il problema è l’Inter e, se permettete, questo è un po’ più grave.

Ragioniamo per assurdo: siamo sicuri che nel nostro centrocampo Pogba sarebbe quello splendido cavallone che ammiriamo (pur coprendolo di insulti, chiaro) nella sua casacca zebrata? Di contro, un minus habens calcistico come Guarin, continuerebbe a centrare l’omino delle bibite al terzo anello anche avendo di fianco esseri pensanti come Pirlo e Marchisio?

Di questo stiamo parlando: nel calcio di oggi -ma forse è così da sempre- sono pochissimi i giocatori che possono giocare bene a prescindere dal contesto in cui sono inseriti. Motivo per cui, se vendi Kovacic, devi aspettarti che questo “esploda” altrove, trovandoti a dover convivere col dilemma “e se gli avessi costruito intorno una squadretta appena discreta, come sarebbe finita?“.

Quindi va tenuto. Quindi andrà via.

Lo confesso: avrei accettato una sua dipartita se al posto suo fosse arrivato il “centrocampista coi controcoglioni”, e cioè il Yaya Touré di turno. 10 anni di differenza, ma anche un carisma e un’esperienza tali da poter far crescere il nostro centrocampo di due o tre livelli. Ma visto che quello non si muove (e chi glielo fa fare?), non è certo la ventina di milioni del Liverpool che potrebbero spalancarci le porte del paradiso del calciomercato, chè qua si discute se sia meglio Felipe Melo -un criminale in libera uscita- o Thiago Motta -svenduto 4 anni fa a 11 milioni e trattato ora a 10 milioni, ve possino…-.

Di pulizie ce n’è da fare e pure tante: se, come spero, la Samp non sarà penalizzata e conserverà lo scomodo sesto posto conquistato sul campo, i nostri non saranno oberati da impegni infrasettimanali, cosa che consentirà una robusta e salutare sforbiciata alla nostra rosa: Jonathan, Campagnaro, Nagatomo, Juan Jesus, Obi, Kuzmanovic, ci metto pure Guarin (che invece resterà). Da questa mezza dozzina di bipedi, da cui volutamente tengo fuori i vari giovanotti in giro in prestito, non si riescono a ricavare i 20-25 milioni che pare offrire il Liverpool?

Mughini direbbe “Maddaaaaiii!

Il problema resta quello: (ri)dare credibilità e prestigio all’amata squadretta. Lungi da me voler allinearmi agli acquisti alla Essien al Milan (grande nome, ormai al tramonto, buono solo per sperare di vendere qualche maglietta), avevo però salutato con favore l’arrivo di Vidic l’estate scorsa, e ancor di più tenevo le dita incrociate per quello di Touré. Invece, quel che pareva potesse essere un vero e proprio effetto volano sul nostro mercato si è rivelato solo il primo di una serie di cortesi ma netti rifiuti: Dybala, Benatia, ora vedremo Kondogbia.

Il Mancio si fa vedere in tutto il suo charme, anche se il caldo estivo non gli permette di sfoggiare l’amata sciarpetta, ma evidentemente non basta un Mister à la page per costruire una squadra attrezzata per vincere.

Anzi, se mi posso permettere, vedo una pericolosa costante nell’universo interista. Nonostante i notevoli -e lodevoli– tentativi di cambiarne l’immagine esterna, i colori nerazzurri continuano ad essere snobbati dal mondo del calcio. E’ complotto, bellezza, verrebbe da dire. E’ triste ma è così.

Del resto, certe cose non le crei in un giorno e purtroppo nemmeno in un anno, e vent’anni di understatement mediatico hanno un’inerzia non facilemente contrastabile.

Resta la drammatica differenza nel vedere il mercato di cui si parla a proposito del Milan, che pare -pare- pronto a prendere Jackson Martinez, Ibra e un altro paio di nomi. Noi non facciamo in tempo a farci venire in mente un cazzo di medianaccio che subito riceviamo una quotazione spaventosa, seguita dal già ricordato “no grazie“.

Siamo soli, diceva Vasco.

Non da oggi, aggiungo io…

to be continued?

to be continued?

MANUALE DEL (ANTI) CALCIO

CESENA-INTER 0-1

Coerenza, Mario. Coerenza.

Hai sempre detto che avresti sempre preferito una vittoria risicata, squallida e imbarazzante ad un pareggio arioso, spettacolare e pieno di giUoco.

Coerenza.

Ok, ce la posso fare: i tre punti sono la cosa più importante, e di questo, visti i tempi grami, dobbiamo gioire.

I tre punti sono anche la sola cosa da portarci a casa, visto che la pochezza dei nostri è stata imbarazzante quasi quanto il completo “spezzato” (solita maglia del pigiama accoppiata a calzoncini bianchi con numeri rossi: i trend setter credo chiamino questo stile “‘na scarpa e ‘na ciabatta“). Quantomeno, la mise è lo specchio perfetto della prestazione dei ragazzi. Giochiamo per un’ora con un uomo in più, soffrendo sistematicamente il loro pressing, finendo una decina di volte in fuorigioco e rischiando di prendere il fischione all’ultimo secondo.

Detto che i pochi scampoli di calcio ce li fanno vedere Kovacic ed Hernanes (i migliori da un punto di vista potenziale, e per fortuna anche all’atto pratico), il resto della partita è la quintessenza di una imbarazzante mediocrità, con la difesa a soffrire molto più i propri limiti tecnico/tattici della pericolosità degli avversari, e con gli attaccanti a far a gara tra loro a chi butta nel cesso più occasioni da gol.

Ma abbiamo vinto, e dobbiamo farcelo bastare.

Vestendo per un attimo gli amati panni del tènnico, mi vengono in mente due robe:

1) se avessimo un centrocampista degno di tale nome (e quindi non un paracarro come il Kuz, un picchiatore in libera uscita come M’Vila, un cranioleso come Guarin o un bravo ragazzo come Khrin), caldeggerei fortemente un immediato passaggio ad una difesa a 4, in modo da guadagnare un uomo in più in mediana, tanto per non essere costretti a novene e rosari  quotidiani che preservino Kovacic e Hernanes da qualsivoglia malanno di stagione.

Sento parlare un gran bene di Baselli dell’Atalanta, il nuovo Pirlo secondo la vulgata pallonara. Ora, posto che non l’ho mai visto giocare, sarebbe interessante acchiapparlo e capire come potrebbe cambiare la nostra mediana supportando i due succitati, fermo restando il cagnaccio Medel a randellare tutto ciò che si muove dalle sue parti (se è il pallone, pazienza!, cit.). Probabilmente non se ne farà nulla, visto che l’arrivo dell’orobico pare condizionato alla partenza dell’amatissimo Kuz, che legittimamente non ne ha manco per le palle di andarsene in una squadra (ancor) più scarsa della nostra.

2) In apparente contraddizione con quel che ho detto e scritto ultimamente, le critiche a Mazzarri mi paiono sempre meno irragionevoli.

Mettiamola così: il Miste’ offre evidenze quotidiane che corroborano il già robusto dossier ai suoi danni. Partite come quella di ieri, o come il soporifero 0-0 infrasettimanale contro il St Etienne, sono tra le peggiori esibizioni dei nerazzurri che io ricordi. Non solo: questa considerazione comincio a farla abbastanza di frequente, segno che non si tratta della solita “giornataccia” che capita una volta ogni tanto, ma che è proprio una tendenza non so quanto rimediabile.

Personalmente, continuo a pensare che una squadra che schiera Palacio, Icardi, Hernanes, Kovacic, Ranocchia e Handanovic non possa far così schifo. Se invece fa -ripetutamente- così schifo, lo sguardo volge inevitabilmente verso la panca.

Ora, riprendendo l’auto-esortazione iniziale (Coerenza!) non arrivo ovviamente ad augurarmi “la testa di Mazzarri su un piatto“, ma le motivazioni alla base della mia convinzione sono puramente economiche: non ce lo possiamo permettere!

Aver visto il Mancio in tribuna ieri ha fatto vacillare il mio cuoricione da tifoso e, se continuo a ritenere che nemmeno Gesù Cristo potrebbe fare di Jonathan il nuovo Maicon, inizio a sospettare che attorno a Mazzarri inizi a mancare quella fiducia da parte di tutto l’ambiente (Società in primis e giocatori in secundis) necessaria per “fare bene” -altra frase che odio, come se ci fossero squadre che vogliono fare “così così” o addirittura “fare schif’alcazzo“.

