FEEGA BANEGA E ALTRE PERLE DI SAGGEZZA

FEEGA BANEGA

A pochi giorni dalla vittoriosa finale di Europa League vinta per l’ennesima volta dal Siviglia, con gli occhi ancora pieni dei lanci illuminanti e dai tocchi sapienti di Banega, ecco che la saggia e prudente SportMediaset spegne sul nascere le erezioni nelle mutande nerazzurre.

Prima l’antipasto:

Il timore, conoscendo la carriera di Banega, è che con Emery abbia toccato l’ennesimo picco prima di un potenziale ribasso.

Poi la portata principale, già preannunciata dal solito cassandro che scrive in una recente sezione di E’ COMPLOTTO:

Quello che va smarcato subito è che l’argentino non è un regista classico, per intenderci, alla Pizarro.


Io avevo preconizzato il paragone con il Maestro Pirlo, ma si vede che noi dell’Inter, spregevoli speculatori calcistici, non siamo nemmeno degni di essere messi nella stessa frase.

Che poi, incidentamente, se Banega non assomiglia a Pizarro son solo contento: il maledetto trottolino cileno l’ho sempre odiato, lui e la sua ossessione a doverne dribblare tre prima di cominciare l’azione!

Se poi volete sapere come la penso io, vi dico che Banega è buono e molto, anche se ritengo che il suo arrivo a parametro zero causerà la vendita di Brozovic, con la quale tentare di finanziare l’acquisto di uno tra Biglia (diciamo a pari prezzo) e Yaya Touré (che costerebbe molto meno di cartellino, ma avrebbe un ingaggio of ze madonn).

Come andrà lo vedremo nelle prossime settimane. Per il momento noto senza sorpresa che, ancora una volta, un giocatore appena comprato dall’Inter viene vivisezionato per evidenziare quel che NON è, e per far emergere le caratteristiche che NON ha.

Ringraziamo commossi per l’ennesimo servizietto.

ALTRE PERLE DI SAGGEZZA

A parte l’analisi tennicotattica sull’argentino, un pensiero grossolano sul calcio italico, dettato da faciloneria, pressapochismo e demagogìa, assai poco politically correct, e quindi cucito su misura per chi scrive.

Abbiamo una Nazionale il cui CT ha di recente visto la propria messa in piega sintetica scompigliata dal processo in cui è stato assolto per quella che -ai miei tempi di svogliato studente di giurisprudenza- sarebbe stata insufficienza di prove (e quindi non con formula piena, chè la condotta omissiva è stata confermata). Abbiamo una Nazionale il cui celebratissimo Capitano è un fascista, scommettitore seriale e compratore di diplomi farlocchi. In questo insieme più marroncino che azzurro, ecco il neo convocato Izzo, chiamato a rispondere di collusioni con un clan camorristico responsabile di partite truccate negli ultimi campionati di Serie B.

Ennesimo scandalo in cui i calciatori coinvolti sono -ancora una volta come nei già troppi casi precedenti- nella quasi totalità ragazzi italiani.

Ma il problema, per alcuni addirittura la vergogna, è che l’Inter ha solo stranieri in rosa.

E meno male, mi vien da dire, soprattutto se è gente così.

Poche parole per salutare il Principe, altro capitolo di una storia leggendaria e temo irripetibile. Come tanti suoi compagni di squadra di quel periodo, grande giocatore, grandissimo uomo.

addio milito

Ha segnato (e tanto) per noi, con il numero 22:                                                          Diego Alberto El Principe Milito

Da buon ultimo, immancabile il romanzo rosa dei cugini che propongono giUoco sempre e comunque. Di mio segnalo solo che, anche quest’anno, sono stati eliminati dalle fasi finali dei campionati Primavera, Allievi e Giovanissimi.

Per il resto rimando alla sempre ineccepibile Sabine Bertagna che ci spiega come i cugini rivendichino asseriti primati in fatto di giovani convocati nelle Nazionali giovanili, esordienti tra i professionisti, percentuali di finali raggiunte e vittorie in campionati senza classifica.

Il perfetto campionario del piazzista rossonero in versione settore giovanile.

Questi hanno pescato Donnarumma, sappiamo come e sappiamo grazie a chi, e con questo ci inietteranno dosi equine di zucchero per i prossimi anni. Loro, come noto, sono la squadra dell’Amore, e anche quando il Balotelli di turno si incazza perchè non gioca e se ne vuole andare, in realtà è solo perchè gli scappava la pipì.

Perchè lui al Milan è maturato tantissimo (cit.).

Ridicoli.

 

CHIUSO PER SCHIFO

JUVENTUS-INTER 2-0

Ho atteso più del dovuto prima di scrivere dell’ennesimo scempio della mia amata squadretta, banalmente per motivi contingenti (c’avevo da lavora’) ma, volendo costruire un inesistente dramma esistenziale, perchè non trovavo parole adatte a descrivere lo sconforto provato in 90′ di nulla pneumatico.

Zero coraggio, innanzitutto: ho doverosamente sfanculato l’Alciato di turno che prima del fischio d’inizio farneticava di occhi juventini feroci e determinatissimi, in contrapposizione a sguardi apparentemente assenti dei nerazzurri. Ho dovuto però mordermi la lingua e dargli ragione poco dopo, vedendo il nostro predominio iniziale sfiorare i tre minuti di durata, prima di appassire sotto il pressing coriaceo -ma niente più di questo- dei nostri avversari.

Cara Inter, mi hai fatto essere d’accordo con Alciato nel pre-partita e con Massimo Mauro nel dopo-gara (“questa è un’accozzaglia di giocatori che non ha idea di come stare in campo“): hai capito quanto stai messa male?

Avevo addirittura sperato nella serata di grazia, dopo la traversa susseguente all’inevitabile tiro velenoso del velenosissimo ex Hernanes: partito il sinistro ho pensato “è gol, #proprioluincredibile“, e invece Samirone c’era arrivato con la falangetta e il legno ci aveva salvato.

Ai limiti dell’incredibilità, avevamo costruito una (una, non ci allarghiamo) palla gol con il sempre più scintillante Palacio -che però, poveretto, predica nel deserto- a servire Icardi prontamente andato in confusione con una mezza mossa di Barzagli.

