…ed essendo interista, the livin’ ain’t easy!
Dopo settimane di assedio mediatico con pletore di pennivendoli pronti a rivelare le cifre dell’affitto della villa sul Vomero già bloccata da Wanda Nara per il marito, ci facciamo del male da soli decidendo di fare esplodere tutto l’ego del nostro (ex) allenatore, del resto non nuovo a sceneggiate simili.
IL MISTER MESTRUATO E QUELLO APPENA ARRIVATO
Non sprecherò la vostra preziosa attenzione inoltrandomi in una contorta analisi che possa farci capire di chi sia la colpa. Dico solo che non doveva finire così, e che se il Mancio è un primadonna abituato da sempre a fare come gli pare (prima in campo, poi in panca), dall’altra parte Fozza Inda non può permettersi di dirgli “tu stai buono lì e allena e basta” senza che la frase abbia un seguito del tipo “…che a tutto il resto ci pensa Peppino che ho appena comprato ed è notoriamente in miglior Dirigente del calcio mondiale”.
Non essendoci per l’appunto Peppini alle viste, la situazione è rapidamente precipitata e ci siamo ritrovati con una squadra quasi già fatta ed un allenatore nuovo di zecca totalmente a digiuno di calcio italiano e relative dinamiche.
Tanto per non fare l’imparziale commentatore che non sono, non ho problemi a dire che parto prevenuto con De Boer, essenzialmente per tre motivi:
- Arriva come detto a due settimane dall’inizio del campionato e, per quanto possa essere bravo, avrà sempre l’alibi del “sono arrivato a cose fatte, non è la squadra che avrei costruito io”. Giustificazioni più che logiche, sia chiaro, ma qui siamo in ritardo pluriennale nella tabella di marcia “tornare al calcio che conta e quindi in Cempions chè i soldi veri si fanno lì” ed un cambio del genere in panca mi sa tanto di antipasto dell’ennesimo anno di transizione e interessanti progetti per il futuro;
- E’ olandese e a me, tranne rarissime eccezioni (Wesley vendemmia 2009-2010), gli olandesi nel calcio mi son sempre stati sui maroni. Splendido calcio che sostanzialmente non ha mai vinto un cazzo, quel complesso di superiorità che nemmeno noi inglesi (che almeno questo sport l’abbiamo inventato), Ajax-Cruijff-Van Basten come one best way per risolvere ogni problema del mondo. Cordialmente: mandateaccagare!
- Per ora ce lo vendono come olandese-non-oltranzista che mi pare un po’ una contraddizione in termini ma che sarò molto più che felice di abbracciare come verità inappellabile. Io temo che sia l’ennesima rincorsa all’allenatore “che fa giocare bene la propria squadra” (ditemi un solo allenaotre che dica “io voglio che la mia squadra giochi alla cazzimperio”) e che ciclicamente torna a schiantarsi contro la nostra secolare storia di squadra tosta, efficace e da corsa. Orrico, Benitez, Gasperini… devo andare avanti?
Poiché –come ammesso poco prima- si parla di pregiudizi, sono tanto onesto nel dichiararli ex ante quanto disposto a fare mea culpa una volta sbugiardato dai fatti.
Ma per ora a Franchino De Boer un vaffanculo di benvenuto non glielo leva nessuno.
L’ILLUMINATA DIRIGENZA
Fatto l’educato preambolo in punta di penna sul neo-arrivato Mister, mi tocca soffermarmi sull’illuminata dirigenza che si è fin qui distinta per tre mosse non immediatamente comprensibili:
- Firmo-l’ammazzo-e-torno: la trattativa tra Thohir e Fozzainda in effetti è stato un inno al pragmatismo e alla velocità (splendido, stridente e stranamente ignorato il confronto impietoso con la speculare trattativa dei cugini, che dopo 18 mesi hanno finalmente “già” firmato il preliminare). Altrettanto veloce però è stato il rientro in patria di tutti i cinesi firmatari, con conseguente e comprensibile perplessità da parte di tutti i tesserati che –mi immagino- avranno pensato “si va beh ma adesso qui chi comanda? A chi chiedo? A chi rispondo?”. Di fatto,il Presidente in carica, socio attuale di minoranza e assai vicino al passaggio totale di quote, continua ad essere il Managing Director senza avere le competenze calcistiche per poterlo fare. Grave errore, sia di immagine (arrivi e, se vai via subito, devi dire “ecco la persona che in nome e per conto di Suning gestirà la squadra in questi mesi”) che di concetto (di Thohir al contrario di molti ho una buona opinione, ma credo che anche l’orso Nerello che campeggia nell’immagine di copertina ne sappia più di lui di calcio…);
- Conseguenza del punto precedente, non si è preso l’Italo Allodi della situazione
(nota: sono stato 5 minuti di orologio a cercare un nome più recente da usare, per non dovermi riferire in termini positivi a delinquenti e gentaglia quali Moggi, Galliani, Marotta etc. La tristezza è che non mi è venuto in mente nessuno. Ora asciugo le lacrime e mi rimetto a scrivere).
