COSA CI ASPETTAVAMO

INTER-CARPI 1-1

Un tifoso normale -per quanto un tifoso possa essere definito normale- vede nella sua squadra una sorta di guida, di faro nella notte, di atollo di salvataggio cui aggrapparsi nel periglioso mare della vita.

E’ vero, è una visione dell’esistenza un po’ triste  quella che delega a 11 giovanotti in braghe corte la felicità e la realizzazione di una persona.

Gente brava a scrivere su questo concetto ci ha scritto un libro di discreto successo, poi diventato un film di cassetta, arrivando a chiedersi retoricamente se “la vita è una merda perchè l’Arsenal fa schifo o viceversa“.

Nel dubbio, noi interisti non corriamo nemmeno questo rischio, chè lo sappiamo di essere diversi da tutti gli altri. I nostri non sono eroi in braghette, bensì malati mentali ormai irrecuperabili, ai quali tuttavia non riusciamo a non voler bene.

Forse riconosciamo in loro i nostri stessi deficit cerebrali, e il cerchio si chiude…

Vedere il portiere avversario (ovviamente cresciuto nel nostro settore giovanile) fare due parate in due secondi come il miglior Handanovic, assistere attoniti al nostro centravanti che entra in area di rigore palla al piede e non trova nemmeno il modo di tirare in porta, prendere atto del fatto che la superiorità numerica non dà alcun vantaggio ai nostri uomini… Tutte queste sono spie fin troppo evidenti che il cetriolo è in agguato.

E quando gira, sappiamo purtroppo dove va a finire

Quando poi, come già detto più o meno in diretta su un popolare social network, entra uno che si chiama Kevin Lasagna e non ha mai segnato in Serie A, cosa cazzo volete che succeda?

Pigliamo gol al 93′ in contropiede con l’uomo in più.

Nemmeno Zeman che si fa di acido a dosi equine…

Pagherò un’ideale multa di centolicchielire per ogni volta in cui ho ribadito l’importanza di avere giocatori intelligenti in campo. Possiamo discutere sull’opportunità del Mancio di fare i nomi dei colpevoli di questo pareggio, puntando il dito su Icardi e su Ljajic che in pieno recupero non cerca la bandierina ma punta l’area avversaria perdendo palla: nessuno però ha dubbi sul fatto che abbia detto la sacrosanta verità.

Ma minchia ragazzi…

Fingendo un’analisi della partita, il Mister decide di far riposare il diffidato Miranda affiancando Juan Jesus a Murillo. L’idea è rischiosa -e facendo i faciloni risulta fatale, essendo JJ a non chiudere sul goleador farinaceo- ma di principio condivisibile, ritenendo (a torto?) l’attacco carpigiano meno pericoloso di quello dei cugini rossoneri.

Ad ogni buon conto, il 25 brasiliano -uno dei pochi intelligenti, per ricollegarmi al ragionamento di cui sopra- entra comunque nella ripresa, a comporre un terzetto di centrali e mostrarci una mezz’ora di 3-5-2 di Mazzarriana memoria (ma non diciamolo a nessuno…).

Sui lati, Telles nel primo tempo è discreto sulla sinistra, con Perisic a farsi tutta la fascia nella ripresa con analogo rendimento, mentre sulla destra Montoya e Nagatiello fanno a gara a farsi rimpiangere l’un l’altro. Una sciagura di insicurezza il primo, tante volte libero di scendere avido di gloria e quasi mai all’altezza della situazione, confusionario e ingenuo ai massimi livelli il giapponese, specie per come abbocca alla finta di Di Gaudio nella fatale ripartenza che porta al pari.

Melo rientra senza troppi errori -in questo caso la diffida e rischio squalifica funziona, limitando gli interventi a pen di segugio- mentre Brozovic è troppo intermittente nelle sue giocate.

Davanti, Palacio ha la fortuna di segnare sostanzialmente a porta vuota, ma a parte questo fa vedere ai vari Ljajic, Icardi e Jovetic come si deve muovere un attaccante moderno.

Maurito si piglia una giornata di ferie, dato che -come detto- non tira nemmeno quando è davanti al portiere, mentre Ljajic (e Jovetic per i pochi minuti giocati) sono un monumento all’incostanza e la mancanza di grinta.

E’ evidente che avremmo potuto portarla a casa facendo solo un poco più di attenzione nei minuti finali. E’ però altrettanto palese che il problema vada oltre l’infilata presa in pieno recupero, e si spinga alle ultime 5 partite, nelle quali, indipendentemente dal risultato, abbiamo perso quella feroce concentrazione e quella -conseguente- impenetrabilità difensiva che ci avevano portato in testa alla classifica.

ANALIZZATE CRITICAMENTE… 

Eh sì, perchè nessuno si è mai sognato di paragonare il nostro organico a quello di Juve, Napoli e pure Roma. Se giochiamo a figu e confrontiamo le rose a disposizione, la nostra -il nostro centrocampo in particolare- soccombe al confronto con le altre.

Detto ciò, abbiamo dato prova della possibilità di giocarcela alla pari, a patto di compensare il gap di classe con un surplus di testosterone e fosforo.