Mi auto-infliggo un periodo di auto-analisi per capire che razza di tifoso sono.

Vi farò sapere i risultati.

LE ALTRE

Detto che Udinese e Sampdoria sono meritatissimamente al terzo posto, con i liguri attesi in settimana a San Siro, Lazio e Napoli vincono mantenendo immutato il loro vantaggio nei nostri confronti.

Guadagniamo invece 2 punti su Milan e Fiorentina che pareggiano nel posticipo dei posticipi, mentre là in cima la Juve torna a +3 battendo il Palermo e approfittando dello 0-0 della Maggica in casa Samp.

E’ COMPLOTTO

Non volendo dissipare ulteriore spazio informatico sull’addio del Signor Massimo, faccio solo presente quanto successo a distanza di poche ore.

Il nostro, dopo mesi di silenzio d’oro, prorompe in tutta la sua simpatttia vaticinando volatili per diabetici all’attuale Mister e facendo capire che, con lui ancora al comando, l’esonero ci sarebbe già stato.

Due giorni dopo, le già ricordate dimissioni, nei tempi e modi sbarazzini così consoni al personaggio.

Grazie a una fortunosa coincidenza, merito dell’utile idiota di turno, la nuova dirigenza del Club ha l’occasione di guadagnare immediatamente vagonate di punti in popolarità presso i tifosi nostalgici, assestando quello sganassone mediatico che noi poveri Intertristi chiedevamo al Signor Massimo da anni, mai ascoltati se non per argomentare che “noi siamo superiori, non ci abbassiamo al loro livello, tanto la gente sa com’è andata…“.

E invece, eccolo qui il capolavoro:

#insiemeallasuareputazione

Spero sia chiaro a tutti il danno perpetuato in 18 anni di dichiarazioni Simpattiche e la squassante differenza con le 6 righe qui sopra incorniciate.

Probabilmente, un ventennio di esternazioni quotidiane e rese con la consueta disponibilità aveva annebbiato la vista a molti e reso tanti di noi (di voi!) incapaci di capirne la gravità.

Eh sì che bastava così poco…

Concludo con una bagatella, ennesima spia dell’aria che si respira intorno alle strisce neroblù. La Gazza dà 5 in pagella all’arbitro di Cesena-Inter argomentando che il rigore “ci può stare” ma che l’espulsione è eccessiva.

Però, nell’apposito “box” che analizza più in dettaglio gli episodi da moviola, la solfa è leggermente diversa. Lì testualmente si legge: “Poco da dire sul rigore, mentre qualche dubbio arriva sul rosso per la chiara occasione da rete. Palacio, infatti, per scavalcare il portiere cerca la via esterna, mentre Lucchini sta rientrando. La regola, però, è severa e dà parametri precisi: quando il fallo arriva nei pressi dell’area piccola, il rosso è quasi automatico. Mazzoleni, insomma, si attiene alla direttiva (molto severa e contestata) avuta“.

Ma intanto gli diamo 5 e buttiamo un po’ di merda nel ventilatore, per vedere di nascosto l’effetto che fa.

Nel frattempo, il raddoppio della Juve si limita a “suscitare dubbi”. Tanto stavano già vincendo…

WEST HAM

Goduria pura!

Battiamo 2-1 il Manchester City e restiamo quarti in classifica!

E, ancor più bello, il secondo gol è frutto di “moviola in campo”, con gli arbitri a bordo campo a controllare e confermare in pochi secondi che la palla ha interamente superato la linea entrando quindi in rete.

as-simple-as-that

as-simple-as-that

Senza interminabili interruzioni nel gioco, senza suicidi di massa, senza rivolte popolari nelle strade. E, soprattutto, in culo a Platini!

They fly so high!

maglia del pigiama e braghe coi numeri rossi?!?!?

maglia del pigiama e braghe bianche coi numeri rossi!?!?!

ma come ti vesti !?!?!

ma come ti vesti !?!?!

STAGIONE 2014/2015

Ok. Cominciamo!

Solita scaletta: Società, Mister, Squadra, Maglia, Media, balle varie. Soprattutto balle varie…

 

SOCIETA’

E’ decisamente il cambio più radicale rispetto alle stagioni passate. Thohir ha adottato l’atteggiamento da me auspicato: una sorta di rivoluzione ragionata. La prima testa a cadere o, se preferite, il primo deretano ad essere schiavardato dalla cadrega, è stata quella di Branca, subito dopo il mercato di Gennaio. Era di fatto già stato esautorato nel momento in cui Ausilio (con la connivenza di Fassone) aveva prodotto il papocchio Guarin-Vucinic.

Il Cigno non è rimasto solo a lungo, e forse nemmeno era l’unico con un contratto a tempo indeterminato, caso più unico che raro in quel mondo: tra i volti noti, sono stati gentilmente accompagnati all’uscita il medico Franco Combi, la responsabile web Susanna Wermelinger, il vicepresidente Stefano Filucchi. in tutto oltre 30 dipendenti in meno.

Il Top Management è stato popolato da professionisti del settore, poco noti al mondo del calcio ed in buona parte stranieri. Se la loro competenza tènnica dovrebbe lasciare pochi dubbi, i reali frutti di questa semina saranno oggetto di spasmodica attesa e conseguente valutazione nei prossimi mesi.

La sensazione di chi scrive è che si sia finalmente voltata pagina, abbandonando la gestione familiare e simpatttica per una strada votata maggiormente alla professionalità ed alla meritocrazia. Eventuali e malaugurati fallimenti non saranno oggetto di alibi e scaricabarile come troppe volte in passato, e chi dovesse sbagliare non tarderà a pagare.

 

MISTER

Doveva rimanere ed è rimasto, altro segno di discontinuità col passato. Aldilà delle giuste e doverose dichiarazioni di facciata, non so se Mazzarri trovi davvero il gradimento tecnico di Thohir -per inciso: non sono nemmeno sicuro delle competenze tecniche di Thohir, quindi il gradimento potrebbe semmai essere relativo ad altri parametri quali l’appeal mediatico, sul quale il labronico non è esattamente un fuoriclasse-: ad ogni modo, bene ha fatto a difenderlo e a prolungargli il contratto di un altro anno, in modo che lavori con la giusta tranquillità (intesa come esistente ma non esagerata) e faccia il possibile per centrare quel terzo posto che -onestamente- avrebbe del miracoloso.

Il ragazzo non era e continua a non essere un arringa-folle, nè un animale da palcoscenico, ma mi sono stancato di scrivere che in queste circostanze le priorità sono altre. Voglio che sia lui a fare da traghettatore, a riportarci nell’Europa che conta, per poi magari essere sostituito da Simeone, ancor più magari accompagnato da un Cuchu alla prima esperienza da vice allenatore.

Scendendo dalle nuvole e tornando all’oggi, avanti tutta col Miste’, nella speranza di vedere sempre più di rado spettacoli quali Torino-Inter: la vedo dura, e non solo per colpa sua.

 

SQUADRA

Il macro-capitolo comprende la rosa a disposizione ed il percorso che l’ha generata (per il volgo: il Calciomercato). Come già da un po’ di tempo, le priorità erano economiche e non calcistiche, e questo frustra in partenza un certo numero di potenziali acquisti.

Se fossi un ragioniere sarei più che soddisfatto del risultato raggiunto: il monte ingaggi è calato drasticamente, forse fin troppo se si ragiona con la fallace equazione “più ti pago più sei forte”. Ciononostante, la qualità complessiva è quantomeno analoga all’anno scorso: posto che l’anno scorso i totem argentini sono rimasti per buona parte più un nome che un reale fattore in campo, la rosa 2014/2015 non è sulla carta inferiore a quella della stagione passata (per quel che possa valere “la carta”).

Ragionando da tènnico, invece, il mio giudizio inizialmente postivo ha subìto un brusco raffreddamento nel corso dell’ultimo giorno di mercato, allorquando non si è riusciti a liberarsi del vero pacco -Guarin- sostituendolo con una punta esterna. Comprendo le esigenze monetarie, all’insegna dell'”uno esce – uno entra“, ma se davvero Bonaventura -e forse anche Biabiany?– erano disponibili in prestito con diritto di riscatto, non condivido il loro mancato arrivo.