Sniff Sniff…
- Conseguenza del punto precedente: si è deciso –spero solo per il momento- di affidare di fatto la campagna acquisti ad un potente procuratore del calcio mondiale (Kia Jooracomecazzosichiama) con tutti gli enormi rischi del caso.
L’ultimo rischio del caso è legato al probabile arrivo di Joao Mario, che verosimilmente prelude ad una contestuale cessione di Brozovic. Chi ci guadagna di certo in tutta questa storia è proprio il procuratore, che lucra la sua bella commissione sul trasferimento. Faccio notare che il procuratore è lo stesso che non è riuscito a convincere lo Sporting a cedere il ragazzo al Suning venti giorni fa, cosa che a livello di FPF avrebbe fatto molto comodo all’Inter. Insomma, ci sono pochi dubbi ma cerchiamo di fugare anche quelli: questo tizio fa i suoi interessi, non quelli dell’Inter. Va da sé che sia rischioso mettersi nelle mani di professionisti di questo settore. Ero stato contentissimo dell’addio di Balotelli nel 2010, non tanto per le qualità del giocatore, quanto perché avere un procuratore come il suo (Raiola, ma in questo caso loro due, come del resto Doyen e Mendes sono la stessa cosa) vuol dire passare ogni finestra di mercato con il rischio (per non dire certezza) di dover o aumentare l’ingaggio, o allungare il contratto o vedere il tuo campione che fa le valigie.
Per dirne una: ragionando da tifoso “de testa” e non “de panza” arrivo a comprendere la manfrina di Wanda e Maurito dell’ultimo mese, specie se –come sembra- in sede di ultimo rinnovo qualcuno della dirigenza si era fatto scappare la mezza promessa di un ulteriore aumento di stipendio non appena le condizioni l’avessero permesso.
Dimentichiamoci degli Zanetti del caso, che dicono al proprio Presidente “firmo in bianco, metta lei cifra e durata”: quelli sono l’eccezione alla regola. Qui parliamo di professionisti legati al soldo, e non è nemmeno un reato essere così.
La coppia argentina ha agito come avrebbe fatto la quasi totalità dei professionisti: valutando le offerte.
Il Napoli è arrivato a offrire 6 mln all’anno? Con questa offerta Icardi si presenterà da Fozzainda dicendo più o meno “l’ultima volta gli ho detto di no, arrivi almeno a 5 all’anno o richiamo il mio amico Aurelio e dopo Capodanno vado da lui?”.
E Fozzainda dirà va bene. Niente di trascendentale, Icardi ha annusato che il vento cambiava e ci si è fiondato, tanto più che l’impressione avuta da tutti è che la logica di Suning sia più aggressiva di quella di Thohir.
O meglio: Thohir si è dovuto legare le mani con l’accordo firmato con la UEFA (deficit masimo di -30 a Giugno 2016 –rispettato in culo a tutti i gufi- e break even a giugno 2017, ancora una volta raggiungibile solo con l’ingresso in Champions). L’impressione è che Suning, completata l’acquisizione del restante 30% ancora indonesiano, andrà dalla UEFA e tenterà una rinegoziazione cercando di strappare un altro anno di tempo per raggiungere il pareggio di bilancio, presentando un Business Plan con fuochi pirotecnici e ricavi in crescita quasi verticale.
Che poi quelli ci caschino è tutto un altro discorso…
LA SQUADRA
Quella paradossalmente c’è o quasi. Al netto del possibile avvicendamento Joao Mario/Brozovic, l’undici di partenza appare migliorato a centrocampo con Banega e in attacco con Candreva, resta solido nella triade portiere+centrali, scommette su due nuovi terzini (Erkin+Ansaldi) che difficilmente potranno far peggio dei predecessori e mantiene i pochi quasi-campioni in rosa (Icardi-Perisic, Kondogbia sulla fiducia).
Che poi sia 4-2-3-1 o 4-3-3 in questo momento cambia poco, chè i probabili problemi di ambientamento del nuovo mister non dipenderanno certo dal modulo utilizzato.
