MAI UNA GIOIA (già CAMPIONI DELL’AMICIZIA)

INTER-MAZEMBE 3-0 Inter Campione del Mondo per Club

Scrivendo queste 4 cacate nel pomeriggio domenicale, faccio in tempo a cambiare in corsa il titolo che avevo in mente (e che comunque lascio tra parentesi) ed era inteso riferirsi a tutti i quelli che diranno di questa Coppa le stesse cose che noi interisti diciamo da sempre: tanto fumo e poco arrosto.

In ogni caso, tanto per non sbagliare, portiamo a casa l’ennesimo anal intruder per cugini rosiconi, che -a volte guarda il caso- vengono battuti in casa dalla Maggica dell’ex tronista Borriello.

Tutto bene insomma? Più o meno.

Rafa sbrocca facendo impallidire Mourinho e la macchina di Florentino nella notte di Madrid. Milito che batte cassa 10 minuti dopo il fischio finale della Champions è un dilettante se messo a confronto con il “botto” di Sancho Panza.

Poche righe sul successo in campo (francamente più che prevedibile) e poi ci tuffiamo nell’ennesima Crisi Inter. Per dirla con una battuta, Milito e Pandev si sono scambiati i ruoli, con il macedone a insaccare di puntaccia l’1-0 e a mettere solo davanti al portiere l’argentino, che invece si divora due goal in pieno Kung-Fu-Pandev-style. Poco male, perchè il campionissimo Eto’o timbra il raddoppio e nel finale segna addirittura Biabiany, subentrato ad un Principe esausto (santa pausa natalizia…). Gli africani, tolta la simpatia e la sorpresa di vederli in finale, sono onestamente poca cosa e si rassegnano presto al ruolo di vittima sacrificale. Non credo di sparare cagate se dico che la partita poteva tranquillamente finire 5-0.

Il Capitano si dimostra tale una volta di più, presentandosi a ritirare la coppa con la maglia “dalla parte sbagliata”: inquadrato di spalle, vedo infatti la scritta Pirelli e le “toppe” dei vari trofei (a proposito, la “teronata” del Mondiale per Club dove cacchio la appiccicheranno?). Vedendo la scena rimango un poco deluso… Di solito a girare la maglia in quel modo sono i giocatori che vogliono apparire nelle foto dei festeggiamenti con il loro nome in bella vista. Eccessivo protagonismo o coda di paglia per paura di non essere riconosciuti? Fate voi, dico solo che gli unici due soggetti che ricordo agghindati in cotal guisa sono Gattuso e Torricelli. Non esattamente due fuoriclasse che brillano di luce propria.

Beh, tanto per non farla lunga, il Capitano non vuole che si veda il suo, di nome, ma quello di Walter Samuel, compagno e amico che segue la partita a casa col gambone appena ricucito. Sono di parte, ma che bella scena, e che bella differenza con l’iperglicemica prosopopea di Milanello Bianco!

La squadra insomma centra l’obiettivo prefissatosi a inizio stagione, facendo anche meno fatica di quel che si pensava, e quindi tutti contenti si torna a casa per festeggiare il Natale e preparare il 2011 coési e rinfrancati dal nuovo trofeo conquistato e da un nugolo di lungodegenti tornati più o meno arruolabili. Questo quel che accadrebbe con qualsiasi altra squadra al mondo. Non con l’Inter.