Onestamente, il primo tempo non ha detto molto altro. Per un interista viscerale e malmostoso come me non è accettabile giocare una partita contro Juve o Milan senza sputare sangue e dare l’anima, ma per lo meno la prestazione è stata da sufficienza stiracchiata.

Eccola nella ripresa, allora, l’Inter simpatttica: pronti via e D’Ambrosio ci fa rimangiare i complimenti -invero alquanto tiepidi- ricevuti dopo l’ultima partita fornendo il più inaspettato degli assist a Bonucci che spara al volo di destro. Handanovic è più sorpreso che incolpevole (Cristo, almeno le braccia alzale…) e il frittatone è cosa fatta.

Col gol arriva la granitica convinzione che potremmo stare lì fino a Natale e non riusciremmo non dico a pareggiare, ma nemmeno a tirare in porta. E infatti i nostri ruminano calcio a due all’ora, col Mancio -forse sotto shock per la pochezza dimostrata dai suoi- paralizzato nei cambi fino a metà ripresa, allorquando inizia ad ammassare punte e mezze punte là davanti, sperando che qualcosa accada.

E qualcosa infatti succede: Morata si invola in contropiede e Miranda impiega qualche secondo a capire che no, non c’è un suo compagno in ripiegamento a contrastare l’avversario e che , tocca proprio a lui fermarlo.

La cosa pare anche riuscire, visto che i due in area si scontrano -ruzzone sospetto dello juventino ma poca roba…- per poi ritrovarsi entrambi spalle alla porta. Il brasiliano a quel punto sbaglia, tentando di prendere palla ma colpendo inequivocabilmente la zampa di Morata.

Il rigore a quel punto è inevitabile, e quindi sono pure d’accordo con Rocchi (e con questo ho detto tutto).

Quando piove diluvia, e anche il fluido magico di Handa sui rigori pare esaurito; 2-0 e tutti a casa, non prima di aver impegnato Buffon con mezzo miracolo su tiro del neo-entrato Eder, minuti di recupero o giù di lì.

PSICODRAMMA COLLETTIVO (CON PUNTE DI AUTOLESIONISMO)

Essendo in colpevole ritardo, le analisi a consuntivo potete leggerle da gente che prima e meglio di me ha spiegato come si senta un interista dopo una partita del genere, con la prospettiva dell’ennesima stagione all’insegna del “sì ma l’anno prossimo…“.

Qui aggiungo solo che, per una volta, mi associo al commento da tifoso del Signor Massimo, quando dice che contro quelli là il minimo che uno si aspetta è uscirne con qualche ammaccatura: il che vuol dire menare, rendergli la vita impossibile, anche solo per il gusto di rompergli i coglioni, ma non arrendersi senza neanche provarci.

Quello proprio mai.

Che il Mancio sia in difficoltà è palese. che sia poco incline al “rimbocchiamoci le maniche e sporchiamoci le mani tutti insiemepure.

Che ne sarà di noi?

Non ne ho francamente idea. E’ ovvio che abbia concordato con tutto quanto detto da Ausilio nel dopogara (“sono incazzato nero” “gente che scivola, gente che non dà tutto…“), ma celebrata la doverosa pars destruens manca drammaticamente un piano per uscire da questo troiaio.

Chi vivrà vedrà.

LE ALTRE

Napoli e Fiorentina pareggiano, facendoci però vedere cosa voglia dire giocare a pallone. Modi diversi, ma ugualmente efficaci. Soprattutto, due squadre che danno l’idea di cosa fare su un cazzo di campo di calcio.

Il Milan batte il Toro con mezzo tiro in porta, continuando con quel mefitico vento in poppa capace di portarli in finale di Coppa Italia dopo aver incontrato squadre di B e C e trovandosi nell’impensabile posizione di potersi giocare due trofei (Coppa Italia e Supercoppa Italiana) con il classico culo dei cugini.

La Roma vince ancora ed è lanciatissima verso quel terzo posto che i nostri, anche quest’anno, guarderanno col cannocchiale. Ora, i prossimi due mesi saranno dedicati allo smargheritamento del “meglio non qualificarsi nemmeno per l’Europa League oppure giocarsela?“.

Ragazzi, avete rotto i coglioni!

E’ COMPLOTTO

Di roba ce ne sarebbe anche, non legata al contingente quanto a possibili scenari catastrofici previsti da tutti e poi smentiti da pochi.

Mi pare però “indelicato” scriverne dopo un tale scempio.

Ci saranno (spero!) altre occasioni.

WEST HAM

Qui in compenso le cose continuano ad andar benino. Altra vittoria contro il Sunderland e classifica che somiglia sempre di più a quella interista.

juv int 2015 2016

Com’era?  Ah sì: “Che ce frega de Pogba, noi c’avemo Kondogbia“. Fortunelli noi…

E’ COMPLOTTO: TESI E DIMOSTRAZIONE

Dopo più di due anni di blog e dopo sei e passa di sbrodole informatiche, arrivo finalmente alla dimostrazione empirica ed incontestabile della tesi che rimugino da sempre.

Se volete leggere le stesse cose di cui ora parlerò, solo scritte meglio e da gente che fa questo di mestiere o quasi, potete abbeverare la vostra sete di conoscenza qui, qui e anche qui.

Io ci metto del mio, faccio un mischione e servo in tavola qualche polpetta sapientemente cucinata:

La mia querimoniosa litanìa dell’ è complotto, proprio perchè perdurante, ha potuto beneficiare dei vantaggi dalla pratica nel tempo. Ho così potuto constatare che la scarsa considerazione di cui la mia squadra gode presso i media non si estrinseca tanto – o solo – nella banale invenzione di notizie false, quanto invece – se non soprattutto – nell’oculata scelta del come e del quando dare certe notizie.

Nello specifico: ammesso che la sconfitta contro la Lazio abbia lasciato strascichi nello spogliatoio interista (e ci mancherebbe che non fosse così!), c’è modo e modo di riportare la notizia.