La ratio può essere la volontà di recuperare Guarin, anche solo per renderlo più appetibile in vista delle prossime finestre di mercato: in questo senso, il mancato arrivo di una quarta punta gli darà un poco di spazio là davanti (che riesca a sfruttarlo a suo favore è tutto da vedere).

Ritengo però che affrontare Campionato e Europa League con tre soli attaccanti, di cui uno 32enne, uno attualmente acciaccato e l’altro ancora pubalgico seriale, sia un rischio serio, stante anche la vena non proprio prolifica dei nostri centrocampisti (Kovacic per ora segna solo ai dilettanti, Hernanes in 6 mesi ha fatto 2 gol, gli altri non segnano mai… Bei tempi quelli dei 4 gol all’anno del Cuchu, 5 di Thiagone e Wesley e 6 di Stankovic!). Morale, non arrivo a rimpiangere gli addii o arrivederci di Botta e Alvarez, di cui abbiamo imparato a conoscere pregi e difetti -con la bilancia che pende maligna verso i secondi- ma una minchia di punta decente (per usare la mia aulica definizione di qualche tempo fa) doveva arrivare.

 

MAGLIA

Verrebbe da dire “chiuso per lutto” e non aggiungere altro, chè le immagini dicon tutto.

Conte Mascetti: “Io non ho parole” Professor Sassaroli: “Io le ho, ma è meglio che non le dica” Barista Necchi: “Io c’ho un nodo qui… che mi vien da vomitare”

Mi limito a ringraziare la tempesta di cervelli che ha generato quel che blogger assai più credibili del sottoscritto hanno correttamente definito “un pigiama”. Tanto per smentire ancora una volta la facile e fuorviante vulgata per cui “‘sto qua arriva dall’Indonesia, non sa un cazzo dell’Inter e va che maglia ci ritroviamo“, sveliamo qui il segreto di Pulcinella, senza nemmeno bisogno di dover fare il nome -prevedibilissimo e simpatttico- dell’ “assassino”.

Non mancano poi gli ancor-più-complottisti-di-me, secondo i quali il Sig Massimo si sarebbe prestato a far la figura dell’utile idiota, assumendosi la responsabilità di una scelta targata invece Thohir, in modo da lasciare immacolato il neo-Presidente.

Ipotesi affascinante, ma non credo… E comunque basterà aspettare la maglia dell’anno prossimo e trarre le dovute conclusioni.

Della seconda, di maglia, posso aver da ridire su nomi, numeri e sponsor rossi, là dove un blu sarebbe stato decisamente più fedele alla linea, ma per il resto è onesta. In conclusione, ecco il giudizio critico e il voto:

voto maglia away 2015voto maglia home 2015

 

 

 

 

 

 

 

MEDIA

1. Parto da roba per addetti ai lavori, e cioe’ dall’intervista al curatore del restyling dell’immagine dell’Inter. Roba facilmente derubricabile a “ma tanto ‘ste robe qua non ci fanno mica segnare più gol“. Inevitabile dire che non la penso esattamente così: ovvio che I piedi del Kuz non si raddrizzano con uno stemma più grosso, ma almeno sentire che qualcun altro ragiona come il me-complottista-e-accerchiato fa sentire meno soli. Leggete qui:

“Quando tu vedevi in TV Inter-Milan nella grafica c’era sempre il logo del Milan più grande, perché il logo dell’Inter veniva rimpicciolito in modo da farci stare dentro la stella. Il fatto di averlo ridimensionato non è una cosa che ti fa vincere lo scudetto, su questo siamo d’accordo, però contribuisce a rafforzare l’immagine del club. Un’altra cosa che abbiamo standardizzato è legata al nome: da ora in poi i media, compresi quelli stranieri, dovranno scrivere Inter Milano e non Inter Milan. Sono piccole cose, ma per un tifoso sono importanti.”

Musica per le mie orecchie malate…

2. Passando all’ultima sessione del Calciomercato, onestà mi impone di dire che i nostri non sono stati troppo schiaffeggiati dai pennivendoli della penisola, forse troppo occupati a santificare neo-allenatori che simulano anche in panchina e a rimettere dietro alla lavagna il discolo che per un anno e mezzo avevano cercato di far passare come ragazzetto vivace ma tanto simpatico. Plausi più o meno unanimi ad Ausilio che “ha fatto quel che ha potuto”, senza nemmeno troppe critiche (lì come detto meritate, secondo me) per il mancato guizzo finale.

Non che questo basti a ipotizzare una parvenza di onestà intellettuale, se è vero -com’è vero- che le favolette zuccherose del Geometra su contratti firmati tra le lacrime e giocatori furbescamente scippati ai cugini sono state ingoiate e prontamente copincollate da tutti, senza un minimo di coscienza critica, del tipo “com’è che tutti quelli che comprate volevano-solo-il-Milan e sono bravi-ragazzi-tifosi-rossoneri-fin-da-bambini?” e senza nemmeno un pleonastico controllo delle fonti.

Non per chissà quale motivo, magari solo per capire che, invece che sfottere, forse sarebbe stato il caso di ringraziare chi ti ha lasciato spazio per rimediare alla colossale figuraccia fatta con Biabiany, fotografato di rossonero vestito e poi rispedito al mittente.

3. Talmente fuori luogo da palesarsi per prevenuta la polemica di Bargiggia (di cui ricordiamo la massima del 2009 “non si può cedere Acquafresca e prendere Milito”) sul settore giovanile dell’Inter, anche quello infarcito di stranieri che costano un sacco e tolgono posto ai nostri giovani. Rimando anche in questo caso altrove per una puntuale e puntuta replica a queste fandonie, anche se mi piacerebbe che fosse la nuova Dirigenza a cominciare a restituire questi ceffoni mediatici.

4. Infine, triste quanto prevedibile il diverso trattamento riservato a due grandissimi del calcio del passato, venuti a mancare in anni diversi ma casualmente entrambi ai primi di Settembre.

Doverosi e condivisibilissimi i tributi a Gaetano Scirea, giustamente ricordato e celebrato da Platini, Zoff e tanti altri a 25 anni dalla scomparsa.  Assordante invece il silenzio -se non su testate e siti neroblù- sull’anniversario della scomparsa di Giacinto Facchetti, evidentemente caro a tutti ma… “con la divisa di un altro colore“.

 

BALLE VARIE

Confesso di non sapere che valenza dare all’ultima notiziola di questa sbrodola: su forte insistenza del DG Fassone, l’Inter ha un nuovo addetto agli arbitri (ammesso che prima ne avesse uno): si tratta dell’ex arbitro Romeo, dimissionario dalla CAN negli ultimi mesi, evidentemente in polemica con il “sistema” omertoso cui è appartenuto per anni.

De panza, non sono contento di avere un ex-arbitro tra i dirigenti: non rinnego le mie certezze, e so quanta e quale parte abbiano avuto i fischietti nostrani nelle sconfitte -e perfino nel (cercare di ostaolare) le vittorie!- dei nostri eroi in braghe corte.

Fatta la doverosa professione di fede, sono curioso di capire che ruolo rivestirà e, soprattutto, pagherei oro per fargli quelle due o tre domande sul succitato “sistema” che spero proprio Fassone & co. non mancherà di porgergli.

A meno che non si abbia paura della risposta…

QUALCHE SASSOLINO…

Chè se no non mi ci si diverte (cit.).

Elenco delle cose che mi hanno fatto sorridere negli ultimi tempi:

1) I cugini si confermano in pieno delirio da tardo impero, riuscendo a ingaggiare il terzo allenatore in sei mesi, ad ulteriore riprova che l’italiano medio è davvero “medio” e come tale diffuso capillarmente a tutte le latitudini. Il celebratissimo Seedorf, accolto come salvatore della Patria, foriero di successi in quanto scelto da Re Silvio in persona, in pochi mesi è diventato un inutile (e costoso!) fardello di cui disfarsi.

Ecco quindi le solerti serve preconizzare un gentlemen’s agreement tra le parti, chè non vorrete mica che al Milan rimanga sul gobbone il biennale da 2.5 mln netti per Clarenzio… In tutto fanno 10 milioni lordi per i rossoneri, ma senz’altro troveranno una soluzione, nel nome dell’Ammore.

Stocazzo, mi par si dica in questi casi. L’Obama di Milanello infatti non arretra di un centrimetro (e ci mancherebbe altro!) e “nonostanti i ripetuti ed approfonditi incontri tra le parti” quel che è rimasto sul tavolo è il lauto stipendio che l’olandese continuerà a percepire per i prossimi due anni.