Come detto in apertura, Benitez toglie il tappo e piscia fuori dall’intiera stanza da bagno, altro che vaso! “Mi hanno promesso 3 acquisti e non è arrivato nessuno, mi è stata data la colpa di tutto, son stato zitto, adesso voglio rispetto e supporto, altrimenti parlate pure col mio procuratore“. Ma quel che a molti è sfuggito, e che secondo me costituisce il vero problema, è una frase che più o meno suona così “e voglio il controllo di quel che fanno i giocatori!”.   Qui si apre un ginepraio che coivolge la gestione atletica e quotidiana dei giocatori. Stando a quel che dice Rafa, i giocatori farebbero palestra a sua insaputa, o comunque si allenerebbero diversamente da quanto da lui prescritto,  generando così il puttanificio di infortuni che hanno costellato l’inizio di stagione. Vero? Falso? Salcazzo, ma a mio parere è qui che si gioca la partita. Aldilà dei rinforzi che possono o meno arrivare, è fondamentale che l’allenatore abbia il controllo e il rispetto di tutti componenti della rosa, e questo non è per nulla scontato.  Ovvio che i giocatori adesso si esibiscano in dichiarazioni improntate al “volemose bene” (anche se le prostitute intellettuali le dipingono come spaccature in spogliatoio e gelo nei rapporti), ma insomma la cosa va chiarita con un faccia-faccia-faccia tra società, mister e squadra. “Avanti così, lui è il Mister, quel che dice lui è legge“, oppure “Grazie mille, arrivederci“. Ma così non sarà. Temo un tira e molla da qui alla Befana, che non fa il bene di nessuno se non della stampa che avrà di che scrivere per tutte le vacanze, facendo così passare in 43° piano la sconfitta del Milan di ieri sera (tanto per dirne una).

E’ COMPLOTTO

Sulla cronaca dei MediaServi non posso che ribadire quanto già detto dopo la semifinale: “Non è ancora finita“, fino al 3-0 “l’Inter gioca a ritmo lento, forse troppo“, “Grande parata di Julio Cesar che salva il risultato“… Insomma, sembrava tanto di sentire la piacevole litanìa dell’anno scorso “Nun succede ma se succede”… e allora come adesso “Nun è successo”.

E’ presto per commentare le voci turbolente provenienti dallo spogliatoio, ma sappiamo già cosa ci riserverà il periodo festivo: balletto in panchina, è la solita Inter, è comunque colpa di Mourinho, etc etc.

Personalmente aggiungo solo una cosa: la non-credibilità della comunicazione-Inter è ai minimi storici. La stampa fa il suo mestiere (cioè la prostituta), ma non esiste altra squadra al mondo capace di offuscare con le dichiarazioni o le azioni dei suoi tesserati le splendide vittorie conquistate in serie.

Pregi e difetti della gestione familiare…

Campioni di tutto, anche di

Campioni di tutto, anche di “oggilecomiche”

BABBO NATALE ESISTE

BAYERN-INTER 0-2 Inter Campione d’Europa

Che bello sbagliarsi.
Che bello vederti fare quello che mai avresti pensato.
Che bello poter dire: hai visto che invece…?

Sabato sera, quando il capitano ha alzato la Coppa, ho sentito gli occhi riempirsi di lacrime.
Lacrime dolci e liberatorie, di chi (lui, come noi) ha aspettato tanto per godere di queste gioie, di chi ha dovuto sorbirsi Caio e Vampeta (tra gli altri 100), salutarli come salvatori della patria e giubilarli poco dopo con un sonoro pernacchione, di chi forse ormai aveva anche smesso di pensarci, alla “Cempions”.

E invece eccolo lì Pupito, con gli occhi spiritati e la coppa sulla testa, Ramiro e il Cuchu ai suoi lati, degni vice-capitani e altri “pezzi di storia” nerazzurra degli ultimi lustri.
Solo una volta mi era capitato di piangere per questi colori, ed erano state lacrime amare (indovinate quando…?). Più in generale, ho sempre sposato la massima che girava nel nostro gruppo di amici e secondo la quale “non si piange sul posto di lavoro”: negli anni, quindi, ho vomitato insulti sui vari vincitori di gare, festival, Oscar e premi in generale, che celebravano il loro successo frignando come bambine.

Chiaramente (e “paraculisticamente”) sabato sera era diverso.

Sabato valeva tutto: 45 anni di attesa, che nel mio caso vuol dire una vita intera; un’infanzia ad addormentarsi chiedendo a papà “Mi racconti una partita?” “Quale?” “Inter-Liverpool 3-0”; l’adolescenza e la gioventù passata a chiedersi quando mai ti sarebbe capitato di vivere emozioni simili a quelle; e ancora, anni e anni di speranze fiaccate dal Villareal o dai Burdisso di turno.