E’ per esempio molto strano il risalto dato alle inevitabili discussioni post-sconfitta, scazzi presenti in ogni gruppo di lavoro che non raggiunga l’obiettivo prefissato, figuriamoci in uno spogliatoio di calciatori, le cui capacità diplomatiche e di resilienza sono spesso inversamente proporzionali a tatuaggi e macchinoni da tabbozzo.

E del resto, tutti noi abbiamo mandato affanculo il nostro miglior amico per aver sbagliato un gol nel torneo scapoli e ammogliati, quindi figuriamoci… Qui nessuno nega l’evidenza.

Però:

i. Da questo dato di fatto si è passati in tempo zero a un tutti contro tutti, con brasiliani contro argentini (Melo-Icardi), con un inedito slavi contro sudamericani (stavolta tutti uniti in nome della caccia allo zingaro?) e con un allenatore nevrastenico pronto a saltare al collo dei suoi campioni come già più volte fatto in passato.

ii. In una situazione ben più grave, circa due mesi fa, il Capitano della Juve e della Nazionale ha sferzato i propri compagni non già nel chiuso dello spogliatoio ma davanti alle telecamere, usando espressioni quali indegno“, “far figure da pellegrinii giovani devono imparare da noi“.  Senza entrare nel merito delle -più che legittime- motivazioni del cazziatone mediatico, tutti pronti ad applaudire Buffon che in sostanza sputtana i suoi compagni di squadra davanti ai media, venendo meno all’apparentemente inviolabile comandamento dei panni sporchi da lavarsi in casa.

iii. Quando ciò invece viene fatto –chè davanti a telecamere e taccuini il Mancio ha messo su la faccia da allenatore dispiaciuto più che arrabbiato- ecco che la stampa comunque viene a sapere quel che accade nell’inaccessibile tempio pagano degli eroi in braghette e spara ad alzo zero:

Gazza Crisi Inter 21 dic 2015

Emphasis added by BausciaCafè

Il tutto nello stesso giorno in cui i vertici UEFA e FIFA vengono decapitati e, ironia della sorte, appena prima che la redazione entri in sciopero, lasciando quindi la homepage immutata per 24 ore.

iv. Eccoci dunque al come e al quando dare una notizia: Buffon sacramenta in diretta TV? E’ il grande capitano che grida e non ha paura ad usare le maniere forti per il bene della squadra. L’Inter giustamente è arrabbiata per una partita persa giocando male? Lo spogliatoio è spaccato, Mancini uno psicolabile, i giocatori degli eterni viziati divisi in clan.

Same but Different, lo chiamo: la cosa è bella o brutta non in sè, ma in funzione di chi la fa.

v. Michel Platini, incensato da tutti come il grande rottamatore del calcio dei buocrati, finalmente arrivato a riconsegnare al popolo il gioco più bello del mondo, viene condannato per aver intascato 2 milioni -come se il ragazzo avesse bisogno di soli….Fa niente, giusto poche righe per dare la notizia e poi sotto coi nerazzurri, chè la Pazza Inter è un grande classico e fa vendere un sacco di copie.

E’ questo che intendo quando parlo di Luoghi Comuni Maledetti: la Juve ha stile, il Milan è una grande famiglia, l’Inter una gabbia di matti.

Con questi tre canovacci ci scrivi l’80% dei pezzi. Minime variazioni sullo spartito.

vi. Nessuno mi toglie dalla testa che, in uno spogliatoio a strisce diverse, questa cosa non sarebbe uscita. Non certo perché in altri spogliatoi non volino cristi e madonne dopo le sconfitte, anzi, ma semplicemente perchè (perlomeno fino ad oggi) si sapeva di non rischiare nulla nel rivelare le spifferate della talpa di turno. Mi direte “bravi pirla quelli dell’Inter che vanno a far la spia coi giornalisti” e sono anche d’accordo. Posto però che l’andazzo è lo stesso da decenni, è singolare che i nerazzurri siano abbonati a comprare giocatori dalla lingua lunga, con tutte le altre grandi ad avere di contro in rosa emuli delle tre scimmiette nonvedo-nonsento-nonparlo.

E’ la sindrome da Squadra Simpatttica, trattata a seconda della convenienza mediatica da grande club o da ingenua accozzaglia di parvenu(s… ci andrà la S sul plurale?).

Siamo il classico gigante dai piedi di argilla con cui si può giocare a fare i duri senza paura di conseguenze per la propria carriera.

vii. La beffa ulteriore sta nei commenti saccenti e financo bonari del giorno dopo: dopo aver creato il caso sbattendo il mostriciattolino in prima pagina, dopo aver fatto gonfiare il bubbone fino a farlo deflagrare, dopo aver preso atto delle smentite ufficiali di tecnico e società (cosa che con la precedente presidenza non sarebbe mai successa), ecco che sono gli stessi incendiari a minimizzare il tutto atteggiandosi a pompieri.

A missione compiuta, per dirla in inglese once the shit has hit the fan, eccoli fingersi le verginelle che non sono e chiedersi retoricamente “han solo perso una partita, perché fan tutto ‘sto casino?”.

Il che, se ci pensate, ci fa tornare a pie’ pari al cliché della squadra pazzerella, tanto simpatica a cui non si può non voler bene.

C.V.D.

IL MEGLIO DEL PEGGIO

INTER-MILAN 0-0

Il Derby che mi aspettavo. Parente lontano dei cari e vecchi scontri-che-contavano, ma non necessariamente simbolo della mediocrità acclarata delle due milanesi.

Mi spiego: il Milan ha fatto sincera pietà per un’ora e più; noi avremmo onestamente meritato di vincere, e abbiamo giocato benino. Se la guardo da un punto di vista oggettivo, c’è poco di cui rallegrarsi, visto che nonostante una delle migliori prestazioni della stagione non siamo riusciti battere una squadra che continuo a ritenere assai più modesta dei nostri.

Da tifoso obnubilato, la mediocre mezza classifica in cui galleggiamo (noi e loro) non fa diminuire nemmeno di un grado il vorticoso giramento di maroni.

Come si dice in questi casi, andiamo con ordine.

I nostri partono con il giovanissimo Gnoukouri a metacampo: l’ivoriano, con buona pace di Sacchi Arrigo, fa una partita disciplinata e convincente e non fa rimpiangere l’ultimo Brozovic (e nemmeno il penultimo…). Kovacic non fa molto, e per una volta sono in disaccordo con Boban che ne magnifica la prima mezz’ora alle orecchie di Mancini.