2) Ovviamente, il mancato lieto fine non poteva certo macchiare la zuccherosa e onirica presentazione di Inzaghi quale nuovo Mister rossonero: ecco la solerte macchina dello zucchero filato gentilmente azionata da Sky (sospetto di Alciato ma solo perchè mi piace pensare che sia così):

Il 9 di giugno, nove come la maglia che da attaccante indossava il nuovo allenatore, Inzaghi. Il 9 luglio sarà il primo giorno di allenamento per il nuovo allenatore insieme al suo Milan e il 9 agosto del ’73 è il giorno in cui Pippo è nato.

 

3) Nel frattempo, nel regno dell’amore, pare che Riccardino Kakà cominci a pensare che certi amori, alla fine, finiscono proprio...mentre altri magari iniziano, chissà. Ma che non si dica che l’Evangelico non vuol bene ai suoi amici del cuore! Se addio sarà, sarà solo dovuto a motivi strettamente personali, che ovviamente la stampa diligentemente preferisce non approfondire nel sacrosanto nome della Privacy (rispettatissima in questo come in altri casi, chiedete a Icardi!).

4) L’ultima notizia da Casa Milan riguarda ancora le maglie, per le quali i nostri cugini paiono avere un talento inarrivabile: dopo aver presentato una prima maglia che nemmeno Missoni che si fa una pera, ecco arrivare la seconda con tanto di nuovo logo che arriva direttamente da quella scorza d’arancia sbucciata che campeggia sulla nuova sede del Portello. Aggiungo a quella espressa già da più parti la mia solidarietà ai veri tifosi milanisti, comprensibilmente inorriditi per l’ennesimo esempio di squadra trattata come fustino del detersivo.

Barbarella fa proseliti, ma non si dica che Zio Fester certe cose non le ha mai fatte.

5) Tanto per consolarci con quel che passa il convento, noto con piacere che le vecchie glorie del Real Madrid hanno dapprima passeggiato sulle cariatidi juventine -evidentemente non più così in forma- e poi impattato in un dignitosissimo pareggio contro i “pari età” nerazzurri, capitanati da un insolito Capitan Zanetti in versione goleador. NIente più di un simpatico prurito nel vedere la zazzera bionda di Nedved, Il ghigno da sgherro di Montero e “scatola di scarpe” Padovano seppelliti sotto la gragnuola di goals inflitta dalle merengues.

Per noi il gol del 2-2 l’ha segnato Lampros Couthos… vuoi mettere la goduria?

6) Infine, e per puro dovere di cronaca, a ‘sto giro mi tocca rimangiarmi le critiche nei confronti della proverbiale “simpatia” udinese, se è vero come è vero che non sarà Clouseau Delneri, bensì Stramaccioni il nuovo allenatore. Non solo: Strama si porterà dietro niente meno che Dejan Stankovic come secondo, e si vedrà probabilmente raggiunto da qualche altro nerazzurro di belle speranze, per poter costruire l’ennesima versione di squadra friulana tutta freschezza e giUoco arioso. In bocca al lupo!

 

Aahh, that's better!

Aahh, that’s better!

ARIDANGHETE

So che avete passato l’estate con l’irrefrenabile curiosità di conoscere il mio verbo sulle svariate vicende strisciate di neroblùEd eccomi, servo vostro, ad accontentarvi.

 

SOCIETÀ

Il balletto in puro Gangnam Style (copyright Sig. Carlo) pare essere alle battute finali, con l’arrivo del PSY in salsa indocinese ad acchiapparsi una cospicua maggioranza del Football Club Internazionale Milano, Grandi Emozioni dal 1908. Non credo ci sia da essere d’accordo o meno con l’operazione; il Sig. Massimo si è legittimamente rotto le balle di ripianare ogni anno un centinaio di milioni, e l’appiglio del Fair Play finanziario è stato un ottimo scudo dietro il quale proteggere i propri sacrosanti interessi. Detto ciò, e vista la figura barbina dell’anno scorso con China Railways (te la do, te la do, non te la do più), non credo ci fosse la fila di pretendenti al portone di casa Moratti. Questo c’era, questo va bene. Oltretutto l’Indonesia è un Paese di 200 milioni di abitanti, con porte aperte sul resto del mercato asiatico, quindi da un punto di vista strategico la scelta è azzeccata. C’è poi la parte di Quore, della favola del Presidente-Papà, dell’Inter che appartiene ai tifosi e a nessun altro. Tutto vero e condiviso, ma temo ormai fuori tempo massimo. Vuoi vincere? Devi spendere. Vuoi spendere? Devi avere qualcuno che caccia li sordi…

Dirò di più: visto come Thohir è stato accolto e giudicato dai giornalettisti italici, mi sta già simpatico e mi pare perfettamente inserito nell’interismo ad usum mediarum. I commenti vanno dal “ma questo chicazz’è?” al “si c’ha i soldi ma son tutti del papà”,  il tutto con una ri-considerazione di Moratti che (solo adesso?) viene dipinto come dirigente bonario e illuminato, portatore di tradizione e successi, che commette il ferale errore di voler vendere allo straniero cattivo e sconosciuto. Illuminante a riguardo un pezzo apparso su Panorama (sic!) durante l’estate, che ben esemplifica le ragioni sottostanti il pianto greco dei media italiani, a forte rischio di perdere le “dichiarazioni rilasciate dal sempre disponibile Presidente all’uscita degli uffici della Saras” (for further info: http://sport.panorama.it/calcio/moratti-inter-vendita-thohir).

Invece, il fatto che l’indonesiano sia –in patria- un magnate dell’editoria e con solide entrature nella comunicazione, mi fa fare sogni bagnati sulla fine della prostituzione intellettuale.  Senza arrivare a tanto, mi accontenterei di una gestione più professionale e meno simpatttica del Club. Non voglio uno che arrivi e faccia piazza pulita prima ancora di aver capito da dove arriva il vento. Spero solo in un soggetto normalmente pensante, che valuti le persone (dirigenti in primis) in base agli obiettivi fissati e ai risultati raggiunti, con bastoni e carote da distribuire secondo misura. In altre parole: Branca e Dott. Combi tremate!

Battute a parte, mi aspetto che prenda atto del modo in cui il Club (non) ha gestito l’aspetto mediatico nel corso degli anni, evitando di celebrare a dovere i successi o i campioni che salutavano (ultimo esempio: Stankovic che saluta la curva commosso, con Sky e Mediaset Premium in pubblicità: ricordate la diretta strappa-lacrime per l’addio di Nesta, Gattuso e Inzaghi?) fornendo difese molli come il burro quando c’era da replicare a deliri ovini e negazionisti circa Calciopoli ed infine evitando di lanciare sacrosanti anatemi contro il Palazzo (arbitri e giudice sportivo uber alles) in quella ventina di circostanze annue in cui se ne presentava l’occasione.

 

LEO

A tutto ciò, nel mio delirante master plan  la risposta c’è: Leonardo. La persona, oltre a conoscere l’ambiente, è quella che meglio di tutte le altre può affiancare Mazzarri nella battaglia mediatica settimanale, riuscendo a rintuzzare polemiche e ribattere alle critiche ingiuste sempre col sorriso sulle labbra, da bravo brasiliano allegro ma non uggeggè. Il ragazzo beneficia di un talento naturale per le pubbliche relazioni – migliorato, devo ammettere, dalla decennale permanenza nella parte sbagliata della Milano calcistica. In aggiunta capisce di calcio, il che non guasta mai, ed ha buoni contatti col mercato brasiliano (Pato e Thiago Silva li ha scoperti lui, per dire). E poi potrebbe essere un primo passo per subentrare, un domani, se sarà ritenuto opportuno, all’attuale direzione tecnico-sportiva. Chiamiamolo dirigente accompagnatore, General Manager, Speaking Person, il cazzo che volete, ma portiamolo a casa.

