BOLOGNA-INTER 0-3
Ok, già meglio…
Dopo un’ora nella quale tutti gli incubi sportivi associati alla partita sembravano prendere forma, l’ultima mezz’ora ci regala gol, inchini e sorrisi in quantità. Ma, come si dice in questi casi, andiamo con ordine.
Iniziamo con un’istantanea di vita domestica. A pranzo, rovesciamo un bel po’ di sale sul tavolo, tra le madonne degli adulti e la sorpresa del rampollo di casa: “Ma è vero che porta sfortuna?”.
La risposta dei genitori, illuminati e illuministi, non può che essere una sola: “No, sono tutte superstizioni, figlie di un tempo lontano in cui la gente non sapeva un cacchio e andava dietro a queste cagate. Figurati adesso se visto che si è rovesciato il sale deve succedere qualche sfiga…”.
Ineccepibile.
Qualche ora dopo mi piazzo sul divano, tele accesa, e vedo la prima parte dei miei incubi calcistici prendere forma: Icardi e Martinez out per un risentimento muscolare. Vrsaljko, uscito malconcio domenica scorsa e dato per pienamente recuperato, siede invece in panchina, ennesima conferma dell’attendibilità dei nostri bollettini medici.
Insomma: cagatelle che mettono in discussione le mie certezze granitiche… Vuoi vedere che è davvero colpa del sale?
Poi inizia il match e -come detto- per un’ora buona assistiamo a un balbettìo di passaggi a quattro all’ora, incapaci di qualsiasi pensiero superiore a “la do a te che sei qui vicino”.
Perisic manca un gol dovuto unicamente all’impresentabilità del loro portiere (deve aver preso ripetizioni da Handanovic nelle uscite), Keita tenta il colpo al volo ruzzolando per le terre, e Samirone invece piazza la paratona sull’unico tiro in porta del Bologna nei 90’.
A parte il caso Gagliardini: piedi fucilati come non mai, lentezza esasperante, mi chiedo cosa abbiamo fatto per dovercelo sorbire al posto di Vecino.
”Ma almeno è italiano”: se l’avete anche solo pensato siete caldamente invitati a cambiare blog.
Nell’intervallo Spalletti pensa bene di lasciar le cose come sono, chè la perfezione non è migliorabile. La sola speranza di spariglio, in questa lenta mediocrità, sarebbe la sana ignoranza del Ninja, che invece piglia palla e cerca di fare la guerra da solo contro tutti, con l’aggravante di una condizione fisica ancora perfettibile. Da ciò conseguono manciate di palle perse e il carniere dei sacramenti già esaurito al 10’ della ripresa.
Lucianino però ha fiducia, e noi con lui, se non altro per mancanza di alternative.
Il Bologna non è più così ermetico nelle chiusure e alla fine l’azione giusta arriva: Politano pesca bene con l’esterno proprio il Ninja, stop e tiro di destro e palla in buca. Il tutto tre minuti dopo il mio vaticinio:
“Dài Spalletti cambia ‘sto tabbozzo tatuato che non sta più in piedi”
Da lì in poi si aprono le acque del Mar Rosso: Candreva entra e poco dopo conclude in gol una splendida azione che vede Perisic metter palla lunga, pronta per il piattone sapiente dell’87 romano.
Contento per lui (non segnava da una vita) e concorde con la riflessione di Condò nel dopo partita: paradossalmente, Candreva può essere più utile e segnare di più -di meno era impossibile, poveraccio- non partendo titolare fisso ad ogni partita. Ne giocherà di meno, ma magari giocherà minuti a lui più adatti, senza dover essere necessariamente l’ago della bilancia e il fornitore ufficiale di assist, tiri, corse a ripiegare, etc.
Alla festa si iscrive infine anche Perisic, che dribbla tutti e piazza palla in rete dopo deviazione tanto disperata quanto inutile del difensore.
Siamo l’Inter, quindi il tre a zero finale non deve ingannare nessuno. Non corriamo questo rischio, consci della simpatia di cui godono i nostri presso la stampa italica, ma l’importante è che la sosta permetta a Spalletti di far ripassare le lezioni spiegate finora e mettere benzina nei muscoli dei nostri.
Abbiamo riportato a livelli di pura sufficienza il nostro inizio di campionato, da metà settembre si fa sul serio.
LE ALTRE
La Juve continua a vincere anche senza i gol di Cristiano, che anzi apprendo aver collezionato le prime insufficienze in pagella. Benvenuto in Serie A, caro re dei metrosexual… Sei fortissimo e di gol ne farai tanti. Scordati però i 40 bomboloni facili a stagione che hai fatto in Spagna. Che il nostro non sia più il campionato più bello del mondo è una triste realtà da ormai dieci anni, ma che questa sia l’università per ogni attaccante è ancora oggi una verità inconfutabile.