Dietro Vidic e Ranocchia confermano che la coppia avrebbe meritato più fiducia durante tutto l’anno; JJ sulla fascia è del tutto inutile in fase offensiva, ma quantomeno fa spessore quando c’è da difendere. Dall’altra parte D’Ambrosio fa vedere come dovrebbe muoversi un moderno laterale difensivo: tutto bene, tranne i cross che sono uno peggio dell’altro. Per un terzino, sarà mica importante arrivare sul fondo e mettere un cazzo di traversone?

Davanti Icardi e Palacio carburano lentamente (molto meglio nella ripresa), mentre Hernanes parte bene per poi sparire e riemergere nella ripresa.

Loro… parliamone: giocano 20 minuti su 90′, nei quali tirano due volte con Suso (avessi detto Robben…) e mettono un bel cross rasoterra su cui gli attaccanti non arrivano, visto che il propagandatissimo 4-3-3 è un 4-5-1 con Menez nueve farlocco e Bonaventura e il succitato iberico a rinculare volentieri verso il centrocampo.

Destro e Pazzini ovviamente seduti a guardare, chè loro propongono giUoco.

Il pari finale non è scandaloso, ma una nostra vittoria avrebbe fotografato meglio l’andamento della partita, aldilà della corposa paginetta arbitrale che vado testè ad aprire.

TANTO SI COMPENSANO…

I più distratti si limiterebbero a dire “ah sì il mani di Antonelli era da rigore..“, ma io sono paranoico e quindi vado oltre, talmente oltre che ritorno al punto di partenza.

Quando dico che noi siamo la squadra più sfigata d’Italia e i Meravigliuosi quelli più aiutati dal fato (senza voler mettere in dubbio la buona fede di alcuno, ci mancherebbe…) lo dico a ragion veduta.

Se partiamo dal gol rossonero di Alex, per fortuna annullato per un doppio fuorigioco (dello stesso Alex sul primo cross e di De Jong sul prosieguo) notiamo che lo stesso è arrivato da un fallo inesistente di Medel su Abate. Nella circostanza, il cileno -diffidato- viene immancabilmente ammonito, precludendosi la partita contro la Roma.

Morale: da un non-fallo rimediamo una squalifica per la giornata successiva e un gol fortunatamente e correttamente annullato.

In contrapposizione, ai nostri vengono altrettanto correttamente annullati due gol: sul primo la bella azione è purtroppo vanificata dallo scatto un po’ troppo anticipato di Icardi, mentre sull’autorete di Mexès la spinta di Palacio è ben vista dal guardalinee, ma segnalata con colpevolissimo ritardo a Banti, che difatti convalida in prima battuta.

Nella tempistica, l’episodio ricorda il gol di Ganz annullato in un Inter-Juve del ’97, con Collina a spiegare a Hodgson la finezza arbitrale.

Nulla da dire, allora come adesso, sulla bontà della scelta di merito. Ancora una volta, tuttavia, il colpo da fuoriclasse arbitrale arriva a troncare sul nascere uno dei pochissimi errori a favore “che tanto alla fine si compensano“.

Ma non basta: nel primo tempo ad Antonelli viene fischiato un fallo di mano con cui ferma ai 25 metri la conclusione di uno dei nostri: se fischi fallo, caro Banti, vuol dire che lo ritieni volontario, e quella mano a termini di regolamento interrompe un’azione pericolosa. Ergo è ammonizione, porcadiquellatroia.

Dico questo perchè l’ex genoano è stato graziato due volte nell’inguacchio in area a metà ripresa: non era solo rigore, ma era pure secondo giallo e quindi rosso.

Inutile dire su chi sia stato commesso il fallo di Palacio poco dopo…

E’ COMPLOTTO

Onestà impone di dire che i commenti hanno cercato di non fare un unico calderone, specificando il maggiore impegno e la miglior figura fatta dai nostri. Chiaro è che la risposta più rapida e facile sia “derbino” e che, se si astrae la definizione dai 90′ giocati, è anche quella più corretta.

Sono rimasto ancor più colpito dallo stupore dei vari commentatori nell’apprendere delle iperboliche valutazioni del Milan, oggetto di acquisto da parte di investitori stranieri: nemmeno io riesco a credere che qualcuno possa valutare quella squadra un miliardo di euro.

Potere di Zio Silvio e di decenni di argenteria passata quotidianamente col Sidol…

La terza menzione a favore è per l’italiano parlato da Zorro Boban: sentirlo testualmente dire che il Derby avrebbe comunque regalato emozioni “nonostante Inter e Milan non siano quelle che vorremmo fossero” (testuale) mi ha fatto balzare sul divano come a un gol di Maradona: quanti laureati italiani sarebbero in grado di non ingarbugliarsi nel dire una frase del genere?

Mi sono partiti anche i pernacchioni, eccheccazzo…Il capocurva Marco Nosotti intervista Abate a fine primo tempo. IgnazioAbate, cioè la vittima del non-fallo di Medel, e quindi -se vogliamo dirla tutta- simulatore smascherato dalla moviola ma non dai silenti telecronisti che si limitano a un “non si capisce se ci sia il tocco“. Ecco, Nosotti gli chiede: “il gol annullato…ci hai capito qualcosa?” Di tutto il troiaio appena visto, ecco la domandina-salvagente, che sottende un nemmeno troppo nascosto “non si è capito cosa sia successo…sembrava tutto regolare”.

Prevedibile come il solleone di Luglio invece il signor Valerio Staffelli e l’immancabile tapiro portato a Mancini, forse “colpevole” di non aver saputo battere una squadra di maltrainsèma .

C’è chi ancora ride per certa TV.

Noi no.

Il Mancio purtroppo, dopo essersi guadagnato i primi applausi da dopo-partita  commentando le recenti direzioni arbitrali nei nostri riguardi, non ha risposto alla serva mediasettara come avrebbe potuto e dovuto.

Sarà per il prossimo Tapiro, tempo di un paio di settimane.

WEST HAM

Prosegue la caduta libera: sconfitta a Manchester in casa City.