 

SQUADRA

Passando ad una disamina tènnnnica, e posto che l’accordo con Thohir sarà chiuso a Settembre, scordiamoci di vedere Messi e Cristiano Ronaldo in campo alla prossima di campionato: qualcosa sul mercato si potrà vedere forse a Gennaio (ammesso che ci siano le opportunità). Quel che dovrebbe in ogni caso migliorare è l’appeal di una squadra che, pur essendo stata solo tre anni fa sul tetto del mondo, si ritrova oggi fuori dall’Europa e con l’ennesimo cantiere appena inaugurato: una sorta di Salerno-Reggio Calabria calcistica. In questo contesto, l’ingresso di capitali freschi, con l’ulteriore prospettiva del nuovo stadio,  può supplire alla mancanza di “vetrina internazionale” di cui invece presumibilmente godranno i nostri amati cugini (gufata buttata lì giusto perché non si sa mai…).

Attualmente siamo la squadra preferita di Artemio ne Il Ragazzo di Campagna, e cioè con interessanti prospettive per il futuro.  La buona notizia è  che sono rimasti i pochi “buoni” che abbiamo (Handanovic, Ranocchia, Kovacic e pochi altri). Quella cattiva è che i rinforzi sono più Mascettianamente parlando “rinforzini” (“nove olive di numero, mezz’etto di stracchino e un quarto di vino sfuso”): Campagnaro è un buon difensore ed è molto utile in quanto conosce Mazzarri e i suoi schemi, ma sentire Ausilio sbandierarlo come grande acquisto a costo zero mi fa un po’ tenerezza. Andreolli è una buona riserva, gli altri sono giovani e si spera cresceranno. Insomma, la squadra è discreta, ma il centrocampo manca di un altro uomo per lo meno all’altezza di Guarin e Kovacic , il solo esterno che può giocare titolare è Nagatiello (non esattamente Andy Brehme) e l’attacco è un punto di domanda a forma di legamento crociato di Milito.

In panca siede Mazzarri, visto l’ennesimo ben servito dato al Mister di turno (Stramaccioni), confermato fino a 30 secondi prima. Che dire, mi dispiace per Strama, che continuo a ritenere il meno colpevole, ma che capisco non avesse le condizioni ambientali e di serenità di giudizio per continuare l’avventura. Arriva un allenatore (altrettanto) capace, decisamente più esperto, cintura nera di chiagne e fotte che si ritrova nell’habitat naturale per affinare ulteriormente detta tecnica. Non un mostro di simpatia (per quel che importa), né tantomeno alfiere del bel giUoco (e questo per me è un pregio). Farà meglio del suo predecessore, e ci vuol poco; per arrivare a risultati degni del Biscione gli dovrà essere dato il tempo (e la fiducia) che sono mancati a tutti i successori di Mourinho. Chissà che, anche qui, il cambio di proprietà inverta questa tendenza un po’ antipatttica del voglio-tutto-subito.

Gettando un occhio agli avversari, mi pare che dopo qualche anno di calo evidente della Serie A, quest’anno diverse squadre si siano rinforzate: oltre ad una Juve già favorita e con un Tevez in più (su Llorente non mi pronuncio confessando la mia ignoranza in materia), il Napoli promette più che bene e la Fiorentina pure. Il Milan per ora si affida a Balotelli e alla dozzina di rigori di cui anche questa stagione beneficerà, ma al momento pare quello dell’anno scorso.

Morale della favola: se anche siamo migliorati (e ne sono convinto), centrare il terzo posto è alle soglie dell’utopia.

 

ETO’O

A mio parere, e facendo castelli in aria, potremmo giocarcela solo partendo a razzo da qui a Natale, magari con un Eto’o in più, e beneficiando di un mercato di riparazione gentilmente offerto dalla nuova proprietà.

Samuel sarebbe la splendida eccezione all’idea di squadra che sta nascendo (gente giovane, di prospettiva, senza eccessive pressioni nell’immediato), e insieme a Milito e Palacio garantirebbe un attacco senza pari, condizioni fisiche permettendo.  In questo l’assenza dall’Europa permetterebbe ai tre (soprattutto ai due reduci del Triplete) di dosare le forze e preparare al meglio le partite di Campionato. Vero che così avremmo investito una quindicina di milioni su Icardi e Belfodil per vederli giocare ben poco. Altrettanto vero che riuscire a conquistare la qualificazione per la prossima Champions ripagherebbe con gli interessi lo sforzo, anche a costo di mandare uno dei due giovani in prestito a Dicembre.

Come detto però, Eto’o avrebbe senso solo in caso di squadra attrezzata per il terzo posto in ogni zona del campo, e qui un innesto in mediana si impone. Nainggolan non è Matthaus, anche se Cellino lo valuta come se lo fosse, ma potrebbe essere un altro trottolino da affiancare a Kovacic e Guarin, a comporre una mediana di tutto rispetto. Cambiasso, Taider e Mudingayi sarebbero le alternative. Doveroso anche l’arrivo di un esterno “decente” sulla destra: con Isla sarei decisamente più tranquillo, con tutta la simpatia per Jonathan e la speranza di vedere in Wallace anche solo il 50% di Maicon e Dani Alves messi insieme.

Morale: Eto’o da solo non ci porta dal 5° posto (nostro valore attuale, suppergiù) al 3° buono per i preliminari. C’è da cacciare il grano. La proprietà è a disposizione? Se sì, bene, si proceda. Se no, stiamo così e godiamoci gli sperabili progressi dati dalla cura Mazzarri.

 

NIKE

Sul fronte vil danaro ottimo colpo messo a segno dal D.G. Fassone (il fiasco China Railways era in buona parte merito suo):  rinnovo pluridecennale con la Nike e quota annua che aumenta di 4 milioni, più eventuali bonus legati al piazzamento. Strappare a un colosso come quello americano un rinnovo a queste condizioni, in un momento storico buio come pochi nella vita della squadra, è senz’altro un’operazione ben condotta, che porta ad un aumento del fatturato e si spera a una maggior competitività sul mercato.

Se a ciò associamo qualche uscita delle ultime ore (Kuzmanovic? Alvaro Pereira? Schelotto?), potremmo racimolare quella decina di milioni necessaria ad almeno uno degli innesti di cui fantasticavo poco fa.

 

MAGLIA

Già che parliamo di Nike, piccolo excursus sulle maglie di quest’anno:  l’effetto collaterale del fallimento della trattativa coi cinesi è il saggio ritorno ad una seconda maglia bianca e sobria così come si conviene. Per la prima il mio giudizio è ancora in bilico: noto con piacere di essere stato ascoltato sia l’anno scorso (righe larghe!) che quest’anno (blu, non azzurro pallido!): ecco, forse il blu è un po’ troppo scuro. Lascio a persone più esperte di me (segnatamente: Valentina Regina e Giovanna Valsecchi) il sollazzo di definire l’esatta colorazione del pigmento in questione, conscio che potrebbero uscirne definizioni che si riferiscono a nazioni (Blu Cina?), professioni volanti (Blu Avio?), periodi poco illuminati delle 24 ore (Blu Notte? ), idrocarburi (Blu Petrolio?).

Tutto fuorchè colori, insomma. L’effetto è comunque un magma poco distinguibile dal nero, forse esagerato.

Infine, giusto due parole per l’esordio dei ragazzi:

 

INTER – GENOA 2-0

Buona la prima, addirittura con due gol dopo il 28’ della ripresa, e cioè in piena “zona Tafazzi” (questa la capiamo in tre, ma è meglio per tutti gli altri).

L’undici iniziale è quantomeno prudente, e con ottimi margini di miglioramento, se pensiamo che la palla gol più ghiotta (per non dire l’unica) capita a Jonathan, con un diagonale di destro fuori di poco. Qualche buona manovra, barlumi di schemi Mazzarriani  con gli interni di centrocampo a scambiarsi con le ali, alle soglie del miglior 5-5-5.

Nella ripresa i cambi alzano il livello della squadra, con Icardi a rimpiazzare un Kuzmanovic in rampa di lancio (lanciatelo ovunque purchè lontano da San Siro please) e Kovacic a dare il cambio a un Cuchu spompato. Nel frattempo Alvarez cresce risultando addirittura efficace e grintoso in più di un paio di recuperi a centrocampo, mentre Guarin corre come Furia cavallo del West cercando di nascondere il suo nulla cerebrale e riuscendoci in più occasioni. Dietro balliamo un paio di volte, complice qualche intelligente sponda di Gilardino e la potenza fisica di Kucka che Nagatiello stranamente non riesce a contrastare.