Da parte mia aggiungo solo la perplessità circa l’addio di Brozovic per Joao Mario. Il portoghese l’ho visto giocare troppo poco per farmene un’idea precisa: posso dire che il ruolo non è molto diverso da quello di Ajeje (il classico centrocampista un po’ interno di qualità, ma non regista –e quando mai…-, un po’ punta esterna, senz’altro più classe che muscoli). Di qui la mia domanda (non retorica): è il caso di mollare una buona promessa, parzialmente già mantenuta, come Brozo e spendere 40 bomboloni per questo qua? Non è che ci mettiamo un altro anno e mezzo per dire “è bravo, in un altro centrocampo potrebbe andare benissimo…” mentre con Brozo questo rodaggio l’abbiamo già fatto?
Ho già detto chi sia il solo a guadagnarci da questa operazione di mercato, e onestà impone di dire che pure restando così non navigheremmo in acque tranquille (Brozo si è di recente legato a Doyen).
Ad ogni modo, e auto-gufando un pochino: se gli anni scorsi l’obiettivo zona Champions passava necessariamente dal mezzo miracolo di mettere alle nostre spalle tre su quattro tra Viola, Milan, Napoli e Roma, quest’anno vedo la nostra rosa rafforzata e Roma e Napoli (ad oggi) indebolite. Di Viola e Milan non parlo per carità cristiana.
Sarà sufficiente per essere la prima avversaria della Juve, così come tutta la stampa ci dipinge? (sempre carini a non mettere pressione, vero?)
LA MAGLIA
Partiamo dall’unico dato certo: quella dell’anno scorso era meglio.
Detto questo, davanti non è male, dietro tra nome, numero e secondo sponsor giallo sembriamo un po’ quelli fermi in autostrada col giubbotto catarifrangente. Ora, io di moda e stile non ci capisco niente, ma era così difficile sostituire il giallo stabilo boss con quel colore simil dorato dello stemma che c’è sul petto?
Misteri della fede…
La seconda non ha grosse pretese di stupire il mondo e infatti come seconda maglia è perfetta.
La terza (se è vera -nutro ancora la speranza di una bufala) è una vomitata di gatto che presenta inquietanti similitudini con una delle peggiori maglie dell’Inter straight from the 90s . Provare per credere:
E’ COMPLOTTO
Facendomi un autogol da solo, invito tutti a iniziare a leggere ilmalpensante.com
Qui e qui due pezzi che andrebbero mandati a memoria e che spiegano perfettamente quanto i media possano giocare a favore o contro una squadra.
Una volta letti non resta molto da aggiungere, se non che la telenovela di Icardi è stata davvero seguita con un tifo che francamente non ricordo per altre operazioni di mercato, quasi come se il Napoli dovesse a tutti i costi sostituire Higuain solo e soltanto con il Capitano interista.
Che poi De Laurentiis, che lamenta una carenza di deontologia professionale nella Juve, (ti piace vincere facile…) tratti per settimane con un giocatore tesserato da un’altra squadra, con la squadra in questione che dichiara a più riprese l’assoluta incedibilità del tesserato stesso, è ovviamente un’anomalia che solo io e pochi altri abbiamo notato…
L’ultima di una infinita (vi assicuro, infinita) serie di piccoli dispetti e critiche gratuite all’Inter l’ho vista sulla Gazzetta di oggi, a margine della presentazione di Banega.
A parte la simpatia con cui lo definiscono inequivocabilmente trequartista, col giocatore che di contro dice di aver giocato in tanti ruoli a centrocampo e di non saper indicare la sua posizione preferita, tal Matteo Brega fa un boxettino in cui elenca gli altri trequartisti argentini della storia nerazzurra: Alvarez, Solari (???), Maschio e Veron. A parte i commenti sui singoli, e tralasciata la bislacca conoscenza calcistica che porta a considerare Solari un trequartista, ecco la sapiente pennellata di simpatia nel giudizio complessivo sui fantasisti argentini all’Inter:
la maggior parte dei quali a dire il vero non ha lasciato grandi ricordi.
Poi vai a leggere e, a parte quel mezzo campione di Alvarez, gli altri tre han vinto insieme una decina di trofei tra scudetti, coppe Italia e supercoppa Italiana.
Però “non hanno lasciato grandi ricordi“.
Che poi, Matteo Brega carissimo, se proprio vogliamo giocare ai rimandi, un centrocampista argentino che arriva e sceglie la maglia numero 19 deve far scattare immediato il paragone con il Cuchu Cambiasso: ma quello si vede che non aveva lasciato brutti ricordi a sufficienza, vero?
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