Qui onestamente era difficile far meglio

Qui onestamente era difficile far meglio

BENEDETTI FIJOLI

VERONA-INTER 0-3

Che bisogna fare con voi, ragazzuoli miei? Siete l’incarnazione calcistica della Pizzetta Catarí o, per essere solo un poco più poetici, di un grande pezzo di Mina (tiamopoitiodiopoitiamopoitiodiopoitiamo ), non essendo qui il caso ti tirare in ballo l’Odi et amo di catulliana memoria.

In buona sostanza: con ancora le pareti che tremano dalle Madonne che vi ho tirato dopo la chiavica parmigiana (c’è però chi fa di peggio, eheheh….), ecco che i nostri mettono su il vestito buono e, immacolati come il modello Giuditta, rifilano un sonoro triplone ad un Verona ormai salvo ma non per questo sazio.

Icardi ci mette 10 minuti a farci capire come la nostra mediocrità non possa prescindere dal suo calcio semplice, banale ed immediato (uno-tiro-uno-gol, direbbe lo scienziato): tanto a dispensare intelligenza calcistica c’è il Trenza, finalmente tornato a livelli consoni al suo passato. Ma la vera, positiva ed a me graditissima sorpresa risiede nei piedi educati e nel baricentro basso del Profeta: di quelli con la sua fisionomia si usa dire che “se cagano bicchieri non si rompono” -a sottolineare il resistibile stacco di gambe-, ma è proprio il mulinar di gambette a creare tanto gioco sulla nostra trequarti. Bravo il Mancio a preferirlo ad uno Shaqiri un po’ appannato, seppur collega di culo basso.

Da quel che mi par di capire (non l’ho vista nemmeno stavolta, complice splendido weekend fuori porta), dietro facciamo anche un figurone, lasciando ben poco a Toni e compagnia, e riuscendo anzi a mangiarci il raddoppio con Brozovic, prima di raggiungerlo a inizio ripresa: Maurito ricambia il favore e Palacio può segnare il -credo- sesto gol consecutivo tra campionato e coppe (o giù di lì).

Partita chiusa? Per molti ma non per tutti, tanto per continuare con le citazioni da spot80 di sto par de ciufoli… ecco il prode Tagliavento riuscire nel suo personale en plein, ammonendo due dei tre diffidati nerazzurri (cartellini giusti, ma non per questo capaci di placare le mie rancorose querimonie, vedi infra) e inventando poi di sana pianta un rigore là dove non ci era una beata mazza.

Handanovic è un campione nel respingere l’ennesimo rigore stagionale ed un signore a non sfogarsi rivolgendo improperi di tipo sodomita all’indirizzo del barbiere di Terni, peraltro non nuovo a colpi di genio e altre carinerie nei confronti dell’Inter.

Insomma, citando per un solo attimo di troppo le dichiarazioni simpatttiche “rese con la consueta disponibilità sotto gli uffici della Saras”, il soggetto con noi non è particolarmente fortunato…

Poco male, anzi pure meglio: vinciamo nonostante la cara svista avbitvale che in effetti da un po’ non tornava a farci visita, forse rassicurata dalla nostra stessa mediocrità, condita dalla nuvola fantozziana che ci vede colpire il 16°legno della stagione quando invece dall’altra parte del Naviglio c’è porta a casa punti tra rigori, autogol e carambole tra stinco e avambraccio come nemmeno il miglior Superpippa.

Domenica prossima si incontrano così le due malconce e malmesse milanesi, all’insegna di un “c’eravamo tanto odiati” che temo non potrà che confermare le rispettive ambasce. La partita vale davvero poco per la classifica, ma nondimeno è sentitissima a queste latitudini, avendo avuto modo di corroborare il mio disprezzo (calcistico e non solo) per quella parte di Milano.

E’ COMPLOTTO

Rientrato in serata dal succitato fine settimana fuori porta, ho potuto infatti assistere in diretta a quello scempio che è stata Milan-Sampdoria, in cui un ex grandissimo campione, che gioca di pura sapienza tattia e tecnica di base, è stato sufficiente per sifulare i cuginetti recapitando sui piedi di Soriano un bijou da spedire in gol.

Siccome però culo e sfiga vanno sempre di pari passo, così come torti e ragioni si compensano (come no!?), ecco che al nostro 16° palo corrisponde la già accennata botta di culo, con lo sciagurato Duncan a beffare il proprio portiere che già si stava sdraiando per bloccare l’innocua girata del criminale di guerra De Jong.

L’angioletto olandese peraltro avrebbe dovuto finire la propria minuscola prestazione poco dopo, visto il calcione travestito da fallo tattico ignorato nel primo tempo (verrà ammonito in sua vece un compagno che stende un doriano sullo sviluppo dell’azione) e soprattutto vista la gomitata intenzionale a tramortire Muriel nei minuti finali. Invece, the Rocchi Horror Picture Show is back in town: solo un giallo per l’olandese, che quindi potrà tranquillamente randellare quasivoglia essere vivente di nerazzurro vestito domenica prossima.

Vero che il Milan dopo il pareggio poteva pure vincere (palo di Suso con sinistro a giro), ma al solito lo charme mediatico del Geometra è tale che tutti -o quasi- si ricordano unicamente di quello, tralasciando tutto quel che c’è stato prima. Zio Fester poi ne approfitta per aggiungere Eto’o a quelli che “sono stati a tanto così dall’essere rossoneri” (mai uno che osi chiedere “e perchè mai poi tutti questi campioni decidono di andare altrove?“).

Ne ho anche per la Juve, non preoccupatevi. Ho volutamente trascurato la sentenza della Cassazione, chè di parlar di Moggi francamente mi son stancato, ma sentire l’impudenza di certa gente, coinvolta quasi quanto Lucianone, ergersi a saggi calcistici e severi censori delle doglianze interiste, mi fa veramente rabbrividire.