E’ proprio il nippico però a sbloccare de capoccia, insaccando da zero metri e appaiato a Palacio un cross di Johnny Guitar sapientemente deviato dal terzinaccio genoano. Nel recupero, una delle sgroppate del Guaro si trasforma in intelligente (!) assist per il Trenza che timbra il cartellino con l’ineccepibile diagonale di sinistro.

C’è trippa per gatti, c’è una base su cui lavorare, c’è il Catania domenica prossima e soprattutto la Juve a metà Settembre. Allora tutto sarà più chiaro (temo drammaticamente).

 

LE ALTRE

Vincono tutte tranne il Milan, alcune con un po’ di fatica (Juve che scopre subito l’importanza e la cattiveria agonistica dell’Apache Tevez) alcune dilagando (Napoli, Roma e Fiorentina nel posticipo). Siamo insomma in buona compagnia, speriamo di rimanerci…

 

E’ COMPLOTTO

Vincono tutte tranne il Milan, come s’è detto, atTONIto nell’ennesima replica della sempre godibile tragicommedia in scena nella Fatal Verona (gioco di parole da seconda elementare, ma ognuno fa quello che può…). Dopo averli disprezzati tante volte, complimenti ai tifosi dell’Hellas, che decidono di applaudire ironicamente Balotelli ogniqualvolta il soggetto entra in possesso di palla. Disinnescato con un pernacchione il can-can mediatico allestito a protezione del “fuoriclasse rossonero e patrimonio del calcio italiano”,  (quantum mutatus ab illo “viziato e provocatore”, collezione Inter autunno inverno 2009-2010). Esemplare a riguardo l’intervista del dopo partita a Donati, centrocampista del Verona,  che risponde così a chi, volendo forse sorvolare sul risultato, gli faceva domande sul 45 rossonero: http://www.youtube.com/watch?v=6gRFj1CiTpY

 

WEST HAM

4 punti e media inglese perfetta dopo due turni:  vittoria in casa all’esordio e pareggio a Newcastle.  COYI!

Compito: definisci il colore della maglia

Compito: definisci il colore della maglia

GONE FOR A WHILE BUT BACK AGAIN

Ariecchime, anche se un po’ più tardi del previsto. Riparto da dove eravamo rimasti: settore giovanile e bla bla bla. Ora, togliendoci dalla testa l’utopia dei giovani imberbi che arrivano e risolvono tutto, chè tanto basta far giocare i giovani italiani, una seria analisi sulla rosa per la prossima stagione si impone. Analisi che, per quanto possibile dovrebbe prescindere da pregiudizi –positivi o negativi che siano- e da gratitudine o rancore per quanto fatto in passato.

BYE BYE LOVE, BYE BYE HAPPYNESS

Personalmente, pur con dolore, condivido la scelta societaria di giubilare alcuni protagonisti degli ultimi anni per iniziare quel rinnovamento che almeno in parte doveva partire 12 se non 24 mesi fa.  Iniziando dal numero uno, concordo seppur a malincuore con l’operazione Handanovic a discapito di Julio Cesar.  JC ha un contratto da 4.5 mln per i prossimi 2 anni, che la società ha liberamente sottoscritto, e che però adesso si rende conto di non poter onorare. Fa quindi la proposta fatta a tutti i big in squadra (tranne Sneijder a quel che mi risulta): il massimo che ti possiamo dare è 2.5 mln all’anno. Ci possiamo accordare? Chiaramente non è così automatico che un giocatore, calciatore professionista, debba accettare per forza e per amor di maglia. Questo è quello che vorremmo noi tifosi sognatori, ed è quello che i cugini diversamente milanesi sono bravissimi a vendere, salvo essere smentiti a poche settimane di distanza (noi-i-nostri-campioni-non-li-vendiamo). Sfortunatamente, JC ha tutto il diritto di dire “ragazzi, questo pezzo di carta l’avete firmato voi senza che io vi tenessi un kalashnikov puntato contro, quindi io non mi muovo dalla mia posizione”. Al tempo stesso, l’Inter ha tutto il diritto di agire di conseguenza, prendendo il miglior portiere su piazza in Italia (considerando qualità-prezzo-età) e garantendosi a prezzo e ingaggio più che ragionevoli il portiere per i prossimi 5-7 anni.

Condivido ancor di più, e con molto meno dolore, la rinuncia a Lucio. Ribadisco di voler tenere fuori ogni valutazione soggettiva sul calciatore in questione (non l’ho mai amato e chi mi conosce lo sa) e quindi mi baso sui dati di fatto: si può questionare su una Società che solo 12 mesi fa gli ha rinnovato il contratto a cifre che un anno dopo dice di non poter più sostenere, ma detto ciò il Lucio dell’ultima stagione ci è costato più di qualche punto, e le primissime apparizioni paiono confermare il trend discendente (ask Coutinho for references); dovendo scegliere un centrale vecchio e saggio mi tengo Samuel tutta la vita. Certo, Lucio in un anno salta meno partite perché fisicamente è più integro, ma è l’unico punto che fa pendere la bilancia a suo favore. Consideriamo anche che al crescere del minutaggio crescerebbe anche la probabilità di vedere scempi come Parma… Obrigado, Lucio, quella è l’uscita e che Dio ti abbia in gloria.

Più indigesto il fatto che il suo addio non sia stato monetizzato (è stato evidentemente ritenuto sufficiente il risparmio del suo ingaggio, 14 mln lordi in 2 anni, e l’uscita del suo procuratore il giorno dopo la fine del campionato –Lucio vuole andarsene- ha complicato di molto le cose); ancor meno simpatttico il suo approdo alla Juve. Non cambio di una virgola il mio giudizio sul giocatore, ma per principio non vorrei mai vedere i “miei” giocatori accasarsi in casa Juve o Milan, fossero anche caproni alla Muntari o giocatori ormai finiti stile Vieri collezione 2005. Vedremo: la speranza è di vincere a Torino dopo palla persa in una delle sue uscite alla cavallo pazzo, il timore è prendere la pera di tesata su calcio d’angolo. Il trofeo TIM di ieri ci ha dato un primo godibile sollazzo.

Zarate era fortunatamente un prestito che non è stato riscattato ed il guaio si è risolto così: pacco respinto, applicazione della teoria della minimizzazione del danno e tanti saluti.

Forlan ha avuto la faccia tosta di chiedere una buonauscita dopo l’anno della minchia che ha passato all’Inter. Alla fine ha ottenuto il cartellino a gratis e si è levato di torno, destinazione Porto Alegre. Anche qui speravo di poter almeno in parte monetizzare ed evitare la minusvalenza, ma almeno ci leviamo un pacco  da 3.5 mln netti all’anno.

Pur essendo secondo solo a Lucio come beneficiario delle mie Madonne nella scorsa stagione, spero che Maicon resti. Ne faccio un discorso puramente tecnico: Se JC è degnamente sostituito da Handanovic, e se l’ultimo Lucio può non essere fatto rimpiangere da uno tra Silvestre e Ranocchia, non vedo un terzino destro che sia avvicinabile ad un Maicon pure a mezzo servizio. Ribadito il rimpianto per non aver preso Isla –con lui in rosa l’addio di Maik sarebbe stato almeno affrontabile – non credo che Jonathan, né Nagatomo né lo stesso immenso Capitano potrebbero supplire ad una sua eventuale dipartita.

Discorso simile per Sneijder: mestruato perenne, ma unico fuoriclasse rimasto in rosa, a mio parere da tenere a meno di offerte al limite dell’imbarazzante. E’ non a caso l’unico ad avere un ingaggio totalmente fuori controllo (tipo 6 mln netti all’anno) che, non essendo soldi miei, mi paiono comunque ben spesi. Detta male, preferisco spenderli e farlo sentire pietra angolare dell’Inter presente e futura –il nostro ha 28 anni e per altri 3-4 può giocare ai massimi livelli- che incassare una ventina di milioni da reinvestire sul Lucas di turno. Intendiamoci: Lucas o chi per lui sarà il nuovo Messi? Amen, allo stato attuale dei fatti l’ultimo giocatore che cercherei di vendere è proprio Wesley.

Con dispiacere invece credo sia opportuno rinunciare a Pazzini, anche se non dovesse arrivare Destro. Il Pazzo ha capito che il Mister giocherà con una sola punta centrale, e che Milito è il titolare pressoché inamovibile: legittimo il suo desiderio di andare a giocare, un po’ meno spiattellarlo al microfono azzerando all’istante il suo valore di mercato. Mancano destinazioni plausibili al momento, e credo che non sia improbabile che l’Inter ne agevoli la partenza contribuendo a parte dell’ingaggio come già fatto con Pandev l’anno scorso a Napoli.