Hai detto niente, mi direte… e vi do pure ragione.

Fatto sta che per un quadrimestre (non per due partite) ci siamo fatti bastare l’efficienza toyotista del nostro attacco e la serratura a quadrupla mandata della nostra difesa, inframmezzati dalla splendida ignoranza di Medel & Co.

Come detto svariate volte, e come alfine notato anche da Zio, Vialli, Boban e gli altri del Club, l’Inter non ha mai cercato un regista, nè tantomeno lo cerca adesso. Segno che quella del Mancio è una precisa scelta -condivisibile o meno: lui vuole arrivare in porta in altro modo (quale? non chiedetelo a me…).

Quel che vuole sono palle quadre in difesa e genio (nella letterale accezione amicimiei del termine) in attacco. Il che vuol dire fare velocemente le cose semplici e funzionali per andare in porta: una roba tipo Lasagna, per dire…

E’ chiaro che se togli le due succitate virtù (difesa bunker + attacco killer), ti rimangono le quaranta (quaranta!) palle perse ad ogni partita e causate da fondamentali migliorabili e staticità in campo, le rimesse laterali regalate agli avversari -nei secoli fedeli, verrebbe da dire…- e quella sostanziale sensazione di “caghiamocisotto” ogniqualvolta il nostro avversario azzecca tre passaggi in verticale.

Ribadisco: l’ultima cosa da fare in questo momento è criticare Mancini, visto che è lo stesso allenatore che veniva osannato da noi interisti fino a Natale. Fa bene a incazzarsi, anche coi singoli secondo me, fa bene a provocare dicendo che certi gol li avrebbe segnati anche a 50 anni (purtroppo non ho dubbi a riguardo…), fa bene a esigere una reazione che per prima cosa deve essere di uomini e solo poi dei calciatori.

Al solito, tempo per riflettere non ce n’è, visto che nella prossima settimana affronteremo Juve e Milan. I verdetti non tarderanno ad arrivare.

LE ALTRE

La Juve infila l’undicesima vittoria di fila, battendo 1-0 la Roma e facendo vedere cosa voglia dire il concetto di consapevolezza dei propri mezzi applicata al calcio: non fa una gran partita, ma trasmette -prima di tutto a se stessa-la sensazione che prima o poi la butterà dentro. Dybala fa un gran gol, e fatto quello la Roma non va nemmeno vicina a rischiare di pareggiare.

Se non li odiassi così tanto arriverei quasi a battergli le mani: poi l’inquadratura si sposta sulla tribuna e posso lasciarmi andare ai più che salutari insulti agli interessati e ai congiunti più o meno prossimi.

Il Napoli dal canto suo marcia altrettanto bene, vincendo in casa Samp e mantenendo la testa solitaria della classifica, con Higuain a timbrare il 21° centro in altrettante partite e i compagni di attacco a fare da degna spalla.

I cugini fanno due gol in perfetto stile-Milan (leggasi uno in leggero fuorigioco e l’altro dopo rimpallo de fazza che diventa assist più che involontario, ma loro propongono giUoco) ma si fanno rimontare entrambe le volte da un voglioso Empoli.

La Viola non ha problemi a regolare il Toro e ci affianca al terzo posto.

E’ COMPLOTTO

Non vi ammorberò sull’improvvida uscita di Sarri post Coppa Italia, nè sul can can che ne è seguito. Dico solo che, da esegeta della parolaccia, ho applaudito Vialli ieri sera che, tagliando la testa al toro, commentava l’altrettanto nefasta uscita di De Rossi in direzione Mandzukic (“stai muto zingaro di merda“), chiedendosi retoricamente “ma non ci sono più i begli insulti di una volta? Stronzo, ad esempio…“.

Il manifesto programmatico potrebbe essere:

Più madri e sorelle, meno razze e preferenze sessuali.

Per il resto non c’è granchè da segnalare, se non che alle giuste reprimende agli interisti (capaci di perdere 4 punti nei minuti di recupero delle ultime 3 esibizioni in casa) si aggiunge il solito saccente richiamo alla mancanza di italianità dei nerazzurri.

Che cazzo c’entra? se li avessero segnati un inglese un francese e un tedesco la barzelletta avrebbe fatto meno ridere?

Ho la decenza di non lamentarmi per il rigore non fischiato su Icardi nel primo tempo, ennesima dimostrazione dell’assoluta inutilità degli assistenti di porta. Per essere bipartisan faccio presente che analoga figura da cioccolataio la fa l’assistente di linea di Empoli-Milan, che non segnala il truffaldino “mani” di Mario Rui su cross del milanista.

Ma, come si dice, è il bello del calcio.

WEST HAM

Diciamo la verità: rischiamo seriamente di vincerla col City, dopo averli già purgati all’andata a casa loro. A Valencia risponde due volte il Kun Aguero, prima che Kouyaté all’ultimo secondo non centri la traversa con quel che sembra il colpo di testa risolutivo.

Fortune’s always hiding…

int car 2015 2016

Almeno s’è sbloccato Palacio (va beh se poi penso a quello che si è mangiato nella ripresa…)

Un pensiero su “COSA CI ASPETTAVAMO

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