Illuminante come al solito Sabine Bertagna che risponde per le rime meglio di come potrei fare io, ma che ha il torto di farmi fare quello di cui la mia paranoia non avrebbe bisogno: ho fatto il gioco proposto (cercare “Triplete Inter” e “triplete juve” su Google) ed il numero di risultati è in effetti agghiacciante. Pagliacci loro, servi e pennivendoli gli altri, noi come al solito incapaci di valorizzare le vittorie che abbiamo conquistato…

Cazzo, non cambiamo mai…

LE ALTRE

Credo abbia poco senso fare tabelle o rincorse su qualche altra squadra, visto che l’anno prossimo l’Europa la vedremo dalla poltrona. Stazioniamo a metà classifica, da cui ci arrivano le eco del sorpasso laziale sui cugini lupacchiotti al secondo posto così come del 3-0 rifilato dal Napoli alla Fiorentina, nella partita che offre l’ennesima e superflua conferma dell’assoluta inutilità dei giudici di porta. Ma se lo dici metti in dubbio la malafede degli arbitri… non sia mai!

WEST HAM

Quantomeno sui Craniolesi  non abbiamo il monopolio europeo, visto che i Martelli dell’East End buttano nel cesso l’ennesima vittoria nei minuti finali, pareggiando con lo Stoke una partita di un campionato che -come quello nerazzurro- ha ormai ben poco da dire: salvezza conquistata con mesi di anticipo, ma Europa ormai non più raggiungibile.

Se fossi solo un po’ più qualunquista, me ne uscirei con perle di saggezza del tipo “per tanto così fai giocare i ragazzini chè almeno corrono“.

Bloody hell!

"pim perepette nusa pim perepette pà"

“pim perepette nusa pim perepette pà”

REBUS

BAGATELLE POLITICHE

So che l’attesa era palpabile e non ci dormivate la notte, così ho deciso di scrivere quel che penso di Sacchi e delle sue recenti dichiarazioni.

Scrivere spero possa chiarire anche a me come la penso, aldilà dell’idiosincrasia che ho sempre nutrito nei confronti di questo soggetto.

Se devo partire da un’analisi limitata alle sue esternazioni, mi trovo in gran parte d’accordo con Tommaso Pellizzari quando dice:

“se si ricoprono certi ruoli (o se si è comunque una persona di rilevanza pubblica) non è necessario essere razzisti per essere considerati inadatti. Basta esserlo sembrato, anche solo per un secondo. Il problema italiano è che questo concetto è diventato basilare all’estero, mentre da noi ha perso rilevanza per un malinteso senso di che cosa sia il politicamente corretto. Da noi è diventato sinonimo di buonismo ipocrita, mentre all’estero (ovviamente, là dove non si esagera) è il criterio adottato per assicurare rispetto a tutte le categorie sociali: con quel tanto, certo, di formalismo di facciata che l’essere personaggio pubblico richiede. E che è uno dei fondamenti della civiltà”.

Occorre secondo me mettersi d’accordo su cosa si intenda oggi per razzismo.

Nei decenni passati quel termine è stato utilizzato unicamente per bollare qualunque (s)ragionamento si ispirasse a questioni di superiorità della razza e idiozie simili.

Queste stronzate purtroppo non sono ancora scomparse, ma onestà impone di poterne certificare la sensibile diminuzione nel mondo di oggi.

Lo svilupparsi di una società multietnica ha senz’altro avuto un benefico effetto nell’aprire gli occhi a molti di quelli che evidentemente pensavano che persone con un colore della pelle diverso dal nostro vivessero sugli alberi o si nutrissero di bacche e cespugli.

Chiaro, un Calderoli al mondo lo troverai sempre e in ogni quartiere, a riprova che la deficienza (intesa proprio come mancanza, in questo caso di neuroni) abita anche a pochi isolati da noi.

In questo nuovo scenario globbbale si sono però fatti strada due diversi ragionamenti, che hanno al loro interno innegabili elementi di razzismo:

Il primo è quello sintetizzabile con l’ignoranza o la paura del diverso, ed è quello in cui personalmente faccio ricadere le elucubrazioni di Sacchi, ultimo iscritto all’affollatissimo club del “io non sono razzista, però“.

Onestamente, non ce lo vedo Sacchi coi baffetti arringare la folla propugnando la superiorità della razza ariana. Ciò premesso, è innegabile che il riferimento costante (chè il ragazzo mica ha iniziato ieri, vedi infra) ai troppi giocatori di colore, ai tanti stanieri che fin dal calcio giovanile rubano il posto ai nostri giovani virgulti, fino alla vergogna di essere italiano per i suddetti motivi, qualcosa senz’altro dicono.

Vogliamo chiamarlo protezionismo, nazionalismo, miopìa storica? You name it

Faccio presente che l’uscita è stata stroncata pressocchè unanimemente al di fuori dei patrii confini, a prescindere dalla credibilità del censore di turno.

Torno a citare Pellizzari:

Ci sono ruoli (e persone che li ricoprono) ai quali non è consentita la distinzione fondamentale fra essere e apparire qualcosa. Ad Arrigo Sacchi è capitata la stessa cosa successa al presidente della Federcalcio Tavecchio con la celebre frase su Optì Poba: non c’è dubbio che Tavecchio non sia razzista, ma la sua frase l’ha fatto sembrare tale. E questo conta. Il guaio è che in Italia sembra contare meno che nei Paesi ai quali ci piace credere di assomigliare, come la Francia, la Germania, la Gran Bretagna o gli Stati Uniti: dove infatti le frasi di Tavecchio e Sacchi hanno scatenato un putiferio.

 Se poi guardo alle persone, ai colleghi o alle testate che hanno voluto difenderlo, e soprattutto al come ciò sia stato fatto, ho ancor meno dubbi a capire da che parte stare.

No, davvero: Bargiggia ce l’ha coi negretti perchè han ciulato il posto in squadra al figlio??

No, davvero: Ancelotti che mette una toppa che è peggio del buco, citando il capoccione per difendere il suo ex allenatore??

Buona parte dei difensori di Sacchi sono -guarda caso- legati al mondo rossonero e/o berlusconiano (chè Carletto è simpatico a tutti ma me la ricordo l’intervista in cui magnificava al figlio bambino le qualità di “quel signore lì alla tele“).

Buona parte dei difensori di Sacchi, insomma, la pensa come lui e non vede il problema, chè alla fine ragioniamo tutti per luoghi comuni, vecchi stereotipi (per fortuna passati) e poi in fin dei conti non volevamo mica offendere nessuno.