Essendo ormai l’ex pupillo di casa Destro destinato a Roma, o ovunque fuorché l’Inter, non starei a impazzire alla ricerca di un vice-Milito. Avanti con Longo, almeno fino a Natale, e si vedrà: il ragazzo pare destinato a seguire le orme del suo collega di un paio d’anni più grande, e Stramaccioni è l’uomo che più di chiunque altro può capitalizzarne il potenziale.

ARRIVANO I BUONI

 Come detto Handanovic e Silvestre mi trovano rispettivamente molto e sufficientemente contento. Spero che il portiere si mantenga sui suoi standard, che gli permetterebbero di non sfigurare in una tradizione pluridecennale di eccellenti portieri (Bordon-Zenga-Pagliuca-Toldo-JC). Quanto a Silvestre, mi auguro possa essere un buon centrale da alternare a Ranocchia, che a mio parere ha maggior potenziale, ma anche più problemi di continuità.

Palacio ha il difetto di avere il peggior look visto a San Siro dai tempi di Taribo West e di arrivare con un anno di ritardo, dando modo a Gasperini di dire “visto che avevo ragione quando lo chiedevo l’anno scorso?”. Detto ciò, e al netto di eventuali deferimenti della giustizia sportiva, mi pare un buon acquisto, seppur non giovanissimo, da cui possiamo attenderci tra i 10 e i 15 gol, oltre ad un certo numero di assist per il Principe. Non voglio ridurre tutto a numeri, ma quando si parla di attaccanti questo è quel che si va a guardare. Lui e Milito paiono nati per giocare insieme (uno svaria, l’altro suggerisce-riceve-segna), speriamo che le impressioni siano confermate.

Detto che non considero Guarin un nuovo acquisto (bene il riscatto dal Porto con un paio di milioncini di sconto, ma non facciamo il gioco delle tre carte: è arrivato a Gennaio, non adesso), attendevo stesso epilogo per Poli, per poi apprendere di un inopinato e imbarazzante “non se ne fa niente”. E dire che sembrava poco più di una formalità: riscatto fissato a 6 mln al raggiungimento di un “tot” di presenze in campionato. Del ragazzo c’era bisogno, eccome, e invece toccherà vedere al suo posto quella chiavica umana di Mudingayi, che tutti i bene informati descrivevano da settimane come ansioso di sbarcare sulla sponda sana del Naviglio… e vorrei vedere: un 31enne che ha dato il suo meglio come mordicaviglie del Bologna, si ritrova l’insana opportunità di giocare nell’Inter… Un nuovo Muntari, ma più vecchio: un affarone, non c’è che dire.

Si parlava di questo Paulinho, centrocampista dai più accostato a Marchisio, che servirebbe come il pane in un reparto che rischia di dover continuare a schierare Cambiasso e Zanetti nel 99% dei casi, stanti ricambi non all’altezza. Mai visto giocare, questo Paulinho, ma nel dubbio pare che non arriverà: giusto il tempo di “farcelo venir duro” (excuse my french), per poi sentire il solito ritornello “il ragazzo vuol rimanere in Brasile”.  Un altro nome serve comunque, a mio parere molto più del Lucas di turno. Staremo a vedere, ma ho come l’impressione che l’unico eventuale nuovo arrivo andrà ad ingolfare il reparto avanzato, dove già abbiamo un carnaio di mezzi campioni (Coutinho, Alvarez, Palacio) e due stelle tanto luccicanti quanto fragili (Milito e Sneijder): manca come detto un vice-Principe, e spero vivamente che Longo possa farsi apprezzare.

Di seguito, nel caso in cui a qualcuno fregasse qualcosa, una formazione di cui potrei ritenermi soddisfatto:

                                                               Handanovic

     Maicon       Silvestre                   Samuel           Nagatomo

 Cambiasso

Guarin                            Paulinho?

 Sneijder

 Milito    Palacio

 

Prime alternative: Zanna, Ranocchia, Poli, Obi,  Coutinho,  Longo

Altri: Chivu, Jonathan, Mbaye, Stankovic, Duncan, Alvarez

SOCIETA’

In tutto questo puttanificio di arrivi e partenze, la Società si è anche mossa nel buio, andando a piazzare alcuni uomini in posti strategici. L’arrivo d Marco Fassone è indicativo di una precisa volontà da parte del Sig Massimo: Fassone è il “papà” dello stadio della Juventus, e il progetto di avere una cosa analoga (ma più bella!) da qui a 5 anni mi pare il miglior presupposto per tornare ad essere grandi. E’ ovvio che SanSiro resterà sempre SanSiro e che il cuore di ogni tifoso piangerà sangue quando si tratterà di sbaraccare. A me, tifoso rancoroso, la cosa farà ancor più male perché già vedo il ghigno mefistofelico del Geometra Galliani che, tipo avvoltoio, non vede l’ora di mettere le mani sul Meazza, intitolarlo seduta stante al suo presidente e prenderne pieno possesso; motivo in più per augurarmi che Pisapia o chi per lui rimanga sindaco di Milano per decenni, in modo da non fare sconti di nessun tipo a questa banda di balordi!

Nell’immediato, sono molto curioso di vedere all’opera i giocatori sul nuovo campo di San Siro semi-sintetico con lo scappellamento a sinistra. Non sono d’accordo (e me ne vanto) con i nostalgici alla Gianni Rivera, che dicono che così non è calcio, che si perde la poesia e minchiate del genere. Io voglio che la palla rimbalzi bene, che se uno sbaglia uno stop non abbia l’alibi della zolla che si è alzata, e soprattutto non voglio doverlo maledire ad ogni legamento che salta. Eccheccazzo! La soluzione è il sintetico? C’è solo un modo per scoprirlo: provare. Andrà male? Come non detto, torneremo a rizollare il campo 4 volte a stagione e ci saremo tolti il dubbio.

Più in sordina ma non per questo meno importante, l’arrivo di uno di principali osservatori dell’Udinese, Valentino Angeloni, a ricoprire il ruolo di capo osservatore per la prima squadra. Se i friulani sono giustamente portati ad esempio come modello di scouting, questo qua qualche merito ce l’avrà avuto perdìo! Nessuno gli chiederà di comprare Messi, ma di replicare operazioni che nel passato ci sono già riuscite (Maicon, Cambiasso, Julio Cesar) e che da un po’ non riusciamo a ripetere, facendo serpreggiare il dubbio atroce che si sia trattato di sano culo e non di visione e progettualità.

Più romantico invece il trasferimento di Ivan Ramiro dal campo alla panchina nel ruolo di Team Manager: può essere utile a Stramaccioni per aver un supporto “umano” e un collante con lo spogliatoio,  sulla scorta di quanto avvenuto con Mihaijlovic vice-Mancini.

Tutto sommato, la campagna acquisti dirigenziale mi pare improntata ad una maggior professionalità e ad un minor spirito da “grande famiglia” –pur con l’eccezione di Ramiro, come detto-. La cosa mi sta bene in linea di principio, con la speranza che i professionisti individuati siano all’altezza del compito che li attende.

UNA BELLISSIMA, UNA TERIBBBILE. MA VA BENE

 Non potevo non dedicare due righe alle maglie per la prossima stagione: dopo avere disprezzato le righe sottili della stagione passata, e le zigrinature del post triplete, non posso non accogliere con gioia il ritorno al blu scuro e alle 5 righe belle larghe. Peccato il blu come riga centrale anziché il nero, ma qui siamo a un passo dalla paranoia, curabile solo dopo TSO del sottoscritto.

La seconda maglia non c’entra niente con l’Inter: l’Inter di rosso ha solo i conti, niente altro. Non mi scandalizzo, non sono –più- così romantico. Dico anzi che Moratti dovrebbe parlar chiaro ai tifosi: non spargiamo nell’aere cagate del tipo “il rosso è parte dello stemma di Milano e la maglia vuole omaggiare la nostra città”. Dica la verità: cari tifosi, c’è un cinese che ci potrebbe dare tanti soldi per fare lo stadio nuovo: tra gli accordi con lui, o anche solo come gesto di riconoscenza, la seconda maglia sarà rossa come omaggio alla Cina e al suo potenziale mercato plurimilionario. Credo che in Cina e nel mercato asiatico in generale ne venderanno a strafottere, in Italia ben poche, anche se le vendite dei primi giorni paiono dire il contrario.