E invece, sabato è stato tutto splendido. Le emozioni sono talmente tante, e arrivano tutte insieme, che faccio fatica a fare ordine. Vorrei cantare le lodi del Principe, che in una settimana raccoglie quel che il suo talento merita da anni (e cioè segnare gol decisivi per i tre tituli e candidarsi per il Pallone d’Oro), ringraziare lo Specialone, aldilà delle manie di protagonismo, per averci fatto fare quel “cambio di mentalità” di cui sento parlare da anni e al quale, tipo Babbo Natale, avevo ormai smesso di credere. Vorrei togliermi il cappello davanti a quel mostro di talento, intelligenza e umiltà che risponde al nome di Samuel Eto’o, senza il cui “culo quadro” non sarebbe stato possibile giocare più di metà stagione con 3 attaccanti e un trequartista.

Passeranno i giorni, tornerà la lucidità mentale (sempreché sia mai arrivata…) necessaria per abbozzare analisi ex post e commenti a consuntivo. Ora basta così. Continuo a vedere le immagini della premiazione e continuo ad emozionarmi. E sapete che c’è?

E’ bellissimo, e per una volta affanculo la coerenza!

Grazie Inter, “infinito amore, eterna squadra mia”. (G. Facchetti)

Padre, Figlio, Spirito Santo. A scelta nell'ordine.

Padre, Figlio, Spirito Santo. A scelta nell’ordine.

SCHOPENAUER MI FA UNA PIPPA

INTER-BARCELONA 3-1

La sindrome del foglio bianco: da quando mi diletto nel compitare queste stronzatelle di commento alle partite, di solito dopo una vittoria mi vengono in mente titoli, frasi e minchionisitica assortita da infilare qua e là.

Stanotte proprio no.

Sono davvero sorpreso dall’andamento della partita, forse ancor più del risultato finale. In altre parole, se di vincere potevo forse avere l’inconfessata speranza, di recuperare 3 gol dopo aver subito il primo al quarto d’ora del primo tempo non ci pensavo nemmeno lontanamente.

Lo so, quando si parla di Inter sono un inguaribile ottimista.

La formazione è quella di Londra, una sorta di “all-in” pokeristico che, ieri come allora, mi ha fatto deglutire più volte con i sudori freddi che mi attraversano la schiena.

In realtà le cose non vanno male: il loro possesso palla è ormai arcinoto (siamo a livello di 65%), giocano corti-cattivi-intensi come nemmeno il “peggior” Sacchi, e a fine primo tempo noto come abbiano fatto il doppio dei nostri falli, corso complessivamente 3 km in più di noi e provocato 5 nostri fuorigioco. Come dire, la squadretta è bravina…

Detto questo però, la montagna partorisce il topolino perché ‘sto popò di possesso palla produce la miseria di un tiro (che peraltro va in buca, ‘tacci loro!).

Dopo aver maledetto Maxwell, l’ex che non ti aspetti, che in tre anni da noi una discesa così l’avrà fatta forse una volta (gol al Parma alla sua prima stagione, stessa fascia), concentro i miei improperi su Maicon (che non lo segue), sul Cuchu (ingenuo e fallace per una volta, gli corre dietro ma poi si ferma) e su Lucio (che perde palla facile in ripartenza, anche se –c’è da dirlo- un minuto buono prima del fattaccio).

Morale “l’è tua, l’è mia, l’è morta l’umbrìa” come recita un’altra perla di saggezza del parterre, e il frittatone è cosa fatta.

Lo sguardo con papà è lo stesso del momentaneo 1-1 col Chelsea (“ciao ciao coppa”), ma chissà mai che porti bene, perché il ceffone subìto dà la scossa.

A dire il vero già sullo 0-0 ci mangiamo un paio di gol mica da ridere, e alla mezz’ora il Pifferaio olandese riceve assist sapiente dal Principe e timbra il pareggio.

Il mio ottimismo mi dice “cambia un cazzo, dobbiamo comunque andar là a vincere”.