Ecco quindi il secondo ragionamento, forse nato in reazione del primo: i detrattori lo bollano come buonismo o come eccesso di politically correct, io invece lo ritengo sintomo di intelligenza, di saper vivere, se mi si passa la definizione.

Chiamiamolo senso di opportunità.

Ovvio che non possiamo crocifiggere un semplice cittadino che fa queste uscite, se il suo amatissimo ex-ex-ex-Presidente del Consiglio pestava merde diplomatiche simili...

Non si capisce, non si vuole capire quanto siano delicate ed importanti certe tematiche.

Qui siamo invece al “ma che cazzo vogliono? mica li ha chiamati “negri“! Che poi… non è mica colpa sua se sono neri, quindi di cosa stiamo parlando??“.

Un Bar Sport. Mal frequentato. Con tutto il rispetto per i tanti Bar Sport.

E ADESSO PARLIAMO DI COSE SERIE

Chè alla fine, tutto ‘sto delirio farneticante serve solo come preambolo per la vera ragione del mio astio verso l’Arrighe nazionale.

Ieri sera, per la prima volta, ho sentito fare la domanda che attendevo dal 1987: complice l’esternazione di cui si è detto e la concomitante ricorrenza del compleanno di Baggio Roberto, emblema del geniale fantasista poco inquadrabile negli schemi da lavagnetta e quindi incompatibile col sacchismo, le mie orecchie hanno sentito ergersi soave il dilemma:

Ma Arrigo Sacchi ha fatto bene o male al calcio?

Chi mi conosce sa come la penso. Sintetizzando in due righe: con quel popò di squadrone ha vinto poco (1 solo scudetto, 2 Coppe Campioni ai tempi dell’embargo inglese, con la nebbia di Belgrado e incontrando Steaua Bucarest e Benfica in finale. Taccio sull’Intercontinentale vinta al 458′ con autogol su punizia di ChiccoBubuEvani).

Ovunque sia andato, da lì in poi, ha raccolto briciole, Mondiale USA ’94 compreso.

Ma non è questo il punto. Sono un nerazzurro rancoroso e il mio è un fiero parere fazioso.

Il problema è che quest’uomo da vent’anni continua a citare il “suo” Milan quale unica pietra angolare e solo termine di paragone possibile per qualsivoglia squadra di pallone del globo terracqueo.

Episodicamente, e con malcelata falsa modestia, fa entrare nel suo cerchio magico l’Ajax di Cruyff e il Barcelona di Guardiola. Bontà sua.

Da più di vent’anni lui e i suoi sodali sparano minchiate sull’imprescindibilità del vivaio, sull’assoluta necessità di avere una base autoctona per vincere, addirittura sul fatto che tanti giocatori debbano venire dal bacino della città della squadra (sei di Cinisello? Eh eh eh… non vai bene!). Tutto meravigliosamente smentito dai fatti, nel senso che si può tranquillamente vincere anche in maniera diversa.

Oltretutto, qualcuno dovrebbe far presente a questi qui che tra quei tempi e i nostri ci sono ormai quasi trent’anni. Trent’anni nei quali il mondo, che piaccia o no, è cambiato.

E se non sono capaci, o se si ritengono così intelligenti da non dover perdere tempo per capire davvero come funziona il settore giovanile meglio gestito in Italia, è grave.

Non tanto per loro. Di loro chissefrega.

E’ grave, come al solito, che nessuno glielo faccia presente. Di più: li si difende, moltinemicimoltoonore.

Come scrissi nella nota con cui nel 2001 restituivo al mittente lo sgradito omaggio “Silvio Berlusconi: una storia italiana“:

il problema non sei tu: il problema è chi ci crede!

Vecchio ma sempre valido

Vecchio ma sempre valido

NEMA PROBLEMA

INTER-GENOA 3-1

Possiamo dire la miglior prestazione della stagione?

Temo di sì, vista anche le concorrenza non agguerritissima. Il Mancio inizia a disegnare la squadra come piace a lui, addirittura piazzando Guarin accanto a Medel nei due di centrocampo, e snocciolando tre trisillabi alle spalle di Icardi (Po-dol-ski, Her-na-nes e Pa-la-cio).

Dietro, la strana coppia Vidic-Andreolli (capitano di giornata), fa una buona partita, in culo a tutti i fan del club “Vidic-è-un-pacco”.

Per una volta partiamo forte noi, e Maurito ha subito una golosissima occasione che spreca chiamando Perin alla parata a terra, dopo altro passaggio illuminante di Guarin dopo quello di Torino (l’aggettivo, for once, non è per nulla sarcastico).

Al Guaro, anche oggi tra i migliori, non la perdono in ogni caso: sta facendo, in ruoli diversi, quel che il Chino Recoba ha fatto per anni. Quando -quasi- tutti si erano convinti della sua inutilità, piazzava il gol del 3-0, inutile quanto spettacolare, e dava un altro minuto di gas al pentolone di una brodaglia troppo saporita e altamente indigesta.

Vi annoierò alla prima occasione sulla mia personale visione del Calciomercato, colombiano compreso, ma per me il concetto è quello.

Tornando alla partita, i nostri insistono col pressing alto, facendo solo una mezza cagata dietro, dove per fortuna Antonelli non approfitta del solo errore della nostra difesa nel primo tempo.

Il gol è lì in zona, e lo segna poco dopo il Trenza dopo una splendida giocata di Medel. Genny-Savastano-Inti-Illimano pesca con un cucchiaio Icardi sul dischetto in area, roba che se la fa Pirlo la stampa eiacula tre giorni. La girata dell’argentino è difficile e inevitabilmente centrale, ma Perin non riesce ad allontanare la boccia, che galleggia dalle sue parti prima che sia il piattone destro di Palacio a dire “basta così, è gol“.

Raggiunto il vantaggio i nostri non si fermano, ma continuano nel pressing (solo un poco meno intenso) ed arrivano al raddoppio con Icardi su corner (quindi non vale, penserebbe Galliani). In realtà, ascolto incredulo Gasperini lamentarsi per una “netta trattenuta” del nostro su Burdisso con conseguente gol da annullare, e sogghigno tra me pensando a quanto il rancore possa obnubilare la vista: caro Gasperini, ormai due volte all’anno tiri fuori il fazzoletto rimembrando di quanto tu ti sia pentito di aver accettato la scellerata offerta dell’Inter.