La sostanza è: volete il Messi del 2020? Accattatevi ‘sta maglia e non rompete i coglioni.

E’  COMPLOTTO

Solo per tranquillizzare i miei dottori: non sono guarito e continuo a soffrire di sindrome di accerchiamento e cospirazione ai danni dell’Inter. Palese è stata la reazione delle prostitute intellettuali dopo la scoppola presa dall’Italia in finale contro la Spagna: colpa dell’Inter, in buona sostanza (for further details:  http://www.facebook.com/photo.php?fbid=467864509893428&set=a.304492886230592.86394.304489272897620&type=1&theater). Evidente è l’appecoronamento dei media di fronte alle deliranti dichiarazioni dell’Agnellino che dice di “non riconoscersi nella matematica della FIGC”, pur avendo una ventina di sentenze a sbugiardarlo e senza che l’ultimo scudetto gli consigli la prudenza o forse solo il buon senso di tacere e guardare avanti. In tutto questo, le tre stelle giganteggiano fuori dalla sede e dal loro stadio, senza che nessuna istituzione si pronunci anche solo sull’opportunità di sbandierare dei falsi storici in maniera così impunita.

Dall’altra parte, i cugini sbagliati non stanno certo a guardare.

Ho sinceramente sperato che il Boca Juniors vincesse la Libertadores per vedere che cazzo avrebbero scritto quei pagliacci sulla loro maglia: Zio Fester ineffabile aveva detto che nel caso avrebbero cambiato la scritta in “Club europeo più titolato in Europa”, come se fosse normalissimo e assodato poter scrivere il cazzo che si vuole sulle maglie e senza che a nessuno sia scappato da ridere. Tristèssa…

Guarda caso, quando giocano in Europa questa manfrina non la possono fare, a conferma del fatto che il nostro campionato è sempre meno prestigioso e sempre più stantìo.

In pieno stile Milanello Bianco poi  il teatrino di Thiago Silva che rimane “perché noi i nostri campioni non li vendiamo” per poi vederlo andar via a braccetto con Zlatanasso per una paccata di milioni. Questo perché loro sono una grande famiglia e ai loro ragazzi ci tengono. Ripeto per l’ennesima volta: ogni club ha il sacrosanto diritto di comprare e vendere i giocatori come meglio crede, ma poniamo un limite alle stronzate: perché pensare che i propri tifosi siano così coglioni da credere alle favole? Purtroppo la manfrina va avanti da decenni and that’s nothing new, anche se stavolta il tifoso milanista avrebbe ottimi motivi per sentirsi davvero turlupinato: ma come, prima mi fai rinnovare l’abbonamento e me la fai vedere, e poi non me la dai?? Timidi segnali di ribellione arrivano dal popolo di tifosi più aziendalista del mondo, l’unico capace di vantarsi degli 80 mila in B con la Cavese e quindi reo-confesso di assenza totale di coscienza critica. Una ventilata minaccia di class action è bastata affinchè il Geometra dicesse che il Milan è disposto a risarcire quanti finora hanno sottoscritto l’abbonamento. Andrà a finire che, a parti poche teste pensanti, il grosso dei tifosi abbaierà e nient’altro, chè alla fine questa dirigenza ci ha portato in cima al mondo…

Altra cosa da sottolineare è il tono tenuto dai giornali nei giorni della cessione di Ibra e Silva in Francia: la Gazza di quei giorni recitava testualmente: “Venduti! E Adesso…” e dal tono sembrava che l’affare l’avesse fatto il Milan a sbarazzarsi di due bidoni che finalmente potevano essere sostituiti con Tevez e Rolando. Cioè, come far passare una brutta notizia per un’ottima opportunità di ricostruire e ripartire di slancio verso nuove meravigliose avventure.  In più l’ultima chicca: dopo aver attentamente conservato l’età di Ibra a 30 anni (ne farà 31 a inizio ottobre) quel giorno –guarda caso proprio il giorno dell’addio- Ibra diventava “ormai 31enne” e deciso a chiudere la carriera nel giro di pochi anni. Troie.

IL (FU) CAMPIONATO PIU’ BELLO DEL MONDO

Svestendo per un attimo i panni del tifoso che ancora si sbellica per il mercato dei cugini, non posso non notare come l’addio di Ibra e Thiago Silva chiuda definitivamente un’epoca durata quasi trent’anni, nei quali la Serie A era l’approdo ultimo di qualsiasi calciatore in cerca di una consacrazione internazionale. Dopo essere stati superati in questo senso da Spagna e Inghilterra nel corso degli anni 2000, ormai anche Germania e Francia sono in corsia di sorpasso. I due rossoneri rappresenta(va)no di gran lunga i migliori interpreti del campionato nei rispettivi ruoli, e vederli partire è una –spassosissima- sconfitta per il calcio italiano. Personalmente, allo stato attuale credo che l’unico giocatore ancora definibile fuoriclasse sia Sneijder, ma queste sono considerazioni personali e da tifoso. Mettiamola così: che la Juve abbia meritatamente vinto l’ultimo campionato e che si presenti ulteriormente rafforzata per il prossimo, senza avere in squadra grandi campioni (Buffon e Pirlo sono a fine carriera), è la dimostrazione empirica di quanto vado dicendo. La Juve è una squadra solida, forte, ma la vedo molto lontana dai fantastici 6 (Real Barça ManUtd ManCity Chelsea Bayer). Riusciranno i nostri eroi (Istituzioni & Presidenti) a risollevarsi e tornare all’antica gloria?

No.

Le ormai periodiche analisi di Deloitte & co., riprese dai nostri giornali, dipingono un quadro già cristallizzato, per non dire incancrenito: la Serie A sopravvive solo grazie ai diritti TV, cioè dall’entrata che meno di tutte stimola i club a migliorare “l’esperienza” del match allo stadio e lo spirito di appartenenza al club (leggasi merchandising). Qui o si copia pari pari dalla Germania, la migliore in Europa a suddividere le proprie entrate tra TV, stadio e magliette, o i volatili saranno ancor più per diabetici.

GOL NON GOL

Infine, quel farabutto di Blatter per una volta ha l’idea giusta e promuove l’idea delle telecamere sulla linea di porta per porre fine ai dubbi su palloni ballonzolanti a cavallo della stessa. La cosa, pur essendo molto più fumosa di quel che sembra e sebbene proveniente da un losco figuro, mi trova d’accordo, ed il fatto che Platini non se sia felice non ha che rafforzare la mia convinzione. Non capisco perché, laddove si può diminuire l’incertezza e togliere qualsiasi responsabilità e discrezionalità agli arbitri, rendendo quindi il gioco più bello e  senz’altro più corretto, ci si appelli al fascino dell’errore arbitrale, all’alea e all’imprevisto che sono un po’ il sale del calcio. Ma manco peggnente! Riduciamo al minimo il margine entro cui l’arbitro può agire “da solo”, togliamogli quanto più potere possibile, non lasciamogli la possibilità di essere corrotto. E ancora, bocciamo la manfrina degli arbitri di porta che, aldilà delle cagate dette da Platini NON hanno fatto bene all’Europeo, cannando proprio la valutazione sotto gli occhi di tutti (gol dell’Ucraina non dato causa salvataggio di Terry già oltre la linea).

Avere 6 arbitri in campo che non risolvono il problema è la classica soluzione da ottusa difesa corporativa. C’è la tecnologia? Usiamola Cristo! Io personalmente sarei solo contento di sapere in 5 secondi se la palla è entrata o no.

E per quel che mi riguarda, lo sarei altrettanto se le squadre avessero un paio di “jolly” da giocarsi nella partita per capire se un certo contatto è rigore o no. Sarei addirittura estasiato dall’introduzione del tempo effettivo, che farebbe sparire all’istante la decina di attacchi apoplettici e con risurrezione incorporata visibili durante ogni partita che Dio manda in terra.

Davvero non sopporto la visione sentimentalista del “si stava meglio quando si stava peggio”, ancor di meno se propugnata da chi –lo scrivente rancoroso dall’elefantiaca memoria non lo dimentica- ha festeggiato una Coppa Campioni tra i morti e grazie a un rigore fischiato per un fallo fuori area.