INTER-BARCELONA 3-1
La sindrome del foglio bianco: da quando mi diletto nel compitare queste stronzatelle di commento alle partite, di solito dopo una vittoria mi vengono in mente titoli, frasi e minchionisitica assortita da infilare qua e là.
Stanotte proprio no.
Sono davvero sorpreso dall’andamento della partita, forse ancor più del risultato finale. In altre parole, se di vincere potevo forse avere l’inconfessata speranza, di recuperare 3 gol dopo aver subito il primo al quarto d’ora del primo tempo non ci pensavo nemmeno lontanamente.
Lo so, quando si parla di Inter sono un inguaribile ottimista.
La formazione è quella di Londra, una sorta di “all-in” pokeristico che, ieri come allora, mi ha fatto deglutire più volte con i sudori freddi che mi attraversano la schiena.
In realtà le cose non vanno male: il loro possesso palla è ormai arcinoto (siamo a livello di 65%), giocano corti-cattivi-intensi come nemmeno il “peggior” Sacchi, e a fine primo tempo noto come abbiano fatto il doppio dei nostri falli, corso complessivamente 3 km in più di noi e provocato 5 nostri fuorigioco. Come dire, la squadretta è bravina…
Detto questo però, la montagna partorisce il topolino perché ‘sto popò di possesso palla produce la miseria di un tiro (che peraltro va in buca, ‘tacci loro!).
Dopo aver maledetto Maxwell, l’ex che non ti aspetti, che in tre anni da noi una discesa così l’avrà fatta forse una volta (gol al Parma alla sua prima stagione, stessa fascia), concentro i miei improperi su Maicon (che non lo segue), sul Cuchu (ingenuo e fallace per una volta, gli corre dietro ma poi si ferma) e su Lucio (che perde palla facile in ripartenza, anche se –c’è da dirlo- un minuto buono prima del fattaccio).
Morale “l’è tua, l’è mia, l’è morta l’umbrìa” come recita un’altra perla di saggezza del parterre, e il frittatone è cosa fatta.
Lo sguardo con papà è lo stesso del momentaneo 1-1 col Chelsea (“ciao ciao coppa”), ma chissà mai che porti bene, perché il ceffone subìto dà la scossa.
A dire il vero già sullo 0-0 ci mangiamo un paio di gol mica da ridere, e alla mezz’ora il Pifferaio olandese riceve assist sapiente dal Principe e timbra il pareggio.
Il mio ottimismo mi dice “cambia un cazzo, dobbiamo comunque andar là a vincere”.
Vero, ma in ogni caso all’intervallo tiriamo il fiato per aver riacciuffato il pari dopo pochi minuti e si spera che la partita continui così: palla a loro, ma occasioni vere a noi.
E così continua: pronti-via e Milito mette in area per Pandev che non arriva per un pelo (la falcata del macedone deve sfiorare i 10 cm di ampiezza, sembra una ballerina sulle punte quando corre…), ma poco dopo è sempre l’argentino a mettere boccia per Maicon che, con un tiro tanto preciso quanto lento, fa morire la palla all’angolino per il 2-1 che ci lascia interdetti.
E’ gol, l’ho visto, è lì sotto di me, eppure stento a crederci: giochiamo coi più forti del mondo e siamo sopra 2-1??
Ecco però il Crisantemi che è in me fare ancora capolino: “Eh, ma in Spagna a loro basta l’1-0…”.
Il tizio davanti a me, con accento milanese al “ciend’ pe’cciend’“, grida “’Mo’ ci dobbiam’ far’ u’ ttre a un’”, e il vicino gli risponde “Se facciamo il 3-1 vado nudo sul cavallo in Piazza S. Babila”. (… che poi, il cavallo non è mica in Piazza Duomo? … va beh…).
In ogni caso gli dice male, perché pochi minuti dopo Milito, dopo due assist decide di tornare a fare quel che sa far meglio: il goal. E dopo aver sbagliato due gol di testa da zero metri nelle ultime partite (Firenze e Juve), stavolta la mette dentro, pare in fuorigioco (scrivo senza aver visto una sola immagine in TV ma solo ascoltato qualche commento via radio). E’ delirio, il 3-1 è come il triangolo, non l’avevo considerato.
Cosa potrà mai dire ora l’inconsolabile che è in me? “Cazzo, manca ancora più di mezz’ora, questi mo’ ci mettono lì e sono volatili per diabetici…”. Vero, ma anche no: a parte qualche mischia da cardiopalma, e un intervento da brividi su Dani Alves in area (che dalla nostra postazione sembrava rigore netto, ma che invece frutta un “giallo” per simulazione al gemello di Maicon), lo squadrone catalano non produce pericoli seri. Insomma, il loro famoso gioco si fa più simile al giUoco, bello esteticamente ma alquanto magretto in termini di “ciccia”.
Per non farci mancare niente, Mou toglie uno stremato Milito per Mario, piazzandolo in fascia e spostando Eto’o al centro. Tanto per fare il “l’avevo-detto-io”, personalmente avrei messo il Bresciano Nero in mezzo, lasciando il Leone in fascia, essendo le capacità di ripiegamento di Balotelli tendenti a zero.
E difatti il ragazzino caracolla svogliato sotto il primo anello arancione, che ovviamente ci mette meno di 3 minuti a capire che “it’s one of those days…” e a reagire di conseguenza: L’Eritreo Cazzulati di stanza permanente al fu-settore distinti urla con l’enfisema “Ué fioeu! Daga drée che te s’è entràa adèss!!”.
In effetti il confronto con Cambiasso e Sneijder (tanto per dirne due) che coi crampi coprono la loro zona non mollando un centimetro, è impietoso per il giovanotto. Che, per tutta risposta, sparacchia (in porta?) due palle servitegli poco oltre la metà campo sulla fascia, perfette per metter giù la testa e puntare di corsa l’area avversaria.
Vien giù lo stadio, e gli insulti razzisti (ovviamente esecrandi) sono forse i più teneri. Il “genio” oltretutto risponde, e finisce a schifìo. Pare che Matrix negli spogliatoi lo appenda al muro, dove spero venga lasciato fino a fine stagione, a meditare sulle sue genialate mentre i suoi compagni si giocano un finale di stagione da urlo.
Comunque, il soggetto non merita di prendersi la scena per quella che rimarrà in ogni caso una partita storica: anche se il ritorno dovesse andar male, potremo dire di aver battuto i più forti del mondo.
…And I was there!