Vero, ma in ogni caso all’intervallo tiriamo il fiato per aver riacciuffato il pari dopo pochi minuti e si spera che la partita continui così: palla a loro, ma occasioni vere a noi.
E così continua: pronti-via e Milito mette in area per Pandev che non arriva per un pelo (la falcata del macedone deve sfiorare i 10 cm di ampiezza, sembra una ballerina sulle punte quando corre…), ma poco dopo è sempre l’argentino a mettere boccia per Maicon che, con un tiro tanto preciso quanto lento, fa morire la palla all’angolino per il 2-1 che ci lascia interdetti.

E’ gol, l’ho visto, è lì sotto di me, eppure stento a crederci: giochiamo coi più forti del mondo e siamo sopra 2-1??

Ecco però il Crisantemi che è in me fare ancora capolino: “Eh, ma in Spagna a loro basta l’1-0…”.

Il tizio davanti a me, con accento milanese al “ciend’ pe’cciend’“, grida “’Mo’ ci dobbiam’ far’ u’ ttre a un’”, e il vicino gli risponde “Se facciamo il 3-1 vado nudo sul cavallo in Piazza S. Babila”. (… che poi, il cavallo non è mica in Piazza Duomo? … va beh…).

In ogni caso gli dice male, perché pochi minuti dopo Milito, dopo due assist decide di tornare a fare quel che sa far meglio: il goal. E dopo aver sbagliato due gol di testa da zero metri nelle ultime partite (Firenze e Juve), stavolta la mette dentro, pare in fuorigioco (scrivo senza aver visto una sola immagine in TV ma solo ascoltato qualche commento via radio). E’ delirio, il 3-1 è come il triangolo, non l’avevo considerato.

Cosa potrà mai dire ora l’inconsolabile che è in me? “Cazzo, manca ancora più di mezz’ora, questi mo’ ci mettono lì e sono volatili per diabetici…”. Vero, ma anche no: a parte qualche mischia da cardiopalma, e un intervento da brividi su Dani Alves in area (che dalla nostra postazione sembrava rigore netto, ma che invece frutta un “giallo” per simulazione al gemello di Maicon), lo squadrone catalano non produce pericoli seri. Insomma, il loro famoso gioco si fa più simile al giUoco, bello esteticamente ma alquanto magretto in termini di “ciccia”.

Per non farci mancare niente, Mou toglie uno stremato Milito per Mario, piazzandolo in fascia e spostando Eto’o al centro. Tanto per fare il “l’avevo-detto-io”, personalmente avrei messo il Bresciano Nero in mezzo, lasciando il Leone in fascia, essendo le capacità di ripiegamento di Balotelli tendenti a zero.

E difatti il ragazzino caracolla svogliato sotto il primo anello arancione, che ovviamente ci mette meno di 3 minuti a capire che “it’s one of those days…” e a reagire di conseguenza: L’Eritreo Cazzulati di stanza permanente al fu-settore distinti urla con l’enfisema “Ué fioeu! Daga drée che te s’è entràa adèss!!”.

In effetti il confronto con Cambiasso e Sneijder (tanto per dirne due) che coi crampi coprono la loro zona non mollando un centimetro, è impietoso per il giovanotto. Che, per tutta risposta, sparacchia (in porta?) due palle servitegli poco oltre la metà campo sulla fascia, perfette per metter giù la testa e puntare di corsa l’area avversaria.

Vien giù lo stadio, e gli insulti razzisti (ovviamente esecrandi) sono forse i più teneri. Il “genio” oltretutto risponde, e finisce a schifìo. Pare che Matrix negli spogliatoi lo appenda al muro, dove spero venga lasciato fino a fine stagione, a meditare sulle sue genialate mentre i suoi compagni si giocano un finale di stagione da urlo.

Comunque, il soggetto non merita di prendersi la scena per quella che rimarrà in ogni caso una partita storica: anche se il ritorno dovesse andar male, potremo dire di aver battuto i più forti del mondo.

…And I was there!

Tra le tante immagini che ha offerto la notte di gloria, la più esemplificativa: il vecchio Capitano sovrasta Messi.

Tra le tante immagini che ha offerto la notte di gloria, la più esemplificativa: il vecchio Capitano sovrasta Messi.