Sta’ tranquillo: la cosa è assolutamente reciproca!

La ripresa, dopo 10 minuti di nulla, vede il Genoa iniziare a farsi pericoloso, casualmente in concomitanza con l’uscita della loro unica punta, Matri.

Prima Lestienne colpisce una splendida traversa di sinistro, e poco dopo Handanovic è per una volta perfettibile allorquando imita il collega Perin non respingendo bene un tiro di Costa (invero molliccio) e regalando a Izzo l’immancabile Primo Gol in Serie A contro l’Inter.

Mancano meno di dieci minuti, ma trattandosi di Inter sappiamo che c’è da preoccuparsi eccome. Per fortuna ci pensa Vidic, che sale su corner, difende palla sullo sviluppo dell’azione e ne conquista un secondo, andando a risistemarsi a centro area. La palla buona arriva, e la deviazione di testa mette la partita in salvo. 3 a 1e tutti a casa felici e contenti.

LE ALTRE

Tornando a discorsi già accennati nelle ultime settimane, il lato positivo (se ce n’è uno) di avere davanti a te una decina di squadre è che, se vinci -hai detto niente- senz’altro recuperi punti su qualcuno. Nell’ultimo giro ne recuperiamo quindi tre su Genoa, Palermo e Napoli e due su Sassuolo, Udinese, Lazio e Milan.

Andando solo un attimo nei dettagli, ho visto a spizzichi e bocconi sia il Derby di Roma che Napoli-Juve, ed ho trovato involontariamente comico il commento di Vialli nel dopopartita. So che il 2-1 di Caceres è stato analizzato e censurato più o meno unanimemente nell’immediato dopo-gara, ma le mie caste orecchie hanno dovuto sentire la seguente frase provenire dall’ex bianconero:

“E comunque, gol in fuorigioco a parte, la Juve questa sera non ha rubato nulla”

Questa fa già abbastanza ridere così.

E’ COMPLOTTO

Tanti sassolini da togliersi, con tanto di conclusione confuciana.

1) Tapiro al Mancio in settimana. La stessa settimana in cui la squadra di Sua Emittenza perde in casa col Sassuolo, in cui Cerci, arrivato come ennesimo prossimo Pallone d’Oro, col suo Toro fa 95 min in panchina a vedere i nuovi compagni presi a pallate.

In compenso Muntari la prende bene dopo il cambio.

E poi hanno pareggiato su calcio d’angolo…

Del resto stiamo sempre parlando di Staffelli, quello che diede la maglia rossonera al Balotelli nerazzurro dicendogli “venga al Milan”. Quando un verbo vuol dire tutto…

2) In settimana Montella non manca di fare i complimenti ai nostri acquisti, chiedendosi però retoricamente quali siano le regole del Fair Play Finanziario. Evidentemente troppo difficile per lui capire che i due arrivi sono -al momento- prestiti pressocchè gratuiti (600.000 € per Podolski, zero per Shaqiri ma obbligo di riscatto a Luglio).

MI rifaccio al discorso di all-in pokeristico, per riprendere la azzeccata simililtudine fatta da Marco Belinazzo sul suo blog: l’Inter rischia il tutto per tutto, e se non sarà nella prossima Champions League saranno cazzi amari. Fin lì però non aggrava la sua situazione debitoria, ingaggi a parte.

3) Alle serve non par vero potersi masturbare con un “caso” Inter e difatti Osvaldo, in tribuna per scelta tecnico-punitiva, viene inquadrato due volte in tutto il match: la prima mentre sbadiglia, la seconda quando sorride imbarazzato dopo il gol del “nemico” Icardi: quando si dice il caso…

4) Ancor più succulento il dopo partita, che vede un Pistocchi (ma è ancora in giro!? L’avevo lasciato perculato magistralmente a cadenza settimanale da Raimondo Vianello ai tempi di Pressing) addirittura incredulo e scandalizzato del fatto che Vidic non giochi titolare. Ovvio: tutti a gridare al “pacco” preso dall’Inter, poi questo entra, fa una bella partita, segna un gol e all’Inter son tutti cretini perchè ci hanno il fenomeno e non lo fanno giuocare.

5) Contemporaneamente, Mauro-calabrese-cantilenante su Sky non si tiene e vuole a tutti i costi insultare Eto’o: legittima la sua preferenza per Okaka per l’attacco della Samp, stantìo, fazioso e parziale come solo lui sa essere quando dice “questo baciava la maglia dell’Inter e poi è andato in Russia a guadagnare un sacco di soldi“.

Ovviamente primo e unico caso nella storia del calcio, chè nessuno ha mai baciato la maglia per poi cambiarla poco dopo, nessuno si presenta dicendo di essere tifoso della nuova squadra fin da bambino, e tutti i grandi sono andati via dal nostro campionato solo per motivi familiari (vero Kakà?) e mai per guadagnare di più.

6) Tornando ai canali che non guardo, apprendo di un altro mediaservo (Nando Sanvito) parlare della partita e sunteggiare che “nonostante la vittoria, c’erano alcuni musi lunghi a San Siro”.

7) Per finire, non posso che rimandare alle più che condivisibili dichiarazioni di Sabine Bertagna che, su una testata che si professa orgogliosamente faziosa, parziale e tifosa, riesce ad essere molto più obiettiva di gentaglia che dovrebbe fare dell’imparzialità il proprio mestiere.

Di seguito la conclusione confuciana di cui sopra: basta azzeccare un paio di partite e il circo ricomincia.

paura eh

 

WEST HAM

L’alta quota evidentemente non ci fa bene, visto che la concentrazione pare essere rimasta a casa: la trasferta gallese con lo Swansea ci fa perdere altri due punti, ed una più che possibile vittoria ci sfugge tra le mani…

Poco male, ma i sogni di gloria diventano sempre più sfumati.

Fortune’s always hiding…

Palacio unido jamàs sera vencido

Palacio unido jamàs sera vencido