Il Milan, tocca dirlo, gioca bene e merita la vittoria, aldilà della endemica botta di culo che gli permette di segnare il 2-1 a 30 secondi dal fischio finale. Non trovandomi a mio agio a cantare le lodi dei cugini, giro la frittata e commento la partita della Roma, che ho trovato di una pochezza imbarazzante. Di Francesco mi pare l’ennesimo falso modesto, immeritatamente celebrato dalla stampa come nuovo messìa perchè cerca il giUoco. Mecojoni. Vero è che ogni anno la Roma vende un paio di pezzi pregiati, e non adeguatamente sostituiti, però est modus in rebus…
In attesa del Napoli, che zitto zitto il suo lavoro lo sta facendo, rimiro la classifica e penso che l’obietivo realistico è quello di far meglio dell’anno scorso: terzi, se va di culo secondi. A meno di auspicabilissimi cataclismi dalle parti di Torino, non primi.
E’ COMPLOTTO
Parto da una cagata per intenditori (per intenditori intendo malati mentali come me, prevenuti a prescindere e capaci di vedere la malafede anche nel più piccolo dei dettagli… Mi dispiace per gli altri): Icardi come detto non gioca, e alla fine non va nemmeno in panca, sedendosi in tribuna di fianco a Zanetti.
Curioso che, con l’Inter che cincischia, venga inquadrato nel momento esatto in cui tira fuori il cellulare (cosa che ormai tutti facciamo quasi come riflesso condizionato): seguo la partita con la cronaca di Scarpini, e quindi il mio è un puro processo alle intenzioni, ma non mi stupirei se il Compagnoni di turno avesse chiosato sardonico “E intanto Icardi manda messaggi”. Siete piccoli e prevedibili.
Altra istantanea dalla tribuna, stavolta di San Siro venerdì sera, dove si vedono Leonardo, Maldini e Kakà in versione “stagista”. Tutti a gioire per il ritorno dell’Evangelico, forse perchè lui appartiene a Gesù e quindi irradia luce dal suo sorriso inespressivo. Che poi nessuno sappia cosa debba fare è irrilevante, l’importante è che sia lì…
Un po’ come quando Zanetti è diventato vicepresidente no?
No, lì c’era su il disco del “Ma cosa vuol dire? Mica perchè è stato un giocatore dev’essere per forza un bravo dirigente, cosa va a fare, il tagliatore di nastri?”.
Ma il ritratto di famiglia non si ferma a loro tre (per inciso, i primi due come forse sapete li stimo a prescindere dal colore della maglia). Due file sotto faceva bella mostra di sè il Geometra Galliani in cravatta gialla e il figlio di Lippi (forse in maglione giallo per fare pendant…): ennesima dimostrazione della vicinanza tra i due mondi diversamente strisciati, che a parole si dichiarano fieri rivali, e che invece da lustri fanno tramini e tramelli insieme.
Ho avuto modo di discutere su Facebook con un tizio che accusava Moratti di tutti i peccati del mondo, vedendo nel Sig. Massimo la rappresentazione vivente dei mali italiani, in cui il paperone di turno spende e spande senza un progetto serio e senza collaboratori esperti, e che proprio per questo non aveva vinto un cacchio.
Gli ho fatto presente che, a parte non essere d’accordo sul “non aver vinto un cacchio”, quel modo di gestire la Società è stato esecrando (il tutto nasceva dalle recenti dichiarazioni di Adriano, già note a tutti da anni ma ricicciate in mancanza d’altro), ma che parte consistente di quel modus operandi stava nel mazzo truccato con cui si giocavano quei Campionati.
Della serie: ho i soldi, non vinco, ne spendo di più e spero di poter vincere.
Dozzinale come visione? Forse, però i soldi erano i suoi. Iniziamo a vincere il campionato del ‘98 e quello del 2002 e poi ne riparliamo…
Il tizio sosteneva che il mazzo era truccato anche per il Milan, che però in quegli anni qualcosa aveva vinto. Potete ridere, io l’ho fatto sguaiatamente.
Una volta ricompostomi, ho risposto nuovamente finchè non ha tirato in ballo “le telefonate di Facchetti”, al che ho scritto di non volermi abbassare al suo livello e l’ho garbatamente salutato.
WEST HAM
Male come peggio non potrebbe andare. 4 partite, 4 sconfitte. Ultimissimi in classifica e crisi nera, nonostante un mercato di tutto rispetto.
Ma, come sappiamo, fortune’s always hiding…

Me voilà